lunedì 30 settembre 2013

Fashion e glamour che fanno tanto Aiki

Ci troviamo quest'oggi a riflettere su alcuni fenomeni piuttosto diffusi nel mondo Aikidoistico, ossia la tendenza a copiare il proprio Sensei in tutto ciò che fa, spesso senza discriminazione su cosa appartenga di diritto al mondo dell'Aikido e cosa invece sia una sua tendenza personale.

Abbiamo girato e conosciuto vari gruppi... praticato con persone provenienti da svariate Scuole e Stili: ciascuno ha un po' le sue particolarità, i suoi pregi... come anche le sue fisime...

Un allievo intelligente è in grado di distinguere quando un fenomeno è "locale" o quando dietro ad esso si nasconda qualcosa di più profondo, in modo da non correre il rischio di "guardare il dito, mentre il maestro indica la luna"!

Di seguito vi riportiamo alcune strane usanze legate al modo di abbigliarsi di alcuni gruppi di praticanti, che spesso proprio con esse usano contraddistinguersi:

i "Tissieriani"...

- utilizzano solitamente far spuntare la cintura nera frontalmente dall'hakama, con "un'orecchia" dell'obi che punta l'anca destra, mentre l'altra guarda l'anca sinistra;

- spesso si tirano su l'hakama (esistono un paio di modi diffusi per farlo) in modo tale che si veda il bianco dei pantaloni (zubon) all'altezza delle caviglie, come talvolta si usa fare nella pratica all'aperto.

Queste due caratteristiche in sé non ci appaiono né buone, né cattive... solo che sono caratteristiche e per questo le sottolineiamo.

La seconda usanza risulta particolarmente funzionale quando, come dicevamo, si pratica all'aperto... in quanto un tempo si poneva un'attenzione particolare a non sporcare la propria hakama, per poterla lavare più di rado... e quindi ritardare gli inevitabili fenomeni di usura: c'erano pochi soldi in Giappone, intorno al 1950, quindi chiunque era interessato a farsi durare il più possibile il vestiario adibito alla pratica.
Sulla prima usanza invece (quella di far spuntare le estremità della cintura frontalmente dall'hakama), non ci risulta essere una ragione specifica, se non qualcosa di forse legato all'estetica: in altri ambiti, come quello della Scuola di Iwama, per esempio... viene al contrario richiesto che la propria cintura non sia visibile dall'esterno.

Abbiamo di persona assistito circa venti anni fa alla scena in cui Morihiro Saito Sensei rimproverava un Aikidoka presente ad un suo seminario italiano, proprio perché si era vestito facendo "spuntare" un lembo di cintura sotto l'hakama.

Non intendiamo ora asserire quindi che non si debba fare, ma era importante far emergere come la stessa usanza possa essere considerata in modo diametralmente opposto in contesti differenti.

i "Saitiani"...

da qualche anno, soprattutto coloro che si rifanno agli insegnamenti di Hitoira Saito Soke - figlio di Saito Shihan - stanno iniziando ad utilizzare una sorta di nobakama, cioè una hakama un tempo utilizzata per il lavoro nei campi... molto più simile ad un paio di larghi pantaloni, che la solita gonna-pantalone alla quale siamo abituati.

La chiamiamo "nobakama" anche se non ci risulta essere realmente il termine più indicato... ma tant'è che così viene nominata sul Web, tanto per capirci...

Le 5 pieghe anteriori e le 2 posteriori sono conservate anche in questo modello meno utilizzato alle nostre latitudini, e con esse anche le 7 virtù del Bushido che rappresentano... solo che il contesto di Iwama alla metà degli anni '50 era parecchio diverso da quello che si può trovare attualmente in un seminario internazionale di questa Scuola.

La casa di Morihiro Saito era a 6 o 7 metri da quella di O' Sensei, a 10 metri dal Dojo del Fondatore e soprattutto immersa in una tenuta di 1,3 ettari di terreno coltivato per decenni quotidianamente da queste due importanti figure storiche.

Poteva non essere quindi così strano andare a zappare l'orto e quindi andare direttamente a fare lezione al Dojo senza cambiarsi.
La vita dell'agricoltore e quella del Budoka erano fuse in un'integrazione così stretta, sia per via della tradizione che per via degli spazi e dei tempi che scandivano le attività giornaliere, che questa commistione era alquanto probabile!

Ora però le cose sono cambiate: quando Hitoira Saito insegna un seminario internazionale, non arriva dall'orto di casa... quindi la nobakama è da considerarsi quasi l'equivalente di una "tenuta informale" in un'occasione molto formale. Qualcosa di poco tradizionale, nipponicamente parlando...

Lui non sbaglia per definizione di Sensei tuttavia: ha deciso di vestire la nobakama ovunque e si deve sentire libero di farlo: ci meravigliano i molti suoi allievi che hanno fatto il diavolo a quattro per mettere le mani su questo articolo, poco conosciuto in Europa sino a 5 o 6 anni fa!

Che questo tipo di hakama risulti più pratico per fare Aikido?
Che possa rappresentare una naturale evoluzione nel vestiario della disciplina?

Non lo sappiamo: per ora prendiamo atto che un capo Scuola ha apportato una modifica piuttosto inedita nel suo abbigliamento e che molti suoi allievi lo hanno imitato...

Questo Gruppo fa anche massicciamente utilizzo di tenugui, ossia di quel piccolo asciugamano di cotone leggero (ma ora anche di spugna) che va dai 35 cm in su, gelosamente conservato nella piega più esterna del keikogi... con il quale tamponarsi il sudore durante gli allenamenti.

