lunedì 25 novembre 2019

La forza dello YIN e la violenza da non combattere

Oggi, 25 novembre, si celebra in tutto il mondo la "Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne": saprete bene da soli di cosa si tratti... crediamo!

I nostri media sono spesso affollati di notizie su violenze (psicofisiche e/o sessuali), femminicidi... e le statistiche dicono che - solo in Italia - una donna a su 3 circa ha subito (o subirà) nella vita qualche forma di violenza, con maggiore probabilità (fra l'altro) all'interno delle proprie mura domestiche.

Il 33% è proprio un numero grosso!


Ora... fa di certo bene che la collettività tenga a mente questo devastante problema, solo che l'anno è fatto di 365 giorni, e non solo di oggi... quindi il problema dovrebbe tentare di essere risolto pure nei restanti 364.

Le arti marziali spesso entrano in ballo per tentare di arginare la violenza in generale e quella sul gentil sesso nello specifico, cercando di far innalzare l'autostima ed il senso di sicurezza delle vittime di soprusi di vario genere.

L'apporto può essere veramente importante, quindi siamo contenti che ciascuno di noi possa fare il proprio valore aggiunto con la disciplina che pratica.

SOLO CHE...

... solo che c'è però un fraintendimento di fondo che è ormai bene sciogliere, perché anche con i nostri corsi tante volte si rischia di fare cilecca, ed una cilecca veramente clamorosa, potremmo dire!

Si rischia, ovvero, di buttare benzina sul fuoco e di aggravare la situazione anziché mitigarla.


Siccome c'è violenza (a questo punto chissene se sulle donne o su un altro essere vivente) bisogna COMBATTERE la violenza... solo che per combattere la violenza sembra necessario trasformarci - a nostra volta - in violenti.

E così ovviamente NON SE NE ESCE, perché i numero di violenti non cambia: cambia solo "chi fa violenza a chi".

Di solito ci si trincera dietro al fatto che chi fa violenza PER PRIMO, lo fa con dolo, lo fa ingiustamente... mentre chi lo fa PER SECONDO è autorizzato dal fatto che si sta DIFENDENDO dall'aggressore.
Una dinamica molto nota fra i bambini che litigano, che una volta rimproverati da un adulto dicono: "Ma ha incominciato prima lui!!!".

Un notevole fraintendimento del funzionamento dell'universo... a nostro avviso!

Quindi il paradigma diventa: "La violenza è da condannare in tutte le sue forme, ma se tu mi usi violenza, sono costretto/a ad usarne a mia volta contro di te, anche se non vorrei... perché hai iniziato tu, e per non subire, mi tocca farti cosa tu volevi fare a me!".

Infatti, solo pochi giorni, fa in un comunicato stampa della Commissione Tecnica Nazionale MGA (Metodo Globale di Autodifesa), veniva dichiarato: "L’atto di difendersi deve essere, ove possibile, esercitato come una minima forma di violenza"... anche se poche righe dopo è stato doverosamente aggiunto: "la violenza genera sempre violenza". QUI trovate tutto l'intervento.

Vero o no che in molti corsi di arti marziali la si pensa così?!

Se "la violenza genera sempre violenza"... perché allora continuiamo a provare ad arginarla con ulteriore violenza?

Un sacco di corsi di difesa personale, ad esempio, puntano a trasformare una donna in una persona in grado di ledere chi tenta di lederlo... così da allontanare il violento con la paura delle conseguenze delle azioni che egli potrebbe subire (prima ancora di tipo fisiche, che di genere legale).

Si vorrebbe cioè evitare la violenza essendo in grado, SE SERVE, di fare paura ai violenti...

Ok, fermiamoci un attimo a riflettere: avete mai osservato una forma di presa di coscienza e di cambiamento comportamentale avvenuto tramite la paura o una coercizione di qualunque tipo?

Non ne è MAI avvenuto UNO da quando esiste l'umanità, perché se comprendiamo che una cosa NON va fatta è perché ciò risuona dentro di noi, con il nostro sistema di valori e NON perché se la facciamo incorriamo in una forma sanzionatoria!
In Italia lo sappiamo piuttosto bene - fra l'altro - giacché siamo il Paese dei sotterfugi spontanei a qualsiasi tipo di legge e sanzione seguente nel caso di inadempienza.

Nel tentativo di trasformare una vittima in Rambo, riusciamo tuttavia egregiamente a fare 2 altre cose:

- illudere la vittima, poiché NON saranno 10/15 lezioni di arti marziali a riuscire ad insegnare qualcosa sul conflitto fisico psicologico; ci va UNA VITA di allenamento, e spesso ancora una vita non basta;

- snaturarne le caratteristiche, in quanto la vittima spesso è tale per via della sua sensibilità spiccata, quindi non è chiedendo ad un sensibile di diventare (temporaneamente) un po' spietato che si onora tale caratteristica di sensibilità. Se un sensibile, per non essere oggetto violenza, UTILIZZA la violenza a sua volta reca danno a chi lo fa... ma anche e soprattutto a SE STESSO, perché non rispetta la propria natura non-violenta.

E allora come si affronta questo importante questione?!

Subire NON va bene, ma nemmeno sviluppare un arsenale in grado di ATTACCARE per non subire è un'opzione che a quanto pare si rivela risolutoria...

