lunedì 10 giugno 2024

Aiki-biodiversità: comparazione critica fra stili di Aikido

Qualche anno fa avevamo iniziato insieme un viaggio sulla conoscenza e descrizione dei vari stili e Scuole nei quali l'Aikido si è nel tempo diramato.

Il fatto che in Federazione sia attualmente possibile contattare molti approcci differenti alla disciplina, mi e ci consente di mettere luce sui punti di forza e su quelli di ombra di ciascun stile e prospettiva; esploriamo quindi insieme questa biodiversità Aikidoistica, per comprendere come crescere grazie ad essa.


IWAMA RYU

Nato per opera di Morihiro Saito Shihan ed in seguito al suo impegno personale di una vita intera nel diffondere l'Aikido così come lui stesso lo praticava sotto il Fondatore, Morihei Ueshiba: stile parecchio solido, tecnico, impostato, razionale, chiaro, marziale, ricco di tradizionalità e didatticamente molto articolato.

Saito Sensei fu un grande pedagogista e didatta, quindi questa modalità di pratica è stata forgiata per tramandare cose complicate in modo più semplice possibile, così da rendere approciabile l'Aikido a chiunque, in modo ordinato e progressivo.

Uno dei principali goal raggiunti è la sistematizzazione e codifica di tutto il lavoro con le armi: l'Aiki ken e l'Aiki jo del Fondatore... che è praticamente assente o quasi in altre visioni, poiché Morihiro Saito fu quasi l'unica persona a vivere quotidianamente accanto a Morihei Ueshiba, quando questi studiò ed organizzò la sua specifica visione Aiki del buki waza.

Possiede uno dei repertori tecnici più vasti dell'Aikido mondiale, sia nel taijutsu, che nel buki waza (intimamente interconnessi ed integrati fra loro), incluse molte pratiche che modernamente sono diventate meno usuali, così come numerose modalità di pratica, di variazioni, di applicazioni e di reishiki legate alla tradizione.

- punti di ombra

Mi posso esprimete con una certa sicurezza, anche perché è la Scuola con la quale ho maturato la maggiore esperienza nella mia pratica dell'Aikido. L'Iwama Ryu da tradizionale rischia talvolta di sfociare purtroppo nel "tradizionalismo", ovvero nell'esasperazione di quanto di buono sarebbe in grado di farsi veicolo.

Non vi è grande attenzione per l'Aiki taiso e le lezioni iniziano subito lasciando ai singoli l'onere di preparare il proprio fisico alla pratica; non vi è inoltre una didattica specifica per uke, che talvolta si sente una sorta di burattino/comparsa utile solo a far esercitare il proprio tori, senza considerarsi parte attiva all'apprendimento della disciplina. La polarità più emergente è infatti lo yang, il maschile... le donne fanno fatica a praticare in questa Scuola, perché viene talvolta richiesto loro di "trasformarsi" in maschi per poterlo fare, senza grossa possibilità quindi di onorare la propria natura più autentica.

La progressione didattica ed il consolidamento delle basi vengono prese per essenziali e - sopratutto - eterne, e quindi si rischia un continuo "perpetuo inizio"... "perché il kihon è fondamentale"... che sarà pure vero e sacrosanto... però ad un certo punto bisognerebbe compiere il passo successivo. Abbonda l'allenamento statico, che alla lunga irrigidisce, sia nel corpo, che nella mente... e quindi non è raro vedere gradi già abbastanza importanti muoversi sul tatami con la goffagine e spigolosità di Pinocchio.

C'è una certa propensione a considerarsi la Scuola di Aikido più originale, quella più autentica e pura, particolarmente vicino all'Aikido del Fondatore... ma, oltre a trattarsi di un bias cognitivo, è anche qualcosa di manifestamente falso. Infatti molti praticanti di questo lineage amano chiamare la loro pratica "Takemusu Aikido", ovvero il termine che è stato usato da O' Sensei all'apice dalla sua consapevolezza marziale, umana e spirituale... tuttavia fra le fila di questi gruppi (numericamente in costante calo numerico) non si scorgono molte persone acquisire nemmeno lontanamente le capacità manifestate dal Fondatore (chi volesse approfondire l'argomento può leggere QUI).

Spesso non è fatta alcuna menzione pratica degli aspetti spirituali della disciplina, tanto importanti invece per l'Aiki Kaiso, Morihei Ueshiba.