Questa tradizione è ancora particolarmente viva nel Kendo, dove tenugui e sudore sono elementi ben comuni!

Spesso è possibile ai Seminari di questa Scuola trovare banchetti appositamente adibiti alla vendita di oggettistica specifica: libri, DVD, magliette... e gli immancabili tenugui con lo stemma dell'Associazione o il kamon (il sigillo) del casato Saito (non abbiamo nulla contro l'inevitabile merchandising delle attività umane, s'intende).

Ultima cosa (altrimenti i praticanti di questa corrente potrebbero pensare "che ce l'abbiamo con loro"... mentre ricordiamo che utilizziamo questo scritto solo per fare riflettere!): tradizionalmente le scritte sul keikogi si appongono sulla spalla sinistra e sull'hakama in corrispondenza della natica destra.

Ultimamente questa Scuola sta invece usando apporre il suo logo nella parte anteriore sinistra della giacca e/o sulla parte centrale della schiena. Anche in questo caso, nulla di male, ma si segnala che la tendenza viene ripresa forse quale segno distintivo dagli appartenenti allo stile.

i "Kobaiashiani"...

gli appartenenti a questa corrente si distinguono per l'abitudine di utilizzare l'obi tradizionale (il kaku obi) a chiusura del keikogi, mentre gli altri stili in occidente hanno preferito far uso delle cinture del Karate o del Judo anche per l'Aikido... forse per la sola praticità nel reperire il gadget dalle nostre parti.

La cintura tradizionale di cui ora parliamo ha una fasciatura più ampia sull'addome e consente di essere chiusa senza un nodo voluminoso dinnanzi al centro addominale. Lo stesso O' Sensei ne faceva uso, ed anche discipline come il Kendo o il Kyudo la contemplano nelle loro divise.

Le donne praticanti del Kobayashi Ryu usano poi vestire l'hakama particolarmente alta, un po' ascellare per capirci... e ci risulta che anche questo elemento trovi riscontro nella tradizione nipponica, per la sempre maggiore attenzione alla pudicizia femminile tipica di quella cultura e società.

Se avessimo esaminato altri stili, sarebbero emerse altre innumerevoli tendenze ed abitudini, legate al vestiario come all'etichetta e alla pratica vera e propria, questo è ovvio... perciò si considerino gli esempi precedenti solo occasioni per riflettere insieme.

Ci verrebbe da pensare che, se vestissimo il kaku obi... con sopra una nobakama, dalla quale spuntano lateralmente i lembi dell'obi stesso e ci facessimo una "svercia" ai pantaloni... e tenessimo il nostro immancabile tenugui con tanto di logo nella piega della giacca...

... già solo per questo potremmo contare di possedere l'essenzialità dei meguri di Hirozaku Kobayashi, la precisione e la potenza di Morihiro Saito... e l'eleganza e la dinamicità di Christian Tissier!

Ma ci sa che la realtà non sarebbe esattamente questa...!

Provenendo da insegnamenti di personaggi dall'esperienza e temperamento differente è pressoché fisiologico che negli anni ciascuna corrente abbia manifestato le proprie tendenze specifiche: ci chiediamo ora in questo momento... cosa veramente contraddistingue un Aikidoka di valore?

Se un allievo di Tissier non avesse l'obi che spunta dall'hakama, o un praticante dell'Iwama Shin Shin Aiki Shuren Kai non riportasse loghi sul keikogi e non avesse il tenugui... costoro dovrebbero sentirsi meno tali?

Non crediamo proprio: un praticante sposa più la filosofia di uno stile, più che la griffe!

Ed allora perché questo straordinario movimento identificativo dei praticanti in una determinata abitudine LOCALE del proprio Sensei, Gruppo, Stile, Scuola?

Nonostante non ci siano tantissimi praticanti di Aikido nel nostro Paese, sicuramente ci sentiamo di affermare che sono molti ancora meno coloro che lo praticano come qualcosa di più che un hobby o uno svago sportivo: ciò può effettivamente significare che le persone mediamente non sono in grado di discernere se gli usi e costumi locali abbiano una qualche sorta di importanza profonda, o siano solo "capricci del momento"...

... in realtà "il gregge" neanche cerca di approfondire: gli viene detto che si fa così, e costoro si uniformano semplicemente!
Altrove le "manie" (che in greco significa appunto "amore malato"... quindi un principio che è partito da un elemento positivo, per poi deteriorarsi) sono dei veri e propri diktat ai quali sottostare pena l'esclusione dal "clan".

"Chi non ha l'Aikidocard dell'Associazione XY non ne può far parte"!
Quante volte abbiamo sentito scemenze simili: vi consigliamo in merito di andare a leggere QUESTO ARTICOLO, se ve lo foste per caso persi...

Più in generale però l'esigenza di "identificazione" con il gruppo di pari che ci circonda esprime un desiderio di appartenenza, del tipo "io, che forse conto poco, mi sento più importante se sono riconosciuto come appartenente al tal giro/gruppo/clan/associazione"...

... è come se "l'abito"- almeno inizialmente - "facesse un po' il monaco", al contrario del celebre proverbio popolare.

Ma qui andiamo oltre a ciò, oltre bizzeffe di magliette, borse da palestra, sacche per le armi contraddistinte dal logo XY (a seconda del gruppo al quale "amiamo appartenere"), abbiamo visto persone che imitano i tic nervosi del viso del proprio Insegnante!

