Che l'Aikido non si possa fare da soli è qualcosa di abbastanza assodato: abbiamo bisogno di un conflitto e di un compagno per poterci allenare...
... o meglio, abbiamo bisogno di un partner che impersoni il ruolo dell'aggressore per constatare come siamo in grado di relazionarci con esso e con ciò che rappresenta.
Uke è colui che attacca e quindi accetta la tecnica, solitamente finendo al suolo: il ruolo che riveste è molto importante e delicato in Aikido!
Sicuramente dovrà imparare a cadere in modo naturale e senza ferirsi ed anche ad attaccare in modo consono con quanto il suo tori abbisogna, ma questa misteriosa ed anche bistrattata figura diventa crucciale anche per molti altri aspetti della pratica.
Uke è una sorta di "jolly", che deve imparare a comportamenti differenti in contesti differenti, perciò deve avere le idee piuttosto chiare sul suo valore ed importanza.
La tecnica la performa tori (o nage), ma uke è colui che agevola al suo compagno un'esecuzione che gli risulti istruttiva... quindi deve apprendere quando è il caso di fare resistenza e quando invece è meglio di no.
Più ci alleniamo con un uke compiacente, più il nostro apprendimento sarò presto interrotto, poiché nel suo "accettare", uke accetterà anche i nostri errori, senza sottolinearli e permetterci quindi di percepirli... e porvi rimedio.
Ma se un uke troppo compiacente non è il massimo, non lo è nemmeno un uke troppo reattivo e poco complice: pensiamo infatti ad un principiante che muove i suoi primi passi sul tatami con un esperto che si presta a fargli da uke...
Se lo volesse, l'esperto sarebbe in grado di bloccare praticamente OGNI movimento del tori principiante: ciascun suo tentativo di fare ciò che l'insegnante ha spiegato si trasformerebbe nella frustrazione di vedersi sempre e comunque la strada sbarrata dal compagno.
Anche facendo così non si apprende molto!
Quindi uke deve comprendere quando è il caso di seguire ed essere indulgente e quando invece è più opportuno essere più anarchico e ribelle... mettendo però questo suo atteggiamento sempre al servizio del compagno, quindi avendo il fine di farlo progredire con lo studio, sia con i traguardi che raggiunge, sia con le difficoltà che incontra.
Uke talvolta è il miglior amico del proprio tori proprio perché gli da il filo da torcere, oppure può essere il peggior suo nemico proprio perché gliele da tutte vinte!
Capite bene però che essendo il suo ruolo mutevole, come si fa a capire quando è il caso di essere in un modo anziché in un altro?
É qualcosa di complesso, oltre che importante...
Facciamo un esempio pratico: uke deve agire in modo completamente differente se si trova coinvolto in una pratica di base (ki hon) o in una pratica più avanzata e fluida (ki no nagare).
L'uke del ki hon è il partner di una persona che sta ancora cercando di formarsi il suo ABC dell'Aikido di base: i primi passi, i primi movimenti, lo studio dei primi angoli di sbilanciamento, leve, proiezioni, bloccaggi, etc, etc, etc.
Quando pratichiamo con un principiante di solito ci troviamo dinnanzi ad una persona che NON conosce così bene il proprio corpo: alcuni fanno difficoltà a distinguere la destra dalla sinistra!
In questo caso ad uke viene assegnato il compito di comportarsi come una sorta di "fil di ferro": la sua caratteristica dovrebbe essere quella (specie nella pratica statica) di rimanere nella posizione nella quale il compagno lo mette.
Così facendo, tori può - in ogni istante - vedere "specchiata" la bontà o meno della sua azione nelle posture assunte dal compagno: se uke mette una mano a terra è perché io tori gliel'ha fatta mettere... se uke si sposta a destra, sarà perché tori lo ha mosso verso destra... se cade, è perché tori lo ha sbilanciato, etc.
In questa modalità di allenamento, un uke troppo reattivo serve a molto poco: se quest'ultimo si sente libero di rialzarsi, riprendere il proprio equilibrio, cercare di evadere dalla tecnica (etc) il tori-principiante può chiedersi "Si è rialzato perché lo poteva fare o perché la mia tecnica non aveva l'angolo migliore di applicazione?"
É come se un curioso del comportamento dell'acqua lanciasse UNA pietra in uno stagno per vedere i cerchi concentrici che si formano: se lanciamo 2 pietre contemporaneamente, diventa più difficile vedere chiaramente le propagazioni dei cerchi, perché in qualche punto fra loro inizieranno ad intersecarsi, ed - in qualche modo - ad "interferire" l'uno con l'altro.
