domenica 1 gennaio 2012

Abbracciare l'Aikido

Siamo all'inizio di un nuovo anno, di un nuovo periodo di attività insieme, sia sul Web che sui tatami... in un contesto sociale ed economico che molti vorrebbero farci passare per completamente disastroso.

Ma attualmente le persone tendono a non conoscere più il significato profondo delle parole: "dis-astro", deriva etimologicamente da "disallineamento", cioè da qualcosa che ha perso il suo naturale equilibrio.


Fortuna che non è proprio come dicono e che esiste un'Arte che si occupa primariamente di situazioni in cui l'equilibrio viene continuamente perso e poi ripreso, in modo più veloce e naturale possibile.
Una volta che sappiamo fare questo giochetto su di noi, non sarà poi difficile farlo anche sugli altri, eventualmente... questa disciplina si chiama Aikido... ma credo che molti di voi già questo lo sappiano, vero?!

Avendo io stesso intrapreso questa strada da alcuni anni ed occupandomi ora di divulgazione e informazione su queste tematiche, sento doveroso far esordire le nuove attività di Aikime con un messaggio forte e chiaro... benché talvolta controcorrente (forse anche fastidioso) per le dinamiche più consuete.

Ho scelto di ABBRACCIARE l'Aikido, di farlo incondizionatamente poiché intuisco le enormi potenzialità evolutive che la sua pratica può  portare proprio in questo momento di "crisi" e disorientamento, sia collettivo, che individuale.


Credo che O' Sensei ci abbia lasciato questa meraviglia perché la si potesse utilizzare quando fosse stato più necessario e per gli alti scopi per cui egli stesso la coniò.
Eventualmente credo che non se ne avrebbe a male se per caso noi riuscissimo persino ad intravvedere ulteriori applicazioni dell'Aikido... alle quali il Fondatore stesso non è potuto giungere dal contesto storico e geografico in cui è vissuto.


Se fu una sua vera donazione al mondo - così come egli stesso afferma -, non c'è sconforto a regalare un albero capace di dare frutti ancora più copiosi di quanto ci si sarebbe immaginati, anzi!
Se così non è, se Morihei Ueshiba avesse voluto che si proseguisse sulla strada del SUO Aikido, ciò che abbiamo non potrà mai essere NOSTRO, quindi non si tratta di vero dono...

Solo che per farci personalmente carico di parte del presente e del futuro della disciplina dobbiamo diventare adulti, e decidere di abbandonare le nostre certezze più radicate: dobbiamo imparare a perdere l'equilibrio, se vogliamo sapere facilmente come riconquistarlo.
Non si può atterrare in piedi se non si è accettato prima il rischio di spiccare il volo!

Ma non credo che questo messaggio sia stato in generale più di tanto capito, purtroppo nemmeno da numerosi Maestri e dalla maggioranza praticanti stessi di questa disciplina... Sarei felicissimo di sbagliare, intendiamoci!

Si sprecano mari di parole e di caratteri alfabetici per pubblicizzare un'attività singola legata alla marzialità, alla tradizione, alla bellezza, alla pace ed all'armonia... ma non ci si rende prima conto che l'Aikido è un fenomeno globale, non locale... e sarà difficile sfruttarne le potenzialità, fino a quando non lo si riconoscerà per quel che invece è.

Le comunità legate all'Aikido spesso danno il più becero esempio di capacità di vivere i principi di quest'Arte... non dobbiamo meravigliarci se il giro non si incrementa più di tanto.
Nemmeno io, se iniziassi adesso, frequenterei volentieri per curarmi, lo studio di un dottore malato! Serve coerenza...

Fuor di metafora, direi piuttosto: "se l'Aikido insegna la pace, l'armonia, la profondità... mostratemi di ESSERE la pace, l'armonia, la profondità... quindi mi unirò volentieri a voi".

Ecco dove sta la crisi: il "vecchio" modo di fare Aikido non sta più in piedi... o ha comunque i giorni contati se divisioni e conflittualità proprio in seno all'Arte che dovrebbe insegnare come gestirle tenteranno di procastinarlo ad oltranza!

Un nuovo paradigma va trovato perché si possa voltare pagina ed iniziare a scrivere INSIEME su una pagina pulita ciò che ci è caro.

