E quindi ora che le attività riprendono, da dove ricominciamo?
In quale direzione ci muoviamo?
Durante questa pausa estiva mi sono riproposto di ricominciare da me stesso, e così farò anche su queste pagine...
Inutile dilungarsi in buoni propositi, se prima non si ha una buona consapevolezza di dove siamo, di come andiamo incontro al nuovo e di cosa intendiamo farcene.
È forse prioritario definire cosa è importante per noi, per comprendere con quali energie intendiamo corrergli incontro, se questo cammino sarà sostenibile o meno e se lo si farà godendone... o vivendo ogni passo con la palla al piede del "dovere".
Praticare ed insegnare Aikido è una cosa che mi piace ancora veramente tanto, e da questo punto di vista, mi pare di essere nel posto giusto per praticare ed insegnare ancora un tot.Ciò che mi è pesato in passato è stata la responsabilità che ciò talvolta porta con sé, però è inevitabile non essere sempre felici come pasque ed avere momenti difficili sulla propria strada.
Diciamo una cosa: se potessi scegliere cosa fare nella vita e fossi libero da ogni esperienza precedente... ancora mi affermerei che ho voglia di praticare ed insegnare Aikido!
Ma spendiamo due parole anche su questo...
Con gli anni non sento più il bisogno viscerale di rotolare sul tatami per 5 ore al giorno o fare 15 Seminar all'anno come allievo... e man mano che l'età avanza, forse non ne avrei nemmeno più l'energia sufficiente per farlo.
Mi invitano alle meglio ed alle peggio esperienze, allenamenti, seminar e ringrazio tutti: ma sempre più cerco di scegliere con estrema cura cosa fare e cosa no.
Ciò che mi ispira veramente è fare ricerca, ovvero praticare una disciplina che si auto-spacchetta man mano che la propria consapevolezza cambia su di essa: in questo senso non ci sono cose "vecchie" da ripetere, perché diventano nuovi gli occhi con i quali si guarda alle pratiche del passato.
E devo dire che mai come la scorsa stagione credo di avere scoperto cose che dall'Aikido non mi sarei mai immaginato, a livello tecnico, dei principi e delle prospettive. E non è male sentire che la tua disciplina ti può dare ancora molto dopo circa 31 anni di pratica ininterrotta!
Anzi, pare che essa abbia da offrirmi ora più che in passato... ed è bello imparare cose che mi sono scoperto da solo, senza che ci sia stato nessun riferimento esterno ad insegnarmele!
Ma come andare incontro alle esperienze che arriveranno nel modo più proficuo...?!
Di certo il proiettarsi verso nuovi obiettivi è stimolante, ma può rivelarsi pure frustrante quando essi non sembrano così banali da raggiungere: allora è questione di fare "il primo passo", quello che ti fa ingranare il processo... e non di certo quello che te lo fa concludere.Il primo passo ti toglie dalla posizione nella quale ti trovavi, non ti consente di giungere ai tuoi nuovi traguardi; questo è forse banale quanto vero.
Ma se dopo questo "primo passo" ci sarà un secondo "primo passo" e poi un terzo "primo passo"... con il tempo si rischia di andare lontano, anche parecchio... talvolta anche molto di più di dove si sarebbe osato immaginare. Ed è una cosa che mi è successa così tante volte, da esserne assolutamente convinto.
Parliamo ora di "sostenibilità": ogni nuovo percorso, o processo che iniziamo... incontra dei guai seri se non risulta sostenibile... ed è sostenibile quando mostra di essere inclusivo; ed essere inclusivi va molto bene, ma solo se si riesce ad integrare le varie parti che si sono incluse nel proprio sistema... sia a livello fisico, che emotivo/mentale, che spirituale.
Se, ad esempio, l'anima è contenta, ma il corpo soffre... o il sistema non è inclusivo, o non è integrato.
E vale ovviamente la stessa cosa quando il corpo gode come un riccio, ma il morale è sotto le scarpe: siamo fenomeni multi-layer, ed ogni aspetto di noi deve essere considerato e coordinato con la stessa cura e dedizione... e - possibilmente - allo stesso tempo.L'Aikido è una disciplina che ci permette tutto ciò più di altre, devo dire... anche se sono ancora tanti/troppi i luoghi nei quali è praticata in modo piuttosto parziale... ovvero solo con il corpo, solo con la mente, etc.
