lunedì 15 ottobre 2018

Aikido: il sistema tecnico e quello filosofico si sposano

È ora di operare un cambiamento.

Un cambiamento tanto radicale, quanto importante!

È necessario ricercare, scoprire o ri-scoprire le motivazioni profonde che ci fanno praticare ed amare l'Aikido... quindi riconnettere due suoi aspetti che fino ad ora sono riusciti a coesistere solo in alternanza, spesso SOLO l'uno in assenza dell'altro...

Ci riferiamo al sistema "tecnico" ed al sistema "filosofico": il primo di natura molto pratica, fisica ed oggettiva... il secondo invece di tipo più personale, soggettivo, sottile ed astratto.

Questo "coniunctio oppositorum" è fondamentale ORA, perché altrimenti la nostra strada evolutiva all'interno della disciplina risulterà d'ora in avanti sbarrata.

La pratica dell'Aikido è storicamente stata sempre qualcosa di FISICO innanzi tutto: si partiva e si parte da li, di solito... ma si parte solo, non ci si ferma a quello.

Le esigenze di ciò che ha preceduto l'Aikido (il Daitō-Ryū Aikijūjutsu) sono state di natura del tutto PRATICA: sembra che Morihei Ueshiba si sia interessato fin da giovane alle arti marziali per irrobustire il suo fisico - sovente debole e malato - e per proteggere suo padre, Yoroku Ueshiba... che era una personalità politica pubblica ed in risalto a Kii Tanabe, e che quindi aveva numerosi nemici e detrattori.

Morihei nel suo viaggio personale incontro in seguito Sokaku Takeda... e poi la storia la conoscete!

La difesa personale:

1) per quanto le cronache dei media attuali vogliano ogni giorno mostrarci che stiamo profondando in un nuovo medio evo di violenza, essa era molto più frequente un tempo, visto che era alquanto facile essere AGGREDITI, rapinati ed uccisi... senza che esistesse nemmeno una legge a punizione di questi reati;

2) ha connotazioni parecchio fisiche, esigenze pratiche e soprattutto creata per arrivare ad una forma di efficacia, ben al di là di qualsiasi etica;

3) se qualcuno ci aggredisce con un coltello e noi gli spariamo con un bazooka riuscendo così ad uscirne incolumi, siamo riusciti ad applicare un modello di difesa personale EFFICACE... magari non proporzionale, non etico, non ottemperante alle leggi dello Stato in cui viviamo... ma EFFICACE si!

Ad un certo punto di questo viaggio però, il Fondatore iniziò ad aderire a percorsi più interiori e quindi filosofici e spirituali... schifandosi sempre più (giustamente?) di distruggere il prossimo per salvare se stesso (Morihei non doveva avere avuto storicamente le manine tanto delicate, ricordiamocelo!!!)

Nacque così l'Aikido (ricordiamo che rispetto al Daitō-Ryū Aikijūjutsu, esso è differente più nelle PROSPETTIVE con le quali si pratica, che nelle tecniche vere e proprie!), con l'ardito e inedito tentativo di fare connubio di un sistema tecnico con un sistema filosofico.

Non venne accantonato il modo di studiare le articolazioni, al limite arrivando anche a sapere come devastarle: venne SCELTO di non farlo più... per smettere di rispondere alla violenza con la violenza.

Tutto bene fino a quando il Fondatore fu in vita, quindi a lui seguì una nuova scissione fra gli Aikidoka, segno di quanto Morihei Ueshiba fosse un apripista, precursore ed avanguardista molto in anticipo rispetto ai suoi tempi!

Gli Aikidoka si divisero (sono ancora attualmente divisi) in coloro che continuano seriamente a studiare la tecnica, con dedizione e precisione...

... e coloro che approfondiscono maggiormente gli aspetti filosofici e spirituali, adducendo che senza di essi non c'è Aikido.

HANNO RAGIONE entrambi gli "schieramenti", ma ciò che non è più accettabile è la loro radicalità ed alternanza esclusiva!

Non serve più affinare uno strumento se non si ha chiaro a cosa ci serve, così come non ha più senso studiare "i perché" di qualcosa che non si conosce anche un minimo a livello pratico ciò di cui disquisiamo.

Il sistema filosofico È e DEVE ESSERE lo specchio del sistema tecnico (e viceversa).

Quindi dobbiamo smettere di vedere tori/nage che - di fatto - attaccano i loro uke con leve articolari e proiezioni al limite fisico del proprio partner (se non al di là!)... così come di incontrare guru dell'essenza delle cose che non saprebbero come fare un suburi di ken.

Facciamo qualche esempio pratico ed estremo... giusto per capirci "al volo"!

Vi presentiamo un video di un Sensei di alto rango (8th dan!), vivente ed allievo diretto di Morihei Ueshiba, Hiroshi Isoyama Shihan... che abbiamo avuto il piacere personale di incontrare varie volte...

... e del quale i nostri polsi non possono dire altrettanto!




Non è nostra intenzione screditare la persona, che anzi si è sempre mostrata adorabile nella relazione, ma vorremmo analizzare semplicemente il video sotto un punto di vista tecnico.

