lunedì 3 ottobre 2016

Otomo san: fra mito, realtà... ed utilità

Avete mai sentito parlare di お供 (おとも) "otomo"?
È una figura che spesso emerge nell'Aikido più tradizionale...

L'otomo è un ruolo previsto dalla tradizione giapponese tra i maestri di arti marziali: spesso è confusa con "uchi deshi" (allievo interno), perché di frequente è proprio uno degli uchi deshi a divenire anche l'otomo.

Di che cosa si tratta, quindi?

L'otomo è una sorta di "allievo prediletto", che funge da collegamento fra il Sensei e tutti gli altri allievi; egli nella tradizione si prende cura del maestro, proprio come un servo.

Morihiro Saito Sensei fu per molto tempo l'otomo di Morihei Ueshiba, ad esempio... così come altri Sensei famosi del passato.

L'otomo è la persona che il Sensei chiama sempre per dimostrare le tecniche di fronte ai suoi studenti, una sorta di "uke personale", di aiutante... che segue il Maestro anche durante i suoi spostamenti fuori Dojo, per aiutarlo a divulgare al meglio i suoi insegnamenti.

C'è un significato anche più profondo nel ruolo dell'otomo: secondo la tradizione, i Maestri di arti marziali spesso sembra ricevessero una sorta di illuminazione attraverso differenti pratiche introspettive, quali meditazione, ascesi, ritiri solitari...

L'illuminazione è sinonimo di diventare consapevoli di un mondo interiore vasto e profondo, in cui spesso si realizza che proprio in esso risiede la chiave per una vita piena ed autentica.

Anche nella nostra società ballerini, pittori, attori, musicisti hanno talvolta raggiunto questo stato: attraverso il proprio mondo interiore si riceve una sensazione di benessere e di pace che spesso rende marginale, se non addirittura superflua, ogni forma di amicizia o socializzazione a livello orizzontale.

Si gode del proprio essere, della propria attività lavorativa e non... ma anche di ogni singolo piccolo atto quotidiano, come mangiare, bere, fare una passeggiata, ecc.

É la sensazione di "bastare a se stessi", carta, preziosa... molto poco compresa ed esplorata dai più.

Questo può creare un equivoco con le altre persone a causa della mancanza di amicizia o di vita sociale. La gente può considerare in questo senso l'illuminato come un individuo freddo freddo o scortese.

Proprio per questa ragione il Maestro ha bisogno di un otomo, una persona che può fare da ponte tra sé e le altre persone.

Un Maestro può non essere interessato ad una conversazione sociale, ma può essere disponibile ad insegnare o a rispondere alle domande. La presenza di un otomo, nella tradizione, impediva di fare domande e di avere un contatto sociale diretto, ma forniva un tramite per poter continuare ad essere socialmente utile, benché non più interessati ad essere pubblicamente attivi.

Nello specifico dell'Aikido, l'otomo è l'uke personale del Sensei... scelto fra gli altri per la sua capacità naturale di aiutare il Maestro nel far giungere con chiarezza i suoi insegnamenti.

Ovviamente lo stare a contatto costante e privilegiato con il Maestro implica per l'otomo un'enorme possibilità di apprendimento rispetto agli altri desti (allievi)... ed in questo potremmo quindi scorgerci una sorta di "posizione privilegiata".

In passato, nelle scuole più tradizionali, questo ha causato una sorta di "corsa" a ricoprire questo ruolo prestigioso, a costo di prostrarsi pure troppo alle volontà dell'Insegnante, per entrare più facilmente nelle sue grazie.

Chiediamoci ai nostri giorni che senso abbia questa figura, quali pregi e quali limiti possa avere per un Insegnante e per i suoi allievi il fatto che in un Dojo esista una sorta di "allievo privilegiato" che aiuti il Sensei.

Nella nostra esperienza, abbiamo più volte visto imitare queste dinamiche... ma spesso si è fatto solo finta di calzarne i canoni, per fini non del tutto chiari, specie da parte dei Maestri che hanno utilizzato/utilizzano questo rapporto personale con un allievo specifico.

Arriva il Maestro XYZ e fa saltare 4 metri a distanza il suo uke a molla preferito, con un gesto plastico ed esteticamente raffinato... poi ci dice: "Prego!" (ora fatelo voi...).

Ci si chiede: "Fallo tu che cosa?!"

Il gesto tecnico rinomato?
La catapulta umana?

Questo "maestro" ha mostrato un principio che grazie al suo uke si è reso più visibile, o voleva solo farci vedere che lui è il maschio alpha... uno ganzo e figo, insomma?

Ecco... purtroppo abbiamo visto un sacco di otomo "vittime" di queste dinamiche eroiche, ma nulla di strettamente connesso con la necessità di avere una persona speciale con la quale rapportarsi per un'utilità collettiva autentica!

Una posizione di rilievo vicino ad un bravo tecnico, che però è tutt'altra cosa rispetto all frequentare  un MAESTRO!

C'è gente che venderebbe un rene ed una chiappa per essere l'uke fisso di un'Insegnante di Aikido blasonato... poiché si sente così piccola, così insignificante che crede che stando vicino ad uno considerato "grande" si diventi grandi in automatico per osmosi.

Questo è l'otomo "da pi greco mezzi" (90º, per chi non se ne intende di radianti), quello che il Sensei vorrebbe mangiarselo, prendere il suo posto... l'Aiki-arrivista, quello che vuole emergere, non essere considerato uno fra i tanti... in giapponese si dice "un imbecille" cioè!

C'è poi chi permette una cosa simile, cioè il maestroconlaMminuscola... quello di prima, che vuole dimostrare quanto è figo a far volare chi conosce a menadito, quanto è bravo a fare venire bene le tecniche con coloro con i quali sa che gli verranno mediamente bene.

In questo caso, l'otomo più che un servitore è un servo... è il maestro, più che illuminato... è proprio al buio senza corrente elettrica!!!

Non è detto che ci sia solo malattia dietro il rapporto fra allievo e Maestro, ma crediamo che il tempo in cui il Sensei non voglia più rapportarsi con l'Aikidoka medio stia finendo... almeno nella nostra società.

Le poche scuole in cui sussiste ancora un'austerità ed un'intoccabilità del Maestro stanno diventando sempre ulteriormente meno, e spesso dietro a questa esigenza si nasconde solo l'incapacità del docente di turno di rapportarsi con gli allievi, più che una qualche forma presunta di illuminazione.

Ci pare di vedere un mondo nel quale siamo tutti in viaggio, ciascuno in parte servitore ed allievo degli altri, ciascuno maestro e servito dagli altri... nel quale se il rapporto fra otomo e Sensei non è biunivoco, perde il suo significato più intimo ed autentico.

Questa però è solo la nostra esperienza... raccontateci la vostra, se vi va, così da arricchire insieme il quadro sull'argomento.

Un grazie in anticipo a chi darà il suo contributo!







1 commento:

Anonimo ha detto...

Non c'è nessun male che ci siano rapporti preferenziali frà un Maestro e qualche Uke..l'importante che vi si sia una reale autorevolezza di questi due soggetti nel gruppo..nei Dojo dove questo non è avvenuto.. addiritura stravolgendo le normali dinamiche di etichetta, il senso di frustrazione ha comportato la perdita di anni di lavoro di qualche predecessore...ogni riferimento a fatti e personaggi è puramente casuale...buon Aiki a tutti!