lunedì 29 giugno 2015

Aikido & gravidanza: uno stato "interessante" della disciplina

Siamo quest'oggi orgogliosi di condividere con voi una testimonianza inedita nel panorama Aikidoistico nazionale e molto coraggiosa nel suo genere!

Vi parliamo quest'oggi di "Aikido & gravidanza", ovvero del possibile stupendo connubio fra la pratica e l'attesa di un bimbo...

È possibile praticare durante i 9 mesi di dolce attesa?

È utile? ... È raccomandabile?

Quante di voi si sono trovate a farsi queste domande? E quante hanno trovato risposte esaustive dai medici e dagli Insegnanti di Aikido?

Di sicuro, entriamo in un campo minato, nel quale le precauzioni per garantire la sicurezza del nascituro nella maggior parte dei casi richiede alla mamma di inibire movimenti corporei particolarmente bruschi o pericolosi per il neonato...

I medici - che spesso non sanno nemmeno cosa sia l'Aikido - nel dubbio richiedono alle loro pazienti di interrompere qualsiasi pratica fisica/sportiva reputata pericolosa... specie poi se si tratta di Arti Marziali!

Noi abbiamo quest'oggi una testimonianza esclusiva, di una coraggiosissima Aiki-mamma, che frequenta uno dei corsi connessi con la Redazione di questo Blog... che ha accettato di vivere l'intera sua gravidanza sul tatami, facendo un accurato reportage della sua importantissima esperienza, così che altre persone possano giovarne, qualora servisse loro.

Claudia ha affiancato l'Aikido alla sua gravidanza dal 1º giorno di attesa a pochi giorni prima del parto... ed ora la piccola Beatrice sembra averle più volte rimandato l'importanza che ha avuto anche per lei questa scelta coraggiosa.

Anche il papà è un Aikidoka, quindi il Maestro e la "famiglia al completo" si sono allenati insieme per 9 mesi, rendendo l'esperienza magica ed indimenticabile per tutto il gruppo!

Vai Claudia e grazie per il tuo prezioso rimando, vissuto interamente in prima persona!

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Se è vero che l'Aikido è un'Arte Marziale che si fonda sui principi della natura perché non può essere praticato in gravidanza?

In realtà io faccio un po’ di fatica a scrivere di me, ma ho scelto di provare e vedere cosa succede, lasciando la penna scorrere sul foglio senza pregiudizi…

Bella domanda...

Provo a rispondere attraverso la mia esperienza consapevole che, può essere proposta solo come testimonianza, e non come verità assoluta, conscia che ogni individuo percorre la sua strada e incontra le difficoltà in relazione a quello che deve imparare.

Ho iniziato a praticare Aikido due anni fa, in quanto - per indole - sono sempre alla ricerca di "Vie" in grado di farmi crescere.
Uno dei miei limiti più importanti è la consapevolezza corporea: ho visto nell'Aikido la chiave per acquisirla.

Inizialmente mi sentivo molto disorientata, in quanto non sapevo cosa potevo o non potevo fare sul tatami. Sinceramente per questo ho passato un periodo di crisi: sentivo una forte spinta a continuare a praticare ma, essendo convinta di non essere  in grado di "controllare" la situazione mi sentivo egoista nei confronti della scintilla di vita che portavo in grembo e del mio compagno di vita; stavamo vivendo un'esperienza unica e io potevo seguendo il mio istinto rovinare tutto!

[Claudia aveva deciso di continuare a praticare, anche dopo avere appreso di essere in cinta]

Inizialmente pensavo che avrei a un certo punto dovuto interrompere l’attività, ma con il passare del tempo questa convinzione è pian piano svanita insieme alla paura di poter causare dei problemi al feto.

Sono riuscita a praticare fino al nono mese vivendo realmente il presente sul tatami in quanto ogni lezione poteva essere l’ultima: questo secondo me dovrebbe essere l’atteggiamento con cui vivere nella vita, in questo modo si apprezzerebbero di più le esperienze.

La paura è un'emozione stupenda, sotto certi punti di vista, che ha permesso l'evoluzione umana… quando però diventa patologica perde la sua funzione di protezione e diventa un limite importante allo sviluppo delle potenzialità individuali.

Nei primi mesi di gravidanza avevo continuamente nausea: mi sono però accorta che spariva nel momento stesso in cui iniziavo a praticare Aikido.
Mi sentivo bene e sentivo una sensazione di benessere, non mi veniva quindi da pensare che il feto potesse in qualche modo soffrirne. Questa sensazione è stata una guida molto importante in tutti i 9 mesi di gravidanza.

