sabato 15 marzo 2008

Aikido... e gentil sesso

Ad una settimana dall'8 marzo, dedichiamo una riflessione all'attinenza che pare esserci (o mancare) fra le donne praticanti e l'Aikido stesso.
In Italia, pur non manifestandosi un'univoca e delineata tendenza rispetto al rapporto numerico fra i praticanti dei due sessi all'interno dei Dojo, non è sicuramente difficile notare come le donne siano in percentuale nettamente minoritaria, rispetto agli Aiki-colleghi maschi.

Le scuole più "dure" selezionano maggiormente gli atleti in base alle prestazionalità fisiche, ma un'Aikidoka non è necessariamente da identificarsi come un'atleta... e la forza fisica può divenire un ostacolo all'apprendimento laddove consente di "correggere il tiro" ad un'azione carente di tecnica. E' necessaria capacità di resistenza, flessibilità, velocità e rapide contrazioni e decontrazioni... tutte caratteristiche nelle quali una donna non è assolutamente in svantaggio rispetto ad un uomo... anzi!

Nelle scuole che basano la loro pratica su continuo movimento e fluidità, la presenza femminile è forse più anccentuata... ed ancora di più lo è all'interno degli stili che prediligono un Aikido di carattere "salutistico" e "relazionale".

Ma si può essere certi che la marzialità più efficace non possa essere più che egregiamente espressa dalle donne, tanto quanto lo è dagli uomini?

Forse alle donne può non interessare farlo... ma la sensibilità nella percezione, la predisposizione all'accoglienza e all'intuitività sono ingredienti importantissimi in ogni arte marziale di tipo tradizionale, per ciascuno dei Budo più efficaci che esistono... e sono sicuramente caratteristiche più femminili che maschili!

Al contrario, gli uomini, spesso più interessati all'estroversione, all'esibizione delle loro doti, ad un'aggressività di tipo più fisico, possono rischiare di compensarle tutte con un impiego più massiccio di forza muscolare bruta... che poco si confà all'Arte di "trovarsi nel luogo giusto, al momento giusto", utilizzando al meglio l'energia che il partner ci dona.

O' Sensei ha sempre tenuto in grande considerazione la pratica femminile dell'Aikido, alla quale non veniva risparmiata nessuna esperienza rispetto a quella dell'altro sesso, ma che si caratterizzava (e caratterizza ancor oggi) da un apprendimento più focalizzato, mirato, veloce ed efficace dei principi che stanno "dietro le quinte" delle tecniche, pensati come oggetti che appaiono su un palcoscenico. Morihei insegnò a numerose danzatrici classiche giapponesi ed attrici del teatro Kabuki (come appare nella foto precedente)... che erano solite utilizzare alcuni movimenti attinti dalle pratiche marziali nelle loro rappresentazioni di tipo tradizionale.

L'idea stessa di poter contare "meno" su corazze invincibili di muscoli, avvicina da sé le donne all'essenza più autentica dell'Aikido e le rende praticanti ideali e preziosi esempi dell'efficacia ed applicabilità dell'Arte. E se a livelli più sottili, essa dovesse rivelarsi realmente l'Arte del sorriso e dell'amore... nuovamente la femminilità rappresenterebbe al meglio anche queste doti.

Nell'Europa del nord molte più donne praticano Aikido ed alcuni Dojo iniziano ad avere una stabile percentuale di praticanti del gentil sesso del 50% sul totale degli allievi. Rari invece ad ora i luoghi dove le donne siano più degli uomini, ma una riflessione pare doverosa: oltre a motivi di carattere storico e culturale, esistono fondate ragioni per non far lievitare queste percentuali... per non invertire, ad esempio, la tendenza rilevata nel nostro Paese?

Forse no. E' quindi importante rivalutare la possibilità di favorire il pubblico femminile nella presa di coscienza di una realtà marziale forse particolarmente ad esso affine... sia per le dinamiche di impegno fisico, sia per quelle di tipo etico e filosofico.

Ci salutiamo quest'oggi con un link ad un video, scelto fra gli altri non per la scuola, per lo stile o le tecniche rappresentate, ma perchè gli Insegnanti ripresi sono tutte donne, che ci si augura sempre più e meglio divengano rappresentative protagoniste di una Realtà che ha naturale affinità con esse e quindi bisogno delle loro altrettanto naturali e preziose doti.

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