La soluzione viene dalla conoscenza dell'archetipo dello YIN, spesso proprio identificativo della "energia femminile".

Lo YIN è ricettivo, ma non è per sua natura succube.

Lo YIN è cedevole, ma non è per questo debole, anzi risulta l'esatto opposto.

Lo YIN è accogliente, ma ciò non significhi che permetta al prossimo di approfittarne.

Lo YANG è il fare, lo YIN si specchia più nell'ESSERE.

Nella nostra società non c'è bisogno di persone succubi, deboli o delle quali poter approfittare facilmente, né di donne, né di uomini così: non è tanto questione di genere, se ci pensiamo.

C'è pero un sacco bisogno di persone ricettive, disponibili, accoglienti... SENSIBILI, in una sola parola. E la sensibilità è una enorme fonte di FORZA!

Non è infatti possibile combattere con chi ha deciso di non voler combattere, non è possibile sopraffare chi ha deciso di non essere sopraffabile... e voi direte, come si fa nel pratico ad ottenere una cosa del genere?!

Ed il nocciolo della questione è proprio questo: non si FA in nessun modo, bisogna prima aver scelto di ESSERE... ma l'ESSERE è compito dello YIN, mentre il FARE va lasciato allo YANG!

Quindi non c'è un FARE da fare per iniziare ad uscire dal loop della violenza: c'è bisogno di decidere di essere o di diventare ciò che desideriamo e ciò che non siamo ancora capaci di essere.

Le arti marziali riescono bene a ridurre la violenza perché e quando TRASFORMANO le persone che da esse si lasciano trasformare, NON perché insegnano loro tecniche di leva, di percussione o di proiezione!
Le fanno ESSERE diverse attraverso ciò che fanno... ma l'essere è certamente preminente e prioritario rispetto alle tecniche che si utilizzano perché ciò accada.

C'è un traguardo che è appunto l'essere o il diventare... e ci sono degli strumenti per farlo, che sono le tecniche marziali: ma quando abbiamo fame, ci interessa più il contenuto del piatto o le posate che ci consentiranno di mangiarlo?
Ci interessano più i contenuti o gli strumenti con i quali maneggiarli?

Perché i corsi di arti marziali si perdono quindi quasi solo nell'enumerare le posate e a lucidare l'argenteria?

Inoltre, si diventa meno violenti e più consapevoli di quanto la violenza sia improficua perché la si FREQUENTA, non perché la si COMBATTE!

È così difficile comprenderlo?

Combattere la violenza è come cercare di far morire di peste il virus dell'ebola... Non è che poi il mondo sarebbe tanto più salubre senza ebola... ma con la peste!

L'Aikido è LA strada sulla quale tutto ciò è scritto a chiare lettere, se non lo si vuole leggere... sono fatti nostri.

Perché il Fondatore riteneva importante rispettare il proprio avversario e lasciarlo COMPLETAMENTE incolume, velo siete mai chiesto?

Ma se ha iniziato lui ad attaccare, ad essere aggressivo?... non MERITA almeno qualche ematoma o qualche distorsione articolare?!... Giusto per farlo riflettere sulla sua pregressa stronzaggine...

Questo è il classico atteggiamento che amplifica il conflitto, lo alimenta... e quindi non lo dissolve sicuro: forse se n'era accorto... si era accorto che noi SIAMO l'altro, SIAMO anche il nostro aggressore - o meglio - lui rispecchia una parte di noi...

... ma questo - nuovamente - lo percepisce lo YIN, l'essere, la ricettività, la sensibilità: lo YANG, ovvero il principio dell'azione, può aiutarci un sacco, ma SE è chiara la direzione ed i perché che ci muovono.

Potremmo dire che uno YIN sano genera uno YANG sano, e non il contrario: i corsi di arti marziali - di Aikido nel nostro caso - quindi possono usare un sacco di tecnica, lo devono forse fare perché essa è un ottimo STRUMENTO per esplorare chi si è, le proprie sensibilità e caratteristiche in ombra.

Barattare il fare con l'essere o anteporre il fare all'essere ingenera le locandine in cui per eliminare la violenza contro le donne si vede una biondina che prende a ginocchiate nei cabasisi il suo "aggressore".

Si da quindi spazio al Krav (Ape) Magà, e si cerca di trasformare una donna in un uomo, lo YIN nello YANG, anziché riconoscere il posto essenziale che il penultimo occupa accanto all'ultimo!

Noi questa sera, nel nostro piccolo, faremo una lezione libera e gratuita, alla quale invitiamo chiunque lo desideri a prendere atto della FORZA naturalmente insita nello YIN, ovvero nella ricettività, nella dolcezza e nella sensibilità.
QUI la locandina dell'evento per gli interessati in zona Torino e dintorni.


La violenza contro le donne non si eliminerà trasformando queste in soggetti potenzialmente a loro volta violenti, ma educando gli uomini a rispettare ed a proteggere la sacralità dello YIN in loro stessi, innanzi tutto.

E pure quella contro gli uomini: le donne sanno essere almeno aggressive quanto gli uomini, per inciso... anche se ai lividi preferiscono la manipolazione: non è che quando l'aggressività risulta meno palese faccia meno male a chi la riceve!