Abbracciare l'Aikido sul serio però non è una cosa facile, perché ciascuno di noi in questa disciplina ha avuto dei natali diversi, Maestri diversi, rimandi diversi... esperienze differenti.

Anche io sono "nato" Aikidoisticamente con il Maestro di provincia che quasi nessuno conosce (la metà della lezione era in piemontese!)... quindi avanzando nel percorso sono stato introdotto al Maestrone nazionale "che era stato in Giappone"... e che "le cose le sa sul serio"...

Non le sapeva! ... O meglio, le sapeva piuttosto parzialmente rispetto a quanto mi veniva allora rimandato dagli altri.

Così dal mito della possibilità di apprendere direttamente da un semi-dio, ho dovuto come tanti prendere contatto con la realtà che anche egli fosse un uomo, come tutti... con i suoi pregi e le sue ombre.
Bensvegliato Marco, hai dormito bene?!


Nessuno si sottrae da ciò, tendiamo a idolatrare i Maestri morti, solo perché non abbiamo vissuto accanto a loro.
Più o meno tutti ne hanno fatte di cotte e di crude, eventualmente poi diventando saggi... apprendendo dai propri errori, ma solo in virtù di averli prima potuti commettere.


Ed ora che non c'è più il semi-dio che ti dice cosa è giusto e cosa non lo è, come facciamo?!?

Ti devi ingegnare tu a capire com'è fatto l'Aiki-Mondo, sempre che la cosa veramente ti interessi!
... ed è inutile partire ed andare in Giappone o altrove in capo al globo: quando ci ho provato, ovunque ho trovato la stessa sapiente mescola di brava gente e cazzari, di bravi tecnici e di pressapochisti.

Bello andare ad Iwama, stare a casa di O' Sensei... sotto un punto di vista storicistico si vive sicuramente un'atmosfera molto densa ed affascinante... ma vi assicuro che ora quelle sono solo travi di legno se non si ha la capacità di viverle altrimenti.

Andatevi a leggere nel link sopra con quanta armonia stanno riuscendo a vivere l'Aikido i grandi nomi internazionali barricati in quella cittadina... a contendersi chi ha l'Aikido più "lungo" e tradizionale!

E il vero Aikido non è nel legno, né in quei sassi... anche se forse sono stati scalciati dal Fondatore nello scorso secolo. Secondo me l'Aikido è nel come vivi...
 
L'amarcord è bello e suggestivo quanto infruttuoso se pensiamo ai cambiamenti qualitativi e l'evoluzione che questa generazione di praticanti DEVE fare per togliersi dalla "crisi" di cui sopra.
E' cosa si fa ora a cambiare il domani, proprio come èstato quello che è successo in Giappone ad aver influenzato il nostro oggi.

Ed in Italia OGGI di cose ce ne sono da fare!

C'è da eliminare l'ammuffito servilismo a questo falsi Maestri-dei e spiegare a chi ancora ci crede che lo fa solo perché non ha il coraggio di sentire la paura del vuoto che c'è in realtà.

C'è da ricordarci l'un l'altro che in ogni gruppo di Aikidoka, di ogni Scuola, stile, affiliazione c'è chi lavora bene e chi lo fa male... chi vale la pena di essere conosciuto e frequentato e chi invece sarebbe meglio rimanesse isolato sulla sua montagna di Aiki-ego.

C'è da imparare che dagli altri c'è sempre da imparare, prestando molta più attenzione a quello che gli altri fanno bene (così possiamo apprenderlo, assorbirlo, "rubarlo") rispetto a criticarli per quello che fanno di diverso da noi. Se cercheremo difetti nel prossimo, saremo capaci di trovarne sempre a bizzeffe, vediamo se funziona così anche cercandone i pregi? Sarebbe ora!

Ognuno ha i suoi metodi, che contengono limiti e potenzialità... ma cavolo, prima di criticare il Maestro XY perché prima non divento capace di fare quello che lui sa fare... e POI lo critico?

Non lo si fa perché costerebbe impegno, e la spiacevole sensazione di tornare sui "banchi di scuola" dopo essersi magari guadagnati negli anni una posizione accreditata nell'Organizzazione YZ con la quale siamo Aikidoisticamente cresciuti!


