lunedì 19 maggio 2014

Insegnare gratis, imparare gratis: una lama piuttosto affilata con la quale è facile tagliarsi

Una relazione fra individui è un processo nel quale le persone trovano una personale motivazione ed arricchimento di qualche natura nel frequentarsi.

L'essere umano non è un animale solitario e quindi dagli albori della società ha cercato di associarsi e di collaborare con i suoi simili, godendo dei privilegi che ciò consente, e patendo dei limiti e restrizioni che questo può comportare.

Nell'insegnamento dell'Aikido, un Maestro offre qualcosa ai suoi allievi, evidentemente perché in ciò ne ha una sua personale fonte di ritorno (non necessariamente di natura economica!).

Così, gli allievi si armonizzano agli insegnamenti del proprio Sensei, perché evidentemente da ciò ne traggono un vantaggio personale e collettivo, che da soli non sarebbe per loro ipotizzabile.

Ci occupiamo quest'oggi del delicato argomento relativo a quanto ciò debba o meno avere una corresponsione di tipo economico, data la particolarità dello scambio che è posto in atto in un Dojo.

Ci verrebbe da scartare a priori la possibilità di puro marketing legato all'Aikido: insegnarlo per la SOLA esigenza di arricchirsi ci pare sminuisca un bel po' tutte quelle filosofie che vengono poi passate per profonde ed importanti... ma una altrettanto seria riflessione, secondo noi, merita anche la bizzarra tendenza - tutta Aikidoistica - di insegnare GRATIS, per il puro gusto di farlo.

Il Sensei, di certo, quando insegna si trova dinnanzi all'esigenza degli allievi di crescere, talvolta passando attraverso gratificazioni, ma anche e perché no, momenti di intensa crisi e ridefinizione esteriore ed interiore... che poi ci risultano essere altrettanto importanti crogioli della maturazione ed evoluzione personale.

Se il Sensei vuole essere pagato per insegnare, è segno che ci troviamo dinnanzi ad un businessman?

O forse è perché egli vuole conferire un valore di scambio, anche di tipo economico, alla sua attività... che egli per primo giudica "meritevole di qualcosa"?

La risposta è tutt'altro che facile, e la lasceremo alla vostra riflessione: sicuramente ci saltano all'occhio alcune tendenze estreme che vale la pena esaminare insieme.

C'è il "venditore di fumo"... che si fa pagare - appunto - perché "vende": il problema a questo giro però non è tanto pagarlo per ciò che fa, ma è piuttosto il fatto che ciò che ci offre in cambio fa acqua da tutte le parti.

Il suo insegnamento è inconsistente o palesemente pataccaro... quindi avergli dato i nostri soldi rafforza la sua millanteria e la nostra stupidaggine nell'esercir fidati di lui!

In questo caso sembrerebbe che il Maestro non sia da pagare...

Poi c'è anche il "maestro missionario" (volutamente scritto con la "m" minuscola):  quello cioè che insegna per un bene superiore, che non ha alcuna possibilità di essere "misurato" in vile danaro. Ma perché poi "vile"?

Il danaro non è forse una forma energetica come tutte le altre? E allora è vile solo se noi lo utilizziamo con tale accezione...

Ma costui - l'Impagabile - è li per noi o per una sua insana necessità egoica ed istrionica... e per una sorta di delirio di onnipotenza nel quale pensa di "aiutare/salvare il mondo"?

Se fosse così, significherebbe che dell'Aikido non ha proprio capito un tubo, in quanto il Fondatore rimandava proprio come non ci fosse nessuno da salvare, e pure nessuno in pericolo, fatta eccezione per chi non è capace di guardarsi dentro... Solitamente il bisogno compulsivo di aiutare gli altri è direttamente proporzionale a quanto uno NON stia bene con se stesso.

Se fosse così, noi il Sensei preferiremmo pagarlo... per toglierci dai piedi simili pagliacci!

Ma c'è anche il "Maestro Fate Bene Fratelli", che è una variante non meno pericolosa dell'Impagabile: questo bizzarro essere è ben coscio di non valere una cicca... e quindi non chiede nulla in cambio, giacché sa bene che a lui non spetterebbe nemmeno di diritto la posizione di insegnante...

... solo che - cosa volete - ci si è trovato per caso/sbaglio... ora non vuole tirarsi indietro perché altrimenti tradirebbe le aspettative dei suoi POCHI allievi (malcapitati)...

... quindi lui QUEL POCO CHE FA... lo fa con tutto "il cuore", condividendo la sua PICCOLA conoscenza... anche solo PER STARE INSIEME (!!!???!!!)

