lunedì 30 gennaio 2017

Aikido libero e consapevole

Presentiamo quest'oggi un nuovo testo che ha attirato la nostra attenzione: si tratta di "Aikido libero e consapevole" di Gabriele Pintaudi.

Questo libro, pubblicato nel 2012 da YouCanPrint Editore, tratta moltissime tematiche che riteniamo essere fondamentali in Aikido... e che molto difficilmente vengono presentate al pubblico con una simile chiarezza.

Su queste pagine spesso ribadiamo com l'Aikido NON sia solo il modo di muovere il corpo o il tributo tecnico a questo o a quel Maestro del passato, per quanto eccezionale possa essere stato... ma piuttosto un "fenomeno coscienziale" che tocca da vicino chiunque lo pratichi e lo insegni...

... e parimenti abbiamo trovato rimandare nel libro di Gabriele Pintaudi: l'Aikido sembra proprio essere una straordinaria opportunità di espressione personale, così come può risultare un pessimo modo di ottenebrare noi stessi con inutili stereotipi tecnici o mentali.

"Lo schema serve ad essere trasceso", quindi l'Aikido dovrebbe portare più benessere e libertà di quanto ne sottragga.

In "Aikido Libero e consapevole", vengono proprio trattati questi difficili, ma anche importantissimi temi:

- quanto l'ignoranza di certi principi sia da considerarsi un castigo divino o una precisa scelta;

- quali parametri adottare per rendersi conto del "livello" di un Insegnante;

- quali i principali errori metodologici e comportamentali un Insegnante tende a fare nel suo corso;

- quale significato possa avere uno stage di Aikido, rispetto alle lezioni regolari;

- l'efficacia degli attacchi e la propensione a lavorare troppo su attacchi codificati;

- il piacere della pratica;

- la percezione dell'errore sul tatami (proprio ed altrui);

- considerazioni su "Aikido e difesa personale";

... insomma, si tratta di un testo dai contenuti considerevoli, come avrete di sicuro compreso!

Viviamo in un'epoca in cui spesso chi scrive sente la necessità di essere legittimato da qualcuno o da qualcosa (ad esempio un Ente, un nome altisonante che benedice un'opera, etc..): in "Aikido libero e consapevole" invece abbiamo trovato "SOLO" il pensiero di Gabriele Pintaudi, un Insegnante di Palermo, fra l'altro giovane... che ha avuto il coraggio di manifestare il suo pensiero e le riflessioni che hanno accompagnato le sue esperienze.

"SOLO" fra virgolette perché è molto raro tutto ciò, ed è ammirevole e coraggioso, a dire nostro!

I libri - esattamente come l'Aikido - possono infatti essere uno strumento utile ad aprire la mente ai propri lettori, o a creare ulteriori forme di dipendenza dall'Autore (o al Maestro di Aikido) di turno: il libro di Gabriele è evidentemente improntato alla prima delle due possibilità, ed anche per questo ci è piaciuto molto.

Con un linguaggio semplice, discorsivo ed intuitivo... e con esempi presi dal proprio vissuto, egli ci conduce in alcune riflessioni che possono essere profonde quanto il lettore decide che siano, facendo intravedere come la consapevolezza non sia altro che uno specchio in cui decidere liberamente a che livello di dettaglio vogliamo scendere quando ci osserviamo.

Questo libro parla del coraggio e delle responsabilità di una scelta... che tanto più è consapevole, meglio riuscirà a condurci dove vogliamo, magari tenendoci alla larga da esperienze inutili accanto a coloro che farebbero di tutto perché fossimo - in Aikido come nella vita - succubi di qualcosa, di qualcuno, di noi stessi.

Secondo noi opere simili vanno fatte conoscere e tenute in debita considerazione nel piccolo-grande mondo della nostra disciplina, ancora saturo di ignoranza, pregiudizio ed aspettative magiche.

Ci auguriamo che possiate anche voi provare la stupenda sensazione di dolore profondo che accade SOLO quando si finisce di leggere un libro che è molto piaciuto... qualcosa che in "Aikido libero è consapevole" accadrà crediamo a molti intorno a pag. 135!

