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domenica 21 marzo 2010

Un Conflitto? NO, grazie...


L'idea potrebbe essere la seguente:
nella vita ci prefiggiamo uno scopo, alcune tempistiche e modalità per raggiungerlo... quindi ci incamminiamo... Pensiamo: "Se tutto andrà bene, succederà questo... avrò quest'altro".

Lungo questo percorso, constatiamo quanto talvolta siamo capaci di una previsione efficace delle cose, ma anche quanto la nostra immaginazione invece possa venire contraddetta da come accadono poi i fatti in realtà.

In quest'ultimo caso, quindi, un'inevitabile frustrazione sopraggiunge: è quel fenomeno che Patrick Cassidy Sensei, durante il Seminario di quest'ultimo week-end nel nostro Dojo, ha chiamato il momento dell' "Oh shit!" ("mannaggia, non ci voleva" - traduzione edulcorata -).

Mentre andiamo al lavoro, buchiamo una gomma... "Oh shit! Arriverò in ritardo!".
"Nooo, quel dannato chiodo non doveva essere li sull'asfalto!"... "E adesso guarda, mi toccherà giustificarmi per colpa sua... anzi per colpa di quel dannato che lo ha buttato li!". "Ahh, se ce lo avessi davanti... gliene staccherei quattro...!" (e la pressione che si percepisce sale).

"Mio marito ha l'amante! Oh shit! Che cosa è venuta a fare quella li nella mia vita! Mi manderà all'aria il matrimonio, non dovrebbe essere qui!" (e la pressione che si percepisce sale).

... si potrebbe continuare a lungo, per ogni tipo di conflitto che si crea nelle nostre vite, siano essi connessi con la famiglia, il lavoro, lo studio... l'aggressività verbale e fisica che temiamo arrivi dal prossimo, che talvolta arriva dal prossimo!

Vi presentiamo il nostro prodotto di punta: "il conflitto", volete favorire?

NO, GRAZIE... è la risposta che ciascuno solitamente tende a dare: vogliamo vite tranquille, nelle quali i nostri progetti vadano a buon fine e non siano troppo schekerati da colpi di scena improvvisi dovuti all'imprevisto, al destino che viene a rompere le scatole!

Sta di fatto che queste cose accadono, anzi pare che attualmente accadano sempre più di frequente: sia nel micro che nel macro, l'individuo e la società tendono sempre più ad entrare in crisi dinnanzi a ciò che di inaspettato succede... crisi economica, morale, famigliare, eventi catastrofici... o anche solo vicini di casa insopportabili.

Il solo fatto di declinare l'invito, di rifiutare la realtà non significherà di poterla far cambiare: se buchiamo una ruota, il chiodo resterà conficcato anche se proveremo ad ignorare la sua esistenza! E con lui, cosa più importante, anche il nostro ritardo al lavoro resterà reale e tangibile!

Molti quindi cosa fanno?
Cercano ruote più resistenti, fanno più attenzione quando guidano...
... chiedono al loro partner di "garantire" in merito alla propria fedeltà (tramite un contratto?), al datore di lavoro di garantire la propria stabilità economica... al vicino di casa di essere meno rumoroso... alle persone senza fissa dimora di non venire rapinate o aggredite fisicamente...

ALTRIMENTI...
- si farà causa al Comune per le cattive condizioni del manto stradale;
- si divorzierà o si impugnerà il contratto "d'amore";
- si farà causa con il sindacato all'Azienda che ci licenzia;
- si andrà ad apprendere in "palestra" un'Arte Marziale micidiale, che ci consenta di distruggere chi eventualmente minaccia la nostra incolumità.

... è una prima possibile risposta! Nessuno dice che siano cose stupide da fare, anzi talvolta saranno anche risolutive, ma il punto è un altro. Non potremo mai garantirci su ogni fronte, l'imprevisto continuerà a potersi manifestare e mandare all'aria i nostri piani, semplicemente in qualsiasi momento.

Noi potremmo incominciare a sentirci nuovamente sotto pressione e torneremo a dire "Oooh shit!". Talvolta poi la chiusura intorno ad una soluzione "fissa" non è detto che ci aiuti davvero.

Se rompiamo il muso a chi ci vuole rapinare grazie ad una tecnica cinese segreta del 200 A.C., ci risolviamo temporaneamente il problema, ma saremo creati un nemico... che potrà tornare!
Se non potesse tornare lui, potrebbero farlo i suoi parenti o amici, in cerca di vendetta...

Potrebbero formarsi intere aree della città off-limits per noi, per non incorrere nel pericolo di trovarsi faccia a faccia con "quello che ce la vuole fare pagare".

