lunedì 13 maggio 2019

L'inchino quando non c'è nessuno

I praticanti di Aikido sono soliti fare un inchino con il capo, o anche un saluto in seiza, quando salgono o scendono dal tatami.

È un gesto di rispetto verso il luogo nel quale si alleneranno o hanno appena finito di farlo.

Un senpai potrebbe rimproverare un kohai che accede o lascia l'area di pratica con troppa leggerezza/disattenzione rispetto a questo rituale.

Ma supponiamo che uno di noi abbia avuto le chiavi del Dojo, per allenarsi da solo (ci sono in Aikido esercizi che possiamo fare da soli, specie davanti ad uno specchio)... e vi ci entri in un momento in cui non c'è nessuno...

Una stanza silenziosa, un tatami davanti: lo fareste l'inchino salendo e scendendo... o vi sentireste idioti?

Ci sono riti che facciamo "perché si fa così", "perché qualcuno ci ha detto di farlo", o "perché c'è qualcuno che ci osserva"...


E poi ci sono quelli che si fanno perche li reputiamo importanti, indipendentemente da come la pensino gli altri.


Se l'Aikido è una disciplina che pratichiamo per conoscerci meglio, a livello personale... fisico, emotivo, spirituale... le cose che facciamo dovremmo farle innanzi tutto PER NOI.

In questo caso la nostra riflessione va ad un gesto semplice, che è segno di rispetto verso un luogo, che forse viene considerato "sacro" per le scritte giapponesi che svettano suoi muri... ma forse che lo è ancora di più quando e perché siamo noi a riempirlo.

Beh, quel gesto semplice perché lo facciamo?!

Perché molti altri lo hanno fatto molto prima di noi e non vorremmo proprio essere noi i responsabili dell'interrompere questa importante tradizione?

Perché se no qualcuno ci rimprovera?

Per abitudine?

Perché lo fanno i nostri compagni e noi non ci chiediamo più di tanto il motivo, ma li imitiamo a nostra volta... e forse un giorno capiremo cosa stiamo scimiottando?

Come tratteremmo un Dojo vuoto la dice lunga su come lo trattiamo quando è pieno: la stessa cosa vale per il modo di salire sul tatami.


Se ci venisse spontaneo un gesto esteriore di rispetto anche quando non c'è nessuno che potrebbe coglierlo (oltre NOI), è forse segno che a noi stessi questo gesto SERVE, e vogliamo coglierlo.

Se non ci venisse spontaneo e ne approfittassimo di lasciare perdere tutte ste smancerie a mandorla ora che nessuno se ne accorge... beh, il nostro consiglio è di smettere altrettanto con esse quando ci sono anche gli altri.

Non si può percorrere una via personale in un certo modo SOLO perché ci sono anche gli altri: è normale essere influenzabili e influenzati dalla presenza altrui... ma non così tanto quando si scende nell'essenza di ciò che facciamo.

Altrimenti un giorno potremmo dovere render conto a noi stessi che abbiamo recitato per una vita, che ogni gesto - per quanto estetico, profondamente significativo, tradizionale - non era altro che un fake di se stesso.

Così non serve a nessuno: né a noi che mentiamo a noi stessi, né ai nostri compagni che vedendoci fare l'inchino potrebbero pensare che attraverso di esso ci viviamo qualcosa di importante.

Le discipline come l'Aikido NON servono a nascondersi dietro ad una maschera, ma - al contrario - ad insegnarci il coraggio di tirarla giù e imparare a farne anche senza.

O' Sensei diceva che quando ci inchiniamo all'universo, esso ricambia il favore.
La realtà potrebbe quindi essere solo uno SPECCHIO!

A questo punto, quando ci inchiniamo al tatami, ci inchiniamo a noi stessi: non è una cosa banale, né forse inutile.

Che ci sia o meno qualcun altro nella stanza, non cambia il senso profondo delle cose!




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