Sono in molti a non sapere come si fa a diventare marzialmente forti, senza trasformarsi in aggressivi: c'è la stessa differenza che separa l'autorevolezza dall'autorità.

La prima è riconosciuta dal prossimo e parla a voce bassa, la seconda viene imposta e si fa obbedire attraverso la paura che instilla.

Voi chi volete diventare: donne che si fanno rispettare perché comprendono il loro enorme valore e forza... o donne che imparano a tirare i calci nei cabasisi ad uno stupratore che potrebbe non importunarvi mai?

Uomini che non fanno violenza sulle donne perché temono i loro calci nei cabasisi... o perché riconoscono di dover essere loro stessi i protettori e custodi della loro sensibilità?

Onoriamo la non-violenza come stile di vita, non come ribellione alla violenza un giorno all'anno per lavaci la coscienza.

Con le arti marziali, con l'Aikido, impariamo l'armonia con noi stessi: è quello il luogo in cui nasce l'aggressività... né la strada, né le mura domestiche sono la vera origine, quindi quelli non saranno i luoghi in cui troveremo nemmeno la sua soluzione a questo annoso problema!









lunedì 18 novembre 2019

Il neofita sabotato dall'Insegnante

Circa una volta o due al mese ci giungono messaggi privati di neofiti che chiedono ragguagli in merito alla disciplina, o buoni luoghi nei quali praticarla a seconda di dove risiedono nel territorio.

Cerchiamo di dare loro qualche dritta, se è possibile... poiché crediamo che sia un servizio utile alla comunity degli Aikidoka avere punti di ascolto e di consiglio a chi ritiene di averne necessità.

Spesso sono solo richieste di delucidazioni fra differenze di didattica fra Scuole diverse, curiosità legate alla storia della disciplina o all'etichetta da tenere sul tatami.

Per un neofita NON è semplice orientarsi in un mare di proposte, differentemente qualitative ma che millantano tutte un ottimo motivo per essere scelte fra le altre.

Questo Post è stato però ispirato ad una vicenda spiacevole accaduta ad un lettore che ci ha contattato.
Per questione di privacy, lo chiameremo "Filippo".

Filippo ci ha contattati la scorsa estate poiché desiderava avere delucidazioni su Dojo differenti (e non in contatto fra loro) ma che rimandavano di utilizzare la stessa didattica (leggi QUI per sapere ciò di cui parliamo)... e comprendere quale fosse il migliore per lui da frequentare.

Lui, neofita assoluto, ha fatto poi la sua scelta... sia in base alla logistica, che all'atmosfera di "welcome" che ha percepito esserci in uno dei due.

A poco più di due mesi di distanza, ci ha ri-contattato per chiederci se fosse normale rimanere ferito durante un allenamento, per mano di un Senpai del gruppo con cui studia... che è parso noncurante di arrecargli un danno fisico durante la pratica.

Dai suoi rimandi è emerso come non fosse la prima volta che anche a lui veniva detto di non preoccuparsi troppo di uke... quindi il modo deve essere qualcosa di piuttosto radicato su quel tatami, e di conseguenza anche fra le attitudini del loro Insegnante.

Aih! Abbiamo risposto che NO... NON ci risulta normale che uno Yudansha ferisca un principiante durante un'azione, anche se un incidente può essere sempre possibile potenzialmente, visto che la pratica è fisica.

Non esiste un falegname che non si sia mai dato una martellata su un dito, o una sarta che non si sia mai punta con uno spillo... questo è certo.

Nel caso specifico, sembra non esserci stata volontà esplicita a fare male, ma "semplice" disattenzione.

Gli incidenti succedono perché siamo INCONSAPEVOLI di ciò che accade, di ciò che facciamo agli altri e/o di ciò che gli altri fanno a noi.

Poi però queste inconsapevolezze dovrebbero tendere a diminuire con gli anni di pratica e l'esperienza che accumuliamo sul tatami.

Ne segue che il Sensei dovrebbe essere quello più consapevole di tutti (perché il suo percorso è iniziato prima degli altri), e che dovrebbe essere il più attento a non fare accadere incidenti ed essere il garante che ogni misura sia stata presa per prevenirne.

Se un Senpai - in questo caso una cintura nera - ferisce un compagno (in questo caso un neofita con poco meno di due mesi di pratica sulle spalle)... come minimo il Sensei dovrebbe prendere una posizione chiara rispetto a quanto accaduto, rimproverando l'allievo se ciò fosse accaduto per una sua disattenzione o un'azione esagerata rispetto alla capacità di uke di assorbirla.

Questo sembra non essere però avvenuto, purtroppo.

Filippo quindi ha avuto modo di chiedersi (e di chiederci) se fossero questi i tratti dell'arte dell'armonia di cui tanto si parla sui libri di Aikido.

L'insegnante NON è dio, quindi ci sta che possa anche non accorgersi di tutto quanto accada... però è da considerarsi SANO rimandare ad un neofita di NON curarsi di quanto accade al proprio compagno?

É normale che una cintura nera ferisca un neofita poiché egli non ha ancora compreso come assorbire una leva articolare e fa magari un movimento strano, legato al dolore ed alla paura che prova?

Secondo noi NO, e aggiungiamo anche che questa è una pessima pubblicità che fanno alla disciplina che pratichiamo... poiché si parla tanto di "diventare uno con il proprio avversario" e poi non si disdegna di trattenersi il suo polso/gomito/spalla tutto per sé!