Io ringrazio molto questa Scuola per avermi fornito una quantità considerevole di strumenti efficaci che ancora oggi utilizzo quotidianamente sul tatami... ma ringrazio anche me stesso di avere saputo quando prenderne parziale distanza, almeno dalla mentalità chiusa che talvolta vi regna.


AIKIKAI HONBU DOJO, GIAPPONE

É il Centro formalmente fondato da Morihei Ueshiba a Tokyo, di fatto poi portato avanti da suo figlio Kisshomaru, Nidai Doshu dal 1943 il poi... attualmente da suo nipote Moriteru Ueshiba e già in prospettiva da consegnare nelle mani di Mitsuteru Ueshiba, Waka Sensei, secondo la tradizione della successione secondo la discendenza famigliare.

Questa pratica ha la caratteristica di essere molto fluida e dinamica, con un ottimo livello di relazionalità e di ritmo. L'Honbu Dojo porta avanti una linea classica, legata al Secondo (Kisshomaru) e Terzo (Moriteru) Doshu... tuttavia permette una certa dose di interpretazioni a cura degli Shihan che insegnano presso la Sede Centrale. Questa biodiversità permette agli allievi di sentirsi più vicino a questa o a quella proposta stilistica e didattica, in conformità con le proprie predisposizioni, carattere e prospettive.

L'Honbu Dojo è stato uno dei luoghi frequentati a lungo e portato avanti da praticamente TUTTI i deshi più storici ed importanti del Fondatore (Tohei, Saito, Tada, Tamura, Kobayashi, Sunadomari, Abe...), anche se ora la maggioranza di loro non è più fra noi e solo Hiroshi Tada è ancora in attività, alla veneranda età di 94 anni.

Risulta essere una sorta di "Mecca" dei praticanti di Aikido, che da tutto il mondo vi si recano, sia per turismo, che per trascorrere periodi più o meno lunghi come deshi regolari.

punti di ombra - 

In generale è stato quasi del tutto abbandonato l'allenamento statico e la pratica delle armi, ovvero due aspetti che il Fondatore considerava pressoché fondamentali ed imprescindibili nello sviluppo del suo Aikido. Non ve ne è praticamente più traccia invece all'Honbu Dojo, con le relative pessime ricadute su uno studio autenticamente a 360º della disciplina.

La relazionalità spesso ha fatto si che gli aspetti più marziali venissero ad essere più trascurati, quindi c'è meno attenzione ad angoli e profili rispetto ad altri approcci: è stata fatta una sorta di scelta divulgativa, che "ammorbidisse" certi aspetti della pratica al fine di consentire che essa potesse arrivare ad un maggior  numero possibile di persone... trascurando tutte quelle pratiche che il giapponese (e anche l'occidentale) medio potesse considerare troppo onerose o pericolose.

Questa scelta storica, se da un lato ha sicuramente agevolato la diffusione mondiale dell'Aikido, dall'altro ne ha sicuramente semplificato, impoverito ed abbassato il livello qualitativo e di consapevolezza.

Spesso non è fatta alcuna menzione pratica degli aspetti spirituali della disciplina, tanto importanti invece per l'Aiki Kaiso, Morihei Ueshiba.


AIKIKAI D'ITALIA

Si tratta di uno dei gruppi più storici ed (un tempo almeno) numerosi di Aikidoka italiani, guidato da Hiroshi Tada Shihan, che ancora oggi ne risulta il Direttore Tecnico Emerito.

La pratica risulta molto fluida, ritmata e ricca di movimenti ampi. Nel tempo Fujimoto Sensei e Hosokawa Sensei hanno dato un enorme impulso e contributo alla diffusione dell'Aikido nel nostro Paese, fino a costruire i tempi d'oro di questo Ente Morale. I Dojo sono capillarmente disposti in quasi tutte le regioni e capoluoghi di provincia italiani... e sin dai primi anni di attività si è data un grande importanza alla creazione di programmi per i più giovani (bambini e ragazzi). Questo è stato il primo gruppo a farlo in modo così strutturato e capillare.

La Scuola risulta più legata ad una visione personalistica dell'Aikido a cura di Tada Sensei e dei suoi Senpai che una vera e propria "copia nostrana" dell'Honbu Dojo di Tokyo, e questo evidenzia una certa maturità nell'approccio alla disciplina, poiché racchiude in sé tratti unici.