Ancora ricordo quando ho incominciato a "girare un po'", benché provenissi da una scuola più che seria e non fossi esattamente 5 kyu... la sensazione piuttosto imbarazzante di andare a provare la pratica sui tatami che mi erano stati additati come "sbagliati" o "da evitare"... nella quale veramente mi sono sentito nuovamente 5 kyu... poiché TUTTI, ma proprio tutti li ne sapevano più di me rispetto a quello che il Maestro proponeva.

E questa cosa non è accaduta una sola volta: ho girato in lungo ed in largo in Italia, in Europa, in Asia (America ed Australia per il momento mancano all'appello, ma provvederò a colmare la lacuna!) da persone che sulla carta non avrebbero dovuto avere nulla di particolare... ma ho sempre trovato difficoltà a muovermi come loro ... ho sempre avuto solo da imparare... e non pare che questa possibilità si stia affievolendo!


Chi insegna bene i fondamentali, il ki hon... chi ha un'ottimo sistema di armi, chi ha un'ottima didattica per il comportamento di uke... chi si concentra molto sulla capacità di fare ukemi... chi propone la possibilità di liberarsi dalle forme ed essere autenticamente espressivi nella pratica, chi ha sviluppato una vera e propria scienza della respirazione...


Ciascuno ha il suo tesoro da offrire... se si ha il coraggio di bussare umilmente alla sua porta.

Invece solitamente si pontifica o polemizza: "gli uke cadono da soli", "quella pratica è rigida e non serve"... ma chi mai ha provato ad immergersi in un giro che non sia il proprio, assaggiando con apertura ciò che non conosce prima di giudicarlo?!

C'è ovviamente chi lo fa, ma quanto costituisce ancora una minoranza fra i praticanti?

Conosco Insegnanti di Iwama Ryu che si inginocchierebbero dal fiatone dopo 3 minuti di stage con Tissier, tanto si sono dimenticati la bellezza del ritmo elevato nella pratica e del gusto di lavorare senza essere interrotti ogni 30 secondi per correggere la posizione di un ditino di 3 millimetri... così come conosco alti gradi provenienti proprio dalla scuola di questo famoso Maestro che verrebbero bloccati all'istante da un uke proveniente da altrilidi che attacca sul serio, ignaro delle "coreografie" (leggi "azioni e reazioni" concordate) per le quali quelle tecniche sono state ottimizzate!
E' solo un esempio paradossale del dramma di chiudersi nei propri recinti, avrei potuto farne molti altri simili...

Ma non è che ci sarà da frequentarsi e scambiarci ciò che di buono ciascuno ha da offrire?!?
Credo serva meno dottrina e una dosa maggiore di sperimentazione personale: questo farebbe testare autonomamente ai singoli se ho ragione oppure no...

Poi quando uno abbraccia l'Aikido non è solo chiamato a familiarizzare tutti i suoi differenti aspetti tecnici.
Moihei Ueshiba lo abbracciò in modo autentico, e pare non si sia limitato all'aspetto tecnico...

Ad esempio, il Fondatore rimandava molto l'importanza dell'aspetto spirituale... come fare a vederci più chiaro su ciò?
Cercando sulle pagine gialle "esperto in spiritualità giapponese"?

No, al giorno d'oggi le fonti sono altre e ben accessibili su ogni territorio ed in ogni cultura: bisognerebbe però fare la fatica di ricomporre i pezzi del mosaico... che difficilmente un solo Sensei sarà in grado di fare per noi (e anche se lo potesse fare non sarebbe il "nostro puzzle", ma piuttosto il suo, utilizzato di seconda mano!).

I casi sono due: o Morihei Ueshiba, alla fine della sua carriera marziale ed in tarda età aveva iniziato a "perdersi" con frivolezze di questo genere perché fisicamente poteva spingersi ormai solo fino ad un certo punto... e quindi compensava con filosofeggiamenti sul mondo dei Kami...

... oppure egli sapeva con cognizione di causa ciò che stava facendo ed aveva scelto di NON imporre a tutti una via sottile che era di stretta ricerca personale, nonostante egli avesse scoperto quanto ciò fosse fondamentale per l'Aikido.

Nel caso "1", O' Sensei potrebbe passare per il vecchietto un po' rimbambito che in tarda età doveva essere giustificato e sopportato nei suoi "vaneggiamenti", nella speranza ed attesa che prima o poi spiegasse nuovamente come fare kotegaeshi...