Esistono ancora sporadiche Scuole che rimandano che solo attraverso il dolore e la sofferenza è possibile "capire" l'Aikido e che ogni leva deve essere portata allo spasimo per essere efficace.

Fortuna nostra esse si stanno estinguendo da soli... ma intanto qualche d'uno comprende al pronto soccorso di avere fatto una scelta non rispettosa di se stesso nell'iscriversi a QUEL corso.

Ci teniamo quindi a ribadirlo: l'Aikido NON è questa roba qui... ma ben altro, e chiunque tentasse di utilizzare la propria posizione per affermare il contrario o è un idiota o è in malafede (entrambe posizioni inadatte ad un cosiddetto "esperto"!).

Quindi caro Filippo... ci spiace che il tuo ingresso nella pratica della nostra disciplina sia stato segnato da un incidente che molto probabilmente poteva essere evitato... o forse è stato causato da un eccesso di testosterone inconsapevole; desideriamo però che la tua esperienza possa tornare utile a tutti quelli che stanno facendo scelte simili a quelle che tu stesso avevi da poco fatto.

L'Aikido non ha NULLA a che fare con la violenza, con l'imposizione, con la sofferenza, con il nonnismo, con il maschio alfa, con "no pain, no gain": se trovate luoghi che invece vogliono farvi passare che questi elementi sono in sintonia con la filosofia della disciplina...

... allora siete sicuri di essere nel posto sbagliato per approfondire questi elementi a vostra volta!

Incontriamo decine di Insegnanti in tutta Italia che LAMENTANO (come checche isteriche) che si fa fatica ad avere nuove iscrizioni, che l'Aikido sembra non interessare più le nuove generazioni, e bla bla bla... e poi c'è ancora chi - per leggerezza - permette che sul proprio tatami avvengano abusi di potere e/o incidenti evitabilissimi?

Fortuna che non siamo tutti di quella pasta, altrimenti più in generale meriteremmo l'estinzione come movimento Aikidoistico.

Un buon Insegnante ti protegge (pure da te stesso) nei primi tempi, fino a quando non percepisce che sarai in grado di proteggere te stesso in caso di pericolo.

Un buon Insegnante insegna ai propri Senpai che la sensibilità e cura del prossimo è il primo dei valori da manifestare con l'esempio.

Un buon Insegnante non può rimandare che non è necessario la cura verso uke... poiché se il nostro avversario è il nostro specchio... evidentemente è uno che SI VUOLE proprio MALE!

Buona guarigione Filippo: ora hai capito cosa NON è l'Aikido... sarà più facile alla prossima scelta dirigerti in un luogo più sano nel quale crescere in questa straordinaria disciplina!








lunedì 11 novembre 2019

Regolamento Aikido FIJLKAM e un po' di chiarezza sui docenti

Anche quest'anno, come è accaduto nei due precedenti, la Commissione Tecnica Nazionale che presiedo è giunta all'appuntamento del Seminar Nazionale con importanti novità per il Settore Aikido.

Nel 2017 è stata la volta del Programma Tecnico Unificato.

Nel 2018 è toccato al Protocollo di ingresso all'Aikido Federale.

Quest'anno invece abbiamo presentato in anteprima il Regolamento dell'Aikido FIJLKAM, che era un documento importante, del quale si sentiva un tot la MANCANZA.

Vediamo quindi insieme di che cosa si tratta...

La Federazione è normata dallo Statuto Federale e dal Regolamento Organico Federale (ROF per gli amici), che sono liberamente scaricabili dall'area documenti del sito federale.

Questi due documenti NON sono stati specificamente pensati per l'Aikido, ma per OGNI Settore Federale (Judo, Lotta, Karate, Aikido, Ju Jitsu, Sumo, Capoeira, Grappling/BJJ, MMA, Pancrazio, MGA).

Il Regolamento dell'Aikido FIJLKAM è quindi una DECLINAZIONE dello Statuto Federale e del ROF specificamente pensata per il Settore Aikido.

Ovvio che avendo due documenti ufficiali, approvati dal CONI, ai quali rifarci, esso sia stato completamente armonizzato alle caratteristiche e richieste di questi. Ecco quindi cosa contiene:


- Ruoli ed incarichi di riferimento
vengono descritti nel dettaglio le funzioni di tutti i protagonisti del Settore Aikido federale: Docenti Federali, Fiduciario Regionale e Commissione Tecnica Nazionale.

- Inquadramento Federale
viene dettagliata la differenza esistente fra lo status di "praticanti" e quello di "docenti" ed elencate i requisiti per l'acquisizione dei gradi tecnici utili sia ai primi, che ai secondi (dal 6º kyu al 6º dan) e delle qualifiche d’insegnamento (suddivise su 4 livelli).

- Programmi tecnici e didattici
sono brevemente descritti le logiche relative al Programma Tecnico Unificato, rimandando a questo documento più specifico per ogni approfondimento.

- La formazione dei tecnici
qui è necessario spendere qualche parola in più: il CONI prevede che qualsiasi tecnico sportivo (quindi anche i Docenti di Aikido, di qualsiasi livello (Aspirante Allenatore, Allenatore, Istruttore, Maestro) si sottopongano ad una formazione tecnica e didattica PERMANENTE.