É importante ricordare gli studi fatti da Hiroshi Tada Shihan sul ki, il respiro, la vibrazione ed alcune pratiche energetiche/esoteriche, che vengono presentate e praticate durante il Ki no Renma ("forgiare la propria energia vitale"), parallelamente al percorso dell'Aikido.

punti di ombra - 

La storicità e l'ampiezza raggiunta da questa Scuola in passato le ha talvolta fatto erroneamente credere di essere la rappresentante più legittima, se non l'unica, dell'Aikido in Italia. Non è però così, e la maggioranza di praticanti nel nostro Paese (almeno i 3/4) ad oggi arriva da altri percorsi.
Le pratiche di armi che vengono proposte sono uno studio poco assonante a quello che fece il Fondatore, e risultano una interpretazione molto personale e discutibile delle stesse. 

Lo studio del taijutsu avviene in modalità quasi del tutto dinamica e talvolta richiede un compagno di pratica alquanto accondiscendente e complice per effettuare le elaborate forme tecniche previste, mettendo quindi a latere l'aspetto relativo al Budo dal quale l'Aikido in realtà promana in modo più che legittimo.

Viene ancora considerata una sorta di "insuperabilità giapponese" nella disciplina, cosa che è stata confutata con evidenza negli ultimo 30 anni almeno... nei quali si è capito che non sono gli occhi a mandorla, quanto la consapevolezza che si possiede a fare qualitativo l'Aikido. Numerosi sono i Senpai di questa Scuola che tendono ad una concezione rigidamente piramidale dei loro ruoli e che - una volta saliti sul tatami - si trasformano in una sorta di "giappaliani", che diventano incapaci di coniugare i verbi e sono quindi costretti ad esprimersi all'infinito, proprio come un giapponese che sa poco l'Italiano.

Ma è necessario spersonalizzarsi così per praticare ed insegnare la propria disciplina?


AIKIKAI DI FRANCIA

Diamo un accenno alla Scuola Aikikai francese poiché ha un'eco numericamente considerevole nel nostro Paese, grazie alla decennale opera d'insegnamento operato in Italia da Christian Tissier Shihan e dai suoi Senpai (molti dei quali ora sono anche italiani).

Questo stile è caratterizzato da una buona progressione didattica nell'apprendimento, da ritmo e fluidità nei movimenti... nonché da un'ottima scuola relazionale fra tori ed uke, con educativi mirati alla crescita di quest'ultimo a favore di un allenamento sempre più intenso del primo.

Uisp prima ed Aiada ora sono principalmente gli Enti che praticano questa specifica visione dell'Aikido.

La pratica tende a discostarsi leggermente da quella proposta sia all'Aikikai d'Italia, sia all'Honbu Dojo di Tokyo, per via del forte carisma di Tissier Sensei, che ha creato una sua metodologia e formato decine e decine di Insegnanti, divenuti a loro volta dei professionisti dell'Aikido.

Le forme proposte prevedono un attento esame delle competenze reciproche di tori ed uke, immaginando una serie di comportamenti che a vicenda essi tengono con il partner, vengono costruite in modo logico e sequenziale le occasioni migliori per la realizzazione delle forme tecniche del curriculum.

punti di ombra - 

Questo gruppo non ha sviluppato il buki waza (Yamaguchi Sensei, Insegnante di Tissier era indicativamente un anti-Saito come visione generale sulla disciplina) e quindi lo è andato a studiare secondo quanto previsto nel Kashima Shin Ryu, e talvolta nel Jodo. Questi sistemi sono tradizionalmente molto importanti, ma non hanno nulla a che vedere con l'Aiki ken e l'Aiki jo del Fondatore. Spesso quindi le connessioni con il taijutsu risultano da un'operazione poco consapevole, né utile di retro-engineering.

La pratica del taijutsu viene vista in un ottica molto "sportiva", con un'attenzione alta sugli aspetti di tipo tecnico, ma con un quasi completo oblio sugli aspetti più personali, storici, filosofici e spirituali della disciplina. Mi auguro senza che nessuno si offenda, i praticanti di questa Scuola risultano talvolta i più "grezzoni/ignoranti" in materia di Aikido, nonostante i loro keikogi piuttosto sudati (che infatti chiamano ancora "kimono") e la loro continuità nelle attività al Dojo (che infatti chiamano ancora "palestra").

L'abitudine a creare forme insieme al proprio compagno tende poi a risultare più un esercizio coreografico che una vera disciplina marziale: il conflitto e la marzialità possono quindi venire estromessi da questa ricerca minuziosa dell'eleganza, talvolta abbastanza fuorviante e che rischia di diventare fine a se stessa.


