lunedì 23 luglio 2012

Dimmi qualcosa sull'Aikido...


"Un potenziale studente mi chiamò qualche anno fa per chiedere informazioni sull'Aikido.
Ho chiesto cosa stesse cercando.


La sua domanda è stata: "Cos'è l'Aikido? Dimmi qualcosa perché penso di voler provare".


Ho esitato, come faccio di solito quando mi viene chiesto di descrivere una delle mie passioni.
Dire a qualcuno come mi sento non trasmette loro l'esperienza.


E' come un venditore che vendere una moto a qualcuno che non ne ha mai visto una prima.
Dopo aver visto qualcun altro montarci sopra, ci si vuole anche godere la cosa come passatempo.


Ma i primi tentativi finiranno solitamente in un fallimento e l'acquirente vorrà indietro i suoi soldi, non rendendosi conto che molto dello sforzo e dell'impegno è richiesto all'inizio.
Il saldo, insomma, deve essere recuperato.


Ma tornando all'Aikido, io faccio la prima lezione gratuitamente.
Io non gli dico che egli cerca un cambiamento che potrebbero [anche] farlo andare via. Gli chiedo di venire a vedere una lezione per sé.


Solo allora posso spiegare come quest'Arte può aiutarlo a raggiungere i suoi obiettivi.
Gli offro un segreto aperto - ogni tipo di realizzazione inizia con il primo passo, sia esso un obiettivo o un viaggio.

Il mio pensiero va in questa direzione: al fine di attuare un cambiamento nella vostra vita, dovete fare un passo (un'azione). Questo primo passo significa che sono disposti a cambiare, ma si rallenta di solito un po' dopo aver sperimentato [le prime] difficoltà, quando sembra di non progredire molto e ci si ferma (non-azione).


L'ostacolo che blocca il vostro progresso di solito non è fisico ma mentale.


Il dojo non è una palestra, ma è il "luogo della Via" o il "luogo del cambiamento", ma la maggior parte delle persone che vengono da me per il cambiamento non possono o non vogliono cambiare il loro modo di pensare.


Alcuni studenti rimanere nei paraggi per un bel po'. Molto più semplicemente smettono dopo pochi mesi, alcuni dopo poche settimane.


Posso capire perchè abbiano abbandonato, anche se essi non possono: ciò che è noto sembra più confortevole di ciò che è ignoto, anche se [questo "noto"] può assomigliare ad una nave che affonda.


Essi non possono vedere che il cambiamento "deve" avvenire, o hanno paura di fare questo cambiamento.
Non si rendono conto che il cambiamento è tutto quello che c'è; è la vita stessa.
E, se nuotate contro la corrente di un fiume impetuoso, sarete comunque trascinati a valle.



Il mio suggerimento è quello di girarsi e nuotare a valle, lasciando che la corrente vi trasporti e vi faccia scivolare verso qualsiasi banchina vogliate raggiungere.

La parola "fiume" è una metafora per la "vita." Non smette mai di scorrere in avanti, portandoci con sé... che lo si desideri o meno.


Così, per l'uomo, l'idea di "immutabilità" non esiste.
Ho detto molte volte: "Semplicemente cambiate il modo di pensare e cosa che pensate cambierà."
O non pensate. Andate oltre il pensiero. Semplicemente SIATE!


Il vostro livello vibratorio cambierà.
Esso sorgerà e le ripercussioni positive fluiranno lisce e scorrevoli.
Le vibrazioni positive creano onde che possono essere cavalcate. Vi piacerebbe guidarle, non è vero?


"Raccontami dell'Aikido?": si tratta di cavalcare quelle onde ed essere felice nel QUI ed ORA.


A proposito di felicità, considerare questo: ci sono 168 ore in una settimana, e si dedicano 40 di loro alla società, avremo un risarcimento sufficiente a sostenere 128 ore per i vostri interessi personali e piaceri.
Si può dormire per 56 ore, lasciando 72 ore sulle quali giocare.


Naturalmente, potrebbe essere necessario circa 1,5 ore al giorno per viaggiare da e per la società (si può prendere un po' più di tempo e per fare ciò, come in una crociera, perché nessuno dice che una persona non può godere di questa occasione di viaggio quotidiana). Pensate, 128 ore di puro piacere ed è stata una vostra scelta.


Naturalmente, il sonno è piacevole, non è vero?


Dipende da dove è la testa.
Al fine di avere il 100% di piacere, una persona può, potrebbe - dico - godere anche del lavorare.
Se lo si desidera... se lo si desidera, "il lavoro non è più lavoro".


La mia pratica dell'Aikido è esattamente questo, "scendere dal tatami".
Sono io che danzo la vita!"


[Rick Berry]

Troverete qui il link all'articolo in inglese.

In questo modo l'Aikido diventa un modo di essere, non un qualcosa che si  può fare.
Se la media dei praticanti raggiungessero questa visuale sulla pratica, questo personale scopo ultimo... siamo certi che molte diatribe all'interno delle Scuole, degli stili e dei gruppi cesserebbero all'istante.

I gradi non sarebbero più ciò che distingue, poiché tutti sarebbero molto più orientati verso la verifica che un determinato riconoscimento sia REALMENTE specchio della comprensione profonda del cammino che sta percorrendo: poco consola avere pubblicamente un grado rispettabile e vivere la propria esistenza nell'insoddisfazione e pesantezza.

Risulterebbe una condanna che nessun giudice sarebbe in grado di annullare, come essere carcerati in una prigione invisibile, che ci segue ovunque... e le cui sbarre sarebbero state costruite da noi stessi.

E' una visione NON tecnica dell'Aikido, nella quale se di tecnica c'è bisogno negli allenamenti, sarebbe a servizio della prospettiva da raggiungere, e non fine a se stessa... per raggiungere sicurezza verso forme di abilità biomeccaniche in grado solo di farci sentire meno soli davanti ai nostri problemi irrisolti ed abilmente nascosti nell'ombra.

Pensiamoci... non è che una prospettiva fra molte, ma utilizzare la pratica che tanto ci infiamma anche e solo semplicemente per essere felici e per "cavalcare le onde del cambiamento" che più ci ispirano non è qualcosa di così scontato e banale.

E se ci appassionasse questa visione, scopriremmo che non è poi così banale nemmeno riuscire ad aderirvici per davvero nel concreto... servono impegno e passione, come sempre!

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