lunedì 9 settembre 2013

Sokaku Takeda, l'orco cattivo e gli stereotipi a basso costo

"Esiste la paura in questo Dojo...?"
"NO, SENSEI!!!!"

Quante volte abbiamo sentito parlare del "Maestro severo" che se non stai attento ti sgrida...

... qualcosa di archetipico forse, che dall'età delle scuole primarie un po' tutti i bambini si portano appresso.

Nel mondo delle Arti Marziali poi questo stereotipo si arricchisce ulteriormente, poiché non solo il Maestro severo (e cattivo), se non sei ubbidiente ti sgrida... ma ti mena pure!!!

Ed ecco benne che confezionate le leggende metropolitane di quel tizio che un giorno a lezione si rifiutò di eseguire l'esercizio che il Sensei Super Saiyan gli chiedeva di fare... e si ritrovò sul tatami con tutte le ossa mischiate...


Molti pensano che sia accaduto così anche negli esordi della nostra disciplina, quando il giovane e saggio Morihei fu sottoposto ai più rudi allenamenti del "malefico" Sokaku Takeda, un uomo sul quale le leggende metropolitane non mancano di certo.

Costui [la faccia sorridente qui a fianco...] era un praticante ed Insegnante della Scuola Daitō-Ryū Aikijūjutsu (大東流合気柔術, ossia "Grande Scuola d'Oriente dell'Aikijujutsu"), che visse a cavallo fra il 1800 ed il 1900, in un contesto storico e sociale molto diverso da quello di oggi.

Pare che avesse un caratteraccio, e solo chi è stato in Hokkaido (la grande isola verdeggiante più a nord del Giappone) capirebbe al volo come mai che in quei luoghi la gente poteva essere scontrosa!

E' (ancora oggi!) una terra completamente selvaggia, nella quale la natura imperversa e che in inverno viene spazzata da venti in grado di far ribaltare un'automobile... nella quale quando nevica si costruiscono "muri di ghiaccio" per disseppellire le strade e poterle utilizzare.

Noi ci siamo stati, e fra l'altro in quel di Shirataki, che erroneamente viene considerato un villaggio fondato dallo stesso Morihei Ueshiba (lui supporrò la crescita di questo centro, ma i primi segni di abitazione sono preesistenti al suo arrivo).

Quello fu proprio il posto in cui Sokaku e Morihei si incontrarono [nella foto a fianco, Marco Rubatto mentre "gioca" con il tessen - il ventaglio di ferro - di O' Sensei, presso il museo etnografico di Shirataki]

Sokaku fu molto criticato per il carattere irascibile e scontroso, per i modi altezzosi e arroganti, e per il disprezzo che pubblicamente nutriva nei confronti del nuovo ordine sociale.

La sua figura va però misurata nel contesto di un paese che soffriva d'una profonda rivoluzione, dove i valori radicati da millenni nell'animo dei Bushi vennero gettati alle ortiche in pochi anni.
Essi vedevano il mondo crollare sotto i loro piedi ed adeguarsi non era facile, soprattutto per le convinzioni morali e i condizionamenti così forti che avevano subito sin dall'infanzia.

Abbiamo avuto il privilegio di parlare con una simpatica nonnina, bambina al tempo in cui Takeda si aggirava per le vie di Shirataki - magari in compagnia di O' Sensei - ed in effetti ci ha confermato che la sua casa era stracolma di armi da taglio... che chiunque temesse ad avvicinarvisi impunemente.

Sokaku appariva perennemente preoccupato di subire attacchi da parte dei suoi molti nemici, di essere avvelenato, di essere spiato: pare non se la passasse tanto bene a livello di serenità interiore, diremmo forse noi oggi!

Eppure la sua fama di guerriero precedeva i suoi passi... ed averlo come Insegnante era qualcosa che dava prestigio, oltre che un gran da fare!

Pare che lo stesso Ueshiba, ad un certo punto sentì l'esigenza di "staccarsi" da questo personaggio per intraprendere una diversa direzione di studio e lavoro con le Arti Marziali...

Ricevette la micidiale tecnica da Takeda, alla quale aggiunse un'influenza notevole degli insegnamenti spirituali della setta Oomoto Kyo di Ayabe e Kameoka: una bella sceccherata... ed ecco servito l'Aikido!


Il processo in realtà non fu così facile, né immediato... ma giusto per quei pochi che non conoscessero le attinenze del Daito Ryu con il mondo legato alla nostra disciplina.

Questo Post tuttavia non riguarda tanto i fatti storici o le voci di corridoio sul caratteraccio di Sokaku Takeda, quanto il fatto che egli talvolta è stato eletto come archetipo del "Maestro/orco cattivo", alla pari del Cobra Kai di Karate Kid!