Buona lettura... consapevolezza e libertà!





lunedì 23 gennaio 2017

I "codici" della pratica e le diversificazioni degli stili in Aikido

Un principiante che si vuole interessare della nostra disciplina incontra da subito un dilemma piuttosto interessante: ci sono numerose "declinazioni" dell'Aikido in giro, quindi a quale rivolgersi?

Quale sarà la più adatta a noi?

Uno sente la spinta (quasi sempre inconscia) ad interessarsi di questo genere di cose, quindi cerca su internet, legge... armonia con se stessi e con l'universo e bla, bla bla...

Poi allora cerca vicino a casa dove poter andare ad incontrare qualche essere umano in carne ed ossa per informarsi sui corsi, capire corsi, orari... le cose più semplici e basilari per partire, insomma!

A questo punto talvolta avviene il trauma: "Ciao, benvenuto! Questa è la Scuola XYZ... che segue gli Insegnamenti del Maestro WPJ (segue di solito una serie di gradi e titoli giapponesi dei quali il neofita non capirà niente), direttamente accreditata da FHNC (ed atri nomi da suono strano per un occidentale).

Ad esempio, "Ryokan" è il termine utilizzato per chiamare una locanda tradizionale giapponese, ma capite bene che ad un veneto avvezzo al turpiloquio, potrebbe sembrare tutt'altro!!!

... Parimenti succede per tutti quei dettagli INUTILI che vengono generalmente forniti ad un principiante che NON ha ancora scelto di abbracciare una disciplina al pari di una fede religiosa (e speriamo che continui a scegliere di non farlo anche in futuro!): "Ma lo sai che se stai con noi, pratichi l'Aikido vero ed originale del Maestro Morihei Ueshiba?!"

E lui, fra sé e sé: "E chi kazz'è pure questo!".

Un secondo dopo, sempre dentro la mente del neofita: "Perché quanti kazz di Aikidi (la -i è d'obbligo, perché è plurale!) ci sono?!"... "E mo come faccio a capire quale mi piace di più?!".

In effetti uno si iscrive generalmente al corso più vicino a casa e non ne sa nulla sul fatto che esistano distinte e specifiche Scuole e stili della disciplina: di solito per i primi mesi/anni si accontenta delle sue lezioni settimanali (è già difficile fare anche solo questo!), e chi se ne frega se altrove si pratica in un'altro modo... ormai abbiamo già pagato in quella PALESTRA (termine utilizzato di solito dai SOLI PRINCIPIANTI, mica ti ci riconosci, vero?!), e ora stiamo li... punto.

Bisogna però anche sapere che gli esseri umani che osservano o praticano una qualsiasi attività hanno la naturale ed inevitabile propensione ad interpretare la loro esperienza ed anche a giudicarla.

Quindi CHIUNQUE pratichi Aikido, praticherà il SUO Aikido e non quello del Fondatore, per esempio: questo ormai speriamo sia sufficientemente chiaro (benché notevoli esponenti della disciplina continuino ad affermare irresponsabilmente il contrario)!

Come mai allora si sono cristallizzate numerose "versioni differenti" di pratica, tecnica, didattica di questa disciplina?

Perché il Fondatore ebbe alcuni allievi notevoli, che divennero a loro volta notevoli Insegnanti e che agevolarono molto la diffusione dell'Aikido in tutto il globo.

Solo che ciascuno di essi ha - ovviamente - percepito e fatto proprio l'Aikido secondo le sue personali capacità, inclinazioni e prospettive. Una cosa è certa: nessuno di loro ha fatto ciò che ha fatto, sperando o volendo fare male le cose!

Quindi c'è chi si è specializzato nella visione "salutista" della disciplina, mettendo parzialmente da parte l'aspetto marziale e privilegiando la connessione mente-corpo, ad esempio... all'incirca le ragioni per le quali nacque il Ki Aikido (do you know Koichi Tohei Sensei?)

Altri hanno voluto mettere l'accento invece proprio sul lato marziale della pratica, mettendo alla luce stili come Yoshinkan e Yoseikan (rispettivamente Goszo Shioda Sensei, e Minoru Mochizuki Sensei).

Un Maestro come Kobayashi Sensei crediamo fosse molto propenso ed interessato a mostrare come un gesto potesse diventare essenziale ed impercettibile, per fare un altro esempio... ovvio che nella sua scuola si continui ad andare in quella direzione.

