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domenica 1 novembre 2009
I paradossi dell'Aikido - potenzialità innumerevoli
"Quando un'Arte Marziale non è un'Arte Marziale? Quando è Aikido!"
[Nev Sagiba]
Non è facile stare al passo col cambiamento dei tempi... ed una delle difficoltà maggiori è provata proprio dai praticanti di Arti Marziali, che sono legati alle discipline provenienti dal passato e le svolgono nel contesto odierno.
Che l'Aikido nacque in un contesto riccamente marziale è indubbio, così come è indubbia l'efficacia marziale che possono avere alcune sue tecniche, se correttamente applicate...
Tuttavia persiste chiaramente ancora oggi una forte tensione ed incomprensione fra coloro che ritengono che l'Aikido debba essere vissuto innanzi tutto come una pratica marziale (quindi ottimizzando efficacia, disciplina, etichetta...) e coloro che invece credono importante un suo "adattamento" al qui ed ora, quindi investono nella loro pratica in aspetti più salutistici, relazionali, sottili forse.
Noi continueremo a lasciare litigare queste due "fazioni": sono fatte da Aikidoka, troveranno una quadra per definizione di loro stessi!
Riportiamo però di seguito la traduzione di un interessante articolo che parla proprio di questo, scritto da Nev Sagiba Sensei... famoso per la profondità con cui spesso sa commentare gli aspetti delicati della nostra Amata Arte. Troverete qui la versione originale dello stesso.
"Gli sport agonistici contano poco, rispetto a tutta l'abilità marziale autentica che sarebbe utile in un campo di battaglia. I loro metodi di zuffa esistono per mantenere [perlopiù] la gente intrattenuta. E danneggiata.
Ma poi, quasi tutti questi, [si propongono] di formare un kit completo di sopravvivenza giornaliera per una società [che si atteggia come se andasse a caccia], specie con i vicini [di casa] indisciplinati.
Nella società di oggi non siamo contadini guerrieri e non iniziamo a lavorare in età giovanile.
Il nostro "lavoro" usuale consiste nello stare seduti a fare sforzi eccessivi per evitare il lavoro reale, di tipo muscolare e che fa sudare.
La maggior parte del logorio che otteniamo è il R.S.I [sta per "Repetitive Strain Injury", ossia "patologia lavorativa"] dal maneggio del mouse e della tastiera, finché diventiamo ciechi.
Gli sforzi oggi sono differenti e forse più offensivi di quelli della gente che viveva a contatto con la
natura.
Nell'adattamento dei nostri stili di vita molto più morbidi di quelli dei nostri antenati non può essere previsto come si potrebbe approdare ai livelli atletici di chi si muove giornalmente per sopravvivere.
Gli adattamenti nel Aikido continuano.
Molti girano intorno al minimizzare lo sforzo R.S.I. ai polsi, braccia, collo e schiena indeboliti dal lavoro d'ufficio. Ma la gente si allena ancora. Perché?
Altre [forme di] abilità sono aumentate tramite la simulazione delle pratiche di sopravvivenza, che tuttavia aumentano l'idoneità fisica in una certa misura, ma sbloccano anche aspetti fino ad ora latenti di noi stessi, talenti artistici ed altre di forme di intelligenza non esplorati solitamente.
Essi sarebbero soffocati negli sport competitivi che hanno perso ogni forma di aderenza con la realtà.
Benché l'Aikido sia un Budo adattato all'oggi, tuttavia, dobbiamo sempre allenarci, al meglio della nostra abilità, come se realmente ci stessimo preparando per una battaglia vera.
La miriade altri attributi ed abilità che allora vengono vivificati aumentano tutte le vostre altre abilità quindi rende questo [lavoro/pratica] utile.
La maggior parte della gente soft odierna non si avvicinerà mai all'abilità fisica di quelli di un tempo.
Ci può essere un aumento di ciò, specialmente nella ricerca di altre vie rispetto alla forza ed il conflitto [prepotenza] per ottenere risultati".
Nev Sagiba
Nel nostro peregrinare per Dojo, seminari e nazioni, assistiamo effettivamente al progressivo spegnersi delle scuole che ripropongono una veste esclusivamente storica e quindi marziale dell'Aikido. I pochi veri appassionati allo studio dei waza - le tecniche - più efficaci tengono duro, ma non sono effettivamente molti.
