lunedì 15 febbraio 2016

Al Maestro Fausto De Compadri, nel 5º anniversario della sua scomparsa

Ricordo ancora quella telefonata - come al solito intensa e cordiale - nella quale l'allora Direttore Tecnico Nazionale FIJLKAM, il compianto Maestro Fausto De Compadri, ha avuto cura di complimentarsi di persona con il nostro Blog per l'articolo uscito il 27/02/2010: "L'Anca che manca"...

... un Post come tanti, ma che lo aveva forse particolarmente colpito e che aveva trovato affine agli studi che egli stesso portava avanti da tempo: un articolo sulla centralizzazione del movimento, che risulta essere uno dei compiti più annosi di un praticante...

Ed è proprio in memoria di questo grande Uomo e Maestro, a 5 anni esatti dalla sua scomparsa, che quest'oggi Aikime vi ripropone quel Post... augurandosi di fare contenti anche elettori che ci seguono da lassù.

Il Maestro Fausto De Compadri ha lasciato un vuoto ancora oggi pressoché incolmato nel mondo dell'Aikido italiano, poiché oltre ad essere un ottimo Insegnante sapeva vivere in prima persona - a livello umano - gli insegnamenti dell'Aikido con una coerenza straordinaria.

Un sorriso per chiunque, la sicurezza di un ascolto ed un supporto per ogni persona che si rapportava con lui: Maestro, lei sta continuando ad insegnarci ancora un sacco di cose... e la sua presenza è ancora più forte, proprio in virtù della sua assenza.

Grazie di tutto: cercheremo di meritare con il nostro massimo impegno personale ciò che lei ci ha saputo donare con generosità immensa.

Le voglio bene!!!

Marco Rubatto


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L'Anca che manca (27/02/2010)
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Contenuti alquanto banali quest'oggi, ma che comunque descrivono uno dei più grandi problemi dei praticanti di Aikido sul tatami...

... l'influsso di un corretto movimento delle ANCHE in ogni tecnica, postura, movimento che realizziamo durante la pratica.

"L'anca che manca" ci pare un giusto titolo per descrivere la comune frustrante esperienza dei neofiti (ed anche di molti cosiddetti esperti!) che tentano di replicare le movenze del proprio Insegnante partendo dalla periferia del loro corpo, anziché dal suo centro.

Pare strano da affermare, ma crediamo che l'Aikido sia un'Arte che proceda nella sua espressione dall'interno di ciascuno verso l'esterno, mentre chi apprende è solitamente incline a credere che sia possibile "prendere dall'esterno" per portare all'interno.

In una certa misura, non sbaglia, sicuramente... ma solo in una certa misura.

I movimenti di un Insegnante spesso sono resi estremamente essenziali dall'esperienza, così che ad un osservatore paia banale ripeterli, visto il minimo sforzo che sembra richiesto per compierli... fino poi a scoprire che non è proprio così semplice "copiarlo" fedelmente!

Perché accade questo?

Crediamo sia una questione di priorità.

Un neofita è curioso di sapere "quale mano" ha utilizzato il Sensei, "dove" si è mosso, quanto lontano è possibile proiettare una persona.


Il Sensei invece spesso si preoccupa di ben altre cose durante il suo muoversi (un vero Sensei non si preoccupa in realtà proprio di niente, quindi prendete quel "preoccuparsi" in senso metaforico!): COME eseguire il movimento, COME sposare una buona respirazione con lo stesso... elementi più impalpabili e sottili da percepire dall'esterno, questo di sicuro.

Ed in tutti gli elementi che certamente fanno la differenza nella pratica, c'è la propria capacità di utilizzare al meglio il centro del corpo nelle nostre posture e spostamenti: "onaka" (addome), "koshi"... le ANCHE per dirla più all'occidentale.



Quando per la prima volta si giunge al Dojo, spesso si è invitati a mettere i piedi in una determinata posizione, per simulare maldestramente l'hanmi. Non è spesso molto, ma è già qualcosa.

Perchè questo accade? Perché un Insegnante sa che se i piedi sono messi più o meno a 90º, le anche saranno approssimativamente in una posizione vicina a quella corretta.
La costruzione della forma parte quindi da fuori, per arrivare a modificare la postura del centro del corpo.


Per il Sensei invece vale esattamente il principio opposto: egli sa bene come assumere la postura corretta con le ANCHE, con il proprio centro, quindi i suoi arti inferiori, RILASSATI, vanno a posizionarsi di conseguenza dove l'anatomia umana, istante per istante, suggerisce che sia meglio.

Entrambi gli hanmi saranno simili, ma quello degli allievi sarà costruito dai piedi alle anche, quello dell'Insegnante invece dalle anche ai piedi.

