lunedì 21 gennaio 2013

Il valore della pratica individuale in Aikido

Vi proponiamo quest'oggi un lavoro di sintesi che abbiamo avuto modo di fare durante la scorsa pausa per le festività di fine 2012.

I Dojo normalmente chiudono, tutti pensano a parenti e cenoni... e l'Aikido, che normalmente si fa in coppia, rimane di solito una di quelle attività da ricontattare solo alla ripresa di tutte le attività lavorative e scolastiche.

Esiste però una preziosa possibilità di continuare gli allenamenti quando vogliamo e dove vogliamo e... soprattutto GRATIS!
E' quella che si concretizza con la pratica individuale, cioè negli allenamenti che si fanno da soli, al mare come in montagna... ed in ogni orario ci si volesse dedicare all'approfondimento delle tematiche che seguiamo per il resto dell'anno.

Davvero in Aikido è possibile fare DA SOLI alcune delle cose che alleniamo normalmente in coppia?

SI, è possibile, utilizzando alcuni esercizi specifici, solitamente appartenenti all'ambito del "buki waza", ossia delle tecniche di armi... che fanno parte integrante del bagaglio esperienziale di ogni Aikidoka.

Ovviamente, prima di eseguire questi movimenti da soli, sarà bene averli appresi sotto la supervisione di qualcuno competente in materia... ma una volta posseduti "a sufficienza" (termine che genera equivoci, perché non è semplice determinare oggettivamente quando ciò accade!) consentono di avere veri e propri strumenti a propria disposizione per "fare Aikido con se stessi" ogni qual voglia ne sentiamo la necessità.
Ed un Aikidoka dovrebbe sentirne piuttosto spesso la necessità, a sentire i Maestri storici che sono passati prima di noi per ogni tipologia di allenamento!

Cosa ci avevano trovato nel cosiddetto "solo practice"... come viene definito all'estero questo "allenamento solitario!?

Le armi offrono una vastissima gamma di possibilità, già ampiamente sondate e sviluppate dalla tradizione marziale.

Ogni scuola di Budo ha i suoi "suburi" - letteralmente in giapponese "scuotimenti" - ed i suoi "kata" - le forme - ossia gli esercizi mediante i quali è possibile armonizzare i movimenti di un arma con quelli del proprio corpo.


All'inizio della pratica, ogni arma (jo, bokken...) viene sicuramente considerata un oggetto estraneo da tenere in mano più o meno abilmente... ma dopo qualche tempo essa diviene un vero e proprio prolungamento della propria consapevolezza corporea.

Ma siccome si tratta quasi solo semplicemente di pezzi di legno, tradizionalmente molto onorevoli forse... ma pur sempre oggetti inanimati...

... è segno che ciò che cresce, crescerà in noi ATTRAVERSO questi strumenti, oltre che grazie a loro!

Le armi ed i movimenti basilari da eseguire diventano occasioni preziosissime di coordinazione, connessione ed integrazione fra le varie parti del corpo... ma anche fra esso e la mente e lo spirito...

L'arma diviene lo strumento attraverso il quale poter avvertire esperienzialmente questa unità interiore, tramite un movimento esteriore che ne rispecchi le qualità: connessione, ritmo, precisione... unità.

Quindi se ci lasciano da soli con un arma, possiamo iniziare ad utilizzarla per "farla nostra"... facendo innanzi tutto esercizio con noi stessi... e questo si può fare nel "tempo ordinario", come in vacanza!

Nessuno viene a controllare se ci alleniamo bene, tanto o con profitto: lo facciamo per noi, non per poter sbandierare di aver fatto una sudata...

I benefici cadranno in primo luogo su di noi, e gli altri potrebbero eventualmente accorgersene quando ci re-incontrano sul tatami... ma questo è un risultato secondario e collaterale allo scopo che potrebbe averci mosso.
Siamo andati a rompere le scatole a Marco Rubatto durante una settimana di ferie che si era preso in Liguria, filmando un keiko che ha fatto per se stesso e per pochi allievi sulla spiaggia, nel quale abbiamo provato a far emergere tutti quelli che parevano essere i punti importanti dell'allenamento "in solitaria".

Ecco quanto è emerso... prendetevi 8 minuti della vostra vita per gustarvelo!



Il video parte sull'ispirazione del famoso libro "Il gabbiano Jhonatan Livingstorn", di Richard Bach, che parla appunto di un viaggio di consapevolezza nei confronti di se stessi, da parte del personaggio intento in numerosi allenamenti per imparare a volare: le prime due frasi giungono di li

"Devi solo imparare a conoscere meglio te stesso... ogni giorno, un pochino di più".
Quando non c'è nessun altro con noi, infatti, pare più semplice dichiararci che quello che facciamo è diretto a non compiacere o aiutare nessuno, se noi noi stessi!

