martedì 22 marzo 2011

Aikido e didattica in evoluzione: la musica


L a didattica in Aikido è sottoposta ad una continua evoluzione.

Gli allenamenti, così come tutto il resto, vengono adattati ai tempi e alle regole della società.

Perfino chi cerca di conservare le tradizioni finisce per apportare qualche piccolo cambiamento; non importa se la causa risieda nel punto di vista dell’Insegnante o nelle possibilità che gli studenti sono in grado di offrire.

Basti pensare che all’Aikikai Honbu Dojo furono eliminate dall’insegnamento le tecniche di katame waza sulle dita (yubi waza). E' evidente in molto filmati storici come O' Sensei ne facesse utilizzo...

Per quale ragione, vi starete chiedendo?

Nel dopoguerra, così come oggi, non si viveva di solo Aikido e il dolore riportato il giorno seguente incideva negativamente sull’operato di coloro che si guadagnavano il pane con lavori manuali (quasi tutti).

Una delle novità di questi ultimi anni sui tatami riguarda l’utilizzo della musica durante la pratica.
Non parliamo di una realtà ben definita. Si tratta di un fenomeno trasversale che prescinde dalla scuola di appartenenza o dalla nazionalità.

Con quali prerogative possiamo inserire la musica in allenamenti marziali?

Ha una valenza funzionale al miglioramento del praticante o costituisce più semplicemente un momento ricreativo?

Abbiamo più volte visto utilizzare la musica in contesti in cui la marzialità perde terreno in favore della studio della relazione.

In questi allenamenti la pratica si configura come una dolce danza che mira a favorire lo svuotamento della mente da ogni preconcetto al fine di rilassarsi e dare libera espressione al proprio movimento.

Chissà quanti lettori si staranno a questo punto rivoltando al veder la loro Arte Marziale sminuita e ridotta al rango di “dolce danza”.
Sentiamo già l’eco di esclamazioni come: “Ma quale danza, l’Aikido è un’Arte Marziale!” o ancora: “Se c’è qualcuno che danza è perché non sta facendo Aikido… forse altro, ma non Aikido!… per finire con: That’s bullshit!.

Eppure un’Arte Marziale, così come la danza, è una pratica che segue un ritmo prestabilito.

Spesso ce ne dimentichiamo, ma ogni azione segue un ritmo ed è necessario conoscerne l’essenza per avere veramente consapevolezza dell’azione stessa. Tutto questo ci fa tornare in mente un film…

Musica e Arti Marziali condividono uno stesso scopo, il raggiungimento di uno stato di coscienza superiore

[Jet Li, dal film Hero]




Nello studio delle discipline marziali impariamo a identificare un momento adatto per l’attacco e un momento adatto per la difesa; il tutto è scandito e regolato dal ritmo.

Armonizzarsi con l’attacco dell’avversario equivale ad essere capaci a percepire il suo ritmo.

Se l’attacco è veloce non si riesce neanche a vedere; è il corpo che deve avvertire percepire il suo arrivo e muoversi spontaneamente nello stesso istante.
Non è forse questa l’essenza dell’awase?



Proviamo a vedere la questione da un punto di vista fisico.

Un corpo in movimento ha un suo sistema di riferimento inerziale.
Se noi ci muovessimo alla sua stessa velocità avremmo un sistema di riferimento solidale a quello del corpo e, se le accelerazioni dei due sistemi si equivalessero o fossero nulle, non percepiremmo tra noi movimento.

Per rendere l’idea immaginiamo di essere seduti su un sedile di un treno che si muove a velocità costante. Nonostante la nostra immobilità, ci muoviamo ugualmente alla velocità del treno che è ovviamente diversa dal punto di vista di chi è seduto sulle panchine della stazione.
Anche se entrambi siamo fermi la differenza di velocità è dovuta ai diversi sistemi.




Seguendo quest’ottica, notiamo che l’adattamento al ritmo dei movimenti dell’avversario può far apparire i suoi attacchi fermi, in quanto viene seguito il suo sistema di riferimento.

Ma cosa succederebbe se al suo ritmo riuscissimo a inserire nel momento più opportuno il nostro?

Musubi!

Le velocità si sommerebbero e il flusso dell’azione renderebbe la riuscita della nostra tecnica inevitabile.

Alla luce di tutto questo possiamo configurare la dinamica di un combattimento come un’alternarsi di ritmi differenti.
Non si verrà colpiti finché non si andrà contro il flusso dell’attacco. La vittoria è data dal saper “leggere” il ritmo dell’attaccante e saper padroneggiare il proprio.

Torniamo alla questione iniziale. Perché utilizzare la musica in allenamento?

Per esempio per imparare a muoversi a tempo ed abituare il corpo - e la mente - al senso del ritmo.

Ecco che un esercizio apparentemente per nulla marziale diventa appetitoso anche per coloro che rigettano naturalmente questo tipo di pratica. La danza non è per forza qualcosa di diverso da un’Arte Marziale anche se differisce nello scopo.

Così come Il tutto si rispecchia nell’uno, l’uno si rispecchia nel tutto.

Non stiamo riferendoci a coloro che mettono un sottofondo musicale durante una dimostrazione, anche per supportare e amplificare la coreografia dello spettacolo che si offre al pubblico: parliamo di musica utilizzata come supporto non poi così saltuario negli allenamenti…

Ma un tempo nulla di simile era stato pensato da O’ Sensei!

Questo in parte è vero, benché egli stesso, con lo stesso principio su esposto, abbia collaborato alle coreografia di numerose danzatrici tradizionali giapponesi…

Percepiva il ritmo, comprendeva come armonizzare il movimento corporeo in modo armonico: che si balli o che si combatta, come dicevamo, poco può cambiare.

Ma pensiamo anche che l’Aikido stesso e la sua didattica sono creature vive ed in continua evoluzione: rifiutare questo aspetto significa limitarsi allo studio di ciò che è storicamente avvenuto… Benché ciò sia davvero fondamentale ed interessante, sembra non essere più sufficiente.

Ci auguriamo di avere il coraggio di questa continua ricerca ed innovazione, con le capacità adatte supportarci nella sperimentazione: chi viene a darci una mano?



P.S.: l'attività di Aikime riprende regolarmente, ma non scordiamo il delicatissimo e doloroso momento che il popolo giapponese sta affrontando proprio in queste giornate. Siamo loro vicini, e ricordiamo che è possibile fare donazioni ai riferimenti indicati nel Post precedente.

2 commenti:

Mizu ha detto...

Ciao, sono Tiziano Acqua (MIZU), insegnante di Aikido nel Dojo AikiMizu della asd Mizu. Sono perfettamente d'accordo per l'uso della musica (forse perché sono un musicista), da 5 anni ormai la uso regolarmente durante le lezioni. Nella mia tesi sull'Aikido per l'esame di Istruttore ho ritenuto importante mettere in relazione tra di loro l'Arte Marziale e la Musica. Inoltre, essendo stato anche insegnante di salsa, in varie occasioni ho tenuto lezioni gratuite di salsa per i miei allievi. Sono più che convinto che sul tatami si deve "ballare". Come dice sempre il M° P. Gouttard: "Mani pesanti e Piedi leggeri". Bruce Lee è stato un campione di chachacha .. forse non stiamo scoprendo nulla di nuovo?

Shurendo ha detto...

Ciao Tiziano, grazie per il tuo contributo!
Si, anche noi abbiamo la sensazione che non si stia scoprendo nulla di nuovo... ma solo riportando alla luce un principio che agevolerà parecchio la pratica in futuro, benché non fosse stato tradizionalmente utilizzato in Giappone nel secolo scorso.
A presto!