Ma senti un po' ciccio: "Lo sai fare o no il mestiere tuo? Ma non è che ti poni così, perché così almeno non ci si può lamentare di qualsiasi schifezza che ci propini perché è GRATIS?!"

Siamo mica al circolo ricreativo della briscola!
Un tempo gli Insegnanti di Arti Marziali erano persone che consacravano la vita alla propria strada, mica giullari approssimativi "all'Aikidoka Per Caso"!

Anche in questo caso, il Maestro preferiremmo pagarlo eccome - almeno chiarito il valore dello scambio - possiamo almeno pretendere che egli sia ciò che rimanda di essere, pena un calcio immediato nelle Aiki-natiche!

Se non si forma costantemente, se non fai lui stesso la supervisione che pretende di fare così meticolosamente a noi... andiamo a pagare qualcun altro!

Se ci accorgiamo che è approssimativo lo cambiamo, come cambieremmo il fruttivendolo: non è l'Aikido che sarebbe messo a livello di pura merce così facendo, e il danaro sarebbe proprio lo strumento per non far proliferare simili obbrobri.

Sotto questo punto di vista, il Sensei che dispensa insegnamenti-bufala enormi e si trincera dietro al fatto "che lo fa per la Madonna", ci sembra più pericoloso e manipolatorio che il Businessman che invece lo fa dichiaratamente solo per soldi. Quest'ultimo sarebbe sicuramente un materialista, il primo invece proprio uno stronzone!

... almeno, questo è il nostro punto di vista.

Ma veniamo ora ad esaminare la posizione di chi c'è dall'altra parte del bancone: gli allievi... è bene che paghino per praticare Aikido?

Sembrerebbe una consuetudine piuttosto radicata quella di pagare per frequentare un corso o uno stage...

Ma, secondo voi, è coerente che qualcuno possa essere tagliato fuori dallo studio di una simile disciplina perché "non ha i soldi" sufficienti?

Ci sembrerebbe strano, data la portata umana e personale dell'Aikido, ma siamo certi che capiti talvolta.

Fortunatamente, nella nostra area geografica i corsi e gli stage sono particolarmente economici (molto più che in Giappone, nel nord Europa o in America, ad esempio)... e la crisi ha ridotto ulteriormente le quote mensili di palestre e fitness club.

Dieci anni fa, gli stage di Aikido costavano in media il 50% in più di adesso... ma al di là degli accadimenti storici, è bene pagare per poter praticare e ricevere gli insegnanti dal proprio Maestro, o dovrebbe essere qualcosa di gratuito e quindi aperto a chiunque?

Altra domanda tutt'altro che semplice...

I beni essenziali non si dovrebbero mai pagare e qualcuno dice che l'Aikido non rientra fra questi (perché si vivrebbe lo stesso); punti di vista: fortunatamente per noi - crediamo - non è così è la pratica per noi è stata e tutt'ora è veramente crucciale.

Bene, allora GRATIS... Aikido GRATIS per tutti!

Si... però in questo modo non corriamo il rischio che le persone attribuiscano a questa disciplina il valore con la quale la pagano, ossia ZERO?

Abbiamo potuto constatare nella nostra esperienza,  che spesso soprattutto i neofiti provengono da un mondo che li ha abituati a monetizzare tutto ciò che fanno nella vita sociale: si paga per studiare, per divertirsi, per socializzare, per stare in solitudine...

Tutto nella nostra società richiama continuamente il tramite del danaro: le persone che si approcciano all'Aikido tendono quindi - almeno in prima istanza - a trattarlo come qualsiasi altra cosa nella quale si sono imbattuti fino ad allora.

Sotto questo (talvolta malato) punto di vista quindi, più pagano, più ciò che "acquistano" ha valore... e viceversa ovviamente.

Praticare gratis equivarrebbe a porre la nostra disciplina fuori dalla possibilità di essere conosciuta e compresa, poiché fuori prima ancora dal linguaggio comunemente utilizzato per fare scambi di ogni genere.

O' Sensei pagava Takeda Sensei per farsi insegnare da questi... i Dojo tradizionali (anche in Giappone) richiedono agli studenti un pagamento, ma ad un certo punto alcuni di essi accettano di barattare questo contributo con servizi resi alla comunità Aikidoistica della quale si diventa parte integrante.

Un Dojo va mantenuto, pulito, aperto... serve che sia attiva una segreteria, serve qualcuno che fornisca informazioni, diffonda pubblicità e volantini... qualcuno che sia sempre pronto a fare dimostrazioni dove serve, che segua il Sensei nei suoi viaggi fuori porta in qualità di "otomo" (l'uke del Maestro)...

