Una disciplina non ha spazio per lo stand-by, però è un dato di fatto che alle nostre latitudini i corsi di Arti Marziali tendano ad avere una loro pausa estiva.
In quest'ottica, durante il mese di settembre ripartiranno le attività dell'Aikido un po' ovunque: prima nei luoghi privati, poi con l'inizio delle scuole anche in quelli pubblici.
E di conseguenza ritorna anche il nostro appuntamento settimanale con gli approfondimenti a 360º su questa disciplina stupenda.
Durante queste "vacanze" ho ricevuto parecchi stimoli dai lettori abituali su quali argomenti desidererebbero concentrare di più l'attenzione nella nuova stagione. Però i commenti e le proposte che ho ricevuto sono stati di natura molto differente: alcuni notevolmente ispiranti, altri invece dettati da grandi difficoltà nel continuare a studiare/insegnare Aikido... altri ancora legati secondo me ad una certa forma di "ignoranza" o di non chiarezza sulle dinamiche della disciplina.
Per prendere in considerazione quindi più spunti ed idee possibili è necessario fare qualche importante premessa, che sgombrerà il campo da parecchi fraintendimenti.
Per una buona parte dei praticanti (mi auguro non la maggioranza), l'Aikido non è altro che una parentesi a mandorla nella propria vita quotidiana, una pratica che è iniziata e che ad un certo punto si esaurirà più o meno naturalmente. Un sorta di hobby "moda del momento".
Ecco che quando le richieste di approfondimento mi giungono da questo genere di praticanti... di solito rispondo loro di guardare meglio in rete, perché le info di cui hanno bisogno esistono già... solo che devono essere cercate con pazienza, anziché chiedere a me la "pappa fatta" per comodità (o pelandroneria).
Questi oggi ci sono e domani no: è inutile sprecare energie per interagire con chi non prende molto sul serio se stesso e (quindi) il proprio interlocutore.
Purtroppo, fra le fila di questi "Aikidoka alla coque" ci sono anche diversi Insegnanti... ovvero praticanti inetti che non hanno mollato in tempo e si sono trasformati in insegnanti inetti, che ora aprono la bocca come uccellini nel nido... augurandosi che qualche anima pia dia loro un po' di Aiki-cibo per sopravvivere.Fatti vostri, again: non è stato il medico ad ordinarvi di mettervi ad insegnare qualcosa che avreste bisogno di apprendere sotto una guida seria ancora per molto anni!
Quando invece sono persone di buona volontà a fare richieste... queste hanno più senso di essere accolte, però ci sono ancora dei "compiti a casa" che devono essere svolti, prima di avere audizione e credito completi da chi ha dedicato la vita intera alla pratica ed all'insegnamento dell'Aikido.
Alcuni (Insegnanti) mi chiedono, ad esempio, come è più saggio impostare il loro "anno accademico"... e purtroppo devo rispondere loro che non posseggono un'Accademia, ma un corso bisettimanale di un ora e mezza.
12 ore di Aikido al mese, mal contate 120 ore l'anno (fra feste e vacanze varie): che "anno accademico" vuoi mettere su?!
Nel mio Dojo - che potrebbe definirsi "Accademia" senza troppa fatica (perché ci sono corsi per bambini, adolescenti, adulti, disabili, operatori sociali, gradi avanzati, Docenti... etc) - disponiamo di circa 15-17 ore alla settimana di lezione, quindi è più facile farci stare cosa serve.
Ma se tu fai fare in un mese meno ore di Aikido di quelle che i miei allievi fanno in una settimana, come fai a pensare di poterci far stare un livello equivalente di contenuti?
Ogni mese nostro è più di 4 mesi del classico corso bisettimanale... Questi ogni anno fa 120 ore di lezione, noi 750, e quindi servono poco più di 6 anni per andare in pari...
Forse è bene impegnarsi di più e creare un luogo simile da quello in cui vi sto scrivendo... oppure accettare i limiti auto-imposti di un normale corso bisettimanale, nel quale impostare una didattica di base occupa praticamente tutto il tempo a disposizione.Potrebbe essere comunque una buona "rampa di lancio" per l'Aikido, così come lo è stato per me il corso bisettimanale che seguivo nei miei primi anni di pratica!