Ciò significa che una qualifica di insegnamento NON è ottenuta una volta per tutte, ma va mantenuta tramite la partecipazione a corsi specifici (moduli trasversali, seminari tecnici regionali e nazionale) altrimenti viene REVOCATA.

Questa è la parte del regolamento in cui vengono descritti gli obblighi ai quali un Docente Federale di Aikido è tenuto a sottoporsi per garantire la qualità del proprio operato.

- I seminar e le commissioni d’esame
qui si descrivono le caratteristiche dei raduni tecnici, utili sia ai semplici praticanti che ai Docenti Federali, per i fini formativi rimandati nel punto precedente.

- Inquadramento tecnico di esterni
sono brevemente descritti le logiche relative al Protocollo di ingresso all'Aikido Federalerimandando a questo documento più specifico per ogni approfondimento.

- Contatti utili
vengono infine forniti i riferimenti dei Responsabili di ogni Comitato Regionale, per avere info di qualsiasi genere sul Settore Aikido Federale.

In realtà questo Regolamento non aggiunge nulla e non toglie nulla a ciò che era già valido per il Settore Aikido FIJLKAM, ma PUNTUALIZZA... in linguaggio più "Aikidoistico" quello che sono le richieste del CONI ad OGNI Federazione Sportiva Nazionale (per le Arti Marziali, c'è SOLO la FIJLKAM) e ad OGNI Ente di Promozione Sportiva che vuole vantarsi di essere "riconosciuto" dal CONI.

E, giusto per amor di verità, puntualizzo questo perché è ancora TANTA l'ignoranza del praticante, ma soprattutto dell'Insegnante di Aikido medio, nel nostro Settore... e sono ancora veramente TANTI quelli che mensilmente ci contattano perché NON sanno che differenza c'è nel fare Aikido sotto egida di un EPS, della Federazione o di una semplice Associazione Sportiva Dilettantistica.

Ecco quindi di seguito un rapido vademecum per fare chiarezza, unendo insieme ai dubbi ed alla domande che mi vengono poste più di frequente...

Esiste un protocollo del CONI chiamata SNaQ, che sta per "Sistema Nazionale di Qualifiche degli Operatori Sportivi"... che è lo strumento attraverso il quale le Federazioni Sportive Nazionali (per noi quindi la FIJLKAM) sono tenute a formare i propri Operatori Sportivi.

Non è che la FIJLKAM "può" utilizzarlo per formare i propri Docenti: è che la FIJLKAM DEVE farne utilizzo, se non vuole finire davanti ad un Tribunale Sportivo, altro organo del CONI.

Quelli che ci chiedono che differenza ci sia fra praticare con la Federazione o con un EPS devono, per esempio, sapere che SOLO ALCUNI EPS hanno sottoscritto l'intento di utilizzare lo SNaQ per l'erogazione delle loro qualifiche sportive (Docente di Aikido, nel nostro caso).

L'elenco completo degli EPS attivi al momento lo trovate QUI. Sono 16. Gli EPS altro non sono se non Associazioni, il cui statuto rispecchia determinati requisiti;

L'elenco degli EPS che hanno dichiarato di utilizzare lo SNaQ lo trovate QUI. Sono 10.

COSA e COME certificano quei 6 ENTI che non sono presenti nell'ultimo elenco: beh, non lo sappiamo nemmeno noi, ma vi assicuro che sfornano un tot di Docenti di Aikido!!! ^___^
Già qui uno dovrebbe qualche domanda dovrebbe farsela...

Quindi già capite che fare parte di un EPS o di un altro EPS NON è per nulla la stessa cosa, poiché TUTTI loro proclamano a gran voce il fatto di essere stati "riconosciuti" dal CONI... si ma poi, come operano?
Come garantiscono i Docenti che formano?

Una cosa che molti NON sanno è che il CONI quando "riconosce" un Ente Sportivo, si limita a controllare che sul suo statuto siano presenti dei requisiti specifici (elencati pure QUI), ma poi NON ha alcun mandato, né risorsa per CONTROLLARE che quel determinato Ente poi - DI FATTO - rispetti le norme del suo stesso statuto nell'operato quotidiano!

Buffo, vero?!
Sapete cosa ne segue?

Che ci sono numerosi EPS, pure grossi numericamente, che sono formalmente "riconosciuti dal CONI", che formalmente hanno sottoscritto di applicare il protocollo SNaQ per la formazione dei propri Tecnici Sportivi... ma poi, di fatto, NON LO FANNO MANCO PER NIENTE!

E come fare a sapere se il proprio Ente di appartenenza è fra questi "furbetti" oppure no?
Ecco tre punti importanti da considerare:

- Se le qualifiche d'insegnamento (per l'Aikido, nel nostro caso) vengono erogate contestualmente agli esami dan tecnici, SENZA richiedere la partecipazione ai corsi specifici di qualifica del CONI... TERNO AL LOTTO, ecco un buon primo modo di stanare i cazzari!

- Se le qualifiche d'insegnamento NON decadono, e si mantengono attive SENZA partecipare ai corsi di aggiornamento previsti... QUATERNA, probabilmente vi siete andati ad imbucare in una tana di millantatori di qualifiche sportive!