Da subito ci siamo apparentemente risolti un problema, ma ce ne
siamo creati di nuovi e maggiori di quello iniziale. La nostra libertà, sicurezza e speranza di vivere serenamente forse si possono allontanare ancor più in questo modo.

C'è però un'alternativa alla chiusura, al tentativo di diventare più forti per SCONFIGGERE qualsiasi problema... FARE LA GUERRA AI CONFLITTI.
Quello di rilassarsi in presenza di questa pressione inaspettata ed indesiderata che viene a trovarci nella vita.
Se riusciamo a rilassarci in questa inusuale situazione (tendiamo infatti alla fuga o alla contrazione!) qualcosa può accadere.

Accade che l'accettazione dentro sé di una situazione di conflitto genera nuovi spazi... luoghi ai quali prima non avevamo accesso (a causa della nostra stessa tendenza a lottare contro quello che ci sbarra la via). Questo rilassarsi ed accettare può fare cambiare l'Ooooh shit... in Oooh... Oooh... , Oooh Wow!

Per rilassarsi infatti ed accettare ora non intendiamo sicuramente diventare passivi, succubi dell'evento per aspettare che passi... addormentati, in un certo senso.

Al contrario: è come se cercassimo la calma per poterci svegliare ad una nuova gamma di possibilità... che ci consente di rispondere in modo più appropriato al conflitto che stiamo vivendo.
Come se potessimo cercare la risposta migliore ad una situazione nuova... senza cioè ricadere nelle nostre risposte stereotipate.

Vado in palestra ed alleno il mio pugno per 15 anni, in modo tale che qualsiasi brigante che incontrerò sul mio cammina verrà steso a cazzotti in faccia. Questo è ciò che intendiamo per risposta stereotipata!

E se l'unico giorno in cui il mio fatidico pugno mi dovesse tornare utile fosse il giorno seguente a quello che mi hanno ingessato il braccio?
Tutto il lavoro fatto? Che possibilità avrei di salvarmi la pelle?

E' preferibile essere capaci di risposte inedite ed efficaci con le novità impreviste, ma questo è possibile solo se prima accettiamo il dato di fatto che quest'ultime ci siamo!
Ma quello che è più sensazionale è cosa accade durante questo processo di "sinking down", di affondamento nella radice del problema: mentre noi cambiamo prospettiva e cessiamo di dimenarci di fronte al conflitto, questa sola cosa è in grado, in qualche modo, di mutare le condizioni del conflitto stesso.
Se lo sperimentiamo a livello fisico la cosa è evidente!

E' come se il nostro "avversario" perdesse la persona contro cui combattere: è difficile fare la guerra a chi non vuole realmente combattere. Ci si sente un po auto-perdenti, un po' fessi a continuare!

Non affermiamo che si debba fare pace dentro di noi per far si che l'altro "cambi" atteggiamento, che dobbiamo accettare il conflitto sbirciando se questa operazione sortisce effetto sul nostro aggressore (verbale, morale, fisico...). No, non è necessario.

SAPPIAMO che questo cambia i termini della relazione conflittuale in sé, poiché Morihei Ueshiba (così come tanti altri grandi del passato) ha affermato a gran voce che facciamo tutti parte di un'unica realtà, e in quanto tale ci influenziamo a vicenda, poiché siamo solo Uno!

Niente male!
Se accettiamo quindi la paura di stare al centro del conflitto, di sopportare eventualmente anche il dolore che da esso ci giunge, nuove possibilità creative si manifestano, perché noi - parte del tutto - ... influenziamo questo Tutto.

Nuovamente attenti: questo non significa che il nostro cambiamento sia fatto per CONTROLLARE questo tutto!
Piuttosto che con le onde del mare è possibile:
- affogare, se siamo nel panico e sentiamo la pressione dell'acqua in conflitto con noi...
- stare a galla, se accettiamo che la pressione del mare ci sostenga...
- oppure anche fare surf e divertirci con questa energia!

Ma questo comunque non vuol dire che possiamo controllare il mare!
E' piuttosto un'interazione creativa fra due energie che prima andavano a collidere l'una contro l'altra. Una nuova possibilità di espressione di quell'energia che solitamente usiamo nella rabbia, nel rancore e nella chiusura. Un modo diverso di canalizzarla.

Già che c'è il mare (dato di fatto), già che il mare si muove (dato di fatto), preferisco, annegare, nuotare o fare surf?
Questa è una possibilità di scelta di chiunque si trovi a bagno!
Certo, ci sono correnti forti che è meglio evitare se si è alle prime armi, ma non significa però che dietro ogni onda si nasconda un killer!

