lunedì 7 febbraio 2011

La cosa più importante in Aikido


A seguito del seminar di Aikido con Patrick Cassidy Sensei nel nostro Dojo, sono molte le riflessioni che emergono spontaneamente...

Di sicuro, l'aver lavorato sui principi stessi della nostra pratica pone maggiore rilassamento rispetto alla direzione intrapresa insieme, ma apre anche nuovi interrogativi stimolanti e profondi.

Molti siti Web, Blog e Scuole sono parecchio definiti sul "come" l'Aikido si debba praticare... talvolta così tanto da poter sentirsi in accordo o disaccordo con chi applica metodi simili/diversi dai propri.

Questo è un dato di fatto.

Una cinquantina di praticanti, provenienti da Torino, Mondovì, Reggio Emilia, Roma, Aosta, Lugano, Montreux si sono riuniti insieme nonostante i loro diversi riferimenti di basi sul COME si debba praticare, per esplorare insieme il PERCHE' si pratichi e quale significato e valore si attribuisca a questa esperienza.

... e quando la domanda si fa troppo profonda è molto comune vedere le persone in cerca di eluderla.
Perché pratichiamo Aikido?

E' un hobby?
E' uno sport?
.... una disciplina per lo spirito?
Per apprendere un'Arte Marziale efficace, utile alla difesa personale?
.... una pratica per mantenersi psico-fisicamente sani?
E' per le potenzialità relazionali della disciplina?
...
Perchè alcune sere alla settimana non sappiamo cos'altro fare?
...
Just for fun?

Ogni punto di vista è sacro ed accettabile, e realmente siamo convinti che sia impossibile trovarne uno che possa senza dubbio dirsi migliore di un altro.
Ciascuno ha le sue ragioni, e vanno rispettate!


Ci soffermaimo però solo sul riflettere che di conseguenza alle motivazioni che scopriamo essere il propellente del nostro stare sul tatami, avremo un atteggiamento verso questa disciplina anziché un altro!

Avremo risposte da queste disciplina anche molto diverse fra loro!

Chi pratica per rimanere in forma, vorrà avere lezioni nelle quali si possa sudare molto, in modo da percepire il suo corpo al lavoro.
Costui, al Dojo sarà rispettoso nei confronti dell'Aiki-fitness e alla "ricerca spirituale aerobica"...

Chi vuole apprendere una forma di efficace difesa personale, evidentemente è in una condizione personale nella quale si sente minacciato da quanto può accadergli per la strada.

I telegiornali spesso si soffermano su fatti di cronaca nera veramente orridi: rapine, risse, stupri...
E' ovvio che eventi simili incutano timore nella collettività, quindi sia normale che alcuni ricerchino una pratica in grado di promettere maggiori sicurezze alla propria incolumità.

C'è chi ama la tradizione Samurai del Giappone, ne apprezza gli abiti, l'etica e la cultura: dalle lezioni di Aikido vorrà una sorta di "amarcord" dei bei tempi che furono, e che non sono destinati a tornare.
Il Giappone oggi è molto cambiato, ma bisogna forse esserci stati per poterlo realizzare veramente a livello personale.

C'è chi apprezza l'incredibile potenzialità comunicativa insita nel contatto fisico. Noi italiani siamo ancora un popolo per il quale è abbastanza nomale abbracciarsi, accarezzarsi, baciarsi o prendersi a pugni. Non dappertutto altrove si può dire altrettanto.
Nel nord Europa, ad esempio, è considerato veramente maleducato sfiorare un estraneo: segno forse di una condizione di imbarazzo "nell'invadere" lo spazio vitale altrui.

Forse c'è più paura di comunicare attraverso il contatto fisico: con questo mezzo non è possibile mentire come si può invece fare con la bocca, quindi è più disarmante e vero, in un certo senso, che altre vie di scambio umano.

Nel nord, infatti, l'Aikido è vissuto più in modo relazionale che marziale, è più morbido e specchia l'esigenza delle persone di andare alla ricerca di ciò che nella loro società appare più inibito.

E noi?

Che Aikido cerchiamo come popolo?

Quali sono le ragioni che sostengono la pratica della nostra particolare scuola... del nostro Dojo, del nostro Insegnante???

I Maestri di Aikido spesso si accordano rapidamente e poi altrettanto rapidamente litigano sull'Aikido perché sono molto concentrati a discutere su COME esso andrebbe FATTO, INSEGNATO, DIVULGATO...

