lunedì 4 giugno 2018

Ringraziando la "resistenza"... e celebrandone il valore

Si dice che l'Aikido sia l'arte di NON opporre RESISTENZA all'avversario...

Eppure noi di resistenza ne incontriamo un sacco nella vita: sarà che non sono tutti Aikidoka?

No, non è manco quello, perché pure gli Aikidoka fanno un sacco di resistenza agli altri...

C'è chi fa resistenza a cadere e non si muove se non lo sradichi di peso dal tatami e lo butti a terra: per costoro non sarebbe stato più salutare fare "uke" sul serio e cadere senza opporsi troppo?

C'è chi fa resistenza ad un attacco, poiché ne percepisce la consistenza e si chiude: solo che in questo modo all'avversario viene voglia di attaccare ancora più forte...

Ma allora perché facciamo tutta questa RESISTENZA a noi stessi ed al prossimo?

Quest'oggi vogliamo dare un importante tributo a questo diffuso fenomeno, ringraziandolo anziché maledirlo... e celebrandone l'incredibile valore.

La resistenza allo scorrimento - meglio nota come "attrito" - è quello che ci consente di camminare: se non ci fosse l'attrito scivoleremmo sul pavimento o sulla strada, rendendo di fatto impossibile spostarci.

Ma noi vogliamo muoverci nella vita, vero?

"La vita è movimento" - bene - allora ricordiamoci che senza resistenza non c'è movimento!
Già la cosa in sé ci sembra meno terribile, vero?

Perché poi opponiamo resistenza?

Lo facciamo quando cerchiamo di mantenere uno status quo: cerchiamo di rimanere inalterati da ciò che sta cercando di farci cambiare... allora stringiamo i muscoli e facciamo urlare a tutto il nostro corpo un secco "NO!!!".

La resistenza è un atto conservativo, e sappiamo bene come sia importante essere capaci di conservare ciò che di buono è stato creato: certe forme di resistenza al cambiamento quindi sono più che sagge, guai a rinunciare a questo istinto primordiale...

E sono 2 a 0 per la resistenza!

La fatica, la tensione, la contrazione e la resistenza sono proporzionali alla forza peso, sul nostro pianeta.

Più il corpo è pesante, più si fatica a spostarlo... più energia cioè serve in questa operazione.

Ne segue che la disposizione d'animo ad accettare questo stress ci dice chiaramente quanto desideriamo una cosa oppure no... e cosa siamo disposti a fare per ottenerla.

In un certo senso, la fatica che facciamo per fare un cambiamento è una maestra della nostra volontà e della capacità di focalizzare le energie per superare il problema.

Metaforicamente parlando, in un mondo senza attriti (fisici e psicologici) muoversi e spostare le cose non costa nulla... quindi non potremo mai sapere quanto ci teniamo ad effettuare un cambiamento, specie se esso avvenisse "gratis".

La formazione di un carattere invece dipende proprio anche dalla nostra capacità d'impegno e dal quantitativo di contributo che siamo disposti a mettere in campo!

La resistenza è lo specchio per eccellenza di tutto ciò: problemi forti, generano persone e generazioni forti... pensiamo ai nostri nonni che hanno vissuto le Guerre Mondiali...

La resistenza, in un certo senso, ci da una forma e chiarifica chi vogliamo essere e cosa siamo disposti a dare per esserlo: è qualcosa non da poco!

Incontrare questo specchio è importante per ciascuno, incontrarlo in un avversario talvolta ci indica quanto - a nostra volta - ci facciamo resistenza da soli senza saperlo.

È importante infatti rilevare come la resistenza che incontriamo nel mondo sia proporzionale a quella che facciamo a noi stessi: ogni resistenza estera è l'immagine speculare di qualcosa di più profondo e coscienziale.

La resistenza quindi non è solo un problema, ma una volta di più è una "guida", una "mappa" di chi siamo nella parte di noi più in ombra.

Per questo l'Aikido diventa così importante: quando un avversario, un partner ci fa resistenza... ciò non avviene tanto perché "egli non abbia ancora capito", quanto perché anche noi possiamo cogliere l'opportunità di comprendere meglio noi stessi.

Senza la resistenza, non esisterebbe neanche l'Aikido, perché in un mondo senza attriti, non ci sarebbero conflitti da imparare ad appianare.

Cosa facciamo quindi: abbiamo intenzione di creare una pantomima triste e parziale, nella quale nel Dojo facciamo finta che non ci siano attriti e problemi... giusto per stare qualche momento in serenità, prima di rituffarci nella vita vera?

Oppure abbiamo più bisogno di un luogo nel quale i problemi possano emergere, così da imparare ad essere affrontati?
Eh beh... per fare ciò, ci serve appunto contattare la resistenza negli altri... attraverso la quale tocchiamo quella in noi stessi, celata nei punti meno visibili della nostra coscienza.

Regalare una caduta al proprio partner - con senno di poi - è spesso come danneggiarlo, poiché gli fa perdere  contatto con la realtà e con le sue reali capacità: si cade se serve cadere, non prima...

Fare un attacco privo di intenzione e quindi che crea pochi problemi è come dire: "Facciamo che io adesso ti attacco piano e cado subito, così poi tu dopo mi restituisci il favore?".

C'è un sacco di gente che non comprende come la difficoltà sia formativa e quindi si allena senza mai provare a simulare un conflitto di una qualche consistenza: ovvio che questo allenamento - per quanto piacevole - porti poco a chiunque ci si sottoponga... oltre ovviamente a solleticare il proprio ego.

Ciò non significa neanche che "siccome il conflitto è formativo" allora bisogna sempre darci dentro come delle bestie fino a disfarsi sul tatami: se non manteniamo intatta la nostra integrità e quella del nostro compagno, l'allenamento durerà poco e non potrà essere reiterato a lungo!

Si tratta di stare in una zona mediana, nella quale non mettiamo in campo tutta la resistenza della quale siamo capaci, ma sicuramente un po' ne tiriamo in ballo... perché siamo li proprio per aiutare noi stessi ed i nostri compagni a relazionarcisi.

La resistenza diventa quindi alleata, oltre che faticosa nemica... ed il nostro salire sul tatami sinonimo di continua accettazione della sfida con noi stessi di incontrare qualcosa di tanto scomodo quanto vitale ed evolutivo per chiunque.

Il limite da spingere un po' più in la diviene l'abitudine del quotidiano, e questo ci fa essere molto più sicuri nella vita: incontreremo delle difficoltà, ma nulla di completamente nuovo... nulla che non ci parli nuovamente di NOI!

"La resistenza è inutile" solo per i Borg...



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