Persone che utilizzano gli stessi atteggiamenti del proprio Boss sul tatami o nella vita privata, forse con la vana speranza di "essere un po' come lui, se gli ci assomiglia abbastanza da fuori..."

... persone che parlano in "giappaliano", ossia usano i verbi all'infinito durante le lezioni, solo perché i loro Maestri magari erano giapponesi e quindi avevano una conoscenza limitata della nostra lingua: ma siamo qui per migliorare, o per ereditare i limiti di chi ci ha preceduto?!
Fisicamente parlando si chiama "fenomeno di risonanza", e ci potrebbe anche stare... ma perché questa esigenza di perdere la propria identità, anziché finalmente ritrovarla proprio con la pratica!!!

Usciamo presto da questa scia imitativa, che in fondo denota solo insicurezza e povertà personale di contenuti: se sapremo essere Aikidoka di valore, determineremo noi le nuove mode del futuro, così come hanno fatto e stanno facendo i "fuori classe" del passato e di oggi, quindi stop a seguire come pecore lo stile o il Guru di turno, mitizzando solo ciò che si è già certi di non poter raggiungere mai...

... solo gli adolescenti possono permettersi di vivere così!

Ci serve invece formare uno zoccolo duro di Aikidoka maturi, che indipendentemente da come si vestano ed a quale stile siano affezionati, siano molto meno "ondivaghi" e influenzabili dal capriccio del momento... e molto più sintonizzati a portare avanti un discorso serio e profondo con l'Aikido.

Alla fine... negli anni... è questo ciò che fa più "Aiki", ben al di là di fashion e glamour...!

lunedì 23 settembre 2013

岩間 Iwama (1/5): il luogo in cui O' Sensei visse ed operò...

Questa settimana iniziamo una rassegna di approfondimenti dedicati ai "luoghi del Giappone" legati all'Aikido, alla sua storia, pratica e tradizione.

Si tratterà di numerosi approfondimenti, concernenti le location che maggiormente videro attivo Morihei Ueshiba nella sua opera di studio e insegnamento di quella che sarebbe poi stata la disciplina che tanto amiamo.

Come ovviamente non iniziare dalla FINE, ossia dal luogo che forse oggi fra tutti conserva maggiormente il fascino dell'Aikido nell'epoca della maturità di O' Sensei?
Ci riferiamo ad Iwama, ovviamente... ridente cittadina (non abbiamo visto molti sorrisi in loco, veramente!) a nord est di Tokyo: circa 100 km dalla capitale, percorribili in un'ora e quaranta circa di treno.

Morihei Ueshiba dal 1942 si stabilì in questo luogo, abbastanza fuori dal mondo, in quanto anche adesso è un paese alquanto periferico, caldissimo d'estate e freddissimo d'inverno... le cui principali risorse sono la coltivazione dei campi... soprattutto a riso.

In questa location, il Fondatore si è ritirato per studiare in tranquillità la sua disciplina e dedicarsi ad una vita semplice di preghiera, dura pratica ed agricoltura.
Alcune cose tuttavia appaiono notevolmente cambiate negli ultimi decenni: sembra che gli abitanti abbiano "mangiato la foglia" rispetto al turismo Aikidoistico legato ai pellegrinaggi sui luoghi del Fondatore e l'attuale possibilità di essere ospitati a studiare Aikido in qualità di uchideshi (all'Ibaraki Shibu Dojo che fa capo all'Aikikai di Tokyo, all'Iwama Shin Shin Aiki Shurenkai che fa capo ad Hitoira Saito Sensei e all'Aiki House, il Dojo indipendente di Hiroki Nemoto Sensei)!

La stazione è stata da poco rifatta ed alla sua uscita svetta un busto di O' Sensei, che avverte eventuali visitatori sprovveduti quanto questa figura storica sia stata importante per la cittadina di Iwama.

Dalla stazione poi un nuovo viale asfaltato congiunge direttamente gli Aiki-pellegrini all'Aiki Jinja, ossia il tempio dedicato allo spirito dell'Aiki e costruito direttamente per volontà di O' Sensei.

Lungo questa strada numerose targhe ricordano nuovamente l'attività di Morihei Ueshiba del secolo scorso in quei luoghi.

Fino ad un paio di anni fa, tutto questo non c'era e chi si avventurava a studiare Aikido in quelle lande forse avrebbe respirato una più genuina aria di semplice campagna, al di fuori dei riflettori di qualcosa di speciale o di storico.

Alla sera l'illuminazione è scarsa... per la strada non si incontra quasi nessuno, tranne le zanzare geneticamente modificate per poterci combattere con il bokken!

Un luogo strano parecchio...
Abbiamo voluto condurvi in una visita virtuale di "orientering", alla quale seguiranno più specifici approfondimenti.
In questo primo video vi offriamo una visuale generica sulla Stazione ferroviaria JR (Japan Rail), sul Tempio Aiki, la tenuta del Fondatore ed il suo Dojo... le cascate Aiki ed il Tempio sul monte Atago, sul quale spesso O' Sensei si ritirava per la meditazione e la pratica.

Giusto per farvi un'idea di quanto Aikido si sia mosso (e si muova) in pochi chilometri quadrati, gustatevi questo primo video introduttivo preparato per voi, grazie al materiale che ci ha fornito Marco Rubatto Sensei sui suoi viaggi a mandorla.