Pochi sono quelli che si fermano a considerare la proprie reciproche prospettive profonde sulla pratica e sui motivi che spingono a praticare...

Noi, personalmente, perché pratichiamo?!

Non è per nulla facile rispondere in modo franco a questa domanda!

Lo diciamo alla luce della nostra esperienza personale, poiché rispondere con profondità implica rimanere in qualche modo "nudi" dinnanzi a noi stessi.
Qualità, pregi, difetti ed ombre devono prima essere messi sullo stesso piano... non è consentito rifiutare nulla, è importante accettare tutto.

Solo dopo che abbiamo capito veramente chi siamo e cosa vogliamo è possibile intraprendere la pratica che fa veramente per noi... che si muove nella direzione che noi stessi prima di tutto abbiamo giudicato idonea e che quindi abbiamo scelto!

Solitamente tutto questo avviene a livello inconscio, e questo va bene... ma più ci si addentra nella tana del Bianconiglio, più è importante sapere perché agiamo in un particolare modo o ricerchiamo chi agisce in conformità o in disaccordo con ciò.

La nostra riflessione si pone nell'ottica di non vedere persone che possano trovare l'ennesima frustrazione tramite
l'Aikido, pur credendo di muoversi nella direzione opposta.

Se scegliamo male, le conseguenze saranno altrettanto nostre quanto lo è stata la scelta fatta in precedenza.

Cambiare direzione è sempre possibile, ma talvolta è così disarmante scoprire che ci stiamo procedendo in una direzione che non ci appartiene, che qualcuno è così folle da proseguire ugualmente per non doversi ammettere di aver scelto una strada non ottimale per sé...

L'Aikido è una strada aperta, è in grado di accogliere diversi punti di vista e anche di armonizzare il lavoro che ciascuno di essi è in grado di svolgere in seno al proprio particolare percorso.
Ma questo è possibile solo se le prospettive di lavoro sono assonanti ben al di là dei metodi che poi scegliamo per praticare.

Altrimenti l'Aikido diviene un altra, l'ennesima, strada chiusa... che divide, che favorisce il corporativismo e che spinge al giudizio negativo di chi si comporta in modo differente dal nostro, che sviluppa la manipolazione, la ricera del potere e del controllo sugli altri.

La lista dei grandi Maestri (si fa per dire "grandi") che hanno ceduto al "lato oscuro" è tremendamente lunga, putroppo!


Ma di una disciplina di tipo simile oggi non c'è proprio bisogno!

Quando O' Sensei ha affermato che l'Aikido sarebbe stato un grande regalo di fratellanza per l'umanità intera, non crediamo si stesse riferendo alle modalità di fare kotegaeshi, né iriminage!

Egli aveva contattato stabilmente una prospettiva dalla quale tutti siamo reciprocamente considerabili "fratelli e sorelle".... dalla quale era chiaramente percepibile come debba soffrire chi prova ad attaccarci, perché altrimenti non arriverebbe sicuramente a tanto.

Il Fondatore ha trovato nel coflitto una via d'evoluzione per tutti i soggetti che ne sono interessati, certamente non solo per chi "si difende" o per "chi attacca"!

Egli ha indicato l'Aikido come quella via trasformativa che riesce a rendere utile anche un'apparenza giudicabile negativamente, in prima apparenza...

Che cosa vogliamo fare quindi...

- quando uno ci attacca intendiamo distruggerlo, perché non doveva permettersi un simile affronto?

- Vogliamo rendergli la frittata per fargli comprendere esperienzialmente ciò che ci stava per fare a noi?

- Vogliamo consentirgli di andare a fondo con la sua azione per timore di lederlo?

- Preferiamo abbracciarlo, comprendere il suo punto di vista, provare con lui a sciogliere il dolore che lo ha portato ad un gesto così estremo, senza rinunciare alla nostra personale incolumità, dignità ed equilibrio?

A seconda della risposta, praticheremo alcuni tipi di Aikido molto diversi fra loro, ma ciò che sarà differente non saranno solo i metodi, quanto le prospettive che stanno al di sotto della pratica.

Il nostro augurio è che ciascuno possa trovare ciò che cerca, sottolineando come ciò sia frutto della responsabilità e della profondità con la quale si ha avuto il coraggio di rispondere alla domanda sui propri PERCHE' più radicali.

3 commenti:

Anonimo ha detto...

Un articolo davvero molto bello e profondo.
Ciao e grazieù
ALessandro

Carlo ha detto...

bello e interessante come sempre.

carlo

Carlo ha detto...
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