Si vede una enorme potenza, questo è certo... ma si vede pure qualcosa di più:

- un considerevole utilizzo di forza fisica;

- una considerazione marginale per il proprio uke, e della sua incolumità psico-fisica, considerandolo una sorta di Gatto Silvestro da sbatacchiare qua e là;

- un evidente sbilanciamento tra ciò che si da e ciò che si prende: quante tecniche il Maestro riuscirebbe a ricevere se fosse al posto del suo uke? Alla 2º arriverebbe un'ambulanza, crediamo...

- un massiccio utilizzo di yang, ovvero di principio maschile... imbibito di "cieloturismo";

- aggiungiamo che Isoyama Sensei è anziano, ma è pure tutto scassato... segno che ha trattato il proprio fisico non meglio di come tratta quello dei suoi partner; non ha saputo fermarsi quando era il momento di farlo ed ha chiesto troppo ai propri muscoli ed articolazioni; viene difficile considerarlo qualcuno in grado di insegnare al prossimo "l'arte dell'armonia" con se stessi...

Un ottima demo di ju jutsu tradizionale la sua, non sappiamo quanto centri con l'Aikido e con il suo messaggio tuttavia!

C'è da dire per onestà, che proporzionalmente alla sua "aggressività" (?), Isoyama Shihan è un ottimo insegnante, ha una enorme esperienza didattica, è chiaro e comprensibile da chi ne segue gli insegnamenti... ed offre una tecnica qualitativamente molto marziale e curata.

Invece, all'opposto più estremo, vi presentiamo una clip di Vernon Kitabu Turner Roshi... meno famoso del precedente, ma un fenomeno autentico del quale siamo in grado di testimoniare di seconda mano il suo "non essere un fake".

Si tratta di un prete americano, che dice letteralmente di essere stato fulminato da un'esperienza di "satori" in gioventù che gli avrebbe cambiato la vita, nella quale gli sarebbe stata rivelata la sua invincibilità fisica e la sua missione di rivelare al mondo la vera essenza delle cose (e uno "sticazzi" no?!).

È piuttosto famoso per la sua tecnica "one venom zen finger", con la quale dice di sconfiggere i numerosi marzialisti di ogni genere che incontra.

Nel video che vi mostriamo siamo a Cully (CH) e molte delle perone che compaiono sono nostri diretti compagni decennali di pratica.




L'omone vestito strano non è del tutto un fake - vi dicevamo -, perché non c'era alcuna volontà di compiacerlo quando è stato invitato a mostrare tutta la sua divina potenza: ma lui non fa mistero del fatto di essere interessato più a discorsi sulla coscienza che all'invincibilità marziale di cui gli è stato fatto "dono da dio".

La sua storia non è diversa da quella del Fondatore, Masahisa Goi Sensei, San Francesco d'AssisiL. Ron Hubbard... o di altri che hanno rimandato esperienze divine dirette e simili.

Questa persona è uno che parla per ore dei massimi sistemi e predica la pace e la fratellanza universale che non sono di certo cose brutte o inutili di per sé, peccato però che non aiuta nessuno in modo pratico ad arrivarci: come un O' Sensei che si proclamasse il genero di Amaterasu Omikami, essendosi del tutto scordato le differenze che distinguono nikyo omote da sankyo ura!

Il messaggio non è da buttare via - di sicuro no -, ma il metodo che viene utilizzato per promanarlo rischia di divenire una sterile esibizione di sé e del proprio ego, se non si sta più che attenti!

Capite come siamo all'assurdo ed al paradosso?

Chi sa fare qualcosa rischia di dimenticarsi che esiste un senso alto nel farlo... mentre chi persegue e presenta il senso filosofico alto - invece - sembra più un pagliaccio come tanti ce ne sono, intento a far proliferare la propria setta di adepti al suo personalissimo credo.

Ueshiba Morihei era molto distante da entrambi questi estremi, proprio perché li incarnava ENTRAMBI e CONTEMPORANEAMENTE!

Questo non va solo compreso, ma pure attuato nella nostra quotidianità.

Per questo, d'ora in poi Aikime NON promuoverà più alcuna attività che debba scegliere SOLO uno dei due aspetti a discapito dell'altro.

La Federazione italiana (FIJLKAM) che si è dotata agli inizi dell'anno di un programma tecnico che abbiamo contribuito attivamente a scrivere, ha già contemplato - ad esempio - il fatto che ad ogni esame tecnico il candidato NON possa mostrare una tecnica che contraddice un profondo senso di rispetto verso uke (e le sue articolazioni).

Questo è un piccolo esempio di come intendiamo APPLICARE la filosofia in modo piuttosto tangibile.

Una tecnica NON è e NON sarà più un modo figo di sbattere il prossimo al tappeto, proprio perché deve esprimere della FILOSOFIA... così come non saranno più le chiacchiere e chi le sa fare bene a discriminare il valore di un messaggio, ma la capacità di incarnarlo - quotidianamente - su un tatami!

Il resto, non sappiamo se sia uffa, ma è sicuramente qualcosa che non ci interessa più.

La pratica sarà filosofica e la filosofia sarà praticata: questo è l'unico modo che al momento conosciamo per non essere banali e tornare più vicino possibile al lavoro che ci ha donato con generosità Morihei Ueshiba, O' Sensei.

D'ora in poi la mela per noi sarà intera!







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