C'è stato chi, come Saito Sensei, ha concentrato tutta la sua attenzione alla conservazione del bagaglio tecnico di tai-jutsu e buki waza dell'Aikido, specializzandosi nelle didattiche ritenute al tempo migliori per trasmetterlo.

All'Aikikai di Tokyo (luogo da quale provengono le radici di Enti come l'Aikikai d'Italia) si è pensato molto a come far conoscere l'Aikido al mondo, oltre che a quelle poche decine di aficionados che si recavano ad Iwama per farsi cartellare direttamente dalle mani del Fondatore.
Un Aikido quindi dinamico, relazionale se vogliamo...

In Francia ha preso piede un Aikido sicuramente relazionale, basato molto su una pratica che potremmo definire "sportiva" della disciplina, ossia con cura per uke oltre che per tori... dove si suda un tot e salgono i battiti cardiaci per il livello stamina, ad esempio.

[l'elenco è tutto tranne che esaustivo... e volto solo a far comprendere ciò di cui parliamo: di importanti sfumature differenti di Aikido ce ne sono ancora a bizzeffe!]

In questo quadro generale, alcuni hanno deciso di avere programmi tecnici ridotti all'essenziale, altri di mantenerli belli ampi e corposi... alcuni hanno rinunciato all'utilizzo delle armi, altri ne hanno fatto l'emblema della propria specializzazione, altri sono andati a cercare la pratica delle armi in altre scuole di scherma giapponese, ad esempio...

Come mai?

Probabilmente perché in testa e nel cuore si avevano idee differenti, priorità differenti, scale di valori diverse: nessuno ha voluto compiere errori grossolani, e di solito ciascuno si è ben specializzato in un campo specifico.

Ciò ha iniziato a costituire una sorta di "codice di pratica" peculiare... che negli anni si è fatto distinguere, talvolta allontanandosi - almeno in superficie - da quello di alcuni altri.

C'è stato forse qualcuno che desiderava essere il migliore di tutti?
Non crediamo... sarebbe stata una presunzione vuota ed inutile, che di solito non anima le persone bene intenzionate.

C'è stato forse qualcuno che era convinto di muoversi nella direzione migliore?
Tutti, quasi sicuramente!

Fatto sta che quindi oggi chi si approccia all'Aikido è bene che sappia che ci sono molti modi per praticarlo e farebbe - secondo noi - bene ad indagare quale aspetto della disciplina è maggiormente utile ed incline a sé.

Sottolineiamo che necessariamente ogni approccio ha punti di forza e potenziali punti di ombra: sarebbe interessante esserne consci PRIMA di intraprendere un percorso, per poi non cadere dall'alto cammin facendo.

Una persona interessata maggiormente alla spiritualità che si dedica all'Iwama Ryu, ad esempio, che è uno stile solido, potente, pulito... ma anche per questo molto razionale... forse potrebbe col tempo percepire che qualcosa manca.

Altrettanto deluso potrebbe rimanere un interessato alle caratteristiche più marziali se si iscrivesse ad un corso di Ki Aikido: non che li la cosa manchi - certo che no! -, ma diciamo che ci sono ambiti in cui è stato messo maggiormente a fuoco questo peculiare aspetto.

Cambiando i codici di pratica, si modifica anche il senso di determinate azioni... e questo influisce molto anche sull'aspetto tecnico: questa è la ragione per la quale alcuni atteggiamenti sono considerati positivi in un ambito, ma magari vengono considerati erronei in un altro!

Potrebbe accadere che ci si rechi ad un seminar di Aikido diretto da un Insegnante proveniente da uno stile diverso da quello di propria appartenenza: vedremo cose fatte in un'altro modo, talvolta anche molto differenti da quelle alle quali siamo abituati.

In alcuni casi, potremo anche sentirci dire che ciò che facciamo abitualmente "è sbagliato", che non si fa assolutamente così, e che il modo migliore è completamente diverso...

Anziché rimanerci SOLO male e farci prendere dallo sconforto, proviamo prima a comprendere SOTTO QUALE OTTICA ci viene fatto quel rimando!

Cosa voleva dirci quell'Insegnante con la sua correzione?

Che siamo sbagliati dalla nascita?