Bellissimo e difficile da descrivere è il rapporto magico che viene a crearsi tra la mamma e il bambino: si crea una complicità, un'armonia che nulla può toccare.

La gravidanza mi ha portato a una maggior consapevolezza del corpo, in quanto avendo un dono da proteggere l'attenzione nelle azioni diviene doppia.

Grazie alla gravidanza, (affermazione del mio Maestro) sono migliorata molto nel radicamento: per questo lui - scherzando - consiglia a tutte le donne di rimanere incinte per migliorare il loro Aikido.

Esperienza unica e indimenticabile è stata quella di fare da uke nell'esame da 4º kyu a Sara, una mia amica e compagna di Dojo.

Inizialmente, quando me lo chiese, rimasi un po’ disorientata perché temevo - vista la mia condizione - di poterle, in qualche modo, rovinare un momento così importante… poi, ho accettato vedendo questa esperienza come un momento di crescita per entrambe, che penso, poche donne possano aver avuto la fortuna di provare.

È stato un momento veramente magico: eravamo in un'armonia perfetta, due donne con l'istinto materno che danzavano coccolando nei loro movimenti una scintilla di luce.
Le tecniche erano armoniose, dolci, istintuali e coordinate.

Eravamo in quel momento una cosa sola: non c'era fatica, le nostre energie stavano comunicando, il tempo si era fermato, eravamo come avvolte in una sfera in cui nulla e nessuno poteva entrare.

Il corpo in gravidanza si modifica, ma continua ad essere in grado di muoversi: se non c'è un desiderio di controllo da parte del cervello della situazione, il corpo si adatta perfettamente in ogni momento alle nuove posizioni.

Per mia esperienza, il problema che può essere anche molto dannoso è il desiderio o bisogno di controllo imposto dal sentimento di paura e responsabilità nei confronti del figlio.

Il rapporto che si instaura tra tori e uke - nel quale uke dovrebbe imparare a fidarsi di tori - è paragonabile al rapporto tra il corpo e l’anima… anche se non sempre risulta semplice, perché mette in funzione il cervello e in conseguenza si irrigidisce rischiando di farsi male.

Questo si vede molto bene nel periodo della gravidanza: la mamma vuole in tutti i modi proteggere la creatura che con amore sta custodendo nel suo grembo.

Praticando pone la sua attenzione al fine di non causare problemi al feto di conseguenza si irrigidisce per difendere questo dono… non rendendosi conto che, se realmente si fidasse del suo compagno-corpo, lui saprebbe benissimo gestire la situazione in modo migliore rispetto a quello che si può fare mediante una decisione più “mentale”.

Abbiamo deciso con il mio compagno di intraprendere il percorso del parto a domicilio con due ostetriche dell’Ospedale S. Anna di Torino, questo sicuramente ha semplificato le cose, in quanto, tutte le volte che andavo all’incontro mensile davano la stessa risposta alla mia domanda: "Secondo voi posso continuare a praticare?”.

La risposta era: "Se ti fa sentire bene non può che far del bene al feto, se senti un affaticamento o qualche problema fermati, diversamente pratica tranquilla”.

La difficoltà maggiore, sembra un assurdo, era nel lasciarmi andare nel permettere al corpo di muoversi liberamente… nel permettere al mio essere di manifestarsi.

Secondo me, per vivere il momento magico della gravidanza occorre una via, qualcosa che si pratica costantemente, e che ci trasforma, ci educa, ci prepara giorno per giorno a vivere, a crescere, a educare, ad affrontare momenti difficili e le domande che in essi si celano.

Ho avuto un parto completamente diverso rispetto alla mia aspettativa:  pensavo di poter partorire a casa invece sono andata in ospedale e ho dovuto partorire con l’ausilio della ventosa dopo ore e ore di travaglio.

Ne sono uscita con una gioia incredibile, perché avevo una Via che mi sosteneva: in quei “momenti difficili”, ero “centrata”.

Avevo continuato a praticare Aikido e questo mi ha aiutato nei momenti più bui del travaglio e del parto, sostenuta in tutto e per tutto dal mio compagno anche lui Aikidokaero pervasa da una calma profonda.

Mi sentivo costantemente presente e pronta a vivermi l’attimo, proprio come era stato giorno per giorno in gravidanza: praticando dovevo adattarmi ai cambiamenti nel mio corpo.