Nel caso "2"... cosa aspettiamo a compiere personalmente quella strada che nessuno può fare al posto nostro?
Quanti lo fanno parallelamente ad una pratica prevalentemente fisica dell'Aikido?

Qualcuno obietterà che "certe cose non fanno proprio per lui", che "preferisce cose più concrete e tangibili", e sarebbe in ottima compagnia storica: Morihiro Saito Shihan, per fare un nome molto noto, non ha mai fatto mistero del suo disinteresse per questi argomenti. Egli è stato una grande "biblioteca tecnica e storica vivente"... ma si è perso un pezzo importante dell'Aikido oppure no?!

Bisogna avere il coraggio di pensarci, oltre che postare per l'ennesima volta i suoi video su Facebook... Era molto bravo, ok... ma provocatoriamente chiedo, era "completo"?

Se al contrario di lui il suo stesso Sensei si interessava di spiritualità, bisognerebbe per coerenza smettere ad esempio di considerarlo un grande Maestro di vita spirituale (oggi c'è chi fa anche questo!).

E' stato un umile servitore del Fondatore per lunghissimi anni, un grande allievo ed Insegnante di valore inestimabile... ma stop!
Nel caso "2" egli stesso si sarebbe perso un pezzo importantissimo degli insegnamenti di O' Sensei: capite cosa intendo quando parlo della difficoltà di abbracciare veramente l'Aikido in tutto e per tutto?

Prendiamo da lui o da altri ciò che di buono ci hanno lasciato, ed andiamo a prendere altrove eventualmente cosa dovesse mancare al nostro appello.



Ogni riferimento, per quanto storico o famoso diviene relativo ed "imprigionante": dobiamo fare noi la fatica di un'analisi e di una sintesi integrata della disciplina che pratichiamo.

Dobbiamo avere il coraggio di correre il rischio di non riuscirci: O' Sensei, lo ha avuto...


E' che questa disciplina ha spetti così polimorfici e paradossali che in una vita intera difficilmente concretizzare fare tutto il fattibile: appare chiaro quindi l'ulteriore inutilità di sperperare le proprie energie su dispute infruttuose fra Aikidoka, anziché aiutarsi vicendevolmente nella sfida densa che abbiamo colto camminando su questa Via!

In Italia c'è oggi molto da fare Aikidoisticamente parlando, si diceva...

C'è da rendere la pratica accessibile a quante più persone possibile, con pubblicità adeguate, avvicinamento dei giovani al tatami, abbattimento dei costi legati all'incremento dei numeri mobilitati... l'unione fa la forza.

Contemporaneamente non è sano, né saggio uniformarsi troppo per stare insieme: essere accanto CONSERVANDO personalità distinte è il percorso inseme più difficile e fruttifero!


C'è da garantire che l'insegnamento venga operato da persone qualificate e quindi che l'abbattimento dei costi di cui sopra non sia una scusa per mandare in giro del "sotto-Aikido" di bassissima lega.
La qualità da sempre si paga ed in media una persona seria ci mette una ventina di anni a crearsi un'esperienza degna di essere condivisa con gli altri. Costui avrà dovuto viaggiare per formarsi, allenandosi molto.

E' giusto che egli riceva un compenso congruo con il "tombino" e l'investimento che ha accettato prima di farsi: questo già avviene con impieghi molto meno completi ed impegnativi rispetto quanto la nostra disciplina richieda.
Perché stentiamo ancora a riconoscere la serietà di chi intraprende questa strada sotto tutti i livelli?

Un Arte-terapeuta ha tre anni di studio per poter esercitare... Un Aikidoka serio almeno quindici prima di poter insegnare!

Se c'è da pagare adeguatamente il Maestro, allora è meglio che l'Aikido sia un hobby, uno sport... se invece è semi-gratis la sua prestazione allora stiamo praticando un'Arte dalla profondità incommensurabile: non è nuovamente un aspetto paradossale?


Ci sono parecchi opposti da saper conciliare e questo si che è un lavoro che pochi si cimentano a fare...

Un abbraccio è un ABBRACCIO: prende tutto, ingloba, avvolge e fa si che le mani - la destra e la sinistra - nuovamente si ricongiungano dopo essersi prima distanziate.