KOBAYASHI RYU

Nato dall'insegnamento di Hirokazu Kobayashi e dai suoi allievi diretti, a seguito dei numerosissimi viaggi compiuti con regolarità in Italia e nel resto d'Europa da questo allievo diretto di Morihei Ueshiba.

La pratica è legata alle eccezionali doti di sintesi ed integrazione del movimento di Kobayashi Sensei, cosa che rende particolarmente essenziali ed esplosive le tecniche e le pratiche con le armi.

Ho spesso avuto la sensazione di trovarmi di fronte ad una sorta di "università dell'Aikido" per la conoscenza del propio corpo e di quella del compagno che viene richiesta per riprodurre consapevolmente ciò che Kobayashi Sensei proponeva.

Il sistema di armi è una ingegnosa rivisitazione personale (sia con il bokken, che con il jo) di quest'ultimo... che è risultato essere un personaggio dall'immenso carisma, capace di far innamorare moltissime persone della propria metodologia di pratica. Sono molto interessanti alcune sequenze proposte legate alla connessione fra tecniche (renraku waza) e contro-tecniche (kaeshi waza).

punti di ombra - 

Il livello offerto non ne fa lo stile di più facile approccio per un neofita, poiché i movimenti del centro ed i meguri (spirali con i polsi) sono essenziali, e quindi poco visibili da un occhio non sufficientemente pronto a coglierli. Al contrario i neofiti si trovano più a loro agio con movimenti inutilmente grandi, forse poco rilevanti dal punto di vista marziale, ma più facili da cogliere e ripetere.

Spesso ho percepito una certa dose di rigidezza ed insensibilità da parte dei praticanti di questo Stile, che sfocia in leve piuttosto tirate allo spasimo e le conseguenti lesioni per gli uke non in grado di ricevere sollecitazioni brusche ed intense. Non mi risulta che Kobayashi Sensei avesse però questo tipo di problematiche... il che potrebbe significare che non tutto il suo insegnamento è stato colto al 100%.


KI AIKIDO

Creato da Koichi Tohei Sensei per l'espresso bisogno di far studiare ai suoi allievi quegli aspetti che egli riteneva determinati per giungere alle vette mostrate da Morihei Ueshiba. Tohei Sensei, già capo Istruttore dell'Honbu Dojo di Tokyo, si accorse infatti che le persone tendevano a praticare in modo meccanicistico le tecniche di Aikido, senza badare a tutti quegli aspetti di ricerca personale che invece consentivano di operare una reale differenza sul tatami.

Studiò e quindi in seguito propose delle pratiche che non rientravano nel curriculum tecnico mostrato da Morihei Ueshiba, ma che ne risultassero di importante complemento: ciò gli costò l'estromissione dall'Aikikai (che abbandonò per scelta "spintanea").

I suoi studi si focalizzarono sul Ki, sull'equilibrio mente-corpo e su tutti quegli aspetti legati alla percezione degli scambi di energia sottile, legati allo stato psico-fisico proprio e del compagno.

Questa Scuola dovrebbe essere la migliore per apprendere l'auto-percezione e la relazionalità con il conflitto. Anche il buki waza praticato è stato focalizzato su una prospettiva analoga.

punti di ombra - 

A molti praticanti (es anche Insegnanti) di questa Scuola sembra talvolta mancare la base tradizionale dell'Aikido tecnico, il kihon e lo studio degli angoli, ovvero ciò da cui la disciplina trae la sua origine più concreta. Spesso le "prove di Ki" e la pratica regolare si trasformano in una sorta di specchietti per le allodole, nelle quali compagni accondiscendenti cadono a terra quando potrebbero tranquillamente farne a meno. Koichi Tohei, al contrario, possedeva invece una base solidissima dalla quale far proseguire i suoi studi sugli aspetti sottili in modo naturale. Sembra quindi che i suoi allievi abbiano iniziato troppo presto a concentrarsi su aspetti che prima avrebbero richiesto un consolidamento ed approfondimento degli aspetti più fisici dell'Aikido.

Proporre corsi di Ki Aikido con un fine marziale mi è talvolta parso un ossimoro: la marzialità è un'altra cosa e lo studio del sottile NON si contrappone, ma dovrebbe completare lo studio degli aspetti più fisici. Molte volte però quest'ultimo viene a mancare, rendendo uno strumento mirabile di conoscenza di sé qualcosa di risibile agli occhi di marzialisti più abituati ai risultati che alle filosofie.