C'è scritto "ogni giorno", ed abbiamo sentito numerosi Insegnanti di Aikido rimandare l'importanza dell'allenamento GIORNALIERO... anche nelle tecniche di base.
Uno fra tutti, Morihiro Saito Sensei, dichiarava che eseguire alcuni suburi o kata di jo tutti i giorni era essenziale per una loro corretta comprensione. E lo diceva un 9º dan... non una persona che non aveva mai tenuto un pezzo di legno in mano.

Quindi facilmente, se sentiva lui il bisogno di un allenamento quotidiano... forse potrebbe servire a qualcosa anche a noi!

"L'allenamento è vita".
Questo proverbio non si riferisce solo all'Aikido, ma ad ogni attività nella quale si intende migliorare o fare una differenza: "allenarsi è come remare contro corrente", come recita un altro aforisma... quindi basta stare fermi per andare all'indietro!

"Il movimento diviene, a poco a poco, più chiaro... e tu con lui".
L'azione eseguita è sempre la stessa... migliaia di volte, ma ciò consente un effettivo cambiamento qualitativo interno, poiché si impara a fare ogni atto nel modo più essenziale possibile, con la conseguenza di veder "ripulire" il movimento, così come il nostro stesso animo che lo esegue: l'allenamento solitario funziona da SPECCHIO!

"Quindi, per quanto sia difficile raddoppia l'impegno... svilupperai la volontà, la fatica si dimezzerà".
Sembra essere solo onerosa questa affermazione, ma non è così: spesso "l'appetito vien mangiando" e questo è esattamente ciò che accade nell'allenamento serio... si ha voglia di superare sempre se tessi e ci si trova a poco a poco capaci di fare cose impossibili prima.

L'atto di volontà è un grande strumento da sviluppare per perseguire con successo i propri scopi!
Si fa poi meno fatica a realizzare quello che sappiamo essere benefico per noi stessi: la dedizione appassionata fa apparire più semplici anche le grandi sfide.

"Datti il tempo di imparare".
Questo genere di esperienze "solitarie" non danno i propri frutti dopo una prima scampagnata nel bosco con il bokken appresso... è la costanza che fa la differenza... ed essa richiede pazienza e dedizione prima ancora di poter scorgerne i frutti.

"Non stancarti di ripetere... e di studiare le tue Armi".
La ripetizione è un elemento fondamentale poiché avverrà in condizioni personali diverse: ci alleneremo da soli un giorno di sole, come di foschia, un giorno nel quale siamo felici oppure tristi... ben predisposti o svogliati...
...l'unica componente in comune fra tutte queste diverse situazioni, sarà il fatto che NOI ci siamo messi li a mulinare la nostra arma ed a fare le stesse cose.

Avremo modo così di conoscerci meglio da tanti punti di vista differenti, proprio perché avremo avuto molte occasioni di "ripetere" l'esperienza con noi stessi: infondo, l'Arma studiata saremo noi...

"La conoscenza è cambiamento".
Possiamo cambiare qualcosa solo se ne siamo coscienti... e questa consapevolezza deriva dalla conoscenza stessa di ciò che vorremmo cambiare.

Ne segue che più facciamo esperienza personale di qualcosa, più avremo possibilità di rapportarci al meglio con essa... addirittura modificandola, se poi stiamo parlando di noi stessi: ma ci va coraggio, perché mentre ci studiamo possiamo trovare anche lati imprevisti della nostra personalità, qualcosa che ci piacerebbe mantenere nel buio... fors'anche solo per paura.

Ma se vogliamo cambiare, l'unica chance è rappresentata dal "conoscere", cioè fare esperienza.

"Riempi la forma di sostanza".
Sicuramente gli esercizi che ogni Scuola di Aikido propone come pratica solitaria appartengono per lo più a forme più o meno codificate, a kata insomma.

Ma il nostro compito non è solo quello di ripetere in modo scimmiottesco alcuni movimenti, bensì di riempirli di un contenuto profondo ed importante: ecco la sostanza di cui parliamo, quella che proviene dall'essere in ogni istante totalmente presenti e coinvolti in ciò che stiamo facendo... dando il massimo.

"Mentre forgi la tua arma, lei forgia te... è uno strumento potente: attraverso il tuo movimento, integri il tuo... e ti trasformi".
E' nuovamente quel principio di reciprocità che si forma fra noi ed il nostro strumento: tutta l'enfasi posta per apprendere un movimento preciso viene ribaltata in beneficio e miglioria, proprio per via di quel rapporto speculare che esiste fra "cosa facciamo" e "chi siamo".

"Diventa fluido".
Non ci riferiamo solo ai movimenti fisici... anch'essi sicuramente avranno la tendenza a fluidificarsi con il tempo, ma diventare "fluidi" è inteso soprattutto nei confronti della pratica alla quale abbiamo deciso di sottoporci. Ogni allievo sa bene quali crisi ed indecisioni talvolta si incontrano con le prime problematicità che si incontrano in Aikido!