Il movimento che si ingenera è più reale, più complesso e completo... ma rimane sempre meno visibile il SINGOLO fenomeno che vogliamo studiare all'aumentare delle variabili in gioco.
Se l'uke di un principiante è troppo reattivo è come lanciare 10 pietre nello stesso stagno e poi chiedere al lanciatore di essere in grado di seguire UNA sola propagazione di uno di quei 10 cerchi concentrici che si formeranno: un gran casino!
Tori non riesce più a percepire cosa dipenda da lui (che sta ancora studiando se stesso) e cosa dal proprio compagno: è necessario eliminare un po' di "rumore di fondo", poiché studiare se stessi tramite una relazione non è banale... perché è sempre possibile attribuire all'altro elementi propri... ma anche viceversa, ovviamente!
Però poi l'Aikido evolve e diviene più fluido, spontaneo, dinamico...
In questo caso non c'è più alcuna utilità di un "uke fil di ferro": ci servirà una persona in grado di riprendere velocemente il proprio equilibrio se viene sbilanciata... un comportamento fluido a sua volta e capace di cambiare velocemente per provare a spiazzarci.
Eccessiva staticità da parte di uke NON ci permette di esplorare questa affascinante dimensione!
Ora uke sarà li per attaccare, ma sarà pronto a sfruttare ogni varco che la nostra tecnica presenta per rialzarci, fuggire, riattaccare, eseguire una contro tecnica.
Questo Aikido diventa molto più polimorfico ed interessante che stare tutta la vita a fare Aiki-solfeggio: nessun musicista ha voglia di fare solfeggio per tutta la vita, desidera esprimersi suonando!
Ma elemento centrale di questa possibilità è sempre un uke che CI PERMETTE di sperimentare ciò che ci serve in ogni specifico momento: cedere quando è bene cedere perché si impari, resistere quando è bene farlo per migliorare... non aggiungere nulla alla nostra azione per metterla in risalto, sentirsi libero di fare come meglio crede per continuare il proprio mandato di attaccante ad un'altro livello della pratica.
Uke è il conflitto.
Senza conflitto, niente Aikido: dovremmo ringraziarli un po' di più questi uke... che di solito usiamo solo per spolverare il pavimento, lanciandoli come Gatto Silvestro sul tatami!
Uke ci fa crescere, è ingiusto restituirgli solo mazzate come ritorno...
Se ricoprire il ruolo di tori è difficile, può esserlo ancora di più fare UKE... rendiamogliene quindi merito!
1 commento:
Aggiungerei un altro aspetto: alle volte ci sono dei tori che, per le più svariate ragioni, decidono che sul tatami non c'è proprio niente da apprendere e decidono di "asfaltare" tori.
A priori non è un male purché non vi sia malizia. Mi spiego meglio: se il maestro (o il senpai) decidono che bisogna "forzare" uke per uscire dalla confort zone allora il loro intervento sembrerà a quest'ultimo brusco ma, in futuro, comprenderà che non solo era per il suo bene ma che è sempre stato in sicurezza perché gli altri sapevano già che era in grado di "ricevere" quelle tecniche a quel modo (non so se mi spiego).
Se invece di "tiro" la tecnica solo perché sono capace allora sono un stronzo in quanto ho approfittato della tua disponibilità e ho svilito l'Aikido e disonorato me stesso e il mio maestro.
Certo, a tutti capita di arrivare ad allenamento dopo una giornata di mer.., io personalmente ho trovato come antidoto (se proprio non riesco a lasciarmi tutto fuori dal tatami) di andare in quelle sere con chi è più "bravo" così da fare un "bagno di umiltà" prima di tornare ad allenarmi con un kyu.
Mi sono anche capitati i kyu che dicevano che erano tutte messe in scena. Confesso che è successo poche volte ma vi assicuro che si sono rialzati, tutti interi ma senza più l'ardore di prima. Non credo che in questo ci sia prepotenza purché sia abbia sempre piena consapevolezza di ciò che si fa.
Ritengo difficile impostare le cose in tal modo con un tuo pari grado o quasi. Minore è il divario tecnico minori saranno le chance che tu possa evitare il conflitto non costruttivo e quindi in questo caso è meglio cambiare uke/tori alla prima occasione.
L'articolo parla di uke dal lato tecnico ma ricordiamoci che l'aspetto umano, comprese le sue miserie, non sono separabili.
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