lunedì 22 novembre 2021

L'Aikidoka che impegna il suo tempo nel perderlo

Si parla oggi di quella particolarissima razza di Aikidoka che da anni si allena sul tatami, ma a cura che questo esso non sia mai lo stesso, che ha conosciuto nella sua lunga esperienza diversi Maestri ed approcci alla disciplina, ma si cura che ciascuno di essi non sia durato a sufficienza da radicare in lui/lei nulla di davvero significativo.

Parliamo di chi ha compreso che solo tramite la ricerca ed il confronto è possibile una crescita completa, però che frequentano questa esplorazione come un'ape che va di fiore in fiore, mischiando tutto ciò che ha visto ed ha appreso in una sua personalissima ed immatura visione "mischiettistica".

É molto complicato avere a che fare con un praticante del genere, poiché è convinto di avere un'esperienza personale così vasta, da permettergli di fare praticamente ciò che vuole... ma così purtroppo non è.

L'esperienza infatti non è solo questione di tempo trascorso sul tatami, ma di quanto siamo in grado di fare tesoro o meno di quel tempo... quindi - come abbiamo già detto svariate volte - è possibile avere passato un botto di tempo a ruzzolare e ad applicare leve, senza averci in realtà compreso un granché.

La difficoltà è però comunicare con chi crede di avere una preparazione vasta, quando in realtà ce l'ha misera; chi ha preso l'Aikido come una "pasticceria" ha infatti la visione che alcuni ambiti siano da studiare e frequentare, ed altri siano poco interessanti, quindi poco importanti.

Ma nuovamente: così ovviamente non è!

Se uno si dice "esperto" di Aikido non ha senso che non sappia cosa siano le basi del buki waza, perché ha scelto di frequentare millemila Scuole che non lo praticano. Quindi si legga: "Se sta roba non la conosci, ed è importante... hai un problema amico/a mio/a!".

Un esperto, infatti, si valuta dalla sua capacità di stare a galla in TUTTI gli ambiti di una disciplina, non solo in quelli che gli piacciono, gli risultano semplici o congeniali.

Se una persona si è dedicata così tanto alla pratica da trascurare completamente la filosofia della sua stessa disciplina - per fare un altro esempio - nuovamente c'è qualcosa che non funziona...

Non c'è nulla di male ad avere dei limiti come praticante, si badi bene: il problema al massimo è non essere capaci di riconoscerli ed accettarli, infatti.

Di solito le persone che "volano di fiore in fiore e di tatami in tatami" si riconoscono per la frammentazione con la quale si sono dedicate alla loro preparazione personale: "fin che vado d'accorso con un Maestro lo frequento, quando questi mi dovesse far notare che ho un problema... lo abbandono e ne trovo un altro CHE NON CONOSCE ANCORA IL MIO MODO DI FARE".

"Una volta trovato, avrò da lui per un po', fine che penso mi serva e mi aggradi... salvo poi abbandonare anche questa esperienza per tuffarmi in quella successiva".

Di soggetti così ne transitano costantemente dal nostro Dojo, poiché è un luogo parecchio vivo e frequentato... però l'epilogo è quasi sempre lo stesso: quando questi auto-Maestroni si rendono conto delle lacune che possiedono di solito ci dicono "ciao", anziché studiare per colmarle. Come mai?!

Forse perché all'Aikidoka self-service non manca, di per sé, la passione e nemmeno la determinazione: manca la determinazione per mettere a frutto la propria passione! E non si tratta solo di un gioco di parole.

Ha più che altro quindi voglia di non mettere mai radici stabili, perché questo è il meccanismo grazie al quale può continuare a perdere tempo sugli N tatami che frequenta, anziché utilizzare questo tempo sul serio per conoscersi e per migliorarsi.

Conoscersi è un processo che porta anche a spaventarsi talvolta di chi o cosa ci accorgiamo di essere, quindi richiede una certa dose di coraggio per essere vissuto con continuità.

"E se non so chi sono, quali sono i miei limii e quali invece le mie aspettative su me stesso, come posso sperare di centrarle lavorando sodo?".

Meglio frequentare posti (quasi) a caso per continuare a poter dire a se stessi che un certo percorso lo stiamo facendo, bene o male... poi poco importa se questo percorso non ci porta da nessuna parte, questo infatti è il prezzo da pagare per potersi continuare a prendere in giro.

Se il luogo dove approdiamo diviene troppo richiedente o troppo scoprente, rispetto a ciò che non vogliamo vedere di noi stessi, basta una scusa e potremo andare a presentarci altrove... fra l'altro vantando un curriculum Aikidoistico di tutto rispetto: saremo quelli che hanno studiato con:

- X, pieno di DAN

- Y, perfetto SHIHAN

- Z, forte come l'Ultimo dei MOIKAN

Che sono sul tatami da 347 anni, che hanno fatto 2438 seminari con 2439 Maestri diversi... come presentarsi in un modo migliore?

Questo andazzo va bene però fino a quando non ci facciamo conoscere per le nostre dinamiche rinunciatarie rispetto alla crescita... poi ogni luogo, per ideale che sembrasse, deve  acquisire una data di scadenza...

Essa è: fino a quando gli indigeni locali non conoscono il nostro gioco malato, fino a quando il Sensei locale non ci fa sbattere il muso nella nostra volontà di annacquare l'annacquabile; a quel punto sarà nuovamente ora di togliere le tende.

Per fortuna che i corsi di Aikido sono molti, quindi questa tournée del nulla può continuare praticamente all'infinito; poi spesso non sono in rete fra loro, quindi la nomea del "perditempo" non sempre è in grado di seguirlo, così da avere una nuova verginità provvisoria nel prossimo luogo nel quale approda!

Se siete da sufficiente tempo sul tatami a praticare, o se insegnate... vi sarà sicuramente capitato di incontrare la tipologia di Aikidoka della quale parliamo oggi.

Oppure c'è anche un'altra possibilità: siete voi quelli dei quali parliamo oggi... nel qual caso incontrerete questa tipologia di Aikidoka ogni volta che passate davanti ad uno specchio.




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