Beh, sembra banale dirlo... ma l'Aikido funziona per davvero con chi gli offre la possibilità di non arenarsi ai primi problemi: si tratta di diventare fluidi con il processo stesso di apprendimento e di crescita, per permettergli di fare la sua parte in noi, senza continuare a dare troppo peso ai propri "se" ed i propri "m"a - sacrosanti forse in una fase iniziale -, una grande perdita di tempo con il senno di poi.

"Inizia nuovamente, ancora ed ancora... e concediti la possibilità di sbagliare: "esperto" è chi ha fatto molti errori, perciò ora sa come evitarli".
Si riflette forse troppo poco su questo punto: non ci alleniamo per fare giusto, ma per studiare gli errori che compiamo al fine di poter fare a meno di compierli!

Troppa enfasi sulla necessità di perfezione sempre e comunque porta all'incapacità di accettare le nostre sempre presenti lacune e quindi anche all'impossibilità di renderci conto di esse e quindi anche di colmarle!

Un buon allenamento è volto a fare buoni e sempre diversi errori, sbagli ed esperienze dai quali apprendere qualcosa...

"Togli il superfluo, ritrova la semplicità".
E' un passo fondamentale in ogni disciplina legata all'auto-conoscenza e miglioramento: l'opera d'arte è già presente, si tratta solo di farla emergere dal "blocco di granito", scartando il materiale inutile, piuttosto di pensare di doverla creare aggiungendo qualcosa preso dal di fuori.

Le cose semplici poi non sempre sono "facili": la musica di Mozart e la Monna Lisa e La Divina Commedia sono opere semplici, nel senso che c'è esclusivamente tutto ciò che ci dovrebbe essere, ma per nulla facili da comprendere!

"Ed in fine... senti profondamente e trova una tua libertà ed esprimi chi sei attraverso ciò che fai".
Non ci alleniamo per diventare la brutta copia di Saito Sensei o di Tissier Sensei... chi se ne frega!

Ci alleniamo per diventare una volta di più noi stessi ed esprimerlo in ciò che facciamo.

La ripetizione quindi non dovrebbe mai, secondo noi, diventare una gabbia, ma proprio supportare questo processo creativo di espressione personale ottenuta ATTRAVERSO la capacità di auto-disciplinare corpo, mente e spirito!

L'Aikido dovrebbe rendere sempre più liberi, non sicuramente chiudere le prospettive di evoluzione dei praticanti.

Il modo migliore di saggiare la propria capacità di espressione è provare a "improvvisare", come farebbe un musicista Jazz... per poi tornare a praticare le scale musicali per rafforzare la base che si sottende ad una tale libertà.

Solo uscendo dalla forma si sente l'esigenza di rientrarvi: solo praticando quest'ultima si rende palese la necessità di tanto in tanto di abbandonarla, per capire quali principi ci permeano già e sono capaci di "sussistere" anche al di fuori di essa.

"Poi, quando sarai veramente stanco... ricomincia: è il momento in cui si cresce di più!".
Proporzionalmente alle resistenze che avvertiamo, stiamo avvicinandoci al cuore della pratica, del problema se vogliamo: una delle sue soluzioni quindi è provare a spingerci un po' al di là delle resistenze stesse per vedere cosa esse nascondano... solitamente ci troveremo la contentezza di averlo fatto!

... Riscoprendoci un po' più di ciò che credevamo ed avendo allargato quelli che credevamo essere i nostri antichi confini!

Noi dobbiamo molto alla nostra pratica individuale, anche in un'Arte relazionale come l'Aikido.
Invitiamo tutti a fare questa bellissima esperienza nel tempo libero, un po' per avere il polso di quanto teniamo davvero alla nostra disciplina, ed un po' per i grandi benefici dell'allenamento solitario.

Nel video, gli esercizi mostrati sono quelli che costituiscono la base del metodo di Aikido di Iwama: jo kata e ken suburi... ma ciò che conta è che ciascuno possa trovare i loro equivalenti nella sua Scuola di appartenenza.
Per noi è stato importante pubblicizzare una filosofia, non un metodo rispetto ad un altro.

Buon allenamento individuale a tutti!

1 commento:

Stefano ha detto...

Concordo pienamente, in ogni dove (con la sufficiente esperienza alle spalle) si può praticare aikido, io aggiungerei ai buki waza, taiso - taisabaki e ukemi, anche x chi ha già il 10° dan..... Frase da incorniciare in questo post (a mio parere): "Ed infine... senti profondamente e trova una tua libertà ed esprimi chi sei attraverso ciò che fai".

Non c'è nulla di più semplice e appagante trovare il "ri" la trascendenza dalla forma... solo che non è così facile e così breve la strada che ci porta sin lì. Grazie Marco anche qui per il video (ho notato anche gli altri facendo + attenzione :-)