lunedì 9 settembre 2019

Nobuyuki Watanabe: il no touch che toccava parecchio

Lo scorso 20 agosto è venuto a mancare un altro allievo diretto di O' Sensei, attivo fino a poco prima della sua scomparsa: mi riferisco a Nobuyuki Watanabe Shihan, 8º dan Aikikai.

Aikime dedica in suo onore il Post di questa settimana.

Parliamo di un Insegnante di Aikido molto particolare nel suo genere, poiché per tutta la vita ha sviluppato ed insegnato specificamente alcune parti della disciplina che non è così solito incontrare in giro.
Per questa ragione Watanabe Sensei è stato molto al centro dell'attenzione negli ultimi decenni, parecchio giudicato... e molto criticato, spesso anche pesantemente.

Io l'ho frequentato per un brevissimo lasso di tempo, direttamente in Giappone, quindi mi sento titolato a rimandare qualcosa della mia esperienza personale e diretta... senza limitarmi al "sentito dire", come invece sembra diventato di moda per molti Samurai da tastiera dei nostri giorni.



Ma partiamo con alcuni cenni della sua biografia...

Nobuyuki Watanabe nacque il 25 luglio del 1930, nella Prefettura di Miyazaki.
Il Sumo fu la prima forma di Budo alla quale si affacciò e mentre faceva le superiori iniziò la pratica del Judo.
Praticò anche Jukenjutsu (la tecnica della baionetta),  ma amò e considerò il Judo l'arte marziale migliore, sino a quando - si dice - non venne atterrato da uno shiho-nage…

Watanabe Sensei iniziò la pratica dell'Aikido in un club, all'ufficio del Primo Ministro, dove lavorava all'età di 22 anni.
Dopo aver ricevuto lo shodan, andò ad allenarsi presso l'Honbu Dojo di Tokyo. Praticava li alla mattina, prima di andare al lavoro, ed alla sera, dopo esserci uscito.

Hiroshi Tada, Nobuyoshi Tamura, Koichi Tohei, Sadateru Arikawa erano gli uchideshi del Dojo al tempo nel quale Watanabe Sensei venne ad allenarsi li.

Anche lui divenne uchideshi, parecchio influenzato da O' Sensei e da Kisaburo Osawa.

Nobuyuki Watanabe è parso qualcosa di differente rispetto altri Insegnanti, perché sembra aver sempre rifiutato di utilizzare la forza fisica durante l'esecuzione delle tecniche.

Dicevano che egli facesse proiezioni kokyu senza alcun tocco e che il suo Aikido fosse caratterizzato dal no-touch.

Talvolta è anche stato considerato un fake totale, ma era Istruttore senior all'Hombu Dojo per molti anni e possedeva l'8º dan Aikikai.

Nella vita fece il chiropratico, e non si sa bene se ciò venne influenzato dall'Aikido... o accadde l'opposto, ma i due ambiti furono sicuramente molto collegati, integrati ed interdipendenti.

Nobuyuki Watanabe viaggiò molto con l'Aikido: era ben conosciuto nel mondo e particolarmente amato in alcune nazioni, come la Germania, la Russia e la Nuova Zelanda.

Si è ritirato (non so di preciso quando) a causa della sua età avanzata.

Ora qualche considerazione sulla particolarissima visione dell'Aikido che ha portato avanti per una vita.

Data la mia provenienza piuttosto pragmatica e solida nella pratica, io - come molti altri - mi ero chiesto (sin dagli anni 2000) quale veridicità potesse avere una pratica nella quale sembrava che l'uke si buttasse a terra da solo...

Energia invisibile?
Emanazioni di ki a distanza, tipo Dragonball?
Eccesso di riverenza verso il proprio Sensei?

Non lo sapevo, e volevo vederci personalmente più chiaro.
Andai in Giappone, ad Iwama (Dojo amministrato da Tokyo dopo la scomparsa di Saito Sensei)... e quindi (fra le molte cose) chiesi PURE di lui.




Quest'uomo veniva SOLO deriso, soprannominato "Magic Man"... veniva dato da intendere come fosse solo un ciarlatano, intento a vendere fumo agli sprovveduti creduloni disposti a dargli retta.

Non mi accontentai e, una volta a Tokyo, iniziai ogni settimana a frequentare le sue lezioni dell'Honbu Dojo: insegnava al venerdì al tempo Nobuyuki Watanabe.

La prima cosa che notai fu che c'era una buona atmosfera alle sue lezioni, cosa non sempre scontata all'Honbu Dojo: molte lezioni si rivelano infatti una palla mostruosa purtroppo!

Questo Sensei faceva effettivamente del no-touch un suo stigma, ma era altrettanto evidente come il fine NON volesse essere quello di sembrare "magicamente invincibile"!

Se veniva TOCCATO, Watanabe Sensei era benissimo in grado di concludere una tecnica in modo piuttosto tradizionale.

Emergeva come ci volesse/dovesse essere una ragione DIETRO alla sua didattica: era evidente come non fosse una cosa buttata li a caso.

NON sembrava possibile essere scelto come suo uke: era continuamente attorniato da persone che lo seguivano - forse da anni - e che sembravano veramente idolatrarlo come un kami vivente!
Il senso di riverenza era evidente ed in alcuni casi era pure palese che alcuni suoi uke fossero disconnessi, poiché lui faceva un cenno a destra e loro si tuffavano a sinistra... senza alcuna coerenza.