In gravidanza, con il passare del tempo, si adattano le tecniche alla trasformazione del corpo e alla nuova condizione psico-fisica.

La gravidanza ha creato nel Dojo un bellissimo sentimento di condivisione che ha sviluppato un’unione indescrivibile, che ci ha unito ancora di più, per la maggiore attenzione che tutti abbiamo sviluppato nei confronti della creatura in arrivo, rendendo la nostra pratica ancora più bella e coinvolgente.

Uno dei momenti più costruttivi del mio periodo di gravidanza sul tatami è stato quello del lavoro (1 ora di fila con il bokken e con il jo).

Ero al 1 mese di gravidanza, volevo fare questa esperienza però avevo paura di sforzarmi troppo e per questo mettere in sofferenza il feto.

Il nostro Maestro, prima di iniziare, ci aveva detto che questo esercizio era molto utile per imparare a armonizzare le tensioni corporee al fine di renderci conto della quantità di muscoli non-utili-allo-scopo che utilizziamo, sprecando così di fatto molte energie.

Inizialmente alcuni pensieri hanno fatto capolino nella mia testa: "Fai del male a tua figlia, sei egoista, vuoi per un tuo bisogno di riconoscimento fare questa esperienza a discapito del bene di tua figlia"... ero assillata anche da sensazioni fisiche inesistenti.

A un certo punto dell’esercizio, quando ho iniziato a accusare stanchezza, mi sono detta: “Lascio spazio al corpo, sa lui come gestire la situazione”; in un attimo tutti i pensieri dettati dalle mie paure hanno lasciato posto a un senso di benessere, le tensioni fisiche sono diminuite, le sensazioni fisiche sono scomparse: mi sentivo bene e in armonia con la vita che stavo portando in grembo.

Mi ricordo come fosse adesso il momento in cui ho comunicato al Maestro la favolosa notizia.

Sinceramente pensavo di potermi affidare a lui in questo cammino,… quando invece ho saputo che, anche per lui, era la prima volta che si trovava a vivere questa esperienza (avere un allieva che decideva di vivere la pratica in stato interessante)...

... ho detto a me stessa: “Provo a vivere questa esperienza lezione su lezione senza alcuna aspettativa, quando verrà il momento sospenderò l’attività e se è vero che l’Aikido è una palestra di vita… potrò incontrare delle difficoltà sul percorso, ma non mi “fascio la testa” già subito… e smetto in modo preventivo, dato che ora mi sento bene".

Fin dall’inizio ho sospeso tutte le tecniche di caduta più invasive, anche se con il passare delle settimane sul tatami, sono giunta alla conclusione che, se vissute senza tensione, anche queste possono essere fatte o ricevute in gravidanza.…

La mia idea a riguardo è che il limite non è dato dalla tecnica di caduta in sé, ma dalla capacità della mamma Aikidoka a viversi l’esperienza in modo rilassato e armonico.

Io, vista la mia poca esperienza, non ero in grado di fare questo.…
Dal 1 al 9 mese invece ho continuato a vivermi le ukemi, onestamente con sempre minor rigidità, in quanto aumentava - lezione dopo lezione - dentro di me la consapevolezza del corpo e della sua condizione.

Nella nostra pratica, prima dell’’inizio della lezione, il Maestro di solito utilizza alcuni rintocchi di una campana tibetana.
Una delle esperienze più belle del mondo è stata quella di sentire mia figlia che al suono della campana iniziava a muoversi, se in quel momento era ferma o si fermava, se fosse stata in movimento.

È una sensazione indescrivibile!

Un momento significativo è stato quello vissuto con una mia compagna di Dojo.

Stavamo facendo un esercizio, lei volontariamente ha cercato di attaccarmi a livello della pancia, per vedere la mia reazione.

Dopo aver concluso, mi ha detto: “Ho visto in te una fermezza e una presenza degna di un 4° dan!”.

Questa esperienza mi ha fatto molto riflettere e mi ha rimandato alle parole del nostro Maestro: “"l’Aikido ce l’’abbiamo dentro… dobbiamo solo tirarlo fuori!”". 

In quel momento in pericolo era la mia cucciola e io - come detta l’istinto materno di protezione - avrei fatto di tutto per proteggerlo! È uscito l’'istinto di mamma!!!

È stata un’'esperienza unica, sono felice di averla potuta vivere: mi sento fortunata per questo e non nascondo che ci sono stati alcuni momenti difficili… ma sono abbastanza convinta che con la volontà e la presenza si possano spostare le montagne!





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