Chi è interessato ad approfondire veramente gli aspetti legati alla pratica baratta quindi volentieri l'intera sua quota di frequenza o parte di essa legandosi a doveri e servizi legati all'Insegnante che frequenta. Di solito queste figure sono uchideshi... una tipologia di studenti ancora non molto diffusa alle nostre latitudini... ma non ancora per molto (work in progress...!).

In buona sostanza, più si diventa "colonne portanti" del proprio Dojo, meno il rapporto con il danaro è stato - anche storicamente - tenuto in alta considerazione.

A quel punto, il Sensei conoscerà molto bene i suoi studenti e di solito non avrà dubbi nel farli praticare eventualmente senza pagare, ad esempio in un periodo della loro vita in cui non avessero la possibilità di farlo.

E' meglio avere sul tatami un buon studente che non può pagare, ma che sfrutta ogni occasione che gli si offre per migliorare, che una mandria di deficienti che pretendono solo senza dare alcunché perché hanno pagato!

Ecco qual è il vero problema del pagare per gli allievi: che ciò li rende parte di un "contratto" di scambio, secondo il quale l'Insegnante DEVE provvedere alla loro preparazione POICHE' loro hanno versato una quota.

Questo è ovviamente più che giusto e coerente, fatto salvo che talvolta alcuni di essi dimenticano che il Maestro può fare ben poco per loro, se non sono essi in primis a permetterglielo!

Pretendere è qualcosa di sacrosanto nella misura equilibrata con la quale contemporaneamente si è in gravo di donare...

Nelle Arti Marziali, pagare vuol dire avere diritto di sottoporsi ad un insegnamento ed un allenamento, ma da sé ciò non significa che ciascuno di noi sarà capace di trarne il frutto che sperava.

Comprendete che situazione complicata?

Sia il Maestro che l'allievo quindi possono o meno fare uso del danaro... ma ciò può avvenire sia per nobili cause, che per pessime ragioni...

E come si fa a sapere quando GRATIS non significa "malato" e quando DANARO non significa solo "business"?

Buona risoluzione del problema a voi tutti! ^__^

La tendenza attuale è quella di svalutare - nostro dire - a livello economico la nostra disciplina: si parla di qualcosa di importante e formativo, ma sicuramente un'ora di Aikido è pagata di meno di ciò che socialmente è riconosciuto tale (un consulto da uno specialistica in medicina, psicologia, legge, un viaggio,  la visita ad un museo...)

Andare al cinema oggi costa mediamente da 8,00 € a 12,00 € per un'ora e mezzo di intrattenimento: parliamo quindi circa di 5,30 - 8,00 €/h.

Uno stage di Aikido di 6 ore è pagato al massimo 30,00 € attualmente, quindi siamo sui 5,00 €/h (ce ne sono anche di più cari, ormai quasi tutti tristemente però deserti).

Una serata "pizza + cinema + pub" (una cinquantina di euro? anche meno...)  costa in media quasi come la frequenza MENSILE ad un corso bisettimanale di Aikido.

Diciamo che 12 ore di Aikido al mese vengono in media pagate dai 50,00 € ai 60,00 € (max quindi 5,00 €/h, ma ci siamo tenuti larghi).

Nonostante ciò tuttavia, spesso gli allievi sembrano non comprendere come sia necessario impegnarsi con costanza per raggiungere le consapevolezze che loro stessi si auspicano rispetto alla nostra disciplina.

E' segno quindi che hanno perso la connessione con quel "valore" perché pagano troppo poco l'Aikido?

Non sapremmo... ma il rapporto "Aikido-danaro" è una delle questioni più complesse e al contempo interessanti che ci sono, secondo noi.

Lo scorrere del danaro è molto simile all'energia dinamica che si scambiano tori ed uke, mentre l'eccessivo attaccamento ad esso (sia da parte degli allievi che dei Maestri) ci suona come quelle tecniche che ci ostiniamo a portare a termine anche quando abbiamo già compreso che un madornale sbaglio in partenza ne ha compromesso la fattibilità.

Paradossalmente, i soldi fanno forse comprendere al volo quanto bene (o quanto male) i praticanti - e gli Insegnanti nello specifico - siano fino ad ora riusciti a vivere le filosofie dell'arte che praticano nella vita quotidiana!

1 commento:

Nino Dellisanti ha detto...

il denaro non è l'unico mezzo con cui si paga un bene, ma è di gran luna il preferibile poichè il gratis non esiste in assluto , è solo una pia illusione.... dare sddisazione alla sete di potere è un costo, dare soddisfazione all'ego altrui e pagare un costo, essere sedotti è pagare u costo.... continuo? credo che ci si sia capiti.... il denaro è molto meglio. non è ambiguo.