lunedì 12 giugno 2017

Aikido e la malattia della critica inutile

É bene guardare le cose per quelle che sono: l'Aikido è una disciplina splendida, ma tende a raggruppare persone che alla sua ombra sviluppano o ingigantiscono ulteriormente un EGO ipertrofico!

In Aikido non c'è competizione, è vero... almeno non c'è competizione evidente, ma ve n'è un sacco di nascosta, feroce ed inutile.

In Aikido non si combatte contro nessuno, se non contro se stessi... ma questo è un processo che ciascuno può falsificare quando vuole, perché non c'è metro oggettivo di quanto sia avvenuto, stia avvenendo o abbia reale intenzione di avvenire.

Chi iper-critica qualsiasi cosa,  si mette in una posizione dalla quale non è possibile nessuna evoluzione costruttiva.


Ai nostri giorni ci sono più strumenti per studiare di un tempo, ma si manifestano anche più problematicità:

si guarda un video e ci si sente titolati a sparare a zero sugli Aikidoka che ne sono partecipi, si guarda una fotografia e si criticano le posture di chi ritrae.

Ci si sente in diritto di giudicare sempre e chiunque dall'alto, come se fossimo depositare di una qualche forma di verità superiore: tutto ciò fa più che altro pensare alla pochezza e fragilità umana di chi si pone in simili modalità.

Chi agisce così deve essere realmente un individuo affetto da una pochezza personale notevole, con evidenti problemi di autostima e di paura di tutto ciò che non comprende!!!

Il giudizio, infatti, è una qualità razionale, maschile, yang... di chi cerca di analizzare e quindi "divide", però esso risulta inutile se poi non viene contestualizzato in un ambiente yin, nel quale si cerca di essere intuitivi, mettere insieme e comprendere.

Ma il dito puntato non sempre è così saggio però: spesso si utilizza il giudizio (e ne si abusa) proprio solo per prendere distanza dalle cose, dalle situazioni e dalle persone... nelle quali non siamo in grado di entrarne nel merito ed in relazione in modo costruttivo ed integrante.

E se il Fondatore avesse avuto un minimo di ragione nell'affermare che l'universo è uno specchio (ci sono altre 10000 altre fonti che rimandano proprio la stessa cosa, fra l'altro!), allora capite bene che iper-giudicare il comportamento di un'altra persona... significa - prima di tutto - non accettare il proprio, ma scagliare per comodità il sasso altrove.

L'iper-giudizio è quindi una fuga da sé e spiace vederla così tanto agita proprio nella disciplina che col tempo dovrebbe invece riconciliarci con noi stessi; diciamo che l'iper-giudizio è accettabile se accade in un lasso di tempo limitato... per poi allentare la sua presa e dissolversi in modo naturale.

Così però non sempre è, e c'è un sacco di gente che con l'Aikido di questo cancro ci si ammala nell'anima in modo forse quasi incurabile.

Dal pessimo punto di vista di questi "sfigati", nulla va mai bene, nessuno agisce mai in modo corretto (loro non menzionano MAI loro stessi, perché - com'è ovvio - i problemi per loro stanno SEMPRE altrove!), tutto può essere criticato nel modo più aspro e svalutativo... d'altronde sono loro (SOLO loro) che percorrono la Via dell'armonia, quindi non pare evidente nessuna contraddizione!!!

Il dito indice puntato (su qualcun altro o su se stessi, che poi è la stessa cosa) è sinonimo del timore della critica, si è quindi eccessivamente preoccupati di non essere accettabili secondo i canoni altrui: si teme l'aspettativa che gli altri potrebbero avere e si soffre nella paura di non essere ingrato di tenerne testa e soddisfarla.

Il criticone - di solito - è quindi un COGLIONE... ma un coglione che a sua volta soffre, bisogna puntualizzarlo per correttezza.
Accettare un criticone è l'unico modo per fare qualcosa di diverso da lui, qualcosa dal quale egli stesso possa apprendere... ma non è sempre semplice e - soprattutto - ad un certo punto ci si stanca di "comprendere" e viene voglia di fare ciò in cui lui/lei stesso/a abusa... ossia lo/la si critica!

Per esempio, dire che "un criticone è un coglione"... è a sua volta un giudizio: in questo caso qualcosa di oculato, scelto e non dettato da reazione alcuna... ma giusto per evidenziare una dinamica alla quale tutti noi siamo soggetti.

Ed è bene specificare che non c'è nulla di sbagliato nel giudizio, anzi... è una delle attività che ci distinte dagli animali, quindi dovremmo andare fieri di questa nostra capacità: il problema invece è quando se ne abusa!

