Iniziamo a sapere che il primo kanji utilizzato [間] "Ma", sta a significare "spazio (fra cose diverse); divario, intervallo, distanza"; il secondo kanji invece lo conosciamo già bene, poiché è quello con il quale inizia proprio la parola "Aikido" [合] e significa "armonico/armonizzato".
Ne segue che alcune delle migliori tradizioni di Ma-Ai possono essere: "distanza armonica", "intervallo armonico", spazio armonico (fra cose diverse)"...
Una delle prime cose che ci deve saltare all'occhio è che questo concetto racchiude in sé SIA considerazioni sullo SPAZIO, SIA sul TEMPO: come infatti ben si sa in fisica, lo spazio-tempo è un oggetto SOLO ed interdipendente. La nostra abitudine quindi - molto cartesiana - di scindere questo unicum, considerando alcune cose SOLO dipendenti dallo spazio (io sono qui, oppure sono li)... ed altre invece SOLO dipendenti dal tempo (io prima ero qui e dopo sarò li) è una semplificazione che può aiutarci (anche nella pratica), ma che risulta anche in fondamentalmente FALSA.In un combattimento, riuscire a trovare lo spazio ed il tempo più armonici nei quali agire è sinonimo di padroneggiare un buon Ma-Ai. Ma questo è complicato, maledettamente complicato... poiché dipende da una miriade di variabili, tutte fra loro interdipendenti.
C'è come si muoverà il nostro compagno/avversario (che in uno scontro reale non è stabilito a priori): nella pratica decidiamo prima COME verremo attaccati, ma capite bene quale enorme semplificazione ciò risulti rispetto alla capacità di armonizzarsi con ciò che è ignoto, ed alla sue stessa velocità di movimento.Poi c'è anche come ci muoveremo noi... quali saranno i nostri tempi di latenza, il nostro grado di coordinazione dei movimenti, etc...
Ecco diciamo che la velocità (che in fisica è un vettore, ovvero una "freccia" dotata di intensità, direzione e verso) è ben "imparantabile" con il Ma-Ai, visto che risulta proprio il rapporto fra spazio e tempo... ovvero con le due grandezze da rendere più "armoniche" possibile.
Ed ora non voglio farla troppo matematica, ma la velocità è complicata da gestire perché CAMBIA: prima il nostro attaccante è fermo, un secondo dopo abbiamo un suo pugno nello stomaco... segno che qualcosa si è mosso (sia lui, che il suo pugno), mentre qualcos'altro è rimasto fin troppo fermo (il nostro stomaco).Se il nostro stomaco fosse capace di cambiare la sua velocità ESATTAMENTE come lo fa il pungo del nostro attaccante, questi non riuscirebbe mai a raggiungerci, o ci raggiungerebbe COME e DOVE vorremmo noi che lo facesse!
Questo ci prona a considerare un'altra grandezza, che è appunto l'accelerazione, ovvero la derivata prima della velocità, o la derivata seconda dello spazio (fine dei rudimenti di Fisica 1): il Ma-Ai è strettamente connesso con la velocità e l'accelerazione... a noi basti comprendere questo.
Ma cosa accade se io riesco a SPECCHIARE esattamente la velocità di chi mi sta dinnanzi?
Che qualsiasi sua accelerazione sarà anche la mia... qualsiasi sua decelerazione sarà altrettanto uguale alla mia: copiando la velocità, cioè, esco fuori dal problema della sua variazione (che è appunto l'accelerazione): se mi baso invece sull'azione conseguente allo stimolo che ricevo (visivo, auditivo e/o cinestesico... poco importa), avrò un tempo di reazione che mi impedirà - de facto - di muovermi COME lo fa il mio attaccante.
Mi muoverò un istante dopo, sarò in ritardo temporale rispetto a lui... poiché il tempo di latenza è piccolo, ma non è del tutto nullo, purtroppo.Ne segue che l'Aikido NON può basare la sua azione sul binomio: "Quando vedo che mi attaccano così, io faccio cosà"... sarò sempre e comunque in ritardo, in questo modo. E fino a qui vi faccio presente che abbiamo parlato SOLO di timing.
Ma abbiamo visto che il Ma-Ai è inerente anche allo spazio armonico che si può creare fra uke e tori: come si fa quindi a studiare la distanza più opportuna?