YOSHINKAN AIKIDO

Esiste ancora una porzione dell'Aikido italiano che si rifà, più o meno direttamente, agli insegnamenti dello Yoshinkan, specie in Toscana, Piemonte e in Valle d'Aosta... Scuola fondata da Gozo Shioda Sensei, che fu allievo di Morihei Ueshiba prima della guerra. È spesso considerato lo stile "duro" dell'Aikido in quanto i metodi di allenamento si rifanno ad elementi fisicamente e marzialmente piuttosto impegnativi.

Si tratta di uno stile parecchio solido, tecnico, impostato, razionale, chiaro, esplosivo e didatticamente molto accurato. Ancora oggi conserva questo carattere ruvido e marziale, figlio del periodo storico nel quale Shioda frequentò il Fondatore... e lo dico dopo l'esperienza diretta della visita all'Honbu Dojo Yoshinkan di Tokyo ed aver praticato (anche se per una sola lezione) sotto l'occhio attento di Yasuhisa Shioda, figlio di Gozo.

punti di ombra - 

Sono chiare le derivazione del Aiki Jujutsu, alle quali mancano però l'evoluzione che portò Morihei Ueshiba al connubio fra marzialità e filosofia che si apprezzano in altri lineage successivi. Ai praticanti viene richiesta una certa dose di attenzione nel preservarsi da leve e proiezioni, per via di una lacuna generale di sensibilità da parte di chi applica le tecniche.

Non mi risulta sia stata sviluppata una forma di buki waza associata a questa Scuola (ma non ne sono certo, e potrei parlare così solo per via della mia limitata frequentazione).

In linea generale, mi pare che questo tipo di pratica sia - in qualche modo - pre-Aikido, ovvero abbia fissato nel tempo una prospettiva che poi è ancora andata parecchio a modificarsi ed evolvere per il Fondatore, mentre è rimasta inalterata per gli allievi di Gozo Shioda e coloro che si rifanno al suo lineage.

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Mi rendo ben conto che di Scuole ce ne sono altre e che le descrizioni fatte in poche righe possono divenire generalizzazioni pericolose... (ad esempio non ho citato espressamente la Scuola e gli allievi di Tamura Sensei, che ad oggi in Italia sono un numero discreto ed hanno un'attività intensa sul territorio) l'intento di questo articolo però non è affatto l'esaustività, ma tutt'altro.

Ci sono diversi aspetti della pratica dell'Aikido che possono interessare ad un neofita ed è importante rilevare che NON esiste al momento un approccio unico in grado di comprenderli ed integrarli tutti al meglio, se non andando ad attingere ciò che manca dove ciò è stato sviluppato in modo sapiente ed oculato.

- Studio della tradizione: Iwama Ryu, Aikikai Honbu Dojo, Aikikai d'Italia, Kobayashi Ryu, Yoshinkan

- Pratica con le armi: Iwama Ryu

- Studio delle basi e della didattica: Iwama Ryu, Aikikai di Francia, Yoshinkan

- Studio avanzato: Kobayashi Ryu, Ki Aikido

- Didattica per tori: Iwama Ryu, Kobayashi Ryu, Yoshinkan

- Didattica per uke: Aikikai Honbu Dojo, Aikikai di'Italia, Aikikai di Francia

- Marzialità: Iwama Ryu, Kobayashi Ryu, Yoshinkan

- Ritmo e fluidità: Aikikai Honbu Dojo, Aikikai d'Italia, Aikikai di Francia

- Studio degli aspetti interni: Ki no Renma, Ki Aikido

- Estetica: Aikikai d'Italia, Aikikai di Francia


Allora dove andiamo a studiare Aikido?

Qual è la Scuola capace di fornirci il pacchetto più completo?

Capite bene che la risposta è funzione di cosa una cerca... in quanto la pratica dell'Aikido è qualcosa di così vasto da polarizzarsi in molte Scuole e didattiche che nel tempo si sono iper-specializzate in alcuni aspetti importanti, a discapito però di altri.

Questo ci insegna che se non si è disposti a "lasciare casa" ad un certo punto ed andare in giro a ricomporre le varie tessere del puzzle, rischiamo di rimanere costretti in un recinto, magari così ben ornato da sembrarci una reggia... ma sempre di un recinto limitato però si tratterà.

Almeno non incorriamo nel bias di considerare eccelso ciò che facciamo noi e mediocre ciò che propongono tutti gli altri... perché un po' di luce la si trova dappertutto, così come qualcosa che fa ombra.


Marco Rubatto





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