Che lui mira a prospettive dell'Aikido differenti dal quelle alle quali siamo abituati?

Tutto è possibile, però è importante in ogni caso che non si tenti di giudicare a priori senza aver PRIMA almeno tentato di decifrare il codice con cui ci viene presentato un qualcosa (l'Aikido, come molto altro nella vita).

Gli assoluti sono sempre da smorzare: "sempre" e "mai" sono due parole tipiche degli innamorati sognatori, ma di spesso la verità è da qualche parte li in mezzo...

Concentriamo quindi sul significato che sta dietro ad un'azione e sui perché che spingono a compierla, poiché essi - da soli - riescono a connotare molto di ciò che vediamo o proviamo in prima persona.

Il giudizio a priori è qualcosa di molto comodo, ma anche poco saggio: vedere modalità differenti da quelle alle quali siamo abituati è qualcosa che spaventa, perché richiede una grande apertura... ma senza questa apertura è difficile imparare qualcosa sul serio... almeno secondo la nostra esperienza.

Il giudizio è un grande strumento, perché ci consente di dare un senso alle esperienze... quindi vediamo di non utilizzarlo SOLO come un enorme freno a farne di nuove ed arricchenti, SOLO perché differenti a quelle a cui siamo avezzi.

Buona Aiki-decodifica a tutti!







lunedì 16 gennaio 2017

Quando l'Aikido peggiora le cose

Il 20 dicembre scorso un giapponese di 28 anni, di nome Masaya Tokuda, è stato arrestato a Tokyo per alcuni crimini sessuali perpetrati su ignari passanti.

Il baldo giovane sembra avesse il bizzarro trip di conservare il suo sperma, con il quale inzaccherava il volto ed i capelli di giovani 20-enni che passavano, pure mentre inforcava la sua bicicletta.

Una volta agli arresti, ha ammesso infatti che questa non fosse la prima volta in cui si cimentava in tali deprecabili attività.

Un piccolo uomo disturbato e criminale così come tanti altri, in una città che fa oltre 25 milioni di abitanti... di cosa stupirsi?



Non è in fondo accaduto nulla di devastante... ce ne sono stati tanti prima di lui, molti squilibrati purtroppo seguiranno inevitabilmente.

In questo caso però a fare notizia è il fatto che Tokuda San è un praticante di Aikido, 4º dan, spessissimo assistente personale del Doshu Moriteru Ueshiba... nonché insegnante regolare dell'Honbu Dojo!!!

Ovvio che non sia, almeno per noi, proprio "uno come tanti", liberi di essere perversi erotomani squilibrati... o forse si?!


Al di là della tenerezza per questo ragazzo dalle turbe sessuali evidentemente parecchio intorcinate, ovvio che questo dia da riflettere su cosa dovrebbe veicolare l'Aikido, e soprattutto chi lo insegna!

Può essere compatibile una carriera da Aikidoka piuttosto tracciabile - come in questo caso - con l'abitudine di ammorbare il prossimo con le proprie (mas)turbe personali?

Possiamo consentire ad un Insegnate della nostra disciplina ad essere il primo ad usare violenza al prossimo?

Si direbbe di no...

Per la fredda cronaca, il Doshu ha da subito diramato messaggi di pubbliche scuse per l'operato dell'Istruttore Tokuda, annunciando il cancellamento del Kagami Biraki previsto per l'8 gennaio... che come sapete è la festa più importante dell'anno per l'Honbu Dojo di Shinjuku.

Non è inusuale nella cultura giapponese assumersi la piena responsabilità per comportamento e gli errori dei propri sottoposti: ci sono amministratori delegati di società quotate in borsa che sarebbero pronti a dimettersi dalla propria carica per un disonore simile ed il senso di responsabilità di non essere riusciti a prevenire il crimine.

Il comportamento del Doshu quindi ci suona allineato con quello del capo di una organizzazione pubblica, che ovviamente deve tutelare il proprio buon nome... anche nonostante accadimenti simili, pronti a gettare - in questo caso l'Aikikai - nello scandalo.