"Aikido wa itsumo hanmi desu"... "l'Aikido è sempre hanmi" diceva un famosissimo Insegnante ormai scomparso... ma era molto frequente sul tatami non vederlo mantenere fede a questa sua massima... se con "hanmi" si intende solo la postura dei piedi.


Perché? Perchè anche se i suoi piedi fossero stati messi "a papera", le sue anche erano sempre nella posizione corretta, stabili, rilassate, radicate, pronte a scattare e portare in movimento tutto il resto del corpo!

Per rendere l'idea di ciò, ci è sovvenuta l'immagine di un Gong...

Immaginiamo che al posto delle anche ci sia un Gong



... se paragoniamo al nostro movimento l'atto di percuoterlo, il colpo è lo spostamento del centro corporeo, mentre le onde sonore che da esso promanano sono le energie che vanno a confluire negli arti per realizzarlo compiutamente.

Il suono, il movimento... vengono dal centro.


Un altra immagine: se il corpo fosse un PC, le anche sarebbero la CPU ed il resto gli utilizzatori, l'hardware che completa e realizza un sistema informatico funzionante.

L'informazione, il movimento... vengono dal centro.

Così chi prova a fare al contrario, cioè agendo con la periferia, utilizzerà molta forza muscolare, più energia di quella necessaria, potrà "frustare" molto meno i suoi colpi, potrà invertire la direzione del flusso dell'energia molto più lentamente di chi si pone sull'asse di rotazione più centrale, quello delle anche appunto... e lo utilizza a dovere.

In Aikido ogni tecnica ha più o meno un nome specifico e ci vanno anni per ricordarli tutti: c'è anche "koshi nage", "proiezione d'anca"... ma se volessimo racchiudere tutte le pratiche in un unico recipiente, potremmo chiamarlo senza sbagliare "koshi waza", "tecniche d'anca".


Come più volte abbiamo già sostenuto, la coordinazione delle varie parti del corpo è una cosa che si può realizzare in tempi relativamente brevi se ci si sottopone ad un serio allenamento e sotto la supervisione di un Insegnante qualificato... però l'integrazione dei movimenti corporei è tutt'altra cosa!

Per "integrazione" non intendiamo infatti solo la capacità di ogni parte del tutto di "partecipare al processo in atto", ma l'abilità di discernere "quanto" parteciparvi!


Questa non è una cosa che si più apprendere dal di fuori, perché è un elemento esperienziale.

Questa crediamo sia anche la ragione per la quale spesso vediamo ottimi Insegnanti avere un divario veramente notevole rispetto ai loro allievi più quotati.

Qual è la differenza fra loro? La capacità di manifestare con continuità i principi che hanno appreso.

Il grado di comprensione può essere simile, ma quello di realizzazione degli stessi NO.


Ed in questo mare di principi, sicuramente l'utilizzo appropriato e costante delle ANCHE è uno dei più importanti, e fra l'altro praticamente comune a tutte le Arti Marziali tradizionali.

Gichiin Funakoshi
 Sensei, Fondatore del Karatesi dice che in punto di morte abbia affermato che stava iniziando a percepire la bontà del suo tsuki (pugno)!

Quante volte egli avrà lanciato un singolo tsuki?

Quante volte il movimento delle sue ANCHE avrà dovuto ri-tararsi millimetricamente per ottimizzare questo processo?
Le sue ANCHE dovevano essere flessibili come molle, veloci e potenti come fruste!

In punto di morte gli è parso di essere a buon punto del lavoro... non di avere finito!!!

Così forse sarà per noi con l'AikidoUn cammino di realizzazione che non può più di tanto essere affrettato e nel quale il nostro centro corporeo gioca un ruolo cardine.

- Più il moto viene dal centro, più si risparmia energia, più si è in grado di resistere nel tempo senza stanchezza...
- più si è rilassati, più si riesce ad essere veloci...
- più si centralizza il movimento, più si è stabili...

Riguardiamo ora i filmati cari a noi tutti, prestando particolare attenzione al "koshi" dei grandi Maestri: veramente crediamo che la potenza di O' Sensei ad 80 anni derivasse dai suoi bicipiti?


Il compito che diamo a noi stessi ogni volta che saliamo sul tatami è quello di controllare "quanta parte" di ANCA c'è stata in ogni movimento realizzato.
Spesso la forza fisica viene utilizzata proprio per supplire alla carenza di movimento del centro.

Se vi andrà, fateci caso, crediamo sarà di aiuto a chiunque sottoporsi a questo genere di test.




Buon colpo d'anca a tutti!








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