lunedì 4 aprile 2011

Takemusu Aikido: lost in translation


Ci occupiamo quest'oggi di un argomento che presumibilmente ci potrà esporre a notevoli critiche da parte delle fazioni più "fondamentaliste" dell'Aikido... tuttavia la ricerca è ricerca, quindi non si deve eccessivamente temere a riguardo di cosa si scopre, anche se ciò dovesse portare ad una pesante ri-definizione di quanto fino ad ora ci appariva rassicuramente e certo!

Ragionare con la propria testa e quindi uscire dal pre-confezionato implica l'assunzione di responsabilità, cosa che facciamo volentieri in nome di ciò che amiamo...

I Dojo che tengono questo Blog derivano storicamente dalla scuola di Iwama ed hanno sempre utilizzato la didattica di quest'ultima negli allenamenti: la curiosità che ci contraddistingue tuttavia ci ha anche permesso di andare a curiosare anche altrove... in un sacco di altri posti - per essere precisi - scoprendo numerosissime altre forme interessanti di Aikido, che venivano definite "meno tradizionali" dal nostro Gruppo di origine.
Ci siamo accorti che le cose non stanno esattamente e necessariamente così...

La scuola di Iwama garantisce un'ottima didattica, specie nell'uso delle armi e nel conferire una solidissima base al tai jutsu: i suoi meriti e benefici alla pratica sono quindi innegabili!

Molte scuole in Italia che fanno uso di questa didattica si sono denominate Iwama Ryu, così come Morihiro Saito Shihan, suo patrono, per molti anni si è riferito questo stile.

Il goal della scuola è riproporre una metodologia di allenamento il più possibile vicina a quella che il Fondatore stesso utilizzava perse stesso e di suoi più stretti allievi nella cittadina di Iwama (prefettura di Ibaraki, a nord-est di Tokyo).

Molte volte O' Sensei nei suoi scritti e nei suoi insegnamenti orali ha sottolineato l'importanza di crescere con solide basi, prima di potersi considerare liberi dalla forma e sicuri di porter realizzare un'azione efficace, anche sotto il punto di vista marziale.

Chi si esenta completamente da ciò, rischia di poter fare solo ciò che un partner molto complice consente lui di fare: le coreografie possono anche essere davvero belle ed armoniche, ma lo spirito delle Arti Marziali non prevede molto che un assalitore cerchi di accarezzare i nostri desideri...

... a meno che...
... a meno che non si parli di Takemusu Aikido!

In questo caso l'assalitore continua a non volere [coscientemente] assecondare i nostri desideri egotici, ma si trova in qualche modo ugualmente coinvolto in una dinamica spontanea e creativa, dalla quale - inaspettatamente - si trova spiazzato e quindi atterrato (e non necessariamente atterrito!).

Se siamo realmente capaci di Takemusu Aikido, noi stessi dovremmo essere partecipi dello stupore di qualche cosa di spontaneo che nasce fra noi ed il nostro partner (l'ex ordinario "avversario") e che va a mettere ordine nel caos del conflitto.

Il Takemusu Aikido infatti non può essere per definizione commissionato, giacché deve sorgere spontaneamente! Diciamo che ci si può porre nelle condizioni nelle quali esso può manifestarsi...
Se si potesse creare a comando sarebbe un nascere SPINTANEO, più che spontaneo! Dev'essere un'alchimia diversa, più sottile, alta e profonda al contempo...

Ecco il motivo quindi di questo Post: molte scuole che utilizzano la didattica di Iwama si nominano oggi Takemusu Aikido... tuttavia questo è storicamente e filosoficamente parecchio discutibile secondo le nostre ricerche... o, perlomeno, ci sono riflessoni tutt'altro che scontate da fare in merito a questa associazione di nomi.

Con la possibilità di conoscere un po' meglio la lingua giapponese, e facendoci aiutare dall'amico Bjorn Saw Sensei, vi proponiamo infatti una breve sintesi del significato di queste parole ormai piuttosto incettate:

"武産 Takemusu può essere definito il frutto di una intensa e lunga pratica ("shuren" 修練) dell'Aiki (合氣, il mescolarsi o l'armonizzarsi) che "dà vita" (Musu) a qualità come :
- rettitudine (義, gi);
- coraggio (勇, yuu) ;
- benevolenza (仁, jin);
- rispetto (礼, rei);
- onestà (誠, makoto oppure 信, shin);
- onore (誉, yo);
- regalità (忠, chuu).

Questi valori sono spesso associati con il Bushidō 武士道, la Via giapponese del Guerriero.