Ok, lui si scusa... promette severità nei confronti del criminale (prontamente rimosso dalla lista degli istruttori dell'Honbu), ma ugualmente resta la domanda: "Com'è possibile che uno cresca all'ombra della famiglia Ueshiba, sia magari tecnicamente talentuoso... ma abbia compreso così poco della filosofia che dovrebbe insegnare agli altri?"

Questo si che in Aikido può a ragione definirsi "una pippa"!

Bene signori: l'Aikido, esclusivamente vissuto a livello tecnico, consente questo ed altri obbrobri ben peggiori!

La nostra capacità fisica di performare una tecnica, per quanto complessa, NON ci mette assolutamente al sicuro rispetto al livello di comprensione UMANA del messaggio del Fondatore.

Il caso di Masaya Tokuda quindi NON è solo un fallimento del Doshu, ma pure di chiunque creda che avere le mani saldamente piazzate davanti al centro sia sufficiente per lavorare su di sé!

La metanoia sta altrove, anche se può passare ANCHE per due mani saldamente piazzate davanti al centro...

Noi cogliamo questo episodio più riflettere, che per giudicare.

L'Aikido è un movimento che ci tocca veramente in profondità?

Se si, come facciamo a comprendere se questo "contatto intimo" è avvenuto oppure no?

Questo contatto con noi stessi, ottenuto TRAMITE questa disciplina, è qualcosa di utilizzato per ingaggiarci con i nostri più alte prospettive ed ideali... o non serve altro che a mascherare di buone intenzioni la nostra scelta di rimanere piccoli esseri problematici, frustrati ed insoddisfatti?

Come fa un Maestro a comprendere se l'allievo che assumerà un ruolo di spicco nella società Aikidoistica del futuro è "maturo" umanamente parlando... bene quindi al di là della sua SOLA bravura nel performare sankyo ura?

Quanti Masaya Tokuda stanno crescendo nelle nostre comunità, senza che neanche ce ne si accorga?

Ovvio che nel caso ce ne fossero parecchi, le responsabilità non potrebbero ricadere che sui "Masaya Tokuda" di turno e su chi li investe di responsabilità pubbliche, senza accorgersi di quanto siano internamente problematici i loro bracci destri... senza accorgersi cioè che hanno fra le mani un "Masaya Tokuda" che invece credono un Aiki-Gandhi.

Non abbiamo tutte le risposte a queste domande, e quelle che abbiamo... ce le teniamo per noi: siamo qui solo per far riflettere infatti e senza la presunzione di presentare la soluzione di un problema quanto mai sottile ed attuale della nostra comunità, a livello mondiale.

Una bella prova di maturità, molto superiore a quella tecnica, alla quale siamo tutti chiamati a far fronte.

Noi ci limitiamo a osservare la cosa da un punto di vista esterno ed a concludere che il Kagami Biraki, probabilmente con meno riflettori puntati del solito si è tuttavia tenuto in modo praticamente regolare.

L'annuncio del 26/12 u.s. dell'Aikikai di avere solo la cerimonia di promozione ed il meeting di tutti i Dojo alle 14:30 presso l'Honbu Dojo di Shinjuku è scomparso dal Web (potete vedere la schermata salvata alla 2º immagine del Post)


Ecco il video integrale della dimostrazione tenuta dal Doshu nell'occasione:



La comunicazione di scuse pubbliche emanata il 21/12 u.s. è stata cancellata dal Web (potete vedere la schermata salvata alla 1º immagine del Post), così come OGNI riferimento al caso "Masaya Tokuda".

Egli era un Istruttore minore: è stato semplicemente cancellato dall'organico... e chi non avesse frequentato il Web nei giorni antecedenti e seguenti allo scorso Natale semplicemente ora non troverebbe più traccia della sua esistenza: abbiamo visto fare cose simili per degli shihan scomodi, figuriamoci quanto ci metterà ad entrare nel dimenticatoio Tokuda san!

C'è chi dice che questa decisione sia stata saggia, perché c'erano di fatto numerose persone già in viaggio - come ogni anno - per presenziare al Kagami Biraki, o perlomeno con i biglietti pronti per recarsi all'Honbu... quindi sarebbe risultato un auto-goal annullare veramente tutto tranne le proclamazioni dei nuovi gradi sui sen.

Noi francamente non sappiamo: la prima la dichiarazione ufficiale puntava in un senso, poi ci è parso che la cosa cambiasse rotta: PUNTO.

