lunedì 16 novembre 2020

Le attitudini del principiante ed il loro paradosso

In Aikido un principiante è tenuto ad un certo numero di atteggiamenti mirati, in grado di fargli assaporare appieno l'esperienza nella disciplina: esaminiamone alcuni insieme!

In ordine piuttosto sparso, uno "shoshinsha" [初心者], ovvero un principiante dovrebbe...

- ESSERE PRIVO DI ASPETTATIVE, così facendo è in grado di non farsi condizionare nell'apprendimento dalle proprie esperienze precedenti... mantenendosi completamente aperto e presente all'esperienza che sta vivendo;

- ESSERE UMILE, virtù grazie alla quale ciascuno è in grado di riconosce i propri limiti, rifuggendo da inutili forme d'orgoglio, di superbia, di emulazione o sopraffazione;

- ESSERE MOTIVATO, ovvero non farsi mai mancare quella passione in grado di muovere i propri passi e riempire di significato i propri gesti... pur nella consapevolezza della propria mancanza di esperienza o di quanto essa sia solo parziale ed incompleta;

- ESSERE RESILIENTE, cioè avere la capacità di affrontare e superare un evento stressante o un periodo di difficoltà... "piegarsi, ma non spezzarsi" di fronte alle forti sollecitazioni, fisiche, mentali o emotive che siano;

- ESSERE FIDUCIOSO, nei confronti delle proprie capacità, ma anche verso il proprio mentore ed i compagni di pratica; la capacità di fiducia nei confronti del prossimo è infatti proporzionale alla strutturazione del proprio carattere ed all'immagine interna che si ha di se stessi; più si è in grado di sviluppare fiducia nei confronti del prossimo, migliore è la confidenza e la fiducia in sé;

- ESSERE CURIOSO, perché questa è la miglior propensione all'apprendimento e all'evoluzione personale; risulta la più rapida e proficua prospettiva da mantenere nella pratica;

- ESSERE GIOIOSO e volersi divertire, in quanto non esiste una disciplina o un'attività sana che vale la pena di frequentare che debba richiedere di rinunciare ad un costante e diretto ritorno in termini di soddisfazione e piacevolezza nello svolgerla;

- ESSERE PRUDENTE, nel senso di non esagerare nemmeno con ciò che si ama e si percepisce sano da svolgere;

- ESSERE INGAGGIATO al massimo delle proprie capacità, così da distillare il massimo da ogni propria esperienza sul tatami;

- ESSERE PERCETTIVO, aperto... così da non apprendere solo da quanto gli viene insegnato in modo diretto ed esplicito, ma essere in grado di apprendere da ogni esperienza, anche quelle che fanno coloro che lo affiancano negli allenamenti, senpai o kohai che siano;

- ESSERE DETERMINATO, cioè avere ben chiari i propri obbiettivi, anche quando non si ha idea alcuna di come è possibile poterli raggiungere;

- ESSERE PAZIENTE, poiché l'apprendimento ha una sua tempistica e non tutto l'avanzamento nella disciplina può essere fatto alla velocità che si desidera; ci saranno delle frenate, degli stop e delle accelerate nel proprio percorso... è qualcosa di naturale ed è così per chiunque, quindi è necessario sviluppare la pazienza come buon alleato al proprio fianco;

- ESSERE RAZIONALE, ossia non si deve scordare che grandi risultati si possono ottenere solo sommando piccoli ed importanti passi consecutivi, la cui qualità è alla lunga più determinate che la quantità;

- ESSERE METODICO, cioè sviluppare la capacità di apprendere secondo una didattica congeniale a sé, ma che assicuri al contempo una progressione chiara e verificabile del proprio percorso;

- ESSERE AUTOIRONICO, poiché talvolta l'apprendimento è possibile solo attraverso lo scoprire se stessi in errore, ed in questo caso risulta del tutto improficuo colpevolizzarsi per i propri evidenti limiti... anzi, una buone dose di auto-ironia concede a chiunque di ripartire con slancio, utilizzando le proprie defiance come trampolini di lancio verso il miglioramento;

- ESSERE CONCRETO, visto che uno dei rischi nei quali incorrerà è proprio quello di raccontarsi scuse o storie che lo distolgono dall'aderenza al proprio percorso di crescita; il proprio miglioramento deve essere qualcosa di verificabile sul tatami, non solo manifestabile in una filosofia di ripiego, nella quale rifugiarsi per non guardare in faccia la realtà e le difficoltà che in essa si incontrano;

- ESSERE MAGNANIMO, ossia manifestare una certa nobiltà d'animo, una generosità disinteressata nel condividere con chiunque dei propri compagni le nozioni acquisite, così da divenire un moltiplicatore naturale naturale di quel senso di armonia che la disciplina reputa così importante;