Nobili e valorose, queste qualità descrivono il risultato di maturità e responsabilità personali in merito al potenziale umano.
Takemusu, più che solo essere un'interazione spontanea, una risposta intuitiva ed un'azione creativa nella pratica dell'Aikido, è una maturazione di un ingaggio umano ideale nella relazione con se stessi, con gli altri e con la società in senso più allargato.
E' uno sviluppo spirituale che abbraccia l'umanità nella sua totalità.

Attraverso decadi di allenamento e l'interessamento di una intera vita nell'evoluzione umana e spirituale, constatiamo che la qualità del coinvolgimento che noi abbiamo nei confronti degli altri porta a differenti tipi di esperienze...
... alla nascita di valori comuni e condivisi che non sono ma riscontrabili nell'isolamento del privato o meramente in necessità di vita di tipo individuale.

Takemusu quindi, è la manifestazione di un'identità condivisa; la realizzazione e creazione della nostra unità interiore. Questo è visto nei Dojo in scala ridotta in una gioiosa e dinamica interazione nell'allenamento, talvolta di grado maggiore o minore, ma tuttavia puà essere ricercata e sperimentata".

Il motivo che ci ha invogliato a puntualizzare il significato etimologico e filosofico di Takemusu è legato al fatto che il Takemusu Aikido dovrebbe quindi per conseguenza essere l'Aikido che possiede le qualità di questo "Takemusu"...

L'Iwama Ryu tuttavia, così come gli insegnamenti di Morihiro Saito Sensei ce lo hanno fatto conoscere e praticare, non sarebbe quindi il Takemusu Aikido in sé, ma uno dei primi possibili passi da fare per potersi approcciare ad un livello più sottile, coscienziale ed esistenziale.

Il Takemusu Aikido non è una tecnica e l'Iwama Ryu insegna principalmente tecniche!

Che ciò favorisca la possibilità di svincolarsi un giorno da esse per approdare ad uno stadio più elevato di comprensione e possibilità realizzative dell'
Arte è una cosa che storicamente è successa ad O' Sensei stesso... però è una condizione semmai necessaria... e sicuramente non sufficiente!

Non è detto che il cuoco che per tutta la vita si esercità a cucinare cinque piatti, dopo mezzo secolo riceva - in modo automatico - il dono/upgrade di padronegiare i segreti di tutta la cucina internazionale! Molto più verosimilmente farà benissmo (solo) i suoi cinque piatti!!!

Se così non fosse, come mai che delle ormai decine di praticanti di altissimo livello di questa scuola non si vedono spuntare altrettanti geni come lo fu il Fondatore?
Perché non si creano personaggi in grado di farsi attaccare in modo libero da un numero elevato di attaccanti (anche appartenenti a diverse discipline marziali), riuscendo a metterli tutti al tappeto, seza lederli e con il sorriso sulle labbra?!?

O' Sensei ce la faceva... ed anche ad un'età piuttosto avanzata!




Eppure essi hanno percorso per decenni la strada che lui stesso, prima di loro, aveva compiuto... ?!?
Se ci guardiamo intorno invece vediamo come ciò non solo non stia accadendo, ma come questi vertici siano spesso i primi ad essere veri schiavi della tecnica e siano ben lungi sia dalla spontaneità, che da alcune di quelle doti morali e spirituali di cui prima si faceva cenno...

Di contro, personaggi come Koichi Tohei Sensei, che ben hanno per decenni studiato le basi tecniche dell'Aikido, si sono poi evoluti ad una forma di libertà ed ad una visione più spirituale della pratica stessa, anche SENZA la pratica costante di suburi e ki hon!




Dante Alighieri è stato un eccezionale poeta e conosceva molto a fondo i classici della letteratura, ma non tutti gli approfonditi conoscitori della letteratura sono diventati grandi poeti come lui...

... invece personaggi come San Francesco d'Assisi erano notevolmente ignoranti rispetto alle grandi opere, ma ciò non ha impedito loro di divenire poeti di fama mondiale!!!

Sia quindi sulla condizione necessaria che su quella sufficiente che porterebbe a trasformare la scuola di Iwama in manifestazione di concreto Takemusu Aikido ci vengano quindi concessi alcuni dubbi legati alla libertà di investigare!

Nelle doti di questo alto livello coscienziale con il quale praticare - ma soprattutto VIVERE l'Aikido - si parlava prima di caratteristiche personali, etiche e spirituali che sicuramente sono oggi ricercate maggiormente da chi propone nei propri Dojo un Aikido umanistico e relazionale di ci s'interessa quasi esclusivamente all'efficacia marziale ed all'acquisizione di potenza per poter CONTROLLARE l'avversario.

Le parole "controllo" e "avversario" sono antitetiche al Takemusu Aikido, perché in esso non c'è alcun avversario ed alcun controllo su chi ci attacca, ma una dinamica reciproca che fonde in un unico nuovo più grande essere, la cui volontà è si influenzata dalle due componenti, ma che ha un carattere di originalità e spontaneità propria.

