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domenica 25 ottobre 2009
Andare a fare Aikido in Giappone
Chi di noi non ha mai sognato di poter andare in Giappone per praticare Aikido nella sua terra d'origine?
Sicuramente è un sogno, spesso utopico per molti, ma molto frequente fra gli Aikidoka.
Ma non sono pochi ormai gli italiani che da anni riescono a realizzare un simile progetto.
Noi stessi lo abbiamo fatto, quindi ci è parso opportuno fornire qualche informazione in più e stimolare riflessioni in merito.
Innanzi tutto, molto è cambiato dai primi anni in cui gli occidentali si imbarcavano in simili imprese (era ancora in vita O' Sensei), quindi i molteplici apripista degli ultimi quindici anni, hanno reso più accessibile a chiunque la pratica in Giappone.
Attualmente all'Aikikai Hobu Dojo di Shinjuku, a Tokyo, circa il 65% dei praticanti ad agosto è occidentale, ed ogni giorno si possono incontrare almeno un paio di italiani, sparsi a frequentare le molteplici lezioni disponibili (nella foto, in primo piano... uno di loro!).
Andare a Tokyo a praticare è diventato una realtà molto più alla portata di quanto si possa normalmente credere.
C'è da sfatare il mito che sia caro andare e soggiornare in Giappone. Certo non costa come fare una giornata di mare sulle nostre coste, ma se paragonassimo 15 giorni all-inclusive in qualche rinomata località turistica italiana... il prezzo potrebbe quasi risultare competitivo.
A parte un certo costo fisso di viaggio (12 ore di aereo, andata e ritorno circa 800 Euro) e l'equivalente di un nostro albergo per i pernottamenti (50 Euro a notte circa)... le voci costose di spesa sono i trasferimenti interni, ma se con oculatezza si acquista il Japan Rail dall'Italia, è possibile usufruire di completa libertà di circolazione sulle linee ferroviarie giapponesi, che sono così capillari, che permettono di raggiungere ogni località, con incredibile efficienza e puntualità.
Il cibo e la pratica sono veramente a buon mercato, perciò chi non avesse eccessive mire turistiche se la potrebbe cavare con l'equivalente di una mini vacanza in Italia.
All'Aikikai Hombu Dojo è possibile per chiunque praticare, poiché anche coloro che non sono iscritti vengono tesserati sul posto e quindi hanno accesso agli allenamenti.
E' opportuno contattare anticipatamente la Fondazione via e-mail, presentare il proprio curriculum e gli estremi della propria permanenza.
Non c'è forse vera possibilità di venire rifiutati, ma questo può servire per partire con il piede giusto...
Ma questo non è l'unico luogo dove è possibile praticare a Tokyo!
Noi questa estate siamo stati ospiti anche dello Yoshinkan Hobu Dojo, sempre a Shinjuku (non meravigli, questo quartiere è circa grande come Milano...) ed abbiamo praticato sotto la supervisione diretta di Yasuhisa Shioda Kancho, il figlio di Gozo Shioda Sensei, che ora regge la scuola del padre.
Abbiamo visitato il Dojo principale dello Shin Shin Toitsu Aikido Kai, la Società del Ki fondata da Koichi Tohei Sensei, sempre a Tokyo.
Abbiamo anche praticato in Hokkaido, l'isola più a nord, sia a Shirataki... luogo in cui O' Sensei visse per otto anni, sia a Naka Yubetsu, paese limitrofo ad Engaru, dove cioè il Fondatore incontrò per la prima volta il suo Maestro Sokaku Takeda.
E' possibile praticare ad Osaka, Kameoka, Kyoto... a Tanabe, terra natia di Morihei Ueshiba e luogo della sua sepoltura, come a Shingu, città a circa due ore di treno da Tanabe, nel Dojo fondato da O' Sensei stesso...
