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lunedì 3 aprile 2023

Aikido italiano unito: un sogno dal quale è bello svegliarsi

Quando ho iniziato a divulgare la nostra disciplina sul Web (2007), sognavo che l'Aikido in Italia potesse comprendere le potenzialità di riunirsi sotto un'unica organizzazione.

Mi ricordo che io (ed altri come me) ci facemmo promotori di molteplici iniziative per sensibilizzare su questo tema: a distanza di 16 anni, è bene esaminare insieme cosa è successo in concreto e quale direzione stiamo prendendo a livello collettivo.

L'Aikido in Italia, nel frattempo, sembra essersi tutt'altro che riunito: si è forse piuttosto ulteriormente frammentato.

Mentre però un tempo avrei vissuto questa cosa in modo molto negativo, qualche esperienza in più mi permette ora di avere un'altra mappa del territorio sulla questione... ed essere addirittura felice di come le cose sembra che procedano, anche se queste paiono andare all'opposto di come per molto ho desiderato.

Non credo però sia solo la questione de "la volpe e l'uva" che mi ha fatto cambiare idea in modo così radicale sull'argomento "Aikido italiano riunito"... quanto una presa di coscienza maggiore sulla situazione del movimento nel nostro Paese e sullo stato attuale dell'arte.

Ho da sempre avuto chiaro che certi risultati possono essere ottenuti solo dalla capacità di "consorziarsi" ed avere quindi un peso maggiore sul legislatore e sulle piattaforme che creano visibilità (mainstream, carta stampata, social, etc), ma l'Aikido non è ancora pronto per nulla di simile... lo avevo forse ampiamente sopravvalutato!

La maggioranza dei praticanti (e quindi la maggioranza degli Insegnanti di conseguenza) è ancora li che cerca l'angolo, il timing o la modalità migliore di applicare (o insegnare) una tecnica: il 95% della nostra disciplina sta ancora faticando a costruire un proprio alfabeto tecnico, e questa dinamica sta nel campo dell'ANALISI.

Un'aggregazione sarebbe possibile solo per persone o Enti che invece hanno superato tutto ciò, e si adoperano per cercare una SINTESI efficace... ovvero nella dinamica completamente opposta.

Unirsi sotto un unica Organizzazione ombrello (la Federazione, o un Ente di Promozione Sportiva) sarebbe sinonimo di riconoscersi tra praticanti, ma ben al di là delle modalità utilizzate per fare sankyo o kotegaeshi: sarebbe l'espressione naturale del sapere chi si è e cosa si vuole, sia a livello individuale, che collettivo.

Nulla di più lontano dalla situazione attuale dell'Aikido nel nostro Paese!

Consorziarsi richiederebbe di stilare regole comuni, che possano essere utili per mettere ordine, ma che possano rispettare - in qualche modo - le identità di tutti i sottoscrittori: credo che siano proprio ancora le consapevolezze sulle identità a mancare, al momento... visto che i vari gruppi sono ancora li che disquisiscono su come si faccia Ikkyo o su chi possieda lo shihonage più cazzuto, efficace, tradizionale, etc...

Consorziarsi richiederebbe avere fiducia gli uni degli altri: però è molto complicato avere fiducia di qualcuno, se non si ha prima un po' di fiducia in se stessi.

Ed è proprio questa fiducia in sé che sento lacunosa nei vari gruppi... quindi mi pare normale che - a livello generale - si guardi un po' di traverso chiunque abbia idee un po' differenti dalle proprie.

Per me la biodiversità è sempre stata un valore aggiunto, ma devo ammettere che questa consapevolezza mi è maturata molto distante dal tatami, al massimo l'ho solo applicata con successo ANCHE all'Aikido, ma di certo non l'ho ne appresa, né vista vivere in quest'ultimo ambito, che è poi anche quello che accomuna noi tutti.

In effetti stiamo abbastanza tutti a lagnarci di quanto l'Aikido attiri poco la gioventù, di quanto i gruppi tendano ad invecchiare e non avere più ricambio generazionale... ma di persone impegnate a offrire dinamiche alternative ne vedo ben poche.

Se ci si riunisse sotto un'unica Entità giuridica, da un lato si farebbe numero... magari un 20.000 - 30.000 persone le si riuscirebbe pure a mettere insieme, ma poi verrebbero a ridursi drasticamente il numero delle "poltrone", di quelli che hanno dei ruoli di preminenza su altri.

Più siamo divisi invece, più Responsabili Nazionali, Regionali, Provinciali, Cittadini e di Quartiere ci sono: per ciascuna di queste categorie mettiamoci dentro quelli di FIJLKAM, quelli di UISP, quelli di CSEN, di LIBERTAS, di ASI, di OPES... di tutti gli altri EPS e di tutte quelle realtà associative private che ancora oggi fanno credere ai propri associati di essere "federazioni" o cose simili ad esse.

Vuoi mica essere uno che ha praticato ed insegnato tutta la vita ed ora metterti a fare - diligentemente - ciò che dice uno che non conosci?!

In Aikido abbiamo un caratterino piuttosto egocentrico, di solito... quindi è necessario essere riconosciuti e sentirsi speciali per qualcuno: l'abbondanza di campanili sotto ai quali praticare da la preziosa possibilità di far sentire importanti molte più persone che se stessimo tutti in un'unica realtà.

10 seminar da 25 persone l'uno ogni week end, anziché 2 da 125 partecipanti: anche questo può in effetti aiutare la biodiversità, se ci fosse poi qualcuno che almeno approfitta di tutta questa varietà e poliedricità di offerta di iniziative sul territorio.

Non è quello che ho visto accadere in questi anni, ma posso anche sbagliarmi... non è che abbia visto TUTTE le dinamiche e conosciuto TUTTI i gruppi che ci sono in Italia.

L'impressione di solito è stata che ci si ignori bellamente, e si viva in un'atmosfera nella quale tutti possano sentirsi liberi di fare ciò che vogliono, a patto che qualcun altro non metta un seminar in concomitanza con il nostro nelle vicinanze. Diciamo che la "collaborazione" sembra avere dinamiche differenti, specie se si desidera che da essa nasca qualche ricaduta proficua sul Settore.

Ma l'Aikido a noi piace - tutto sommato - ancora così: selvaggio, ruspante... indipendente, autoreferenziale, estremamente tecnico... così non dobbiamo pensare a scomode dinamiche relazionali, delle quali sappiamo poco o nulla.

Fin ora sembra che io abbia menzionato forse solo aspetti negativi della mancanza di coesione, ma la logica con la quale vedo io la cosa in realtà è ben differente.

Scopro ogni giorno nell'Aikido un processo sempre più naturale, da seguire senza forzature, ma che mi consenta di percepire quegli aspetti di me stesso che fino a ieri mi erano meno noti, pur avendoceli avuti da sempre sotto il naso: da questo punto di vista, vivo più l'Aikido come una ri-scoperta della naturalezza e spontaneità.

In questo senso, so che non è possibile forzare alcuna dinamica, sino a quando essa non emerge naturalmente e spontaneamente... con i suoi tempi e le sue modalità peculiari.

Non si può forzare la crescita di un fiore o la schiusa di un uovo... a meno che non si vogliano avere  vegetali o pulcini deboli. É necessario quindi osservare i processi di maturazione con un'occhio più attento alla loro naturale completezza, anziché con l'impazienza che utilizzavo io stesso in passato.

Mi rendo conto ora che stavo proprio cercando un metodo per far accelerare la crescita del fiore o dell'embrione nell'uovo... ed in questo senso sono contento che né io, né altri ci possano essere riusciti!

Quindi l'Aikido italiano non riuscirà mai a consorziarsi ed unirsi?

So che quel tempo - se arriverà - non è adesso... ma che ora deve fare ciò che gli è utile

Occupandomi quotidianamente delle dinamiche nazionali e regionali della sola Federazione (che conta circa 40 Dojo sul territorio, e circa 700 tesserati), che non è nemmeno al momento l'organizzazione Aikidoistica più ampia che abbiamo, in termini numerici... mi sono reso conto negli ultimi anni che esistono diverse attitudini fra le persone che compongono una stessa realtà: ci sono alcuni (pochi) che le danno un supporto reale e sostanziale, c'è la maggioranza di persone che "si fa gestire" in modo alquanto passivo, e poi ci sono alcuni (pochi) che remano contro ogni iniziativa che si intraprende, un po' per partito preso.

Quindi una compagine di 100 persone in media possiamo dire di essere composta da 5 supporter, 5 ostacolatori seriali e 90 indifferenti: non ci sono proprio le caratteristiche per farla funzionare in modo efficiente e pro-attivo, indipendentemente da quale organizzazione sia e da cosa sia il suo scopo.

E questa dinamica la vediamo nella società in generale, ancora molto prima he nell'Aikido.

Desideravo tanto che si costruisse una massa critica di Aikidoka per poter combattere insieme per ciò che fosse importante per la disciplina stessa, ma prima di costruire un esercito di 1000 persone è necessario costruire 1000 eserciti di 1 persona, che sa chi è, cosa vuole e che sia disposta sul serio a muovere le natiche per realizzare i propri sogni.

Alla fine non sono i 5 bravi ad organizzarsi o i 5 bravi a rompere le uova nel paniere il vero problema... ma i 90 appoggiati li a loro stessi, quelli che direbbero ok a qualsiasi cosa l'Aikido proponga o non proponga loro.

Esistono prima quindi altre fasi nelle quali la nostra disciplina dovrà transitare, PRIMA di rendersi conto di quale enorme valore aggiunto avrebbe unirsi in un'unica realtà nazionale: pensiamo prima quindi ad esse in modo specifico, cosa che risulta essere la soluzione migliore per affrettarne l'evoluzione, anziché tentare di forzarla.

Siamo più indietro di quanto credessi con il nostro movimento, ma meglio un sano dato di realtà che crogiolarsi in aspettative magiche come facevo un tempo.

Svegliarsi da un sogno può essere triste, ma anche l’unico modo per lavorare affinché esso si concretizzi.

Marco Rubatto




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