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domenica 7 marzo 2010
Aikido outsiders: il rischio di una scelta
Torniamo dopo un anno circa su un argomento che ci appare pieno di importanza e controversie, e che stimola in noi molte riflessioni.
Ci riferiamo alla non comune attitudine in Aikido di essere innovatori e di percorrere sentieri poco battuti o addirittura inediti.
In un'Arte tradizionale questo può voler dire molto: un allievo impara ciò che il suo Maestro gli insegna... cerca di appropriarsi sempre più delle tecniche, dei principi e delle consapevolezze che gli vengono agevolate dal suo Insegnante.
Poi esiste sicuramente un tempo in cui anche un allievo deve in qualche modo vestire queste conoscenze con i propri panni, "interpretarle" per così dire, in modo personale. Questo è previsto dalla maturazione di un apprendimento.
Tutti abbiamo fisici diversi, attitudini differenti, capacità non sempre confrontabili fra loro.
Ma già qui talvolta i "puristi" dell'Aikido affermano che questa fase di interpretazione personale degli insegnamenti ricevuti può causare danno alla purezza degli stessi, adducendo che ogni personalismo è deformante rispetto alla chiarezza di quanto viene insegnato con meticolosità alle generazioni future.
Chi mantiene questa posizione afferma che pochi al mondo sono stati degni di mettere in forse l'enorme lavoro del Fondatore, interpretandolo in modo differente rispetto a quanto egli stesso non intendesse... e che ai nostri giorni ed alle nostre latitudini sicuramente non è comune e sperabile che ciò possa avvenire, dato l'enorme divario tecnico ed esperienziale che ci separa da lui. Forse in questo non sbagliano: non c'è sicuramente abbondanza di novelli Ueshiba!
Una sorta di insegnamento di "frozen Aikido"... di Aikido così già ben costruito da non poter essere variato: è quello che in passato abbiamo chiamato "il mito dell'insuperabilità degli antichi".
Questa disputa ancora talvolta emerge nei discorsi dei grandi Insegnanti tradizionalisti, figuriamoci cosa si potrebbe quindi affermare di quegli allievi che, non solo reinterpretano gli insegnamenti avuti dai propri Sensei... ma li cambiano addirittura in modo inedito ed innovativo! Fanno proprio delle altre cose!
E' il caso degli outsider, che fanno un lavoro realmente scomodo e sicuramente sempre esposto alla critica della comunità dell'Aikido.
Ogni apripista segue una sua intuizione che non è confermata da esperienze precedenti, solitamente deve avere il coraggio di abbattere il muro delle sicurezze date da quello che già si conosce per seguire i suoi progetti: se poi, a ragion veduta, la sua visuale inedita prende piede e molti altri si allineano ad essa... si loda la sua genialità e lungimiranza... mentre se il suo lavoro "fa cilecca", si commenta quanto sia stato folle a lasciare i sentieri conosciuti per inoltrarsi in strade nuove ma improduttive e cieche.
Così la comunità, non solo per l'Aikido, ma in generale per tutto... fa la guerra ai "diversi" proprio in virtù della loro diversità... fino eventualmente a non accorgersi che il loro lavoro può tornare utile. In quel caso portano in trionfo chi poteva venire prima essere additato come pazzo.
Ci occupiamo di questo argomento perché fra poche settimane nel nostro Dojo per la quarta volta ospiteremo il Seminario di uno di questi Freelanders dell'Aikido, esponendoci quindi a nostra volta alle curiosità e critiche dell'Aiki - Comunity che sta a guardare cosa succede di strano e di inedito al suo interno.
Patrick Cassidy Sensei sarà nuovamente fra noi, per coinvolgerci con quelli studi sulla spontaneità corporea che ben poco hanno a spartire con l'Aikido della tradizione marziale e storica, ma che soprattutto, fanno parte del SUO lavoro personale ed inedito, la cui bontà quindi non può essere comprovata a priori da una storia, poiché si è solo ai suoi albori.
Ci colpì molto uno scritto di O' Sensei che letteralmente afferma:
"Sebbene il nostro sentiero sia completamente diverso dalle arti del passato, non è necessario abbandonare del tutto le antiche Vie. Assorbite le venerabili tradizioni in questa nuova Arte, avvolgendole con abiti puliti, e basatevi sugli stili classici per creare forme migliori".