Sa di incoerenza ed insabbiamento, oltre che di saggezza relativa alle public relations, tutto qui.

Il problema resta, pure se nessuno avesse saputo dello spermatico Tokuda: che facciamo o faremmo noi in casi simili?

Si cerca di leggere l'evento, analizzandone le cause... al fine di trovare cosa far evolvere per crescere in coerenza nell'Aikido... o vogliamo tirare avanti come se niente fosse accaduto?

Una soluzione alternativa, potrebbe essere quella di introdurre sul mercato un nuovo tipo di gel per capelli marchiato Aikikai...


lunedì 9 gennaio 2017

1000 modi per prendersi per le Aiki-chiappe

Apro questo 2017 con un Post che risulti particolarmente chiaro, anche se non per forza dai toni morbidi.

Sempre più mi rendo conto che essere circolari ha un suo valore, ma in proporzione a quanto si è anche capaci di essere altrettanto netti e franchi, quando serve.

L’Aikido è uno strumento che reputo formidabile e del quale continuo ad intuire e scoprire - ogni giorno che passa - sempre ulteriori valenze e potenzialità: questa credo sia qualcosa di molto importante e che di certo non potrà che corroborare gli animi di coloro che stanno puntando molto di sé in questa affascinante disciplina.

Tuttavia uno strumento è uno strumento, cioè né costruttivo, né controproducente… se non messo in relazione a chi ne fa utilizzo ed a quali scopi lo muovono.

L’essere umano appartiene alla specie vivente che nella propria evoluzione è in grado di farsi un notevole numero di trappette da sola: questo è un dato di fatto!

L’uomo utilizza uno strumento come l’Aikido ed in esso vi proietta sicuramente tutta la sua grandezza, così come tutta la sua confusione esistenziale: per questa ragione c’è chi - grazie all’Aikido - si “ritrova” e chi - per responsabilità dell’Aikido - “si perde” per sempre.

Solo che noi umani siamo così aiki-paraculi da credere sul serio che sia “colpa” di qualcun/qualcos’ altro se le cose a noi non vanno come desidereremmo.

In buona sostanza, se prendiamo un martello... ci piantiamo un chiodo e appendiamo un quadro in soggiorno: di chi è il merito? NOSTRO!

Prendiamo ora lo stesso martello, ci ammazziamo nostra suocera: di chi è la colpa? Del MARTELLO!!!
La nostra propensione ad assumerci le responsabilità dirette delle nostre azioni spesso non è altrettanto grande quando i risultati non sono così meritevoli, non è forse così?

Se al martello sostituiamo la parola Aikido la cosa non cambia molto: conosciamo tutti quanti i benefici possa portare una pratica equilibrata… ma cos’è una pratica “equilibrata”?

La pratica che facciamo di solito ci serve per renderci più equilibrati o per non farci accorgere dei nostri amatissimi squilibri e paure… ai quali non siamo per nulla disposti a rinunciare?
Bella domanda!

Ma bisogna avere pure il coraggio di provare a darsi una risposta... prima o poi.
C'è gente che farebbe carte false per non farlo mai, è questo il guaio.

Esistono corsi molto tradizionali, quasi tradizionalisti… per i quali la forma è vitale, nei quali l’etichetta lo è altrettanto, la fedeltà al proprio Sensei è una questione semi-sacra… etc.

Forse che questi non siano valori importanti in Aikido?
Certo che lo sono, il problema però è che non sono degli assoluti, ma degli importanti relativi.

Frequentano questo tipo di corsi in modo probabilmente sano le persone un po’ fricchettone, quelle molto creative ma che non hanno una struttura personale adeguatamente formata: ecco che questi corsi “molto impostati” danno loro parametri visibili ed oggettivi con i quali mettere dei paletti dentro e fuori a se stessi, per recuperare un po’ di quella razionalità yang che magari le esperienze di vita non aveva fornito in precedenza.

Corsi promossi, quindi!
No, aspetta… frequentano questo tipo di corsi anche quelle persone che non ne vogliono proprio sapere di imparare a ragionare con la propria testa, che hanno bisogno di appartenere ad un’istituzione chiara e certificatile (Aikikai so Honbu, per esempio?), che hanno bisogno di sentirsi dire dal Sensei-Guru di turno cosa sia giusto e cosa sbagliato… senza mai doversi/volersi assumere responsabilità dirette.