Ma nelle Arti Marziali, in Aikido nella fattispecie, è utile una sorta di dittatore militare che scandisce i suoi ordini da tatami con sonore sgridate agli allievi sempre più "brocchi" di quanto lui desidererebbe?




Secondo noi un Insegnante (letteralmente "colui che lascia il segno") potrebbe anche avere l'esigenza di urlare, imporsi, cazziare, castigare... per risultare maggiormente incisivo sulle persone che "allena"... MA UN MAESTRO NO!

Sempre secondo noi - infatti - un MAESTRO non allena nessuno, ma fa un pezzo di "cammino" con chi richiede la sua compagnia: se egli è stato ed è un praticante, sa sperimentalmente molto bene quanta difficoltà, crisi e paura si incontra durante il percorso... perché dovrebbe irritarsi per le difficoltà altrui?

Potrebbe ricordarci che abbiamo scelto l'impegno in una disciplina, anche quando magari la difficoltà prende il sopravvento e ci farebbe fare qualche passo indietro... lo potrebbe fare pure con energia, se vede che questo potrebbe esserci utile, ma non ha da insegnare niente a nessuno: siamo noi che attraverso di LUI "incidiamo" su noi stessi!

Quindi le cose sono due: o Sokaku era un vero Maestro Daito... e nel quale caso non sarebbe stato per nulla spiacevole come persona, o era uno psicotico, problematico, conflittuale... che per mestiere faceva l'Insegnante di Arti Marziali...

Un conto è eseguire un esercizio che ci riesce bene (insegnare tecniche marziali al prossimo e combattere), un conto è avere una missione: non vogliamo sminuire nessuno, ma un Maestro propenderebbe di solito per quest'ultima.

Anche il buon Morihei, che conosciamo com il vecchio saggio che coniuga il suo lavoro sul tatami con la spiritualità più sottile, probabilmente un tempo era molto più simile (negli interessi) al suo Insegnante Sokaku.


In genere bisogna essere prima guerrieri, per poi un giorno scegliere di divenire pacifisti: chi ha combattuto sul serio, conosce le dinamiche del conflitto, le sofferenze e le tristezze legate ad esso... così come le sue potenzialità (perché non deve essere giudicato solo negativamente).

La "pace" come obiettivo fermo del proprio essere può solo nascere da un'esigenza profonda, gli altri si potrebbero più definire "condannati" alla pace.

Essa non si può conquistare, imporre o apprendere... la si può solo realizzare dentro.

Ecco perché un Maestro, secondo noi, non urla... tende ad essere benevolo, gentile e costruttivo: ha scelto di esserlo innanzi tutto con se stesso, e riflette ciò nella società rapportandosi analogamente con il prossimo.

Quindi - paradossale a dirsi - il Maestro NON INSEGNA, ma ispira... è stato capace della trasformazione personale che vuole avere anche chi lo frequenta ed è al Dojo tanto per seguire, quanto per supportare la crescita che gli ALTRI vogliono fare con loro stessi.

Compito arduo!

Non si cura di quanto sia facile o difficile, egli lo fa e basta...



Quindi un Maestro è quasi per forza un guerriero pacifico... o perlomeno uno che quando rimprovera lo fa con nulla di personale, o di dovuto alle sue ombre inconsce mai esaminate.

Interessante: perché se così fosse il panorama attuale si svuoterebbe di tanti Maestri per riempirsi di un'oceano di Insegnanti ed Allenatori!

Forse un Maestro è uno che quando chiede: "Esiste la paura in questo Dojo...?"

Vorrebbe sentirsi rispondere dagli allievi: "SI, Sensei... siamo qui proprio per superarla!"

1 commento:

Stefano Bresciani ha detto...

Ciao Marco e un bentornato allo scrittore innato che è in te :-)
Bello questo post, a tal punto che alla frase "un MAESTRO non allena nessuno, ma fa un pezzo di "cammino" con chi richiede la sua compagnia: se egli è stato ed è un praticante, sa sperimentalmente molto bene quanta difficoltà, crisi e paura si incontra durante il percorso..."
mi sono commosso. Sposiamo in tal senso lo stesso pensiero, non lo hai citato ma sono certo converrai con me che il famoso "shi fu" di Kung-fu panda era solo un bravo insegnante... mentre la tartaruga Oogway... io aspiro a diventare così, sono giovane ma senza falsa modestia so di avere già una delle carte più valide: non mi arrabbio mai nel dojo, da quando ho smesso karate con l'Aikido tutto è cambiato, a cominciare dal mio rapporto con gli allievi. E tutto funziona benissimo perché il primo ad avere paura, di non essere mai all'altezza della pratica marziale, ero proprio io!

Grazie di cuore, un abbraccio "virtuale" ma sincero!