lunedì 9 aprile 2018

Insegnare Aikido: mantenersi in buona salute è fondamentale

Affrontiamo quest'oggi un argomento estremamente importante: la salute e la forma fisica di chi insegna Aikido.

La nostra disciplina non dovrebbe richiedere particolari forme di prestanza fisica fuori dal comune, né  forza muscolare estrema... ma questo non significa che gli Insegnanti non debbano prestare attenzione alla loro salute e forma fisica.

Non è raro vedere Maestri che prendono peso, perdono elasticità e capacità di espressione con il loro corpo: questo è alla lunga qualcosa di poco positivo per la nostra disciplina.

Certo, il corpo tende a chiudersi con il sopraggiungere dell'età e non sarà pensabile mantenere capacità ginniche, fiato e scatto da ventenni... ma come aiutare un invecchiamento sereno, naturale e sano?

Ce lo chiediamo quest'oggi insieme...

Innanzi tutto c'è un abisso di differenza fra chi lavora con il suo corpo ogni giorno (per fare Aikido o altre professioni nelle quali la componente fisica è molto pronunciata) e chi fa una vita ed un lavoro sedentari, eccezion fatta per quando pratica Aikido.

Nel primo caso, con tutto il movimento che si compie, il corpo sarà nel quotidiano abituato a confrontarsi con stanchezza, alimentazione proporzionata a sostenere quella prestazionalità, ecc...

... nel secondo caso, invece, è molto più facile incorrere in problematiche da "troppo" o "troppo poco".

Il "troppo" potrebbe riguardare:
- il cibo;
- l'intensità di allenamento alla quale il corpo non è pronto;
- l'immobilità continua, interrotta da momenti di movimento in proporzione esigui...

Mentre il "troppo poco" si potrebbe riferire a:
- il movimento, ovviamente;
- la costanza nelle proprie abitudini (scisse fra sedentarietà da una parte ed iper movimento dall'altra);
- l'allenamento attivo che si è ancora in grado di destinare a se stessi.

Spendiamo infatti qualche parola in più su quest'ultimo punto: un Insegnante - di norma - nel Dojo pensa all'allenamento degli allievi, ovvero di soggetti terzi rispetto a lui.

Questo fa si che, a parte l'esiguo tempo in cui mostra una tecnica/esercizio/movimento ai suoi allievi, egli sta fermo ad osservarli... intervenendo SOLO in caso in cui percepisca qualcosa da correggere o riprendere.

Egli sviluppa l'attenzione, la percezione, etc... ma questo NON gli consente di continuare ad allenarsi, almeno NON come quando era egli stesso un allievo!

A MENO CHE...

... non iniziamo ad entrare in un paradigma differente dell'insegnamento, rispetto a quello tradizionale/tradizionalista.

Per esempio, un Insegnante di solito non ricopre il ruolo di uke, e questo lo porta a non sperimentare più molto l'elasticità che possiede il suo corpo... a cadere sempre meno, fino a diventare quasi incapace a farlo.

Se invece, il docente inizia a pensare in termini di "utilità reciproca", scopre che fare talvolta uke per i suoi allievi e cadere è qualcosa che egli fa innanzitutto per se stesso, ed è qualcosa che non banalizza o svaluta minimamente il suo ruolo all'interno del Dojo.

Forse anzi, lo nobilita ulteriormente!

Egli "mettendosi alla pari", non solo offre un grande esempio di quell'umiltà che i suo insegnamenti magari spesso citano... ma mostra come un corpo sano e flessibile possa essere mantenuto a lungo nella pratica.

Troppo spesso abbiamo visto vecchi incartapecoriti che sbatacchiavano giovani virgulti come gatto Silvestro: facile così vero?

Il keiko non può ovviamente limitarsi però solo a questo... e quindi se lo fa rischia di divenire presto "malato" e parziale.

Come può insegnare a cadere senza danno un Maestro che non è più abituato, né capace di farlo?

Può affidare questo compito ai suoi allievi più preparati e che possiedono più esperienza, ma quando essi non fossero presenti?

Il Sensei deve essere una figura completa, ed in ciò - ciascuno con il rispetto della propria fisicità - ha non solo il diritto, ma anche il DOVERE di mantenere la salute e la prestazionalità utile a ciò che si prefigge insegnare.

Questo nel mondo dell'Aikido viene spesso trascurato... anche in modo notevolmente pronunciato.

Si invecchia e le età della vita vanno rispettate, ma c'è modo e modo di invecchiare: è possibile farlo in salute o meno.

Se a 20 anni fossimo stati capaci di fare 30 tobi ukemi (cadute alte) a lezione, magari a 30 anni ci potremmo limitare a farne 15... a quaranta possiamo scendere a 5, a 50 possiamo scegliere di evadere con semplici zenpo kaiten ukemi (caduta rotolata), più rispettose di un corpo che non ha più bisogno di ricevere sollecitazioni troppo violente...

... ma questo NON significa NON cadere più!

I tempi di recupero si allungano, se esagerassimo durante la lezione il giorno dopo ne pagheremmo subito il prezzo quando sarà ora di alzarci dal letto: non conviene quindi fare gli eroi, ma nemmeno diventare degli Aiki-pantofolai può essere l'unica soluzione percorribile.

L'invecchiamento sensato di un Aikidoka, specie di un Insegnante, richiede saggezza... e rimanere attivi e accesi per la propria disciplina è un ottimo esempio diretto che si offre ai propri allievi.

É un insegnamento silenzioso, ma molto potente, già in sé.
Richiede la capacità di armonizzare l'economia del movimento, con l'esigenza del movimento: sicuro una cosa non facile, ma anche indispensabile al contempo per fare la differenza!

Inutile sarebbero pippozzi estremi sull'arte dell'armonia, se a farli risultassero solo arrugginiti residuati bellici in hakama.

Okkyo quindi a quantità e qualità del cibo, cicli di sonno, sesso, stress e relazioni interpersonali: tutti fattori che possono essere assimilabili ad un'onda... sulla quale si può fare surf, o nella quale si può affogare!

Capiamola PRIMA possibile questa cosa... che è importante almeno quanto facciamo per mantenerci giovani di spirito!








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