Ecco perché parlo di ABBRACCIARE l'Aikido: perché ce n'è parecchia di sostanza da prendere tutta, da rendere armonica al suo interno, sciogliendone gli apparenti paradossi ed imparando l'alchimia di diventare UNO con ciò che pare sia duale o non ci appartenga.

Io parlo così... ma forse è perché sono stato così fortunato da aver conosciuto sul serio un Uomo che sapeva abbracciare, quindi mi pare di avere particolarmente chiaro l'immagine di cui si discute... persino epidermicamente.

Troviamo quindi modo di conoscere meglio il passato (storia, tradizione, etichetta, tecnica) per utilizzare la sua saggezza nelle nostre azioni future.

Cerchiamo il copraggio di esprimere ciò che nel passato non era contemplato, perché possa diventare eventualmente una miglioria utile a tutti: l'evoluzione è fatta così.

Ritagliamoci l'indipendenza di pensare con la nostra testa ed assumerci la resposabilità delle nostre Aiki-azioni...





Troviamo voglia e tempo per allenarci di più, perché credo questo faccia la differenza!

... in una sola frase... proviamo ad "ABBRACCIARE l'Aikido " in tutto e per tutto, senza sceglierci di esso solo le parti che ci piacciono, come faremmo ordinando i dolci in pasticceria!

Appositamente ho utilizzato il plurale, perché mi sento onorato a prendere parte in prima persona a questo ambizioso ed utilissimo progetto.

Aikime si prepara a molte nuove sorprese per il 2012, dense di contenuti inediti (ci abbiamo sempre particolarmente tenuto!): nuovi filmati storici sulle origini dell'Aikido (Aikikai Honbu Dojo, Iwama, Shirataki, Tanabe) e tecnici... inchieste, interviste, ampliamento delle tematiche trattate ed inserimento di nuovi studi d'avanguardia...

Non ci sarà da annoiarsi insomma!

A tutti un augurio per questo neonato 2012... ed un ABBRACCIO!


Marco Rubatto

8 commenti:

Marco ha detto...

conoscere Marco Rubatto
passare del tempo con lui
praticare insieme a lui
mangiare insieme a lui
parlare insieme a lui

abbracciarlo

mi ha dato veramente la sensazione che tutto ciò che scrive in questo post possa essere fatto...

è una vita che mi muovo per praticare l'Aikido (e non solo) per poter decire cosa mi piace cosa sento davvero...

sono felice di aver incontrato Marco Rubatto, viaggiatore come me di questo viaggio, "estenuante ma pieno di soddisfazioni personali"...

non "comodo e pienissimo di soddisfazioni di altri donateci da chi ci indica una strada non nostra"...

allora viaggiare, vedere, sentire, assaggiare, percepire, toccare... per crescere, per unire per abbracciare

voglio aggiungere che anche io ho incontrato un sensei che sa abbracciare, che ha saputo darmi l'importanza di essere abbracciato... allora forse l'abbraccio più della proiezione rispecchia l'Aikido... il "prendere con se" più del "cacciare via" è l'Aikido... e ho sentito questo anche da sensei che non facevano Aikido ma altro... allora forse non è solo l'Aikido ma la Vita...

cercate sensei che vi abbracciano

un abbraccio per un buon futuro

Marco Carboni

paolo muratori ha detto...

ciao Marco,
inserisco questo commento che ho scritto qualche giorno fa in una discussione su AIN perchè calza a pennello con quanto da te scritto.

pratico aikido da quando avevo 10 anni (ora ne ho 46) sempre all’interno dell’aikikai d’italia, ma da una decina di anni ho iniziato a partecipare a lezioni di maestri di altre associazioni.
Ho conosciuto validi maestri all’interno dell’aikikai d’italia e ne ho trovati di altrettanto validi anche in altre associazioni.
ho amici “aikikai” e ne ho altri “fuori”,
organizzo stage aikikai e organizzo stage di altre associazioni.
Negli anni mi sono reso conto che non è importante a quale associazione appartieni, l’importante è fare aikido, , stare sul tatami, sudare, divertirsi.
Non credo ci sia un aikido migliore di un altro, io credo ci sia l’aikido e tante persone che lo praticano seriamente.
Ci sono anche tanti ciarlatani, spero che il tempo renda giustizia ai tanti bravi praticanti a qualsiasi federazione essi appartengano.
Io sono iscritto all’aikikai d’italia, alla fijlkam, alla uisp, all’ansa, se qualcuno sa consigliarmene altre sarò lieto di iscrivermi.
L’unica cosa che posso affermare con certezza è che può fare come me solo chi non è interessato ai gradi o alle “medaglie”, perchè se sali e scendi continuamente dai “carri” nessuno ti porta alla “meta”, se al contarrio stai sempre sullo stesso carro, dai da mangiare al cavallo, lo spazzoli e lo curi sicuramente fai “carriera” ma a me interessa l’aikido e alla carriera penso quando lavoro.
l’aikdo è la mia passione e non il mio lavoro.