Gli approcci sono molti, io vi parlo di quello che utilizzo di solito, poiché che al momento ha dato i suoi frutti migliori fra tutti quelli che ho provato: si fa l'operazione di SEMPLIFICAZIONE della realtà che si diceva poc'anzi, nella quale ci si interessa SOLO più della distanza, fregandosene del timing (ovvero come se lo spazio-tempo potesse essere appunto scisso in 2 fenomeni indipendenti).Nel kihon di Iwama, spesso, si parte da fermi... e si cercano SOLO le distanze, gli angoli e le geometrie migliori fra se ed il proprio partner: un esercizio manifestamente falso in uno scontro reale, ma che risulta interessante per semplificare un problema che ha molte variabili simultanee (appunto come lo ha il Ma-Ai).
Guardate in questo video cosa intendo...
Ovvio che più gli esercizi sono di base, più è possibile applicare questo metodo... ma è anche dannatamente vero il contrario: più un'azione è dinamica e complessa, MENO questo metodo è applicabile, ed il Ma-Ai è necessario gestirselo TUTTO da subito e per intero!
Ad esempio, cosa avviene qui...
- [後の先] go no sen ("dopo di prima")
Si tratta di lasciare "passare", o saper assorbire l'attacco/azione di uke... e quindi utilizzare quella stessa energia acquisita re-indirizzandola nella tecnica di risposta. Questa modalità è tipica delle tecniche "ura", oppure "hirai".
- [先の先] sen no sen ("prima di prima")
É la modalità nella quale il movimento di tori è simultaneo a quello del compagno: è ancora necessario una certa capacità di assorbire l'energia che ci viene inviata contro, per far si che le linee d'ingresso continuino ad essere curve ed armonica. Siamo nel caso delle tecniche "omote" ed "irimi", nelle quali l'entrata costituisce l'elemento preminente... ciò rende (di solito) più complicata l'esecuzione di "sen no sen", rispetto a quella di "go no sen".
Risulta un'attitudine che consente di anticipare il movimento di attacco, di solito con un'entrata diretta verso il centro dell'avversario: il senso del timing e quindi del Ma-Ai deve essere qui notevolmente sviluppato... tanto che - ad una visione esterna - potrebbe quasi apparire che sia tori ad attaccare uke, poiché quest'ultimo viene messo da subito solo nella condizione di ricevere, ma non gli consente di far esprimere il suo attacco (seconda perte del prossimo video).
1) è più semplice affrontare e comprendere la gestione dello spazio-tempo tramite il buki waza, ossia con le armi (rispetto al taijutsu), poiché gli esercizi hanno (in generale) schemi motori più semplici ed essenziali;
2) abbiamo visto che le VARIAZIONI di velocità (ossia le accelerazioni/decelerazioni) sono il fattore determinate del Ma-Ai: questo parametro può essere "gestito" solo se può essere PERCEPITO; ne segue che l'aumento della SENSIBILITÀ è l'elemento cardine da sviluppare.
Ci vanno "sensori" adatti ad entrare in relazione con le grandezze che vogliamo percepire e quindi imparare a regolare: sembra forse contro-intuitivo, ma la decisione e tutte le forme di contrazione ad essa direttamente legate sono un ostacolo ad una buona percezione del Ma-Ai.Più, invece, siamo rilassati... più questo risulta semplice (benché non facile): questo risulta uno dei tanti paradossi nei quali un aspetto meno marziale (come il rilassamento), di fatto ci permette di risultare più marziali... appunto governando al meglio lo spazio-tempo di un attacco!
Non sono pochi, in Aikido, i casi nei quali accade una cosa simile...
Un ultimo punto: il Ma-Ai non è determinato da COSA facciamo, ma da DOVE e QUANDO facciamo ciò che facciamo... ne segue che la parte del corpo più coinvolta è quella inferiore, ovvero quella che si occupa maggiormente degli spostamenti dell'intero corpo.Un buon Ma-Ai è quindi sinonimo di rilassamento generale ed ottima prontezza e flessibilità nello spostamento. Più di questo, credo che solo la pratica possa insegnarci. Saper mantenere la "giusta distanza" è un principio - ed anche un valore aggiunto - che è possibile utilizzare nel quotidiano, ma ben al di là delle occasioni di scontro fisico.
Un buon Ma-Ai si può cercare nelle relazioni umane (e chiamarlo "prossemica"), nella espressione delle proprie emozioni e dei propri pensieri... insomma, si tratta di un principio che vale realmente la pena di spacchettare, perché i suoi benefici possano ricadere in molti aspetti del nostro vissuto.Marco Rubatto
Nessun commento:
Posta un commento