- Se siete "Docenti di Aikido", di un Ente "riconosciuto dal CONI ... ma se NON esiste un albo di Docenti CONI che annoveri il vostro nome... CINQUINA, ecco la riprova del ginepraio nel quale siete andati ad infilarvi!

Ora: non spetta a me, che rappresento la Federazione, andare a sindacare quale EPS sia virtuoso e quale no... sicuramente c'è né qualcuno che ottempera realmente ai requisiti dello SNaQ, e che garantisce quindi sul serio i propri iscritti.

Sono invece qui per dirvi che la Federazione, nata il 18 gennaio del 1902 (con il nome "FAI", Federazione Atletica Italiana), questi problemi NON LI HA... proprio perché è una FEDERAZIONE e non un Ente di Promozione, e meno che meno una ASD!

Perché sembrerà pazzesco, ma quasi all'alba del 2020 c'è ancora chi crede che l'Aikikai d'Italia  sia una FEDERAZIONE (è un Ente Morale, ora iscritto in massa allo CSEN per poter continuare ad operare sportivamente), che il Progetto Aiki sia una FEDERAZIONE (è un'associazione di 2º livello che chiede a tutti i suoi iscritti di affiliarsi ad un EPS di propria scelta), che la TAAI sia una FEDERAZIONE  (è una Associazione Sportiva Dilettantistica, iscritta all'Endas), che l'AIADA sia una FEDERAZIONE (è una Associazione Sportiva Dilettantistica, iscritta alla Uisp)... giusto per citare le domande più frequenti che mi vengono rivolte.

Ogni tanto qualche statuto si farebbe bene a leggerlo, anche perché queste cose sono tutte pubbliche, potete quindi verificare ciò che affermo in ogni momento e da soli!

Possibile che - tutti accecati dalla luce che promana dal proprio guru Aikidoistico di riferimento - non ci si chiede se questi ci garantisca di "essere a posto coi libretti" per insegnare Aikido in Italia?

"E io che sono 6º dan sia Aikikai, sia del Ciccio Formaggio Ryu??"

NADA!

I gradi Aikikai so honbu e i gradi privati, seppur ci scaldano il cuore sotto un punto di vista personale e ci danno un riconoscimento internazionale molto pregevole... però NON servono ad una cippa in Italia per quanto concerne l'insegnamento della nostra disciplina: ma voi veramente credete che se un poliziotto giapponese venisse a vivere con la sua famiglia in Italia sarebbe inserito nelle forze di polizia del nostro Paese... di default?

Pure i gradi Kodokan Judo Institute NON sono riconosciuti dalla Federazione, purché ovviamente ritenuti molto prestigiosi a livello internazionale: quindi non sono noi Aikidoka abbiamo questo problema...

Quindi ASD che rilasciano diplomi dan, e peggio ancora QUALIFICHE di insegnamento, fanno qualcosa che magari il nostro ordinamento NON punisce ancora giuridicamente, ma che SICURO non abilitano nessuno a insegnare niente... perché sono attestati PRIVATI che non centrano un tubo con le specifiche richieste dal CONI.

In oltre, per lo stesso motivo, ASD o Associazioni che hanno ottenuto un riconoscimento ufficiale da parte dell'Aikikai Honbu Dojo di Tokyo (attualmente in Italia sono 6 e trovate QUI l'elenco completo) e che fanno avere ai loro soci i prestigiosi gradi Aikikai, nuovamente NON abilitano nessuno a insegnare niente tramite essi... perché sono attestati INTERNAZIONALI che - ancora una volta - non centrano un tubo con le specifiche richieste dal CONI.

Il CONI è piuttosto chiaro: per insegnare Aikido in Italia serve una QUALIFICA, che per essere in regola deve ottemperare i requisiti dello SNaQ... PUNTO!

Questo, fra l'altro è UNO dei REQUISITI importanti per far si che la ASD presso la quale operate NON PERDA i requisiti fiscali di una ASD (la defiscalizzazione, in buona sostanza).

Questo, fra l'altro è UN ALTRO dei REQUISITI importanti che fa si che le assicurazioni paghino in caso di sinistro... perché garantite personale qualificato all'insegnamento della disciplina: altrimenti accade come una macchina che avevate dichiarato di riporre in garage per accomodamento notturno e che viene saccheggiata di notte e mentre è parcheggiata in strada.

L'Assicurazione NON pagherà, perché vi accuserà di non avere rispettato ciò che avete dichiarato in fase di stipula contrattuale.
Due anni fa questa cosa è accaduta a Torino ad una palestra di Fitness: non c'entrava l'Aikido, ma il meccanismo è esattamente lo stesso... e il danneggiato è stato risarcito dal Presidente della ASD, che ha risposto in solido dei danni arrecati perché in sala pesi NON era presente un Istruttore QUALIFICATO per stare li.

Capite bene che questa NON è questione di stile, di didattica, di Saito, Tissier, Tohei, Kobayashi o Tada: qui è questione di CHIAREZZA sui regolamenti che disciplinano la docenza delle nostre attività sul territorio!

A scanso di equivoci, tengo a precisare che non prendo un euro dalla Federazione se i praticanti del Settore Aikido aumentano di numero e tutto il mio lavoro è svolto in PURO spirito di volontariato, quindi non vivete questo scritto come un mega-spot pro FIJLKAM... perché sareste parecchio lontani dallo spirito con cui ho scritto queste righe!

