A questo proposito oggi vi invito a fare una semplice riflessione che riguarda la NOMENCLATURA TECNICA, ovvero quell'aspetto funzionale che tutti utilizziamo durante l'allenamento.
Scuole differenti utilizzano nomenclature diverse per indicare la stessa azione: una prima fonte di fraintendimento quindi è proprio questa, una sorte di Torre di Babele dell'Aikido... nella quale non siamo nemmeno d'accordo su come chiamare ciò che facciamo con il corpo.
É il caso di una tecnica chiamata [隅落とし] "sumi otoshi", che è rappresentata nel seguente video...
Sumi otoshi letteralmente significa "affondo d'angolo", ed è una delle 40 proiezioni originali del Judo, come lo sviluppò Jigoro Kano Sensei. Appartiene al 5º gruppo (gokyo), della lista delle proiezioni tradizionali del Judo Kodokan, classificata come "te waza", ovvero "tecnica di mano".
L'Aikido moderno l'ha fatta propria, utilizzandone il principio... ma è accaduta una cosa curiosa che ha distinto le varie Scuole e Stili.
Nell'Iwama Ryu, sumi otoshi è SOLO la tecnica rappresentata nel video precedente, e realizzata quasi SOLO dalla presa katatedori (gyakuhanmi), anche se - ovviamente - è possibile ottenerla praticamente da qualsiasi altro attacco.
In questo caso specifico, sumi otoshi costituirebbe lo 0,0001 per mille dell'Aikido: 1 attacco, 1 tecnica e stop... una cosina in fondo a destra e nulla più!Altri stili di Aikido però hanno seguito un percorso differente ed hanno iniziato a chiamare "sumi otoshi" tutte quelle tecniche che utilizzano lo STESSO ANGOLO di sbilanciamento... eccone una breve carrellata video!
L'elenco delle tecniche chiamate "sumi otoshi" diventa quindi piuttosto estesa: nell'Iwama Ryu TUTTE queste tecniche ESISTONO, ma vengono denominate semplicemente [呼吸投げ] kokyunage, come si fa con tutte quelle pratiche che non hanno un nome specifico.
Quindi, ad un ipotetico esame, un praticante di Iwama ti fa la tecnica mostrata nel 1º video, con presa katate dori gyaku hanmi, poi ti guarda come dire: "E cos'altro vuoi da me?!"
Gli altri invece continuano a profusione, visto che gli si apre un insieme di tecniche con quel nome. Non si tratta di cose che l'Iwamista non studi a sua volta e magari sappia anche, solo che le chiama in modo DIFFERENTE e quindi non gli viene in mente di mostrare.
E questo è solo un esempio di Babelismo Aikidoistico, ma ce n'è veramente molto altro...- [腕絡み] ude garami (controllo dell'avambraccio) per alcuni, [十字絡み] juji garami (controllo a forma di 10) per altri;
- [肘極め投げ] hiji kime nage (proiezione sul gomito) per alcuni, [腕極め投げ] ude kime nage (proiezione dell'avambraccio) per altri;
- [六教] rokkyo (6º principio) per alcuni, [肘極め押さえ] hiji kime osae (controllo del gomito) per altri;
- [内回転三教] uchi kaiten sankyo (3º principio con rotazione interna) per alcuni, una semplice forma variante di sankyo per altri;
- [内回転投げ] uchi kaiten nage per alcuni, [回転投げ内回り] kaiten nage uchi mawari per altri;
- [外回転投げ] soto kaiten nage per alcuni, [回転投げ外回り] kaiten nage soto mawari per altri;
- [腰投げ頭をいれる] koshinage atama wo ireru per alcuni, [✢✿⊅∩⨊🐼♞] "che caxx hai detto?!" per altri.
Queste macro differenze nascono da evoluzioni storiche e consuetudini locali che NON creano problema ad un madrelingua giapponese, in quanto ci si sta esprimendo semplicemente nel suo idioma natio e quindi questi comprende cosa si intende sottolineare in OGNI caso... fanno la differenza invece per NOI, che mediamente NON sappiamo il giapponese... e che capiamo male i suoni che a sua volta ha capito male il nostro Sensei dal suo.