Per chi volesse fare l'esperienza di andarci di persona, le cose sono molto meno complicate che in passato: essere ospitati nei Dojo per praticare costa tutto sommato poco, quindi il maggior sforzo economico è quello del trasferimento aereo.

Sbarcati a Narita (l'aeroporto civile principale di Tokyo) c'è la possibilità di essere collegati quasi direttamente col treno ad Iwama, mentre per coloro che soggiornano a Tokyo, la stazione JR di Ueno è quella che mette in collegamento la metropoli con la città di Mito: su quella linea si trova proprio anche lo stop ad Iwama.

Basta mandare una e-mail all'organizzazione che uno sceglie per la pratica ed attendere pazientemente un contatto... rimandare chi si è, qual è la propria esperienza nell'Aikido (generalmente un neofita non inizia proprio da Iwama per farsi la pelle, ma conosciamo debite eccezioni pure a questo!) ed il gioco è fatto.

Unica attenzione importante da fare, in Giappone, nei Dojo nello specifico, non sono gradite le improvvisazioni: quindi avvisate sempre rispetto alla data di arrivo e partenza, se non volete trovarvi la porta chiusa!

Seguiranno altre preziose indicazioni e consigli sull'organizzazione del viaggi fai da te: il viaggio sui luoghi giapponesi dell'Aikido è appena incominciato!

lunedì 16 settembre 2013

Quel distratto di nonno Morihei...

Di solito siamo abituati a riferirci al Fondatore dell'Aikido, Morihei Ueshiba, come ad un grande Maestro... uno dei rari esempi di Budo vivente che ha cambiato per sempre il volto delle Arti Marziali sul nostro pianeta.

La sua figura si erge solenne nei kamidana di quasi tutti i nostri Dojo, ed è grande il rispetto mosso dall'immagine del vecchietto con la barba bianca...

Quest'oggi però siamo alle prese con una società Aikidoistica frammentata, problematica e litigiosa... che spesso fa fatica a portare avanti il messaggio del Fondatore dell'Aikido in modo consapevole, proficuo ed integrato...

... ma non è che questo sia anche dovuto all'enorme distrazione che ha avuto NONNO Morihei?

SI: è stato un enorme fonte di ispirazione, così come fonte di incomprensioni e guai per i suoi allievi, vediamo il perché...

NONNO Morihei ha creato l'Aikido, iniziando a chiamare così la sua Arte intorno al 1935 circa... ma la sua pratica era iniziata molto tempo prima: non ha mai avuto molta passione per i nomi, quindi probabilmente per lui era più importante praticare, che dare un'etichetta formale a quello che steva facendo..

Stessa cosa è accaduta per le varie tecniche: irimi nage, shi ho nage, kote gaeshi, kaiten nage, ude garami... NON SONO NOMI!

Il Fondatore si riferiva ai suoi movimenti nella lingua della sua terra natia, senza preoccuparsi troppo di una qualche forma di "CATALOGAZIONE" per le generazioni future... le sue "tecniche" avrebbero suonato come "proiezione entrando", "proiezione nelle 4 direzioni", "torsione del polso", "proiezione circolare", "controllo dell'avambraccio"... e così via.

NONNO Morihei si curò accoratamente di integrare l'utilizzo delle armi nel lavoro a mani nude dell'Aikido... ma NON CODIFICO' mai esercizi di base (suburi), forme (kata), armonizzazioni (awase) o combattimenti (kumi jo, kumi tachi): quelli che ci sono giunti furono opera dei suoi allievi, preoccupati di "sistematizzare" la didattica per gli allievi che numerosi volevano studiare l'Aikido.


Come mai: forse che la didattica e la schematizzazione non siano aspetti importanti, fondamentali nella nostra Arte... o si tratta di semplice DISTRAZIONE?

I vestiti: al tempo di O' Sensei vestire l'hakama era segno di aver scelto uno specifico tipo di ricerca personale e di volersi sottoporre di buona lena al codice del BushidoNONNO Morihei esigeva che tutti sinda subito indossassero l'hakama durante le lezioni di Aikido.

Qui ora c'è l'usanza di iniziare ad utilizzarla quando si è raggiunto il grado shodan, considerando questo "gonnellone" un importante traguardo per il praticante medio.
Ma dicci tu, NONNO... quanto sono importanti i vestiti per una buona pratica dell'Aikido?

E' importante la "moda" del gonnellone per sembrare più fighi? Su questo pare non si sia esplicitamente pronunciato...

NONNO Morihei è partito da un ju jutsu parecchio marziale e determinato (il Daitō-Ryū Aikijūjutsu), per inglobare in un secondo tempo concetti molto più filosofici e spirituali nella sua pratica (legati alla grequentazione della setta Oomoto Kyo di Ayabe e Kameoka): che anche noi si debba seguire un percorso analogo che va dal solido (in gioventù), all'etereo e sottile (in età più avanzata)?

DISTRATTONE: si è dimenticato di dirlo esplicitamente...

Così oggi c'è chi inizia dalla filosofia, e di mala voglia approccia gli aspetti più marziali, così come quelli che sono interessati quasi solo a questi ultimi... credendo che la fase "più sottile" debba avvenire solo necessariamente in un secondo tempo...

Ma sarà importante almeno comprendere questa cosa: NONNO Morihei, perché non ce lo hai detto chiaramente!!!

Attualmente uno dei più spinosi argomenti legati all'Aikido è la questione inerente ai gradi ed agli esami che servono a conseguirli: su 10 Scuole, si trovano 11 metodologie differenti... di solito!

