lunedì 2 marzo 2020

Aikido, decenza, eleganza e puzza sotto il naso

In Aikido si suda: bella scoperta Aikime, complimenti!!!

In Aikido ci si tocca: quest'oggi ci piace vincere facile...

In Aikido ci facciamo parecchie idee sul prossimo: basta, questo Post è già fin troppo ardito e saggio, inutile proseguire!

E invece lo continuiamo...

Quando ci relazioniamo con qualcuno, ci piacerebbe che avesse sempre i vestiti lindi e l'alito fresco: pure se la relazione si spende in manipolazioni articolari al prossimo non è che le cose cambino molto.

L'alito di ciascuno spesso non è una scelta... a meno che non si mangi la bagna càuda prima di andare al keiko: in questo caso è DOLO e si può venire processati per crimini contro l'umanità!

Come ci presentiamo a lezione però spesso invece è una scelta bella e buona, specie se siamo adulti e vaccinati.

La decenza del vivere civile imporrebbe di fare del nostro meglio per non puzzare di sudore come dei bisonti all'equatore, specie se poi teniamo - come nel nostro caso - una prossemica piuttosto stretta con i nostri compagni di pratica!

Ci sono tecniche in Aikido che particolarmente si prestano a comprendere quanto i nostri compagni tengano all'igiene personale: iriminage - per esempio - è anche detta "la proiezione dell'ascella pezzata", perché la faccia di uke tende ad essere proprio in prossimità di questa particolare parte anatomica del corpo... non sempre rinomata per il profumo di gelsomino...

Cadremo quindi per via di un buon sbilanciamento?
Per un ottimo colpo d'anca del nostro partner?
O per avere dato una sniffata intensa alla discarica pelosa che tori conserva sotto la spalla?

In quest'ultimo caso, già che tecnica di proiezione, sarò una tecnica di asfissiamento... proibita - fra l'altro - dall'epoca della Convenzione di Ginevra!

E come ricordavamo poc'anzi in Aikido si suda, le ascelle di solito non ritrovano freschezza da ciò... e se poi lasciamo la giacca del keikogi in borsa da una lezione all'altra, senza nemmeno farle prendere un po' di aria... capite bene che è un attimo uccidere il prossimo anche senza una tecnica così micidiale...

E parliamo ora de PIEDI... questi simpatici aggeggi grazie ai quali ogni giorno ci spostiamo, spesso all'interno di scarpe da ginnastica lavate un decennio fa...

Se dopo una giornata di scuola/lavoro, nella quale i piedi sono entrati nelle scarpe alle 8:00 di mattina, li tiriamo fuori alle 8:00 di sera e li facciamo salire sul tatami... dovremmo sorprenderci della fioritura spontanea di muschi e licheni dove si poggia il nostro plantare?!

Lavarsi i piedi PRIMA della lezione è un'atto di imprescindibile civiltà che non è compito di un Blog ricordare di sicuro!

Esiste un codice comportamentale, il reishiki (del quale abbiamo più volte fatto menzione negli anni), che richiede decenza e decoro per un praticante, e che rimanda che la cura con la quale ci risentiamo agli allenamenti parla molto di noi, di chi siamo e di quali possibilità avremo di procedere nello studio.

Per esperienze personali sappiamo che:

- i bambini fino ai 5/6 anni talvolta sanno ancora del borotalco con le quali le mamme ed i papà li profumano;

- i ragazzini, nella fascia 10-15 anni...nei quali gli ormoni sono a palla e l'igiene intima deve essere ancora scoperta; loro possono essere un problema per l'olezzo, ma dovrebbero essere un fenomeno transitorio;

- gli adulti invece riescono a mostrare talvolta sia come abbiamo appreso la lezione del vivere comune, sia come non lo abbiano mai fatto, ma non ci siano più alle spalle i genitori a profumarli di borotalco.

Senza esagerare, ricordiamo che la pelle andrebbe pulita, magari con una doccia PRIMA dell'allenamento: il sudore è odoroso se avviene sullo sporco... ma se prendiamo l'abitudine di arrivare al Dojo 10 minuti prima e ci facciamo una bella doccia, avremo 2 benefici in 1:

- ci laveremo via lo stress della giornata e saremo pronti ad immergerci nella lezione;
- riusciremo a "sudare sul pulito", ed un po' di ammoniaca non ha mai ucciso nessuno.