Non ci chiediamo molte cose, ma tendiamo a creare dei contenitori stagni, nei quali depositiamo un fonema e chiudiamo a chiave, visto che lo usiamo per distinguere le forme a livello locale: poi CHISSENE se non ci si capisce con gli "altri"... che manco so che esistono e con i quali manco ho necessità di andare d'accordo!
Assumiamo quindi modalità e mentalità "locali", che funzionano all'interno di un Dojo o di una Scuola di pratica... ma che sono disfunzionali se guardate nell'ottica dell'intero panorama Aikidoistico.
In realtà, il nostro movimento è relativamente GIOVANE, poiché se osserviamo le discipline che ci hanno preceduto, hanno già quasi tutte concordato una sorta di "nomenclatura di base", che consente proprio di potersi comprendere almeno all'INTERNO del movimento stesso.
E i giovani non è detto che siano saggi o lungimiranti: si lamentano magari di quanto sembra dura la loro esistenza, ma non sempre fanno qualcosa di concreto per migliorarsela!
Come si supera questo impasse?
Posso solo raccontarvi come lo abbiamo superato in Federazione, con una proposta che feci nel 2017, e che ora sembra stia funzionando alla grande: si tratta di approfondire un po' di più la nomenclatura di macro categorie di base, condivise da tutti gli stili e Scuole. Ad esempio...
- [固め技] katame waza: tecniche di immobilizzazione
- [投げ技] nage waza: tecniche di proiezione
- [武器技] buki waza: tecniche di armi
Si rimane VOLUTAMENTE sul generico, ma iniziando a definire alcuni aspetti di massima, che accomunino tutti i praticanti: kuzushi (sbilanciamento), awase (armonizzazione), ma-ai (distanza spazio-temporale)... non è che ci sia un Aikidoka in grado di prescindere da questi elementi!
Indipendentemente dalla sua provenienza e dalla sua esperienza, intendo...E così è nato il "Programma Tecnico Unificato", che vi potrete scaricare dal sito federale (QUI), e che consente a praticanti di stili differenti di dare gli esami insieme... e CAPIRSI!
Ovvio che non sia possibile entrare troppo nella specificità delle pratiche caratteristiche delle singole Scuole, ma ikkyo è ikkyo... e di solito si fa sul gomito, non sulle orecchie!
Perciò, se costruiamo una sorte di "Stele di Rosetta", grazie alla quale ciò che faccio io viene "tradotto" con i termini di ciò che fai tu, il movimento (inteso come "disciplina", non solo cosa fare con il corpo) può iniziare a RICONOSCERSI e darsi un mutuo supporto.L'esperimento dell'Esperanto è fallito a livello sociale, ma in Aikido le cose possono andare diversamente, perché NON stiamo creando una "lingua nuova per tutti", ma stiamo utilizzando un meta-linguaggio (il giapponese) che - almeno in occidente - troppo pochi hanno approfondito a dovere.
E come decifriamo meglio questo meta-linguaggio, attraverso di esso iniziamo a poter comunicare nuovamente!
Semplice? SI!
E perché non lo abbiamo fatto prima?!Perché non mancava la possibilità di farlo, ma la voglia ed un'intenzione chiara a poter andare di comune accordo... e di questo ne sono sempre più convinto.
I cambiamenti che si rivelano migliorativi ed i passi più importanti di una persona, così come di una disciplina, partono sempre da PICCOLI PASSI: fra i primi di essi c'è proprio quello di creare un "vocabolario condiviso", con il quale parlare di ciò di cui vogliamo parlare insieme.
Mi pare una cosa di una banalità estrema!
Quindi vogliamo fare grandi cose per l'Aikido, per aumentare il numero dei suoi praticanti... e poi non siamo nemmeno ancora stati in grado di dotarci di un alfabeto comune e sufficientemente condiviso.
Quando cerchiamo i responsabili dei peggiori problemi dei quali soffriamo, dovremmo guardare in uno specchio!Marco Rubatto