Corsi completamente bocciati, allora!
Ma come è possibile che lo stesso genere di ambiente faccia così bene ad un tipo di persone e così male ad un'altra?

Partiamo dall’esempio inverso: stanno nascendo numerosi Dojo in Italia ed all’estero che si dichiarano interessati ad un Aikido più incentrato sullo studio dei principi universali della disciplina, che sulle tecniche specifiche secondo la didattica di uno stile piuttosto che un altro.

Un Aikido più “percepito” con il corpo che capito a livello intellettuale, più incline a studiare i principi di biomeccanica e postura che a scimmiottare i movimenti (più o meno inconsci) di questo o di quel grande Shihan (del passato o del presente).

Forse che questi non siano valori importanti in Aikido?
Certo che lo sono, sembrano una naturale evoluzione di una disciplina che - dopo essersi polverizzata e diversificata subito dopo la sua nascita - ora sta nuovamente cercando una sua identità comune.

Chi partecipa a questo corsi?
Persone che sono intenzionate a studiare la spontaneità del movimento, anziché limitarsi a raffinare a vita i dettagli di un kata… gente che vuole sentirsi libera con il proprio Aikido e che quindi ha ben compreso che solo rilassando le barriere del “tradizionale” si avrà la possibilità di percorrere la via indicata dal grande Fondatore di questa disciplina, che per primo è stato così coraggioso da provarci e riuscirci.

Corsi promossi, quindi!

No, aspetta… frequentano questo tipo di corsi anche quelle persone che non ne vogliono proprio sapere di imparare in modo umile le basi tradizionali della disciplina, quelle che richiedono qualche anno di kihon serio ed impostato, giusto per avere poi qualcosa da trascendere!!!

Quelli che credono che, scegliendo questa prospettiva di allenamento, vada bene tutto ed il contrario di tutto, perché tanto “Aikido è libertà”!

Spe… la libertà è importante, ma non può essere una scusa per aggirare un mancato impegno serio: l’hanmi, le anche, la distribuzione dei pesi, le nomenclature, le ukemi, le armi… se manca tutto questo perché non ti vesti con una tutta giallo fluorescente e non fondi il Cicciofomaggio Ryu?!

Corsi bocciati, allora?

Nuovamente: dipende!

C’è gente che - facendo ciò che fa - si fa un gran bene, altri invece che incancreniscono ulteriormente i loro problemi… ma la responsabilità siamo sicuri che sia in ciò che fanno?

È del martello la colpa?

Giro l’Italia sempre più spesso per insegnare e vedo gruppi che sono veramente tanto arroccati nella convinzione di essere “i migliori di tutti”, perché seguono questo o quello Shihan, hanno un certo tipo di gradi… praticano in modo tradizionale, etc, etc, etc.

Quando proponi a questi qualcosa che va anche solo di poco oltre a ciò a cui sono abituati... apriti cielo: “Ma il Maestro XYZ non hai mai fatto l’esercizio così… perché tu invece si?”.

“Perché vi ho percepito in gabbia, e volevo darvi la possibilità di constatarlo a vostra volta”.
Inutile dire che ai più va benissimo rimanere a vita schiavi di un metodo o una didattica (forse fa questi ci sono quelli che ne hanno ancora personale momentaneo bisogno, oltre che quelli che sono terrorizzati dall’essere più liberi), pochi sono quelli disposti a respirare aria nuova…

Poi capito spesso in ambiti in cui è invece il principio ad essere studiato, più che la tecnica, magari perché la platea è composta di Aikidoka provenienti da diverse estrazioni: molto bene, anche queste grandi esperienze ma…

… un sacco popolate da coloro che continuano a “scegliere di non scegliere”, quelli che fare un po’ di tutto non guasta mai, così non sapremo mai fare bene nulla… ma nel frattempo guarda quanta aria che abbiamo mosso, guarda in quanti tatami siamo stati!!!

Questi personaggi o gruppi hanno solitamente Insegnanti pasticcioni o assenti, gradi autoproclamati, kihon incasinato a dire poco: sono cioè l’esatto estremo polare opposto degli “incasellati” fanatici di cui parlavo sopra.