Nel Takemusu Aikido non c'è alcun attacco da controllare, quanto "un attaccante" che si controlla da solo ed "un attaccato" che partecipa con la propria profonda e pacifica presenza a questo avvenimento.

Takemusu sembra essere più un modo di essere che di fare... quindi possiamo essere Takemusu Aikido, ma non farlo!

Chi ha avuto la fortuna e l'onore di conoscere Morihiro Saito Shihan sa bene che questi non faceva segreto di non essere assolutamente interessato a pratiche spirituali di alcun genere, considerando prioritario dare le basi per costruire un Aikidoka che potesse stare in piedi con le proprie gambe.

L'umiltà con la quale egli non si è permesso di modificare alcunché del fantastico lavoro del suo Maestro
- nonostante la sua stessa incredibile capacità personale - ne fanno un vero esempio da imitare!

Ma esempio di umiltà, non di Takemusu Aikido...
Perché se noi copiamo Saito Sensei, non avremo le sue capacità, ma qualcosa che potrebbe risultare simile ad una loro copia (brutta copia, più verosimilmente!).

Così... se noi percorressimo la strada di O' Sensei... esattamente la strada di O' Sensei (cosa che sarebbe pressoché irrealizzabile ai nostri giorni), non diventeremmo sicuramente lui: rimarremmo noi nel tentativo di imitare lui.

Egli è diventato invece semplicemente se stesso... e forse si auspicherebbe che noi provassimo a fare altrettanto: non crediamo sarebbe così interessato a suggerirci quale strada seguire per fare ciò!

Sarebbe stato un così grande Maestro se si fosse dimenticato di specificare ai suoi allievi il trascurabile dettaglio che esiste "un solo vero modo" per arrivare a questo stadio di illuminazione?


Del resto, nessuno suggerì prima a lui quale fosse qusto modo: dovette trovare da solo la soluzione dell'enigma!

Forse conoscendo i grandi classici, costruendoci una solida base (come l'Iwama Ryu sicuramente permette di fare) e quindi trascendendola al momento opportuno... forse seguendo solo la nostra intuizione... forse arriveremo ad un punto notevole tra noi e l'Aikido, e quindi fra noi stessi, gli altri e l'umanità intera...

Abbiamo appositamente scritto in modo provocatorio questo articolo per stimolare la riflessone... lo avrete ormai capito...

Forse nessuno ha sbagliato il nome della propria scuola: potremo continuare a chiamare Takemusu Aikido le scuole che adottano la didattica che Saito Sensei utilizzava ad Iwama...

... ma questo implica essere consci che la ripetizione pedissequa - per quanto precisa - di una tecnica o di un particolare non ci farà automaticamente arrivare a meritare il titolo di Takemusu Aikidoka, a meno che qualche trasformazione personale nuova e profonda non accada in noi... una evoluzione dell'anima e una presa di coscienza dell'importanza della realtà dello spirito.

Forgiare attraverso una la ripetizione di una pratica da sempre ha permesso la trascendenza dalla stessa, ma questo può avvenire nello yoga come nell'uncinetto: chi se la sente di incoronare una scuola didattica di Aikido come l'UNICA metodologia in grado di portare a questo risultato?

In buona sostanza, se accettiamo a priori ed incondizionatamente il binomio Iwama Ryu = Takemusu Aikido, sarebbe come se chiamassimo "Alessandro Manzoni" la nostra fabbrica di lettere per l'alfabeto...
o, citando il famossissimo Albert Einstein, "equivale a credere che [se] un fulmine colpisce una miniera di ferro ne esce [necessariamente] una locomotiva"!

Ci sono ragioni storiche che hanno spinto molti ad abbandonare formalmente la dicitura "Iwama Ryu" per indicare la propria scuola, ma non le esamineremo in questa sede...

In ogni caso, se Takemusu Aikido è il nome del movimento di cui si fa parte, forse ciò sta a significare il luogo coscienziale verso il quale si dovrebbe tendere, rispetto alla realtà pratica che già quotidianamente contattiamo: una specie di promessa di impegno e di evoluzione per il futuro... piuttosto che "un logo" del quale fregiarsi e per differenziare svalutativamente chi non è solito fare altrettanto.

Questo dovrebbe renderci molto più aperti verso coloro che tentano di fare analoga strada passando per altri sentieri, rendendoci felici di poter incontrare qualcun altro al livello di Takemusu... nel caso più sperabile di poter incontrare TUTTI i nostri fratelli del cammino...

Ci va umiltà, perché qualcuno di loro sarà forse da attendere... ma altri senza dubbio da tempo staranno aspettando pazientemente noi!

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