Paolo Muratori

Stefano Bresciani ha detto...

Bell'articolo Sensei Marco: diretto, armonioso, emozionante, quasi commuovente... I miei più sinceri complimenti per il lavoro che sta portando avanti con questo blog e un caloroso augurio per il 2012!

Con questo messaggio credo che lei abbia egregiamente e umilmente aperto le porte al vero Aikido, quello degli ultimi anni sulla via della pace di O'Sensei, porte che si spalancheranno a Dicembre nella settimana nazionale che di certo sosterrò con tutte le mie forze e dei miei compagni nel piccolo dojo della bassa bresciana.

Per ora non ho altro da aggiungere, se non un sentito GRAZIE e un ABBRACCIO virtuale :-)

max gandossi ha detto...

Caro Marco, ci sono, voglio esserci con il minimo armamentario possibile come bagaglio, perché come hai detto tu spesso ci si poi dietro così tanti pesi che nono si ha più spazio per niente. Allora per questo viaggio che spero intraprenderemo insieme, scelgo la cazzuola per fare la mia parte nella costruzione, le bucce di banana per essere semp pronto al cambiamento, i pantaloni per decenza e il deodorante perché ho intenzione di sudare il più possibile. Un grande e forte abbraccio. Buon anno.
Max

massimo mancini ha detto...

leggo sempre volentieri questo Blog che ritendo di altissimo livello. ringrazio Sensei Rubatto per il coraggio nell'esprimere certe opinioni. Ci sono tante cose da fare e tra queste avere anche il coraggio di valorizzare le proprie caratteristiche come tali e non trasformandole in diversità!
da una specifica carattetistica possiamo imparare, dalle diversità possiamo solo vedere delle future divisioni. Sensei Rubatto non praticheremo (forse mai)sullo stesso tatami, ma la medesima idea di Aikido ci accomuna e questo allarga i nostri tatami fino...ad abbracciarsi

ksk ha detto...

leggo sempre volentieri questo Blog che ritendo di altissimo livello. ringrazio Sensei Rubatto per il coraggio nell'esprimere certe opinioni. Ci sono tante cose da fare e tra queste avere anche il coraggio di valorizzare le proprie caratteristiche come tali e non trasformandole in diversità!
da una specifica carattetistica possiamo imparare, dalle diversità possiamo solo vedere delle future divisioni. Sensei Rubatto non praticheremo (forse mai)sullo stesso tatami, ma la medesima idea di Aikido ci accomuna e questo allarga i nostri tatami fino...ad abbracciarsi

Shurendo ha detto...

Grazie a tutti per i vostri splendidi commenti: anche per me è un piacere ed un onore incontrare compagni di viaggio come Marco e come Max... insieme sono certo si costruirà qualcosa di importante e significativo... in fondo abbiamo già iniziato da un pezzo a farlo.

Grazie anche Paolo San per il suo contributo, particolarmente attinente ed azzeccato per i toni utilizzati e la profondità del messaggio.

Un sentito grazie anche Stefano San ed a Massimo San, al quale voglio ricordare che sono un Aikidoka così itinerante che invece sarà molto probabile che prima o poi finiremo sullo stesso tatami! Io me lo auguro.

Grazie ai nostri numerosi lettori abituali ed a tutti coloro che contattano privatamente la Redazione di AIkime.

A presto sulle pagine del nostro Blog.

Marco Rubatto

M.Sabot ha detto...

Che dire... Complimenti.
Ottimi approfondimenti. Lucidi e stimolanti.