E perché questo genere di situazioni?
Perché ciascuno sceglie con il proprio Aikido di fare ciò che vuole: ciascuno si specchia in esso… più che altro.

C’è quindi chi ha voglia di fare un cammino serio con l’Aikido (non “serioso”… serio per me è qualcosa che può essere anche estremamente divertente!), e chi ha voglia di trovare in esso l’ennesima scusa per prendersi per le Aiki-chiappe!

Guardiamo i Senpai o gli Insegnanti, ad esempio: una volta essere Senpai in un gruppo non voleva dire di essere SOLO i più alti in grado in fila… ma era (ed è!) sinonimo di partecipare attivamente e con ingaggio alle attività del gruppo: il Senpai è il primo ad esserci alle varie occasioni di pratica, è quello che si occupa spesso dell’accoglienza dei nuovi arrivati, è una persona che si assume volentieri responsabilità all’interno dei Dojo.

Analogamente, e con maggiori responsabilità ancora, per il Sensei: oggi vedo un sacco di persone che occupano simili posizioni e che hanno un’enorme immaturità nel proprio ruolo.

Aboliamo quindi i ruoli di Senpai e Sensei?
No, proporrei invece di provare a calzarli con meno ego e per qualcosa di utile agli altri oltre che per il proprio tornaconto.

Il Senpai NON è quello che zittisce i compagni atteggiandosi a divo in mancanza dell’Insegnante, ad esempio.

Molti cosiddetti “Maestri” sono impreparati dal punto di vista tecnico, dal punto di vista umano… e purtroppo anche da entrambi gli aspetti contemporaneamente, nei casi peggiori.

Ma è l’Aikido a generare simili “aborti”?

NO, solo gli uomini che utilizzano l’Aikido come bimbi inconsapevoli… ma del resto si sa: prima di imparare ad utilizzare la libertà, di solito siamo tentati di abusarne irresponsabilmente!

Cosa fare quindi?

NULLA!

Sarebbe presuntuoso pensare altrimenti, ma è importante che da Aikime vi giunga questo messaggio: che ciascuno non faccia altro che definire meglio se stesso con l’Aikido, più che provare a migliorarsi…

… il miglioramento di sé è qualcosa che può avvenire - al massimo - se e solo se e quando ci accorgiamo che non ci piace ciò che abbiamo compreso di essere.

Tanti anni fa, mentre praticavo Aikido, io mi sono accorto di essere un imbranato, fifone, manipolatore, aggressivo: inutile dire che tutto ciò mi ha profondamente schifato!

Non sono certo di essere riuscito a trasformare tutto ciò in qualcosa di più positivo ed integrante, ma sono pronto a smettere domani la pratica se mi dovessi accorgere di avere solo aggravato questi miei squilibri iniziali lungo il mio - ancora lunghissimo - percorso.

Per questa ragione divento sempre più intransigente rispetto a tutti coloro che desiderano occupare posizioni di responsabilità, senza averne però i requisiti essenziali... rispetto a coloro che rincorrono gradi, pensando che il nero sul bianco gli sfini l'animo.

Continuerete ad essere egoicamente obesi, potete vestirvi come desiderate... e farvi chiamare pure imperatori intercontenintali dell'Aikido!

Ma è così faticosa la via, che non vale per nulla la pena percorrerla SOLO per prendersi ulteriormente meglio per le Aiki-chiappe da soli!!!

Quindi ciascuno continui pure a fare ciò che crede con se stesso, ma si risparmi dal tentativo di convincermi che sta facendo del bene all'umanità: siccome io stesso sono coinvolto in quel processo, so riconoscere al volo uno spirito autentico da un fake.

L'Aikido non ci cambierà, non ci migliorerà per FORZA: siamo noi che potremo riuscirci attraverso ciò che facciamo.
L'opportunità di evolvere e l'auto-presa per le Aiki-chiappe è e sarà sempre dietro l'angolo, allo stesso tempo.

In media res stat virtus....

Ho sempre più voglia di lavorare con chi veramente ha voglia di fare... ma ho anche sempre meno intenzione di perdere tempo con tutti gli altri!
Buon 2017 di pratica.

Marco Rubatto