Spesso, le persone affette da iper-giudizio hanno problemi gastro-intestinali: temono la critica esattamente come chi fa una puzzetta in ascensore... quando non è da solo.

Il meridiano dell'intestino crasso è quello più coinvolto nella somatizzazione dell'iper-giudizio, quindi le persone inclini a questo atteggiamento avranno delle manifestazioni di disagio/malattia lungo il suo percorso: spesso hanno le labbra contratte mentre si muovono, e questo è uno dei modi più semplici per scovare chi sta in una fase di "delirio di onnipotenza" dalla quale si sente titolato di giudicare tutto e tutti (tranne se stesso/a).

Se o quando l'Aikido serve a ridimensionare questa inclinazione naturale non ci sono problemi: il vero guaio è quando invece consente di amplificarla, proprio per la libertà che lascia a ciascuno di provvedere a ciò, oppure no.

Fa molto specie constatare - fra l'altro - che i più "malati" di iper-giudizio siano più i cosiddetti "esperti" rispetto ai principianti... segno che l'Aikido non fa né bene, né male... ma amplifica semplicemente ciò che siamo: se non abbiamo intenzione di cambiare ciò che non va, amplifica quindi pure quello!

I senpai (parliamo di 6/7º dan, o gente che comunque pratica da più di 30 anni ragazzi!) che passano il loro tempo a criticare le azioni degli altri, i metodi degli altri, i video degli altri, le didattiche degli altri... danno purtroppo un efficacissimo e decadentissimo esempio di cosa l'Aikido è capace di fare se preso CONTROMANO.

Ovviamente sta gente fa più pena che altro, ma crediamo anche che in qualche misura vada veramente isolato chiunque dia una pessima immagine alla disciplina, anziché offrire supporto al movimento che dovrebbe rappresentare: sogniamo dei convalescenziari in futuro, nei quali questi "pazienti" possano tirarsi 2.000 nikyo al giorno a vicenda, insultandosi su chi lo faccia nel modo più corretto, tradizionale, efficace, etc, etc, etc!!!

Fuori dalle palle però: andate a curare il vostro meridiano dell'intestino crasso altrove!

Un ottimo metodo invece per scegliere una buona guida è il seguente: interrogate un Aikidoka esperto su una questione inerente uno stage, un raduno, uno stile, una didattica, qualche altro Insegnante o modalità di praticare... e sentite in che misura sarà mediamente capace di edurne incipit costruttivi, oppure critiche distruttive...

... quindi allontanatevi nel secondo caso, poiché sarete in presenza di un (purtroppo non rarissimo) caso di iper-giudizio da Aikidoka, una malattia che nemmeno l'Honbu Dojo è riuscita a debellare e che miete un considerevole numero di vittime ogni anno.

"Vittime" perché ad esse accade qualcosa di realmente tremendo: continuano a vivere solo per criticare l'operato degli altri... poche altre cose rendono altrettanto inutile l'esistenza!

Ci rivolgiamo direttamente a costoro adesso: "Tenetevi i vostri preziosi consigli non richiesti e le vostre perle di saggezza... anche noi - per esempio - ci siamo resi conto della misera condizione in cui versate, ma vi abbiamo fatto l'immenso regalo di non venirvela a rinfacciare!"







1 commento:

Anonimo ha detto...

Cari ragazzi di Aikime,

vi seguo ormai da molto e son sempre rimasto affascinato dal lavoro, la costanza e la continuità che avete dimostrato in questi anni. Questo è innegabile.
Inizialmente era palpabile da queste pagine la voglia di seguire la propria strada, senza forzare un voce fuori dal coro. Le argomentazioni erano sempre in positivo; invece di mostrare cosa era fallimentare, mostravate cosa vi sembrava utile. Questa è stata una grande spinta per tutti i lettori e per chi vi hanno seguito.
Successivamente è subentrata però la volontà di criticare tutti quelli considerati, dal vostro punto di vista, sordi e ciechi: di fatto il diverso. Questo è sfociato, credo non consapevolmente, in una presa di posizione forte e aspra. Il "non lo sappiamo" si leggeva sempre meno, come il "dal nostro punto di vista". La visione duale giusto/sbagliato, di cui inizialmente ve ne siete tenuti a debita distanza, è diventata più frequente.
Questo però ha dato inizio, così come quando si prende una posizione, al gioco delle parti. Questo non è necessariamente un male, ma allo stesso tempo pretendere di non essere soggetti alla critica di chi a sua volta si critica è come giocare al pallone e non accettare di ricevere dei goal.
Auguro di ritrovare tutta la serenità e la spinta che ha appassionato i numerosi lettori, ritornando a messaggi positivi e alla riflessione (più stimolanti delle risposte su tutto e a messaggi megativi :) ).

Un saluto!