NONNO Morihei quando aveva l'impressione che uno fosse "bravino", gli andava vicino e gli sussurrava: "Tu sei secondo dan"... "Tu sei quarto dan"...!

Non doveva passare un tempo fisso da un cambio di grado al successivo, né era prevista alcuna "lista d'esame" che fissasse - in qualche modo - la difficoltà dei passaggi di grado, in modo da renderli identici per tutti.

E si potevano anche saltare i gradi! ... da terzo dan a quinto dan... PUM, così... perché te lo diceva il VECCHIETTO!

Ma noi?!
Possiamo allora farlo anche noi... o dobbiamo organizzarci diversamente?!

Ma se è una cosa importante PERCHE' non ce l'hai detta NONNO!

Vabbè va... e quale sarebbe il fine ultimo dell'Aikido?
Almeno su questo ci auguriamo che il suo Fondatore abbia lasciato un testamento chiaro ed inequivocabile... vero?

"L'Aikido è prima di tutto un'Arte Marziale" [Morihei Ueshiba]

"L'Aikido è irimi (entrata) ed atemi (percussione)" [Morihei Ueshiba]


"Ferire un avversario significa ferire se stessi. Controllare le aggressioni senza infliggere lesioni è Aikido" [Morihei Ueshiba]

"L'Aikido serve a realizzare ciò che manca" [Morihei Ueshiba]

"In realtà, l'Aikido non ha forme, ne schemi prestabiliti. E' come un'onda di energia invisibile.
Tuttavia, tale fenomeno è troppo difficile da afferrare per gli esseri umani, perciò utilizziamo forme provvisorie per spiegarlo e metterlo in pratica.
In effetti, qualunque movimento può divenire una tecnica di Aikido, perciò, in definitiva, non ci sono errori.
Questo è il mio consiglio: Apprendete e Dimenticate! Apprendete e Dimenticate!
Fate in modo che la tecnica diventi parte del vostro essere!" [Morihei Ueshiba]

No, no aspetta NONNO... non abbiamo capito: sono splendide le tue parole, ma hai detto tutto ed il contrario di tutto... come ci arriviamo a queste cose?!
Quale esercizio va fatto per primo?!

Dobbiamo darci più alla filosofia o alla marzialità?

Come si usa una spada, e perché noi ed il nostro aversario saremmo la stessa cosa?

Cos'è che manca e l'Aikido potrebbe realizzare?

Azz... se n'è già andato... e NON HA AGGIUNTO ALTRO!
Ci spiace NONNO che tu non sia più qui, avremmo ancora tante cose da chiederti... da imparare da te.

Ma eri tu ad essere un po' "rinko" per via dell'età... o siamo noi ad avere capito per il momento solo un centesimo della metà di niente di quello che tu ci hai insegnato?

Ti sgrideremmo parecchio per quanto hai saputo essere VAGO e DISTRATTO sulle cose veramente importanti... anche se ci viene il dubbio che tu lo possa avere fatto apposta, perché ti fidavi così tanto di noi, da immaginare che saremmo stati in grado di risolvere da soli i problemi che incontravamo, proprio come hai fatto tu!

Beh, se è così allora GRAZIE... e grazie anche se ci hai lasciato alcune patate bollenti che al momento non siamo ancora riusciti ad approicciare al meglio.


DISTRATTO e/o MAESTRO, sarai per sempre il nostro beneamato NONNO Morihei!

PS: ci giunge in Redazione un breve scritto dopo la stesura del presente Post, la cui datazione andrebbe fatta al Carbonio 14, poiché è firmata da una personalità piuttosto nota: non sappiamo se sia autentico, ma per dovere di cronaca noi lo alleghiamo di seguito.

"Non potete imitare ciò che faccio. Ogni tecnica è unica, è un'esperienza che avviene una sola volta. Le mie tecniche emergono liberamente, sgorgano come i getti da una fontana. Invece di copiare ciò che faccio, ascoltate ciò che dico. E' li che risiede l'essenza delle tecniche... Un giorno capirete".

[Morihei Ueshiba]

lunedì 9 settembre 2013

Sokaku Takeda, l'orco cattivo e gli stereotipi a basso costo

"Esiste la paura in questo Dojo...?"
"NO, SENSEI!!!!"

Quante volte abbiamo sentito parlare del "Maestro severo" che se non stai attento ti sgrida...

... qualcosa di archetipico forse, che dall'età delle scuole primarie un po' tutti i bambini si portano appresso.

Nel mondo delle Arti Marziali poi questo stereotipo si arricchisce ulteriormente, poiché non solo il Maestro severo (e cattivo), se non sei ubbidiente ti sgrida... ma ti mena pure!!!

Ed ecco benne che confezionate le leggende metropolitane di quel tizio che un giorno a lezione si rifiutò di eseguire l'esercizio che il Sensei Super Saiyan gli chiedeva di fare... e si ritrovò sul tatami con tutte le ossa mischiate...


Molti pensano che sia accaduto così anche negli esordi della nostra disciplina, quando il giovane e saggio Morihei fu sottoposto ai più rudi allenamenti del "malefico" Sokaku Takeda, un uomo sul quale le leggende metropolitane non mancano di certo.

Costui [la faccia sorridente qui a fianco...] era un praticante ed Insegnante della Scuola Daitō-Ryū Aikijūjutsu (大東流合気柔術, ossia "Grande Scuola d'Oriente dell'Aikijujutsu"), che visse a cavallo fra il 1800 ed il 1900, in un contesto storico e sociale molto diverso da quello di oggi.