Il casino è mettere tutto insieme e trovare una buona dose di "accordo fra le parti" di percorrere un tratto di strada insieme: perciò ho esordito con "ricomincio da me"... perché se non ci sono io per me sesso, che senso avrebbe che ci fossero i miei allievi per me, che ci fossero scambi, la Federazione, l'Aikikai... trilioni di Aikidoka sparsi per la Via Lattea.. se poi io non fossi li ad esserci innanzitutto per me stesso?!
Non si tratta di egoismo, ma in realtà dell'unica cosa che per me ha senso fare.
E quando si riesce a mettere insieme tutta la (propria) baracca, ha senso muoversi non solo nella direzione che ci pare migliore, ma anche quella nella quale ci si sente gioiosi.Diciamo che la gioia risulta una buona bussola per orientare il proprio timone.
Siamo così condizionati nella vita che spesso ce ne dimentichiamo, ed agiamo per dovere innanzi tutto: certo che avendo costruito un Dojo, si suppone che a settembre lo riapra... occupandomi dei miei allievi, si suppone che continui a farlo... ma la domanda è: mi da ancora gioia tutto ciò?
In questo si capisce abbastanza presto se la strada sarà sostenibile, o se benzina finirà dopo un paio di tornanti in salita.
Ci deve piacere un tot la strada che decidiamo di percorrere: così facendo le difficoltà ci sembreranno più affrontabili... e stare sul proprio cammino personale sarà già il premio importantissimo già ottenuto, indipendentemente da quali traguardi raggiungeremo o meno.
Stare sul DO non ha uno scopo, se non percorrere il DO stesso.Un'ultima cosa, ma non per importanza: mi è capitato spesso nella vita di buttarmi in nuove avventure, perché non avevo il coraggio di guardarmi indietro... e tutto ciò mi manteneva occupato in qualcosa.
Potevo dire a me stesso che ce la stavo mettendo tutta... inutile dire che però non era del tutto vero. Stavo cercando piuttosto di "compensare"...
Ce la stavo mettendo tutta a trovare qualcosa di nuovo da sostituire a quanto di "vecchio" non ero stato capace di comprendere o includere nel mio percorso; quel qualcosa di non digerito però mi tirava all'indietro di continuo, frenando in ogni caso il mio avanzare.
C'era una forma di divisione interna, fra dove avrei voluto andare ed il peso che mi legava al luogo dal quale provenivo: ora ho capito che non ha senso muoversi fino a quando le esperienze precedenti non sono (almeno in somma parte) state integrate a dovere.
Meglio talvolta non procedere, ma scegliere di farlo solo quando non abbiamo vincoli che ci limitano il movimento.
Un certo tipo di Aikido è stato qualcosa che ho molto amato, ma anche un certo ostacolo al movimento... proprio come una fidanzata/moglie che si è lasciata anni fa, ma che si pensa ancora e dalla quale il cordone ombelicale non era mai stato del tutto reciso.Nel mio caso mi fregava la "tradizionalità" di ciò che dovevo fare, perché ero nato in un contesto parecchio tradizionale... quindi per fare qualcos'altro cercavo sempre una "giustificazione" che non mi facesse sentire un "traditore".
Ora so che erano tutte pippe mentali: c'era qualcosa che non avevo ancora avuto il coraggio di lasciare andare e che mi rendeva il passo pesante nel mio procedere come una palla al piede.
Ora se ho voglia di fare qualcosa di nuovo, di diverso... so che lo posso fare perché MI VA, perché credo al momento sia la cosa migliore da fare... semplicemente per questo, senza dover chiedere permessi a nessuno per farlo, neppure a me stesso.
Quindi da dove si ricomincia?
Non saprei da dove avrete intenzione di farlo voi, ma io sono già un passo più in là di dove ho iniziato questo Post.Marco Rubatto
Nessun commento:
Posta un commento