Dietro un conflitto così possono essere nascoste nuove possibilità, nuova evoluzione inaspettata ed ancora inespressa che non avremmo contemplato se il conflitto stesso non fosse giunto a "romperci le scatole": la nostra immaginazione della realtà forse ci rendeva parzialmente ciechi rispetto alla realtà stessa.

E se da un conflitto nasce una nuova possibilità creativa, se questa possibilità deriva dall'incontro ed armonizzazione di due energia prima conflittuali, allora la relazione che si crea è parecchio costruttiva anziché distruttiva...

Insomma da "Ooooh shit"... a "Ooooh Wow"... potremmo addirittura giungere a "Ooooh Thank You!". Non sarebbe male.

Shit may helps flowers to grow and bloom! (Leggi: "il concime non è fatto di diamanti").

Il conflitto in sé quindi può essere visto come un impedimento, un ostacolo... o una possibilità di cambiamento, di assunzione di un'ottica nuova rispetto ad una realtà che tendiamo pensare debba essere come la vogliamo noi.
In questo senso i conflitti sono ciò che ci viene a svegliare dalle nostre fantasticherie mentali. Può non essere piacevole, ma lo stato di veglia è comunque più autentico e reale di un perenne stato semi-onirico frustrato.

I conflitti sono quindi "guardiani" di una soglia, che divide chi torna indietro o chi fa il suo prossimo passo avanti, accettando di mettersi in discussione e cambiare punto di vista... in altre parole, accettando di evolvere.

In Aikido è esattamente questo ciò che facciamo:

- cerchiamo da subito di prendere il punto di vista di chi ci assale;
- talvolta ci togliamo dalla sua linea d'azione, ma non per fuggire, quanto per approcciarla da un diverso angolo;
- abbiamo cura del nostro assalitore, anche se lo proiettiamo... forse perché gli riconosciamo che il suo intervento ci offre la possibilità di crescere;
- nelle difficoltà impariamo a persistere con l'intenzione, non in modo rigido, ma fluido e vitale... se cadiamo impariamo a rialzarci subito e a riprovare;
- diventiamo coraggiosi, perché ci vuole coraggio ad accettare il conflitto rimanendo rilassati e tranquilli... altro che passività! Se la nostra voglia di rispondere con aggressività scema, qualcos'altro la sostituisce... il coraggio di stare al centro del ciclone e di rendere l'esperienza creativa.

Questo è il lavoro importante che abbiamo fatto questo week-end, questo crediamo che sia un'importante funzione dell'Aikido: fare qualcosa in più di "sedare i conflitti"... al contrario, creare da essi nuove opportunità, mediante (l'accettazione, prima) l'armonizzazione con un'energia di per sé al contempo realmente spaventosa quanto fruttifera.

Nella vita ci va coraggio, di seguire le proprie intuizioni, passioni e prospettive, benché spesso sappiamo saranno viziate da ciò che pensiamo sia la realtà anche senza averne prova.
Poi ci sono i conflitti, che ci costringono ad aggiustare il tiro su ciò che credevamo già stabilito, come non dire loro Thank You se l'onda che sembrava venuta per sommergerci è poi quella che ci consente di fare surf?!

Le note, quando si confrontano non conflittualmente, si trasformano in armonia musicale...
... le cellule del corpo, quando coesistono in modo armonioso, ci fanno sperimentare la salute...
... le persone o le nazioni, quando collaborano costruttivamente, gustano la bellezza della pace.

E paradossalmente tutto ciò è reso possibile dal fatto che conosciamo il fastidio di una stonatura, il dolore della malattia e la tristezza della guerra.

Thank you, Patrick! "Buon" conflitto a tutti!

P.S.: il conflitto è parte integrante dell'essere umano, è un bene avere strumenti come l'Aikido che ci aiutano a farne conoscenza in modo costruttivo... giusto oggi ci è sovvenuto quanto sia strano addirittura il modo di divertirsi degli uomini.

Immaginiamo un Luna Park:
- gli auto-scontri... ci diverte urtare/farsi urtare (conflitto);
- la giostra degli specchi... luogo nel quale il divertimento è smarrirsi e poi ritrovare la via (conflitto);
- le montagne russe... il bello è stare in una situazione di gravità alterata, a testa in giù, con il cuore in gola, a fare il "giro della morte"... (conflitto).

I conflitti talvolta ci fanno disperare, ma probabilmente senza non andremmo così lontano come invece osiamo fare!

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