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domenica 11 ottobre 2009
y = Aikido (x)
Chi di voi ricorda il significato di "funzione matematica"?
Qualche reminescenza dell'Università o delle Scuole Superiori potrebbe portare il nostro pensiero a quella “scatola nera” - la funzione appunto -, in cui entra un numero (solitamente “x”), viene elaborato, e ne esce un altro (“y”, oppure “f(x)”) in grado di soddisfare la funzione stessa.
y = f(x)
x = 0 ; f(x) = 1
x = 1 ; f(x) = 3
x = 2 ; f(x) = 9
x = 3 ; f(x) = 19
x = 4 ; f(x) = 33
sono quindi tutti punti del piano cartesiano che soddisfano la funzione y = 2x^2 + 1
La cosa interessante, almeno in matematica, è che trovata la funzione, si sono anche automaticamente trovati TUTTI i punti del piano che la soddisfano (perché a qualsiasi valore che diamo a x è possibile trovare almeno un corrispondente valore di y… e così via).
Ci siamo chiesti, quindi… se l’Aikido fosse una funzione… una funzione filosofica, anziché matematica… che operatore sarebbe per “gli oggetti” in entrata?
Quali i suoi valori in uscita dopo averne applicato l’essenza di quest’Arte?
Questi i primi risultati notevoli di questo studio di funzione:
x = 2 ; Aikido(x) = 1
x = 3 ; Aikido(x) = 1
x = 4 ; Aikido(x) = 1
x = 5 ; Aikido(x) = 1
se si entra nell’atmosfera del Dojo con un’idea... dualistica...di chi attacca e di chi si difende (2 o più individui, appunto), l’Aikido dovrebbe aiutare una sorta di fusione, facendoci sperimentare una sensazione di unione intima fra i protagonisti dell’azione;
x = violenza/prepotenza
Aikido(x) = accettazione non passiva
se così non fosse, cioè se alla prepotenza si rispondesse con altrettanta volontà di sopraffazione, l’Aikido tornerebbe subito a far parte delle forme di Bujutsu dalle quali deriva; evidentemente nelle sue corde ci deve essere una replica diversa, tale da permetterci di non “subire”, ma anche capace di non renderci deplorevoli e violenti come chi assale;
x = forzatura/imposizione
Aikido (x) = cedevolezza/naturalezza
anche molte altre Arti Marziali insegnano la “Via della cedevolezza”… l’Aikido, di suo, può forse favorire la presa di coscienza di sé, capace di agevolare e velocizzare un nuovo incontaminato contatto con spontaneità, adattabilità, flessibilità, pur in presenza di una ferrea determinazione.
Rimanere “sempreverdi” sembra il massimo in natura per ritardare l’invecchiamento; gli stereotipi del tipo “si fa così”… “questo è bene, quest’altro è male”… non sono per forza sbagliati o inutili, ma talvolta si rivelano inadatti ad una realtà in continua evoluzione: la vita stessa. L’Aikido potrebbe favorire l’apprendimento di uno stato vigile, presente e consapevole, al contempo sempre nuovo, spontaneo e fresco, così come la vita ci mostra di essere;
x = stereotipo ; Aikido(x) = innovazione/rivoluzione
l’Aikido esce dagli stereotipi di Arte Marziale tradizionale, se ci pensiamo… pur onorando la sua provenienza da esse: ha saputo shockare per il suo contenuto inedito e rivoluzionario nel mondo dell’arte della guerra, divenendo l’Arte della Pace. Ci si veste sempre da guerrieri, forse non si smette di esserlo, ma i vestiti ora sono indossati con intenzioni ripulite dal di dentro;
x = conflitto ; Aikido(x) = opportunità
le contingenze legate alla crescita spesso sono connesse con un conflitto, uno stato di stress che però viene cavalcato quale possibilità di operare un cambiamento, piuttosto che come un evento negativo dal quale è solo bene prendere distanza.
Per ogni neonato, ad esempio, il momento della nascita è un poderoso conflitto: sembra di morire durante il parto, poiché si mette di respirare nella modalità conosciuta nell’utero materno, per iniziare ad utilizzare i propri polmoni. Un vero e proprio shock forse, ma, con il senno di poi, anche la morte ad uno stato prenatale per fare ingresso di diritto nella vita.