O' Sensei stesso proveniva da un tempo ed una cultura in cui essi erano fondamentali, intendiamo per la propria incolumità fisica quando si usciva di casa.
Oggi questa esigenza si è notevolmente ridimensionata, quindi può essere comprensibile come gli Aikidoka oggi siano maggiormente attratti da aspetti salutistici e relazionali della pratica, rispetto a quanto personaggi come Sokaku Takeda prima ... Gozo Shioda poi, hanno sviluppato ed insegnato...
Tuttavia, in che misura questo può essere un problema?
Forse nella misura in cui questo cambiamento... adeguamento con i tempi viene fatto senza equilibrio e criterio... pur se ci appare inevitabile che esso avvenga, per fare dell'Aikido una disciplina perennemente attuale.
Guardiamo per esempio questo video, di una forza veramente unica nel suo genere... Aikido fatto da persone cieche o che presentano altre forme di disabilità fisica:
Una cosa è certa, era più inatterrabile Gozo Shioda Sensei... ma ciò non significa che non abbia un profondo senso anche la pratica di tutti quegli autentici Sensei che compaiono nel video precedente. Non insegnano a loro stessi ed a noi come non essere atterrati... spesso loro stessi partono già a terra: insegnano qualcos'altro!
I dilemmi quindi potrebbero essere: quanto innovare, cosa innovare... come non snaturare una tradizione con le nuove tendenze?
Sapremo in futuro se stiamo prendendo le decisioni migliori quest'oggi... è sempre stato così: siamo inclini a pensare che questa tendenza umana invece non cambierà.
Fortunatamente l'Aikido ha un padre... e per giunta un papà buono, che ha intuito e fors'anche vissuti certi fenomeni prima di noi. Ricordiamoci di questo e lasciamo a lui la parola quando siamo nel dubbio.
"Sebbene il nostro sentiero sia completamente diverso dalle arti guerriere del passato, non è necessario abbandonare del tutto le antiche Vie. Assorbite le venerabili tradizioni in questa nuova Arte, avvolgendole con abiti puliti, e basatevi sugli stili classici per creare forme migliori".
"La pratica dell'Aikido promuove il valore, la sincerità, la magnanimità e la bellezza, e rende anche il corpo forte e sano. Nell'Aikido non ci addestriamo per imparare a vincere; ci addestriamo per imparare ad uscire vittoriosi da ogni situazione".
[Morihei Ueshiba, O' Sensei]
Gli sport agonistici contano poco, rispetto a tutta l'abilità marziale autentica che sarebbe utile in un campo di battaglia. I loro metodi di zuffa esistono per mantenere [perlopiù] la gente intrattenuta. E danneggiata.
RispondiEliminaSemplicemente dico di NON essere daccordo, nè su questo nè sul resto dell'articolo di questo "sensei".
la pratica sportiva può dare un primo impatto di "natura ritrovata" in quanto l'obiettivo è impegnarsi al massimo pena la sconfitta, un po come si puo pensare sia anche in Natura quando si combatte per la vita.
RispondiEliminaQui casca l'asino, nello sport non si combatte per la vita, l'impegno è certamente tanto ma l'obiettivo è diverso secondo me, l'obiettivo nello sport è vincere, non uscire vittoriosi.. differenza sottile ma sostanziale.
Leggendo la storia dei vari Sensei che han fatto l'Aikido, e premetto che io non sono un Aikidoka ma solo un cultore dell'Arte Marziale nel senso esteso, si può notare come per conoscere la Pace abbiano prima conosciuto la Guerra, e che guerra se in certi casi si cercava pure la rissa..!!! Penso che sia proprio questo il problema moderno, non abbiamo più a che fare con l'istinto di sopravvivenza, anche se chiama cerchiamo di non ascoltarlo e pian piano si snatura il senso stesso dell'Arte definita Marziale. Penso che un grande traguardo che possa aprire altrettante grandi Vie stia proprio nel affrontare a testa alta la Paura, in ogni sua forma, alimentata dagli istinti, ed in quel momento si potrà dire: "sto sconfiggendo me stesso", altrimenti inevitabilmente si tenterà di trovare in chi ci si trova davanti tutto il nemico, senza riconoscerlo mai dentro di se, dove risiede davvero.