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domenica 4 aprile 2010
Chinkon Ki Shin, ovvero "Calmare lo spirito e tornare alla Sorgente"
Ci sono fattori estremamente importanti che pervadono alcuni aspetti della nostra pratica dell'Aikido: fra essi uno è senz'altro la spiritualità di matrice shintoista, che O' Sensei conosceva bene ed alla quale attribuiva enorme importanza ed impatto pratico.
L'Aikido può sicuramente essere praticato per mantenersi in buona forma fisica, per imparare un efficace metodo marziale... ma il Fondatore aveva visto in esso anche un'utilità più ontologica, filosofica e spirituale.
Attualmente c'è poca consapevolezza sulla spiritualità in generale, spesso confondendola con la religione... meno che mai si sa qualche cosa della spiritualità autoctona giapponese, lo Shinto!
(ne abbiamo già parlato su Aikime, per approfondimenti vai a: "Shinto: 1 - Aikido e spiritualità giapponese, Shinto: 2 - Aikido e mitologia religiosa, Shinto 3: Aikido ed i portali dei templi")
Morihei Ueshiba parlava del Chinkon Ki Shin... "calmare lo spirito e tornare alla sorgente", e lo attualizzava in alcuni esercizi fisici specifici, solitamente inclusi nell'Aiki Taiso:
Furitama (scuotimento dell'anima), Torifune (esercizio del rematore), Ibuki Kokyu (grande respirazione), Ten no Kokyu (respirazione del cielo), Chi no Kokyu (respirazione della terra)... non erano solo interpretati come esercizi di fitness e riscaldamento, ma con un fare più integrale, facendo intervenire anche la mente, la visualizzazione e l'evocazione.
In ogni caso, lungi da noi affermare che ciò sia necessario da fare a tutti i costi... ci colpisce in ogni caso però sentire che in ogni Arte di un certo tipo, ci si riferisca a pratiche analoghe a queste!
E' così nello Yoga, nei vari tipi di meditazione...
"Calmare lo spirito" suona come: consentire che la tranquillità, la calma e la pace tornino a manifestarsi in tutto quel mondo interiore di ognuno di noi che è quasi sempre in agitazione, anche se non sappiamo perché o non lo facciamo agitare noi di proposito.
E' vero, una gran parte del nostro mondo interiore è in continuo movimento anche quando stiamo fermi: si pensi a quelle volte, sperimentate sicuramente da ciascuno, in cui siamo a letto alla sera, ma non riusciamo a prendere sonno perché una mandria di pensieri scalpitanti ci impediscono di addormentarci serenamente!
Siamo fermi, fisicamente, ma non comandiamo i processi che dentro a noi avvengono, anche solo a livello psicologico, mentale ed emozionale. "Calmare lo spirito" vuole forse proprio dire ridurre il rumore di fondo con il quale siamo abituati a convivere, quello che talvolta ci impedisce di dare il massimo quando è ora.
Pensiamo ad un randori: ci attaccano in tre... il corpo inizia ad essere affaticato, il ritmo è stretto, arrivano da ogni parte, sono veloci...
... nella mente iniziano a formarsi delle domande: "riuscirò a schivare il prossimo attacco?"... "quale tecnica devo applicare?", oppure addirittura delle prese di posizione: "non ce la farò, continuando di questo passo", "arrivano, ancora, basta... sono stremato"...
NULLA, semplicemente NULLA è invece necessario di tutto ciò: "Calmare lo spirito" è come "rimanere calmi e sereni anche nell'occhio del ciclone", dove tutto è fermo a poca distanza da un turbinio furibondo di energia.
Siamo capaci di indurre a comando in noi un simile stato?
Chinkon Ki Shin diventa così interessante, perchè anche se leggibile in chiave Shinto, parla di questo e di come realizzarlo.
Poi...
... "tornare alla sorgente": per O' Sensei questa "sorgente" era forse da scrivere con la lettera maiuscola, perché incarnava un principio divino, il regno dei Kami che si trovava all'estremità opposta del ponte fluttuante celeste che unisce il cielo e la terra...
Ma anche per noi, sia che lo si voglia leggere in modo mondano, che spirituale, "tornare alla sorgente" può essere un processo estremamente importante!
Tornati dalle vacanze, ci sentiamo magari ristorati, rivitalizzati, con le pile cariche... per via del periodo di riposo e anti-stress appena trascorso: spesso però questo stato interiore dura poco, troppo poco!
"Tornare alla sorgente" potrebbe essere interpretato come "ritornare ad essere pienamente noi stessi"... "centrati", "focalizzati" in modo unitario su ciò che è importante.
Anche questo non è un modo di essere comune: solitamente molta energia viene dispersa in processi inutili e quindi sottratta ai quella che serve ai nostri obiettivi primari. Speranze, preoccupazioni, aspettative... tutte cose molto umane, ma che non appartengono per forza alla nostra sfera più intima ed essenziale.
"Tornare alla sorgente" quindi è importante per riconnetterci alla nostra realtà più autentica e profonda, per alcuni è Dio, per altri "solo" uno stato di coscienza personale.... non ha importanza veramente ora... per ricaricare le pile, attingere a quel oceano di vita, passione, volontà che asrà molto utile nel perseguire i nostri scopi.
Questo poi non serve solo che sia avvenuto a seguito di una vacanza, perché i conflitti non vengono vissuti da tutti solo a settembre! I momenti duri, difficoltosi ci sono di continuo, anzi... quelli inaspettati sono proprio i più pericolosi, perchè ci sorprendono a "braghe calate" con noi stessi proprio quando invece dovremmo avere dalla nostra parte tutto il meglio del nostro potenziale per superarli con successo!
L'operazione di riconnessione con una sorta di realtà ultima, stabile, ed imperitura... alla quale riferirsi SOPRATTUTTO in momenti conflittuali suona nuovamente molto attuale ed importante per ciascuno di noi, specie per le vite che conduciamo ben al di là del nostro tatami!
Chinkon Ki Shin quindi, sotto questo punto di vista, ci appare un soggetto ben poco trascurabile anche se non siamo in Giappone o non abbiamo una fede Shinto...
Se poi i segreti per attingere a questo importante processo sono stati cristallizzati da O' Sensei in alcuni esercizi specifici dell'Aiki Taiso e più in generale nella pratica della sua Arte... a noi il compito di andare ad indagare, magari con l'aiuto di un'abile guida, per andare a dissotterrare le gemme di un insegnamento prezioso ed utile un tempo come oggi.
Scrivere di più sull'ineffabile è un'operazione ridicola.
Nessuno deve convincersi proprio di niente, ma a noi pare chiaro esperienzialmente che accedere a livelli forse più sottili della pratica consente a questa di essere una volta ancora più viva nella nostra vita quotidiana, specialmente lì dove ce n'è bisogno...
Sinceramente il fatto che O' Sensei conferisse così grande importanza a questa dimensione più sottile, soprattutto al pieno della sua maturità personale e relativa all'Aikido, ci incoraggia parecchio, perché sentendo riferirsi quasi sempre a lui come ad un genio... ci pare strano egli possa avere preso una cantonata in un discorso che egli sosteneva facesse la differenza.
Grande!
RispondiEliminaSono ormai passati quasi dieci anni da quando ho iniziato a praticare Aikido, e leggendo il tuo blog, sono rimasto molto affascinato da come hai spiegato il radori.
RispondiEliminaGrazie per questo bellissimo posto! :)
Sejbei