L’Aikido potrebbe essere simile, dandoci la possibilità conscia di esaminare alcune condizioni di conflitto (quello fisico e psicologico, ad esempio) per imparare a scorgerne l’aspetto evolutivo e per non rimanere intrappolati dal significato negativo che è usuale attribuirgli;
x = caos ; Aikido(x) = armonia
“randori”, il famoso confronto libero dell’Aikido, talvolta realizzato con l’attacco simultaneo di più praticanti, ha proprio il significato di “afferrare” (nel senso di “controllare”) “il caos”.
Si è per decenni creduto che l’entropia dell’universo, cioè il suo stato di disordine, stesse continuando ad aumentare, passando a configurazioni via via più caotiche e casuali. Oggi taluni sono disposti a riconsiderare la questione, in quanto l’Universo sembra capace di un caos organizzato, veramente meno caotico e cieco di quanto si sarebbe creduto.
L’Universo pare sia retto ovunque da leggi armoniche che sottolineano equilibrio, essenzialità, ottimizzazione ed intelligenza.
Se l’Aikido è l’Arte dell’Armonia, significa che passando sotto la sua ottica può apparire meno casuale ciò che altrimenti potrebbe essere preso per tale.
Può essere armonizzato e reso cioè costruttivo quanto prima in apparenza era da considerarsi solo parziale e disordinato, se non dannoso;
x = guerra ; Aikido(x) = pace
pace non intesa come rifiuto della guerra o suo opposto, ma come una realtà ultima che abbraccia anche la guerra e la trascende, rifiutandosi di porsi al suo stesso livello. Se l’Aikido fosse un’Arte capace veramente di incamerare conflittualità per farne “fiori da mettere nei nostri cannoni” sarebbe veramente una grande opportunità essere Aikidoka…;
x = malattia ; Aikido(x) = salute
già, perché lungi da noi ritenere l’Aikido la panacea di tutti i mali, constatiamo semplicemente che armonia, pace e salute sono, fondamentalmente sinonimi, in quanto aspetti diversi dello stesso principio, così come lo sono anche disarmonia, guerra e malattia. Simbolicamente, la malattia all’interno di un essere è segno di una “guerra interna”, cioè di una disarmonia venutasi a creare fra gli elementi costituenti… immaginiamo un orchestra che suona con parte degli strumenti non accordati e/o con i musicisti che vanno ciascuno un po’ per i fatti suoi… Difficile che il brano proposto risulti melodico!
Ma se l’Aikido è in grado di strutturare armonia e pace, allora è anche capace di rimandare armonia e pace all’interno di chi lo pratica, uno status che si potrebbe anche definire semplicemente “benessere”… che va tra l’altro al di là del concetto di salute o dell’assenza di malattie;
x = staticità ; Aikido(x) = movimento
questo aspetto è più che chiaro sotto il punto di vista fisico, il ki no nagare (flusso del ki) è proprio di un’azione non bloccata, ma agevolata nel suo svolgersi. Ci sono però anche altri connotati di un aspetto che rispecchia movimento alla staticità.
Fluire, spostarsi sono gli elementi più importanti in un processo di cambiamento, di trasformazione e quindi anche di crescita. Ogni volta che vogliamo progredire, dobbiamo essere disposti a cambiare punto di riferimento, a muoverci dallo stato che vogliamo lasciarci alle spalle.
Gli Aikidoka possono fare questo per analogia simbolica con ciò che avviene sul tatami.
Inoltre, per nostra esperienza, se si frequenta un buon corso di Aikido, è naturale essere periodicamente interessati da alcune “crisi”: dopo essersi ingaggiati a dovere nell’Arte, essa ci ricompensa con la possibilità di “cambiare qualcosa” in noi… muoverci a livello profondo verso il prossimo step. Solitamente gli allievi si preoccupano dei momenti bui che attraversano, ma solo perché non ne colgono l’opportunità evolutiva… bisogna accettare di non essere statici, nemmeno nel proprio modo di essere, oltre che con il corpo.
L’Aikido insegna a muoverci, e ci muove.
Cosa succede ora se proviamo a tracciare questa funzione... se proviamo cioè a riportarla sugli assi cartesiani, per vedere che forma assume?
Non è facile questa operazione, non ci riusciremo noi… adesso.
Ciascun praticante però può provarci, e vedere cosa si forma… dentro e fuori di sé.
Complimenti!
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