... ad Iwama, paese in cui il Fondatore si ritirò per studiare e perfezionare ulteriormente la sua Arte. Addirittura qui è possibile farlo sotto ben tre diversi raggruppamenti: il ramo Aikikai della prefettura di Ibaraki, il Dojo privato di Hiroki Nemoto Sensei e la scuola di Hitoiro Saito Sensei, figlio di Morihiro Saito Shihan.
Ecco un breve video mandato in onda sulle TV nipponiche che immortala il Dojo sopra citato così come ora apparirebbe a chi lo visitasse. Nel filmato, oltre ad Isoyama, Inagaki e Nagashima Sensei, compaiono molti compagni di pratica che questa estate hanno sudato insieme a noi.
Sicuramente in nessuno dei luoghi sopra citati però è gradita la visita a sorpresa, perciò è necessario preannunciare la propria venuta, prendendo prima contatto via e-mail.
Rispetto a ciò, si sfati pure la credenza sulla necessità di essere presentati in questi luoghi da qualche alta carica, che intercede perché ci venga concesso il permesso di andare!
Un tempo era così, ora è possibile contattare direttamente chi si vuole e prendere accordi.
E' bene conoscere un minimo le usanze e le abitudini della società giapponese, poiché, fuori dalla metropoli di Tokyo, ci si trova quasi sempre in aperta campagna... nel Giappone vero, ci verrebbe da dire... nel quale proprio pochi parlano inglese (e spesso quando lo parlano è come se non lo facessero, perchè non si capisce nulla!).
Ma non crediamo che qualche Dojo che in effetti possa rifiutare una proposta di soggiorno dagli stranieri. Sono spesso realtà molto piccole e locali, che sono molto più in difficoltà economica di quanto si direbbe, perciò... allievi = finanze in arrivo, perchè rifiutare!
La scorsa estate Nemoto Sensei aveva solo un allievo ed ogni mattina si allenavano solo loro due insieme, mentre all'Ibaraki Shibu Dojo c'erano circa circa 6 Uchideshi e 6 Sotodeshi.... nessuna cifra astronomica!
E' necessario essere disposti spesso ad una vita veramente spartana, in condizioni igienico-sanitarie talvolta incerte... ma si sopravvive e quindi, infine, si può fare!
In ciascuno di luoghi citati si può entrare in contatto con i luoghi della storia dell'Aikido e di Morihei Ueshiba. Abbiamo trovato, paradossalmente, che questo è al momento la cosa più interessante da fare in Giappone per un Aikidoka.
Sicuramente è possibile ricevere lezioni dagli allievi diretti del Fondatore (solo questa estate ne abbiamo incontrati una decina...), ma l'impressione nostra (e speriamo solo nostra) è questa: al momento non giureremmo che l'Aikido migliore si trovi per forza ad 11000 km di distanza.
Abbiamo praticato tanto là, abbiamo visto molti occidentali che lo facevano al nostro fianco, ma altrettante volte abbiamo avuto l'impressione che oggi i giapponesi siano interessati ad altro... con una inevitabile ricaduta negativa sulla qualità di quanto è possibile praticare nella loro terra.
A nostro avviso, è come se disinteressandosi un po' delle loro tradizioni, non curassero molto la consapevolezze legate all'allenamento ed all'insegnamento dell'Aikido.
All'Haikikai Hombu Dojo ci sono certamente personaggi di indubbia competenza che è possibile incontrare direttamente, ma una buona maggioranza del corpo docente, ci è parso, non brillare come se lo aspetterebbe chi fa un lungo viaggio per apprendere il meglio.
Lo Yohinkan Hombu Dojo è un luogo dall'austerità veramente inquietante, in cui ogni allenamento viene portato all'estremo delle possibilità fisiche... infatti gli allievi locali hanno quasi tutti i segni evidenti sul loro corpo di un eccesso di sollecitazione (tutori, bende, cerotti, fasce sono all'ordine di ogni lezione!).