Pare che avesse un caratteraccio, e solo chi è stato in Hokkaido (la grande isola verdeggiante più a nord del Giappone) capirebbe al volo come mai che in quei luoghi la gente poteva essere scontrosa!

E' (ancora oggi!) una terra completamente selvaggia, nella quale la natura imperversa e che in inverno viene spazzata da venti in grado di far ribaltare un'automobile... nella quale quando nevica si costruiscono "muri di ghiaccio" per disseppellire le strade e poterle utilizzare.

Noi ci siamo stati, e fra l'altro in quel di Shirataki, che erroneamente viene considerato un villaggio fondato dallo stesso Morihei Ueshiba (lui supporrò la crescita di questo centro, ma i primi segni di abitazione sono preesistenti al suo arrivo).

Quello fu proprio il posto in cui Sokaku e Morihei si incontrarono [nella foto a fianco, Marco Rubatto mentre "gioca" con il tessen - il ventaglio di ferro - di O' Sensei, presso il museo etnografico di Shirataki]

Sokaku fu molto criticato per il carattere irascibile e scontroso, per i modi altezzosi e arroganti, e per il disprezzo che pubblicamente nutriva nei confronti del nuovo ordine sociale.

La sua figura va però misurata nel contesto di un paese che soffriva d'una profonda rivoluzione, dove i valori radicati da millenni nell'animo dei Bushi vennero gettati alle ortiche in pochi anni.
Essi vedevano il mondo crollare sotto i loro piedi ed adeguarsi non era facile, soprattutto per le convinzioni morali e i condizionamenti così forti che avevano subito sin dall'infanzia.

Abbiamo avuto il privilegio di parlare con una simpatica nonnina, bambina al tempo in cui Takeda si aggirava per le vie di Shirataki - magari in compagnia di O' Sensei - ed in effetti ci ha confermato che la sua casa era stracolma di armi da taglio... che chiunque temesse ad avvicinarvisi impunemente.

Sokaku appariva perennemente preoccupato di subire attacchi da parte dei suoi molti nemici, di essere avvelenato, di essere spiato: pare non se la passasse tanto bene a livello di serenità interiore, diremmo forse noi oggi!

Eppure la sua fama di guerriero precedeva i suoi passi... ed averlo come Insegnante era qualcosa che dava prestigio, oltre che un gran da fare!

Pare che lo stesso Ueshiba, ad un certo punto sentì l'esigenza di "staccarsi" da questo personaggio per intraprendere una diversa direzione di studio e lavoro con le Arti Marziali...

Ricevette la micidiale tecnica da Takeda, alla quale aggiunse un'influenza notevole degli insegnamenti spirituali della setta Oomoto Kyo di Ayabe e Kameoka: una bella sceccherata... ed ecco servito l'Aikido!


Il processo in realtà non fu così facile, né immediato... ma giusto per quei pochi che non conoscessero le attinenze del Daito Ryu con il mondo legato alla nostra disciplina.

Questo Post tuttavia non riguarda tanto i fatti storici o le voci di corridoio sul caratteraccio di Sokaku Takeda, quanto il fatto che egli talvolta è stato eletto come archetipo del "Maestro/orco cattivo", alla pari del Cobra Kai di Karate Kid!

Ma nelle Arti Marziali, in Aikido nella fattispecie, è utile una sorta di dittatore militare che scandisce i suoi ordini da tatami con sonore sgridate agli allievi sempre più "brocchi" di quanto lui desidererebbe?




Secondo noi un Insegnante (letteralmente "colui che lascia il segno") potrebbe anche avere l'esigenza di urlare, imporsi, cazziare, castigare... per risultare maggiormente incisivo sulle persone che "allena"... MA UN MAESTRO NO!

Sempre secondo noi - infatti - un MAESTRO non allena nessuno, ma fa un pezzo di "cammino" con chi richiede la sua compagnia: se egli è stato ed è un praticante, sa sperimentalmente molto bene quanta difficoltà, crisi e paura si incontra durante il percorso... perché dovrebbe irritarsi per le difficoltà altrui?

Potrebbe ricordarci che abbiamo scelto l'impegno in una disciplina, anche quando magari la difficoltà prende il sopravvento e ci farebbe fare qualche passo indietro... lo potrebbe fare pure con energia, se vede che questo potrebbe esserci utile, ma non ha da insegnare niente a nessuno: siamo noi che attraverso di LUI "incidiamo" su noi stessi!

Quindi le cose sono due: o Sokaku era un vero Maestro Daito... e nel quale caso non sarebbe stato per nulla spiacevole come persona, o era uno psicotico, problematico, conflittuale... che per mestiere faceva l'Insegnante di Arti Marziali...

Un conto è eseguire un esercizio che ci riesce bene (insegnare tecniche marziali al prossimo e combattere), un conto è avere una missione: non vogliamo sminuire nessuno, ma un Maestro propenderebbe di solito per quest'ultima.

Anche il buon Morihei, che conosciamo com il vecchio saggio che coniuga il suo lavoro sul tatami con la spiritualità più sottile, probabilmente un tempo era molto più simile (negli interessi) al suo Insegnante Sokaku.


In genere bisogna essere prima guerrieri, per poi un giorno scegliere di divenire pacifisti: chi ha combattuto sul serio, conosce le dinamiche del conflitto, le sofferenze e le tristezze legate ad esso... così come le sue potenzialità (perché non deve essere giudicato solo negativamente).