- ESSERE FLESSIBILE, avere una buona propensione al cambio di forma e di prospettiva, così da crescere con solidità, ma non con rigidità... ciò implica anche essere disposti a mettere in discussione gli aspetti della disciplina che ci piacciono di più, per vedere altrove come essi vengono trattati ed affrontati;

- ESSERE PERSPICACE, ovvero sviluppare un intuito acuto e sottile che permette di vedere e percepire anche ciò che è meno esplicito; questo nella tradizione popolare può essere tradotto con "rubare il mestiere con gli occhi"... cosa che ha a che fare con l'essere percettivi di cui parlavamo prima, ma ora si tratta di una percettività voluta e mirata a non lasciarsi sfuggire nulla che potrebbe essere utile alla propri crescita nella disciplina;

- ESSERE SERIO, non serioso... cioè un individuo che ha piena coscienza dei propri doveri e dei propri compiti, che si distingue per preparazione, competenza e senso di responsabilità;

- ESSERE AFFIDABILE, in altre parole, dare prova di poter contare su di sé; questa è una qualità fondamentale che bisogna essere in grado di "barattare" con la serietà che si pretende la proprio docente e dai propri compagni di pratica; l'apprendimento è infatti uno scambio, non un esclusivo prendere a scapito di qualcuno che si impoverisce a fronte dell'aver dato;

- ESSERE COERENTE con ciò che apprende, ovvero non concedersi comode deroghe alla messa in pratica degli aspetti che ama maggiormente della disciplina che pratica;

- ESSERE AMBIZIOSO, cioè non accontentarsi di ciò che gli riesce facile o subito; è necessario sviluppare la capacità di non accontentarsi facilmente delle proprie piccole conquiste, così da mantenere una buona tensione ed ingaggio verso ciò che non si padroneggia ancora; ciò porta al kaizen, ovvero una capacità di miglioramento continua;

- ESSERE DOCILE all'insegnamento, visto che la possibilità di apprendere, crescere e migliorare è direttamente proporzionale alla disponibilità di lasciarsi plasmare, mettersi in continua discussione... mentre viene prontamente ostacolata dalla falsa impressione di essere già addivenuto ad una qualche forma di certezza, che si è tentati a credere che non debba più mutare; l'acquisizione di sicurezze fa sviluppare un'arroganza che - per quanto inconsapevole - rischia di minare anche il percorso più fruttuoso;

- ESSERE AUTENTICO, non lasciarsi cioè stereotipare da maschere che non sente proprie, a meno che esse non siano un sistema di norme che possono temporaneamente essere seguite... poiché percepite utili al proprio percorso; l'Aikido è tuttavia un percorso che avvicina il praticante alla sua essenza più vera, perciò risulta deviante da questo qualsiasi atteggiamento che obbliga a qualche forma di mancanza di autenticità nei confronti di se stessi e delle persone che camminano al nostro fianco sul tatami, Sensei compreso.

Ci fermiamo a 25, non perché le attitudini importanti di un principiante siano terminate qui... ma in quanto ci sembra sufficiente per fare insieme una piccola riflessione...

Delineando un atteggiamento che assicura profitto nell'apprendimento dell'Aikido (così come di qualsiasi altra disciplina, fra l'altro!), ci rendiamo conto che NON è per nulla facile incarnare sempre e di continuo anche solo questi 25 precetti.

Tuttavia, nel caso raro e fortuito che un principiante ce la dovesse fare in modo pieno, la cosa interessante è che questi potrebbe con ogni merito definirsi un ESPERTO!

Ovvero, che differenza passa fra un PRINCIPIANTE ed un ESPERTO?

MOLTE... oppure anche NESSUNA: nel senso che un esperto non è altro che un PRINCIPIANTE CONSAPEVOLE delle ragioni di quei precetti, che invece un novizio prende per buoni perché gli dicono che si deve fare così.

Da qui deduciamo almeno due differenti aspetti:


- che un ESPERTO è ancora un PRINCIPIANTE, che però si rende conto di essere tale... non perché non sa niente, ma perché nonostante tutto ciò che già sa, si rende conto di non sapere ancora nulla rispetto a ciò che si potrebbe sapere;

- che un PRINCIPIANTE ed un ESPERTO sono governati dalle stesse "leggi" e precetti, che però per un principiante sono ESTERNI, mentre che per un esperto sono diventati INTERNI, coscienziali... quindi parte integrante di sé.

Alla luce di ciò, buon principio al principiante, così come a tutti gli altri che lo sono almeno altrettanto, anche se forse non sono più abituati a farsi chiamare così!



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