Quindi ognuno pratichi Aikido dove meglio crede, ma ora esiste un documento scaricabile che elenca onori ed oneri di ambientare la pratica sotto egida federale e rispecchiante al 100% le richieste del nostro ordinamento sportivo nazionale.

Aikidoka avvisato, come dire... mezzo proiettato!

E devo dire che non è stato semplice giungere a questa trasparenza, ma ci siamo finalmente arrivati... con una certa fatica, ma pure con soddisfazione!

Il Seminar Nazionale 2019 è stato un gran successo, sia come partecipazione, che come feedback dei presenti, potrete leggere il resoconto QUI... poiché ci piace e riteniamo doveroso essere estremamente trasparenti rispetto alle attività federali (quelle VERE, non quelle presunte tali da qualche disinformato).

Noi continueremo a lavorare a testa bassa per far si che il nostro movimento acquisita la visibilità e la dignità che merita... il prossimo punto sarà: la riforma dei contenuti dei corsi di qualifica di livello superiore, che al momento vanno rivisti e migliorati.

Vi terrò aggiornati mediante le pagine di questo Blog... ma voi un giretto sul sito federale ogni tanto fatelo: questo è un luogo privato... ma è il secondo la location istituzionale che ha più peso!

Marco Rubatto

Presidente Commissione Tecnica Nazionale Aikido FIJLKAM









lunedì 4 novembre 2019

Kōhai qui, ma senpai li: l'ingiudicabile valore dell'esperienza

Ritorniamo su un argomento già comparso su queste pagine, ovvero quello della tradizionale distinzione dei praticanti in:

- [先輩] senpai, letteralmente "primo compagno";
- [後輩] kōhai, letteralmente "ultimo compagno".

Wikipedia afferma che il termine senpai si riferisce a colui che risulta esser più esperto in un certo ambito, che può esser il membro che sta più in alto nella scala gerarchica, per livello di responsabilità ed età: egli offre assistenza, amicizia e consulenza al “novellino” privo ancora del tutto d'esperienza.

Il kōhai deve di conseguenza dimostrar gratitudine, rispetto e, a volte (in certi ambiti) lealtà e fedeltà personale assoluta... al limite dell'idolatria (purtroppo!).


Il senpai agirebbe simultaneamente come amico e tutore, insegnando al neofita quello che più ha necessità di sapere (riguardante i suoi compiti e doveri specifici ad esempio, all'interno della situazione in cui si viene a trovare), ma anche del comportamento più adeguato e corretto da tenere nelle varie situazioni: è un'autentica forma di disciplina sia esteriore che interiore.

Questa relazione è del tutto simile ai rapporti esistenti nella cultura occidentale tra un “custode” (mentore, tutore) ed il suo assistito, ma con la differenza che l'abbinamento senpai-kōhai necessariamente deve operare all'interno di una stessa organizzazione.

Il legame si istituisce e viene determinato dalla data d'entrata in quello specifico gruppo sociale.

Di solito è abbastanza così... solo che Wikipedia ha anche qualche limite!

I giapponesi non brillano per spirito critico, né per animo innovativo: la tradizione dice questo, la maggioranza è uniformata alle sue regole... dalla scuola, al lavoro, al Dojo e quindi chi sta al confine o fuori da questi schemi viene mal giudicato dai conterranei.

Noi pratichiamo una disciplina giapponese, quindi ovvio che questa influenza socio-culturale sia conosciuta e sentita anche alle nostre latitudini!

Però cerchiamo di andare un pelino oltre la forma, per rosicare anche qualche grammo di sostanza...

Ciò che questo sistema onora è il valore intrinseco dell'ESPERIENZA e di chi ha avuto il coraggio e la stoffa di farla sulla propria pelle, che diventa quindi una saggia guida di chi deve ancora passare per un'esperienza simile.

Ci si affida a chi l'esperienza "l'ha già fatta", perché questi dovrebbe parlare ed agire con un senso di coerenza e responsabilità più elevato di chi può al momento solo teorizzare cosa significhi fare un certo percorso.

E questa è la teoria, poi però c'è la vita... e li le cose sono spesso molto differenti dalla teoria!

Il fatto di avere fatto più esperienza di un'altra persona in un campo specifico NON significa automaticamente di avere DIGERITO e reso UTILE il proprio vissuto, tanto da poterne fare usufruire anche al prossimo.

Se sei un idiota, PIENO DI ESPERIENZA... risulterai un ottimo esempio idiota, perché tu stesso infici la bontà di ciò che hai vissuto e del quale non sei riuscito a fartene qualcosa di utile!

E accade ovviamente anche il contrario: magari hai meno esperienza in generale di un'altra persona... ma sei riuscito a farne più tesoro di quel poco che hai vissuto rispetto ad essa; a questo punto chi risulta il senpai di chi?

Non è possibile SOLO guardare la data d'entrata in uno specifico gruppo: ciò sarebbe sufficiente se avessimo tutti la medesima attitudine all'apprendimento ed alla cura del nostro prossimo... cosa che è ovviamente una bestialità da affermare!

Facciamo un esempio pratico: siamo un Aikidoka, 2º dan... che pratica da 15 anni...