La "pace" come obiettivo fermo del proprio essere può solo nascere da un'esigenza profonda, gli altri si potrebbero più definire "condannati" alla pace.

Essa non si può conquistare, imporre o apprendere... la si può solo realizzare dentro.

Ecco perché un Maestro, secondo noi, non urla... tende ad essere benevolo, gentile e costruttivo: ha scelto di esserlo innanzi tutto con se stesso, e riflette ciò nella società rapportandosi analogamente con il prossimo.

Quindi - paradossale a dirsi - il Maestro NON INSEGNA, ma ispira... è stato capace della trasformazione personale che vuole avere anche chi lo frequenta ed è al Dojo tanto per seguire, quanto per supportare la crescita che gli ALTRI vogliono fare con loro stessi.

Compito arduo!

Non si cura di quanto sia facile o difficile, egli lo fa e basta...



Quindi un Maestro è quasi per forza un guerriero pacifico... o perlomeno uno che quando rimprovera lo fa con nulla di personale, o di dovuto alle sue ombre inconsce mai esaminate.

Interessante: perché se così fosse il panorama attuale si svuoterebbe di tanti Maestri per riempirsi di un'oceano di Insegnanti ed Allenatori!

Forse un Maestro è uno che quando chiede: "Esiste la paura in questo Dojo...?"

Vorrebbe sentirsi rispondere dagli allievi: "SI, Sensei... siamo qui proprio per superarla!"

lunedì 2 settembre 2013

Aikime riparte: il punto della situazione

Carissimi lettori ed amici, inizia ufficialmente con oggi la nuova attività del nostro Blog per la stagione Aikidoistica 2013/2014!

Come promesso, un sacco di sorprese e novità sono già da tempo in serbo per voi tutti.

Approfitto di questa prima occasione pubblica tuttavia... come ogni anno, per un editoriale diverso da quelli più tematici che seguiranno, anche per fare insieme qualche considerazione sul lavoro che ci vedete svolgere  settimanalmente su queste pagine da anni .

Aikime è nato - quasi per gioco - nel lontano ottobre 2007... e fra poco quindi compirà 6 anni... da allora di acqua ne è passata sotto i ponti e di ukemi se ne sono fatte sui tatami!

In questi anni io ed i ragazzi che mi danno una mano nel progetto abbiamo cercato di fornire spunti di riflessione il più possibile inediti sull'Aikido, così come di creare un punto virtuale di incontro fra i praticanti di questa splendida disciplina, INDIPENDENTEMENTE dalla loro estrazione tecnica o stilistica.

Ci siamo riusciti?

Aiutateci anche voi a dirlo... Sicuramente il Blog è diventato una realtà visibile, conosciuta ed affermata... e di questo non possiamo che essere contenti!

Abbiamo per
primi iniziato a lavorare in modo integrato con i Social Network, creando un Gruppo FB formato oggi da circa 450 membri... che si incontrano e scambiano opinioni in assoluta libertà ed in un'atmosfera rispettosa.

Quest'ultimo punto - lo scambio costruttivo e rispettoso - è forse, fra tutti gli elementi, quella che mi/ci stavapiù a cuore... visto che la nostra comunità dell'Arte della Pace sovente mostra di essere molto meno pacifica di quanto il suo fine farebbe pensare.

I confronti accesi sono spesso costruttivi, ma se togliamo agli scambi quello spirito di rispetto che accomuna tutte le discipline tradizionali dalla notte dei tempi, allora otteniamo qualcosa di meno di quello che le blasonate filosofie sull'armonia piacevolmente affermano.

Su questa cosa ho vigilato personalmente... e devo dire che le nostre pagine sono da tempo ormai frequentate solo da persone che "hanno afferrato il messaggio", capendo che stare insieme arricchisce, solo se c'è vera attenzione per ci ci sta accanto.

Nel panorama Aikidoistico italiano parecchi elementi sono cambiati in questi anni, e noi e voi abbiamo vissuto questa evoluzione da protagonisti.

Sicuramente mi sono reso conto quanto sia dispendioso l'offrire settimanalmente un servizio gratuito in termini di ore di ricerca, traduzione... energia ed impegno, organizzazione.

Non c'è dubbio però che ne sia valsa la pena e quindi andremo avanti: c'è tuttavia un aspetto importante relativo alla divulgazione che non mi è sfuggito e che quindi nel futuro prossimo farà cambiare radicalmente il mio personale modo di pormi nei confronti del Web.

Ho notato come esso sia popolato da "nuove utenze", realmente intenzionate a saperne di più sull'Aikido ed a fare su di esso scambi profiqui... ci sono seri studenti, Insegnanti, professionisti che si sono già incamminati da tempo sulla strada dell'Aiki... e che la seguiranno indipendentemente da ciò che ciascuno potrebbe o non potrebbe fare per loro...

... ma c'è anche una notevole fetta dei navigatori, costituita da Aikidoka frustrati (normalmente dai gradi e responsabilità non banali) che hanno invece già deciso che non andrà mai bene ciò che incontrerà, intenzionati a fare polemica per il gusto di farla, che proveranno a criticare chiunque mostri una propensione alla costruttività, giusto forse per schermare con questo atteggiamento l'ignavia di cui soffrono e nella quale forse vivono...

Mentre i primi sono una vera e propria fonte di ispirazione e gioia del continuare il nostro progetto, questi ultimi sono diventati più simili ad un fastidioso peso morto, che rischia di frenare e tarpare parte di ciò che di buono ciascuno di noi vorrebbe per le dinamiche attuali e future dell'Aikido!