Ricordo che questo non mi piacque, perché poteva essere sintomo di fake: se avesse atterrato me senza toccarmi, ci avrei poi creduto... un po' tipo San Tommaso, ma non accadde.

Mi limitavo a vedere però in lui un senso del ma-ai e del timing che raramente avevo visto così sviluppato prima, e non è che al tempo fossi proprio alle mie prime armi.

La tecnica sembrava "auto-comporsi" strada facendo, per cui un movimento - apparentemente - casuale... risultava essere quello migliore per sbilanciare il suo partner.

Egli coglieva quasi sempre gli attaccanti nel loro angolo morto, e li atterrava con una tecnica talvolta poco definita, ma dove era evidente una totale assenza di forza: questo invece mi piacque molto.

Tutte le maldicenze che mi avevano preparato a quell'incontro mi parvero limitate: c'era ancora molto che non capivo, ma che davanti avessi un Sensei con un'esperienza dai contro-cabasisi era piuttosto innegabilmente percepibile.

Lasciai le sue lezioni all'Honbu Dojo con più domande rispetto alle risposte che avevo ottenuto, ma il feeling non era stato malvagio... solo razionalmente MOLTO complesso da processare e digerire.

Il mio Aikido in seguito prese alcune direzioni piuttosto inedite rispetto alla mia storia precedente: iniziai lavorare in modo stabile ed approfondito con le qualità dell'INTENZIONE dell'attacco: dopo un tot divenne più semplice e leggibile un lavoro tipo quello proposto da Watanabe Sensei.

Il no-touch può essere SOLO un metodo per mettere in risalto ALCUNI aspetti della pratica, ma non centra un fischio con la magia e con l'onda energetica di Goku!
Questa cosa l'ho sperimentata più volte sulla mia pelle in modo diretto.

Dopo quasi 10 anni dalle lezioni con Watanabe Sensei, e dopo avere pensato tutt'altro rispetto a quei momenti, proprio quest'estate ho presenziato ad un importante summit che si è svolto in Svizzera (e del quale vi parlerò nel dettaglio più avanti, perché vale proprio la pena farlo!), al quale c'erano 15 insegnanti... provenienti da molti Paesi differenti del mondo.

Notai su un tavolo proprio uno splendido book fotografico su Nobuyuki Watanabe Sensei: una sorta di regalo dei suoi allievi del Belgio, per ringraziarlo delle sue numerose visite in quella nazione.

C'erano un sacco di sue frasi riportate, veramente ispiranti e profonde: parlavano di rapporto, di connessione fra se stessi e gli altri.



Ho iniziato a discuterne con alcuni dei presenti ed un'Insegnante Olandese ed uno Belga mi hanno rimandato di averlo conosciuto molto bene... di sicuro meglio di quanto non ebbi modo di farlo io.

I loro rimandi erano pieni di ammirazione per la sua opera - a quanto pare - molto umile di divulgazione di determinati principi della disciplina.

Il suo fare sembra essere stato generoso sul tatami, specie nei confronti dei principianti... cosa che io ad esempio NON ho visto, poiché a Tokyo sembrava essere sempre sotto scorta armata di alcuni fedelissimi... che però forse erano i primi ad avere colto poco di colui che stupidamente cercavano di scimiottare ed idolatravano senza che nessuno avesse forse chiesto loro di farlo.

C'erano sorrisi spontanei, c'era riconoscenza in chi lo ha frequentato, per avere avuto la possibilità di farlo: non posso far finta di non averla vista.

In fine posso dire di NON avere colto del tutto il personaggio, però mi sento di rimandare che - pur nel suo no-touch - dee avere toccato il cuore di molta gente!

Una cosa che sicuramente mi viene da ammirargli è stata forse la perseveranza nel percorrere quella che lui considerava essere la SUA strada, la SUA metodica, la SUA visione dell'Aikido, INDIPENDENTEMENTE che ciò fosse compreso, approvato o supportato dagli altri.

Watanabe Sensei ha ricevuto critiche spietate da tutti coloro che non sono riusciti a comprendere cosa egli volesse insegnare con la sua metodica: questo pare non sia mai stato qualcosa in grado di togliergli la serenità o la focalizzazione nel continuare per la SUA strada!

Essere se stessi all'Honbu Dojo non è qualcosa di banale, ieri come oggi: chiedetelo al Doshu (che per ruolo NON potrà rispondervi, se non elusivamente), a Endo Sensei o a Yasuno Sensei!

Beh... Nobuyuki Watanabe lo è stato per una vita intera, ed anche solo questo gli fa guadagnare un sacco di rispetto ai miei occhi: poi uno sarà libero di studiare il no-touch o di rifiutarlo come metodo... ma essere sempre di più se stessi è sicuramente uno dei compiti più importanti da raggiungere attraverso la nostra disciplina!

Quando si incontra un Sensei, anziché provare SOLO a muoversi come lui, sarebbe una cosa più lungimirante comprendere COSA voglia dirci con ciò che fa, quale sia il "messaggio in bottiglia" che costantemente ci invia... o quale luna indica il suo dito.

Ringrazio personalmente Watanabe Sensei, rimasto parzialmente un mistero per me, per avermi fatto alzare così tante volte lo sguardo verso il cielo, senza avermi mai rivolto una parola!


Marco Rubatto


Nessun commento: