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lunedì 27 marzo 2023

Quanto rosicchio se non mi viene Ikkyo!

Abbiamo tutti iniziato da qualcosa... e questo qualcosa in Aikido talvolta è "Ikkyo", il cosiddetto "primo principio".

Si raccontano molte leggente metropolitane su questa tecnica, ma quello che non si racconta spesso è che quando si inizia a fare qualcosa... è molto complicato farla bene già al primo colpo.

E così accade per Ikkyo, ed anche per tutto il resto dell'Aikido!

Iniziamo a dire che questa tecnica originariamente si chiamava "ude osae", ovvero "controllo/blocco dell'avambraccio"... è diventata "Ikkyo" [一教] quando l'Aikido è uscito dal Giappone ed è stato proposto ad un pubblico meno a mandorla, al quale si cercava di semplificare il più possibile le terminologie.

La sua complessità, se vogliamo, sta nel fatto che non prevede leve articolari dolorose su uke, quindi questi deve scendere al suolo grazie ad uno sbilanciamento, e non intimidito da un dolore.

Il fatto però che i principi in Aikido vengano numerati in ordine crescente NON deve farci ritenere che il primo sia più semplice di quelli che seguono, come le nostre didattiche scolastiche ci hanno abituati.

In Giappone (ed in tutto l'oriente, a dire il vero) non si inizia da ciò che è più FACILE, ma da ciò che è più ESSENZIALE. Questo significa che "il primo principio" rappresenta forse la prima cosa con la quale ci viene proposto di cimentarci... ma non è detto che ciò che segue sia più avanzato o importante.

Ikkyo è forse sia un punto di partenza che un punto di arrivo, in qualche modo.

Pare che Morihei Ueshiba ritenesse che per padroneggiare iriminage servano 3 anni, mentre per padroneggiare Ikkyo ci vada tutta la vita [一教 一生 入り身 投げ 三年],"Ikkyo issho, iriminage san nen": non so se sia effettivamente così o se questa fosse l'accezione che il Fondatore volesse dare alle sue parole... ciò che so per esperienza è che sia SEMPLICE, che difficile... proprio per la sopracitata differenza che esiste fra "semplice" e "facile".

Il primo principio implica che tori entri in contatto con il gomito e con il polso del braccio di uke e favorisca uno sbilanciamento verso il tatami, utilizzando uno dei due punti di squilibrio uno della guardia dell'attaccante.

Se viene utilizzato il punto che si trova dietro ad uke, si starà agendo con una sorta di anticipo (sen no sen) che permette di eseguire Ikkyo OMOTE, mentre se si lascia sfogare l'energia dell'attacco (go no sen), si utilizza il punto anteriore ad uke per eseguire Ikkyo URA.

Questa tecnica si manifesta quindi in 2 possibili condizioni di pratica, che risultano fra esse complementari: esiste un Ikkyo OMOTE ed un Ikkyo URA... imparare a distinguere queste differenti caratteristiche e peculiarità è qualcosa che ci impegna parecchio nelle prime lezioni di Aikido!

Vi presentiamo qui di seguito una playlist di video che esprimono più chiaramente possibile queste differenze, a partire da attacchi di ogni tipo (sia percussioni, che prese, si effettuati di fronte al partner, sia alle sue spalle)...


IKKYO OMOTE



IKKYO URA



Veniamo ora ad un aspetto più sottile, ma ugualmente importante: sappiamo, dallo studio della medicina tradizionale cinese, che nel braccio passano 6 dei 12 meridiani energetici principali del corpo umano, ovvero meridiani di Polmoni e Intestino Crasso, meridiani di Cuore e Intestino Tenue, e meridiani di Maestro del Cuore e Triplice Riscaldatore.

Quando manipoliamo il braccio di qualcuno quindi siamo in grado di fargli una sorta di "trattamento Shiatsu" in miniatura, se lo facciamo in modo oculato: Ikkyo è proprio una delle migliori occasioni che abbiamo in Aikido per prenderci cura della salute del nostro uke, e della nostra di conseguenza quando ricopriremo questo ruolo e sarà il nostro compagno a manipolare il nostro braccio.

Vediamo quindi che NON c'è ma tempo sprecato durante la pratica, nemmeno quando si riceve una tecnica di base: c'è chi ne approfitterà per far aumentare le sue abilità tecniche e chi per godersi un benefico massaggio di tipo energetico!

Ci dedichiamo a noi e al compagno ALLO STESSO TEMPO, ovvero siamo coinvolti in una relazione ALLA PARI in ogni istante della pratica, nella quale non c'è mai un momento nel quale tori o uke risultino l'uno più importante o necessario dell'altro.

Non solo non distruggiamo il nostro "avversario", ma lo "curiamo" addirittura: vi rendete conto delle potenzialità di tutto ciò?

Se non è questo un principio che merita attenzione, allora non saprei cosa lo potrebbe essere maggiormente!
Il tutto in una presa a gomito e polso... che viene insegnata fin dall'inizio della propria esperienza sul tatami, un'esperienza che mi sento di augurare di cuore a chiunque fra voi se la fosse fatta per ora sfuggire.

Marco Rubatto









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