Gli indumenti andrebbero puliti: d'inverno avere più keikogi è indispensabile, specie per chi si allena 2, 3, 4 o anche 5 volte a settimana: il bucato non sempre riesce ad asciugare, quindi avere cambi puliti diventa veramente importante.

Le unghie andrebbero curate (quindi pulite e tagliate): non è raro essere dilaniati da fendenti da unghiolo di T-Rex sul tatami... cosa piuttosto spiacevole e quindi da evitare.

NO alle unghie colorate: oggi si tralascia molto questo particolare per non dover far sloggiare la maggior parte delle signorine... ma il reishiki vieta pure di tingersi le unghie.

I capelli andrebbero puliti, in ordine e legati se lunghi.

Niente trucco sul tatami, né monili... che corrono il rischio di incastrarsi negli indumenti altrui e recarci ed arrecare danni fisici piuttosto dolorosi (punture, graffi, strappi).

Questi non sono che consigli legati al buon senso che ciascuno dovrebbe adottare con se stesso PRIMA, e con gli altri POI.

Accade talvolta di partecipare a seminar nei quali si utilizza la stessa giacca del keikogi per più allenamenti intensi e che quindi qualche olezzo in più nella pratica si possa sentire... ma non può essere la norma una cosa del genere.

Diciamo che se "L'omo, pe' esse omo, a 'dda puzzà".. "l'Aikidoka, pe' esse Aikidoka, a 'dda non fa schifo"!

Meglio essere ricordati per la propria centralizzazione del movimento che per gli arbre magique spontanei che si formano nelle proprie parti intime.

Ma se fino ad ora abbiamo parlato di gente che non si lava... esaminiamo anche il trend completamente opposto: esiste un problema nel lavarsi troppo???

Forse no, ma può comunque accadere una certa famigliarità con l'avere la puzza sotto al naso anche quando si è molto profumati.

Ci riferiamo a quei praticanti che indossano SOLO keikogi lindi ed appena stirati, vestono solo hakama griffate: quelli un po' chic, che si vestono SOLO con la marca che utilizza il proprio maestro... la migliore che c'è sul mercato, ovviamente!

Ecco crediamo che ci sia un po' di puzza pure in questi casi diametralmente opposti: c'è odore di ego e di sovra-attenzione all'esterno per carenza di introspezione. Di certo non è una regola aurea, ma gli estremi opposti hanno sempre qualcosa in comune di malato.

Lo sapete che parecchi detersivi cosiddetti "sbiancanti" fanno utilizzo di molecole otticamente attive che - letteralmente - non lavano gli indumenti, ma li colorano di bianco sopra lo sporco?


Chi cura troppo "il fuori" è come se si mettesse una maschera che impedisce (a sé ed agli altri) di vedere com'è fatto sul serio dentro.

L'umiltà non impedisce a nessuno di stringere una mano sudata o toccare un keikogi sudato: è un momento di intimità molto importante forse... perché in un attimo abbatte alcune delle barriere sociali più potenti.

Ci va cura per sé, ma non maniacale: "mania" è infatti uno dei modi che si ha in greco per descrivere un "amore malato".
Chi puzza non si ama, come non si ama nemmeno sul serio chi si fa 8 docce al giorno.

Fateci caso: statisticamente, un tot di praticanti assidui smettono di fare utilizzo di deodoranti... sapete perché?

Nella nostra società, abbiamo l'abitudine sociale di coprire la PUZZA con il PROFUMO: se ci alleniamo abbastanza assiduamente, altrettanto tenderemo a lavarci, perché sudiamo.
In questo modo però non facciamo in tempo a puzzare, perché teniamo i pori della pelle aperti e la sudorazione si omeostatizza.

Non saremo senza odore, ma saremo senza puzza: avremo il NOSTRO odore naturale... un'essenza che troppo pochi sono ormai in grado di apprezzare.
La scienza sa che il nostro odore è una sorta di "impronta digitale"... non c'è da vergognarsi di essa, ma delle sue degenerazioni: quella trascurata puzzolente e quella perfettina coprente.




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