L'importante è avere le idee chiare su cosa si sta facendo e su dove si vuole arrivare.
Ci sono dignitosissimi corsi "in basso a destra" che però sono fonte di autentica ispirazione per decine di allievi; ovvio poi che alcuni di essi potrebbero necessitare di qualcosa di più, ma averli fatti affacciare all'Aikido è qualcosa di molto importante e nobile; non bisognerebbe vivere il loro trasferimento altrove come un fallimento, un tradimento o una sconfitta.
Altro punto importante: ci sono Insegnanti che si formano frequentando un paio di Seminar di Aikido all'anno... e fanno meglio di coloro che non vanno mai da nessuna parte; però c'è anche chi frequenta un paio di Seminar al mese, mi pare naturale che questi ultimi arrivino prima e meglio alle consapevolezze alle quali arrivano i primi (dopo e peggio).Chi investe molto sulla disciplina è ovvio che faccia propri strumenti didattici ed esperienziali non pensabili per chi si accontenta di scrivere ad Aikime in cerca di consigli su come far funzionare il proprio Dojo!
Che poi, come per l'Accademia... molti Aikidoka (credo la maggioranza) non frequentano un vero Dojo, ma una semplice palestra: il corpo viene mosso, come durante un corso di tone-up o di spinning... ma la connessione mente-corpo non viene ricercata e sviluppata più di tanto.
È piuttosto ampia la pletora dei praticanti (e degli Insegnanti?) che ha il borsone con il "kimono" sempre in macchina - invero ed estate - e che lo porta a casa a lavare 3 volte all'anno.Quando queste persone mi chiedono perché le persone non si iscrivono ai loro corsi dopo la lezione di prova... mi tocca rispondere loro: "Forse anche perché puzzate come mufloni pezzati?!"
... e non è detto che chi vuole esplorare l'Aikido voglia bruciarsi l'olfatto fra ascelle e piedi di chi si lava una volta all'anno nel Gange!
Questi non frequentano un Dojo... perché nemmeno verrebbero ammessi sul tatami senza indumenti decorosi.
E si badi che ora per "Dojo" non intendo un luogo fisico adibito prevalentemente alla pratica dell'Aikido: penso più ora ad un gruppo di persone molto coese intorno alle prospettive della disciplina, capaci insieme di rendere simile ad una reggia qualsiasi tugurio nel quale si dovessero trovare per allenarsi.Quindi esci dalla mentalità "palestra", dove "l'omo - pe' esse omo - a 'dda puzzà"... e forma intorno a te un gruppo di persone che ti aiutino a trasformare i tuguri in regge... poi vedrai che le persone si iscriveranno dopo la lezione di prova!
Ma fra le persone che mi scrivono riscontro anche tanti ricercatori autentici, indipendentemente dal loro grado o dal ruolo che rivestano all'interno dei corsi o delle varie Organizzazioni.
Nel periodo maggio-luglio le richieste più interessanti e frequenti che ho ricevuto... e che mi impegnerò ad affrontare insieme in questa nuova stagione editoriale sono:
- l'Aiki taiso, modalità, didattiche, origini e prospettive di pratica- dubbi sulla Riforma dello Sport negli aspetti che ci toccano più da vicino
- diversità fra alcuni approcci/didattiche e modalità per superarli in modo collaborativo fra le Organizzazioni
- le certificazioni e le modalità per comprendere quali sono più tutelanti di altre
- le interconnessioni fra armi e tecniche a mani nude
- la spiritualità orientale osservata dal punto di vista occidentale
- incertezze di tipo tecnico (difficili da affrontare sul Web, ma ci proveremo!)
- modalità di costruzione di un gruppo, di un Dojo, di una comunità Aikidoistica
- cosa distingue un Dojo da un gruppo di amici giapponesofili
- le interconnessioni fra tecniche
- kaeshi waza, le contro-tecniche: pericoli e modalità per farne un utile strumento didattico
Ne avremo quindi da fare insieme... e sono erto che riceverò ancora molte richieste cammin facendo.
È anche un momento in cui nella mia vita stanno cambiando diverse cose importanti... quindi non escludo che alcune evoluzioni toccheranno anche Aikime ed i nostri consueti appuntamenti on-line, vedremo...Intanto buon (re-)inizio di pratica a voi tutti!
Marco Rubatto
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