Presso il Dojo Ki no Kenkyukai abbiamo incontrato molta resistenza al nostro inserimento. Vecchie beghe politiche con l'Aikikai ancora impediscono spesso agli Aikidoka interessati di accedere a questa realtà, che ci è parsa molto chiusa su se stessa... quasi a mò di setta, che giudica, di volta in volta, chi può essere ammesso e chi no.
Ad Iwama, altro luogo storico importantissimo... è possibile ammirare l'Aiki Jinja, visitare la casa del Fondatore ed il suo Dojo perfettamente inalterato... ma l'enorme quantità di forza fisica e di aggressività che pare essere usata di routine negli allenamenti, ad esempio, ci è parsa nuovamente discostarsi dalla via più consona all'Aikido.
Non diciamo sicuramente questo per critica distruttiva, ma perché abbiamo notato come i problemi in effetti siano presenti ovunque ed il Giappone non possa sempre essere considerato il luogo idillico della pratica.
Solo sono considerazioni, le nostre: ci auguriamo nessuno le prenda per oro colato, ma si prenda la briga di verificarne in prima persona l'attendibilità.
Questo ovvio non faccia minimamente cessare la voglia di fare la valigia e provare l'emozione di praticare in Giappone... ci sono molti motivi per farlo (storici, filosofici, religiosi, culturali, didattici...) , noi siamo soddisfatti da quest'esperienza, che ci siamo promessi di ripetere... solo ci è parso importante anche sottolineare alcune evidenti tendenze, che sfatano forse un po' un mito, ma crediamo avvicinino anche molto più ad una realtà ora contattabile con relativa facilità.
Per noi il viaggio è stato ancora più importante, poiché ci ha permesso di comprendere quanto in realtà sia più avanti di quanto si creda l'Aikido italiano, che spesso potrebbe essere svalutato pensando di andare a trovare l'Aiki-Eldorado altrove!
Andiamo quindi in Giappone, visitiamo i luoghi cari ad O' Sensei e pratichiamo (siamo a disposizione anche per fornire documentazione ed indirizzi precisi per alloggio e spostamenti a chi ce ne dovesse fare richiesta), ma anche celebriamo il tesoro che già possediamo nei nostri Dojo, durante ogni allenamento.... questo è un bel regalo che noi possiamo fare al nostro Aikido, almeno dello stesso pregio - se non superiore - di andare a cercare qualcosa di inedito in Giappone.
Buona pratica nostrana a tutti!
Ciao Marco
RispondiEliminacomplimenti per l'ottimo sito ricco di importanti informazioni volevo chiederti una curiosità i gradi Kyu di Aikido in giappone portano sempre la cintura bianca fino alla marrone oppure anche loro stanno cambiando con le relative cinture colorate. Grazie per la cortese risposta
Sascia -Pistoia-
Ciao io vorrei andare in Giappone e visitare i vari dojo .mi puoi dare delle indicazioni dove mi conviene dormire .la mia difficoltà é che nn parlo l inglese pensi che sarà un problema grazie
EliminaCiao io vorrei andare in Giappone e visitare i vari dojo .mi puoi dare delle indicazioni dove mi conviene dormire .la mia difficoltà é che nn parlo l inglese pensi che sarà un problema grazie
EliminaCiao Sascia,
RispondiEliminain realtà in Giappone non ho visto cinture colorate per i gradi Kyu (anche se non posso escludere che da qualche parte le utilizzino)... anzi, ci sono Dojo, come quelli di Iwama in cui i gradi Kyu praticamente non si assegnano, nel senso che si incomincia da bianca e poi dopo qualche anno si sostiene il test da Shodan, e quindi poi si indossa la nera. Talvolta il primo Kyu viene visto come una sorta di pre-test per lo Shodan. Ci sono ragioni importanti dietro a questo... ma le scrivo magari diffusamente sul Blog. Grazie ed a presto.
Ciao, scrivi in privato alla e-mail shuren@virgilio.it o contatta privatamente Marco Rubatto sul gruppo Facebook "Aikime REVOLUTION" per avere tutte le info di cui hai bisogno
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