Andiamo a fare uno stage di Aikido con un Maestro sconosciuto, perché ciò ci incuriosisce, che ha una didattica sconosciuta e ci mettiamo a praticare con un SUO allievo, 2º kyu, che invece pratica da 4 anni.

Abbiamo quasi 4 volte l'esperienza di quel neofita... ma se egli è un allievo dell'Insegnante sconosciuto, facile che conoscerà MOOOLTO meglio di noi la sua didattica, perché la pratica 2 o 3 volte alla settimana da 4 anni sotto la sua diretta supervisione.

Forse potremmo trovarci in difficoltà a ripetere esattamente gli esercizi ed i movimenti proposti, ma potrebbe questo autorizzarci a non provare a farlo?

Crediamo di no...

Potrebbe questo autorizzarci a bullizzare il suo allievo, formalmente nostro kōhai (noi siamo cinture nere e lui no, noi pratichiamo da 15 anni e lui no, e bla, bla bla) e catechizzarlo al NOSTRO modo abituale di fare le cose?

Noi siamo entrati a far parte del gruppo degli Aikidoka PRIMA di lui: siamo di diritto suoi superiori e mentori!!!

Ma manco per niente: non siamo nulla di tutto ciò, anzi... in quell'esercizio abbiamo dinnanzi un kōhai che potrebbe farci degnamente da senpai, in quella specifica circostanza... perché in quel contesto NE SA più di noi, semplicemente!

Perché di gente che invece impedisce al povero cristo cintura bianca di lavorare con i propri pippozzi sulla sua presunta superiorità tecnica è pieno il tatami di tutto il mondo...

É già accaduto anche a voi di vivere situazioni simili, vero?

In questi caso che fine ha fatto il rapporto senpai - kōhai suggerito dalla tradizione?

É ancora li, c'è... ma è da applicare in modo molto più profondo che guardare una data di inizio pratica su un Aikidocard.

Sulla stessa onda di ciò, potete valutare voi stessi quanti siano attualmente i cosiddetti "senpai" della nostra disciplina che disonorano il movimento Aikidoistico stesso con la propria presenza e con il loro ridicolo modo superiore di porsi nei confronti del mondo.

Un senpai che non ha parole di incoraggiamento, ma solo di critica e svalutazione verso coloro che giudica inferiori a sé NON è un vero senpai, per esempio.

Può praticare da prima ancora che nascesse O' Sensei, ma in giapponese antico questo atteggiamento si definisce "da coglione"... non da senpai.

Un senpai che NON agevoli la strada ai propri kōhai, nuovamente, non è un senpai... perché non sta mettendo a frutto la propria esperienza, ma la sta tenendo per sé, per primeggiare forse sul prossimo... esibendo narcisismo, insicurezza e bisogno di apparire... ovvero nulla che si può attribuire ad un vero "esperto"!

Un senpai che non da l'ESEMPIO con il suo comportamento non è un senpai, per esempio...

E poi ricordiamo che noi non viviamo sul tatami e c'è stato tanto tempo in cui ciascuno di noi ha vissuto prima magari di incontrarci su uno di essi.

Va quindi a finire che al Dojo c'è un senpai ventenne (perché ha incominciato a fare Aikido quando aveva 5 anni) che cerca di insegnante a vivere ad un nuovo allievo cinquantenne, che in Aikido è kōhai un tot... ma ha vissuto più del doppio, accumulando un'esperienza che chi fa già bene ikkyo potrebbe collezionare in altri 30 anni.

Quindi il senpai che deve ripetere 2 volte in più una cosa a questo kōhai... lo faccia con rispetto perché ha davanti una persona che sicuramente ha praticato meno su un tatami, ma che se va bene ha già risolto molti più problemi REALI di quanti il nostro senpai sbarbato non immagini nemmeno l'esistenza.

Ha praticato di più nel Dojo che chiamiamo VITA!

Un cinquantenne può essere cioè kōhai, in Aikido, ma senpai nelle relazioni, nelle responsabilità quotidiane, nel lavoro, nella famiglia, etc.

E tutta questa ESPERIENZA non conta?
Non ce ne facciamo nulla SOLO perché non risulta dalla data della sua scheda di iscrizione?

Ovvio che non sia questo il senso profondo insito nella saggezza della tradizione senpai-kōhai.

Stiamo quindi attenti, perché i praticanti prima di dividersi nelle categorie senpai-kōhai sono PERSONE, che portano con sé il proprio vissuto... cosa che fa diventare abbastanza complicato decretare UNA VOLTA PER TUTTE chi sia il senpai dell'altro e se lo possa veramente essere in tutti i campi dell'esistenza.

Ci risulta più corretto e completo dire che siamo tutti in cammino insieme e che ciò che una persona ha da dare (perché ha più esperienza in quel campo) è corretto che venga messa a disposizione degli altri... che faranno altrettanto... completandoci e supportandoci quindi a vicenda.

A decretare chi è che deve avere l'ultima parola su qualcosa è la vita o un somaro sbruffone, più che un binomio giapponese.

Crediamo infatti esista più di uno shihan Aikikai (il termine "shihan" significa "persona da imitare") che non sarebbero degni di slegarci nemmeno il laccio dei sandali, mentre che ci siano in giro un sacco di shihan che non hanno mai praticato Aikido in vita loro.