Continueremo a lavorare sodo quindi per tutti coloro che si mostreranno realmente intenzionati a forme di "scambio" proporzionale e responsabile, mentre non agevoleremo ulteriormente l'atteggiamento manipolatorio delle Aiki-zavorre umane ed intellettuali che remano nella direzione opposta.

Come avverrà tutto ciò?

Al nostro lavoro affiancheremo sempre più quello di una realtà giovane, promettente ed in enorme espansione che si chiama Hara Kai: essa è un'Associazione ed un'Accademia fondata il 18 aprile 2012 da alcuni di noi per consentirci di studiare liberamente ed in modo approfondito alcune realtà accomunate dall'interesse per le discipline psico-corporee del movimento...

... ed essendo io il Presidente di questa Accademia, non vi è dubbio che fra esse non potrà che spiccare l'AIKIDO!

L'Hara Kai, a differenza di Aikime, avrà qualche fondo in più per continuare una ricerca libera ed indipendente sulle tematiche a noi care, ma punta anche ad espandere questo "giro" a tutte le discipline affini che hanno scopi analoghi a quelli dell'Aikido (come il Tai Ji Quan, lo Yoga, la Meditazione, l'Ayurveda, la Biodanza...), benché ovviamente operi principalmente a favore dei suoi associati ed iscritti.

Video, traduzioni, ricerche onerose saranno affidate ad essa e quindi specchiate per qualche tempo su queste pagine, in modo che tutto il nostro consueto pubblico possa trarne giovamento e beneficio.

Sarà difficile mantenere attiva la nostra presenza qui, mentre lavoreremo full-time per i progetti dell'Hara Kai (una sede, avvio di corsi che avranno frequenza QUOTIDIANA, possibilità di scambi con l'estero... quindi ad esempio un programma uchideshi per l'Aikido), tuttavia ci sentiamo di garantire ciò per almeno un anno.

Poi vedremo quali saranno gli sviluppi della nostra attività e quindi calibreremo anche strada facendo eventuali "tiri d'aggiustamento"... esiste però anche la possibilità (ripeto, non immediata) che Aikime chiuda i battenti.

Se ciò dovesse in futuro avvenire, sarà solo per essere sostituito da una realtà ancora più completa ed ampia, come lo sarà l'Hara Kai, quindi non temete: potranno cambiare i nomi, ma non i contenuti di ciò che verrà offerto.

Aikime è tutt'ora una splendida avvenura per 5 o 6 di noi, ma ci chiediamo anche cosa stiano facendo per la nostra disciplina tutte quelle Scuole e Aikidoka/Insegnanti 5º,6º e 7º dan - che attualmente in Italia sono tutt'altro che pochi! - che da sempre pensano quasi solo ad ingrassare le dinamiche dei loro gruppi, anziché aprirsi a scambi, ricerche e collaborazioni a 360º con le altre realtà con le quali condividono il territorio!

Nel nostro piccolo per anni abbiamo cercato di offrire un servizio alla comunità, sebbene anche solo tramite Web, che favorisse un punto di incontro, informazione e condivisione: io ed i miei compagni quindi abbiamo la coscienza tranquilla rispetto a questo compito etico che secondo me l'Aikido richiederebbe a tutti (arrivati ad un certo livello di consapevolezza nella disciplina).

Lasciamo quindi anche spazio a quei 5º,6º e 7º dan nostrani che hanno appunto ricevuto questi gradi NON per meriti di tipo tecnico, quanto per la loro capacità di "vivere" la disciplina sul tatami, come nella quotidianità... per la loro capillare opera di divulgazione (?) e per il loro senso di saper costruire una comunità sana che ruota intorno alla nostra disciplina (??).

Se facciamo tutto noi, magari a costoro viene voglia di girarsi dall'altra parte e continuare a cazzeggiare come fino ad ora.

Le nuove generazioni vanno tutelate, ma
molto di ciò che in Aikido ancora oggi non decolla è responsabilità delle VECCHIE, che talvolta non muovono un dito affinché possa essere preservato il piccolo orticello che sono con fatica riuscite a costruirsi intorno nel tempo.

Non è più epoca di "Maestri Guru" che vengono ad indicare la Via ai poveri neofiti sprovveduti: secondo me, chi non si uniforma a questa semplice ed attuale verità, sarà destinato presto o tardi a lasciarci le Aiki-piume!

Bisogna imparare a collaborare sul serio, indipendentemente dal proprio percorso, dall'esperienza e dallo stile tecnico al quale ci sia appoggia.

Siamo soddisfatti nell'avere conosciuto in questi anni numerose realtà che sono già su questa frequenza, e da qui avrete solo ulteriori possibilità aggreganti per coloro che volessero seguire questa scia.
Questa nostra caratteristica non verrà a mancare nemmeno in futuro!

Si tratta solo di "sfrondare qualche ramo secco" ed alleggerirci di qualche ormai inutile zavorra, al fine di coltivare nel profondo la nostra essenza e poterci librare alle altezze che desideriamo con chi avrà voglia di condividere con noi questo viaggio!

Il mio augurio è di poterlo fare ancora a lungo in compagnia di ciascuno di voi: per ora ancora un doveroso grazie per la vicinanza, l'affetto ed il supporto che ci date leggendo e commentando le nostre pagine...

Ora bando alle ciancie: Aikime hajimé!