Ci sembra di leggere al contempo una grande stima ed attenzione per il lavoro di chi ci ha preceduto, una sua valorizzazione per non rischiare di compiere gli stessi errori che sono già stati fatti. La storia è così vista come un "filtro": cosa ci giunge è epurato dal tempo, è comprovato e sostenibile dall'esperienza.
Sotto questo punto di vista l'innovazione sicuramente NON DEVE essere l'esigenza di mettere in mostra l'individualismo, giusto per emergere dalla massa! Sarebbe crediamo un errore.
Ma la frase del Fondatore ci pare aperta anche a "nuove forme" a "reinterpretazioni" in abiti puliti. E' come dire che il processo evolutivo non si ferma, non si trastulla solo sulle glorie del passato, ma procede con l'incertezza che gli è propria, così come l'evoluzione umana stessa.
Un grande insegnante, come Christian Tissier Sensei, ha un seguito sicuramente internazionale... chi lo conosce stenta a mettere in dubbio la bontà dei suoi insegnamenti.
Ma lui che anche un outsider, ed ha fatto esperimenti coraggiosi con l'Aikido che forse non erano mai stati ostentati così tanto in pubblico... ha creato un suo stile, che poi la comunità ha riconosciuto e promosso come valido.
Un esempio per tutti: il buki waza (le tecniche di armi) del Maestro Tissier hanno storicamente poca attinenza con l'Aikido tradizionale.
O' Sensei ha sviluppato l'Aiki Ken e l'Aiki Jo ad Iwama, sulla scorta delle sue esperienze marziali precedenti.
Pochi hanno avuto il privilegio di studiare con lui nei periodi della Seconda Guerra Mondiale in cui ciò stava avvenendo.
A Tokyo il programma di buki waza è ad oggi praticamente assente, benché il Fondatore lo tenesse in altissima considerazione nell'ambito della sua Arte!
Il Maestro Tissier, forse per una sua completezza personale, forse accortosi di una pesante mancanza nel suo curriculum - egli studiò a Tokyo principalmente con Kisshomaru Ueshiba Sensei e Seigo Yamaguchi Sensei - (... ne ignoriamo il motivo, in realtà), si è formato alla scuola di scherma di Kashima (Kashima Shinto Ryu o Kashima Ryu, proveniente dalla prefettura di Ibaraki, la stessa in cui si trova Iwama).
Anche Hitoira Saito Sensei ed oggi suo figlio hanno studiato/studiano questa importante e rinomata scuola di Budo tradizionale. Famosa è anche quella della città di Katori, denominata quindi Katori Shinto Ryu o Katori Ryu.
Abbinare quindi Aikido e Kashima Shinto Ryu è stata una forte scommessa innovativa: queste discipline partono da storie e tradizioni differenti. La scherma di Kashima è molto distante dall'Aiki Ken di Morihei Ueshiba!
Sta di fatto però che la cosa ha retto e sta reggendo, tanto che molti praticanti di tutto il mondo considerano ormai questa modalità di utilizzo delle armi propria dell'Aikido (di Tissier Sensei).
Ci viene in mente il detto: "al contadino non far sapere... quanto è buono il formaggio con le pere"!
Formaggio e pere non sembrano esattamente due alimenti nati l'uno per l'altro, ma il loro connubio ardito genera una sorta di "terzo gusto" che ormai è considerato stimabile... questo intendiamo con la potenzialità del coraggio di innovare!
Patrick Sensei da noi verrà a proporre il suo lavoro peculiare, un lavoro non solo inedito in Italia, ma anche nel resto del globo, giacché è partito da suo Dojo e sta pian piano riscuotendo successi nei Paesi che incontra (Svizzera, Germania, Olanda, California...).
Il suo lavoro è criticabile! Il suo lavoro secondo noi è coraggioso!
Dal nostro punto di vista, fra l'altro è anche notevolmente utile, poiché facilità la spontaneità che i nostri Insegnanti precedenti hanno sempre rimandando che sarebbe venuta spontanemanete "più a vanti"... "con il tempo e l'esperienza", ma della quale ancora troppo spesso non si ha traccia evidente nemmeno in chi ci parlava così.
Il suo lavoro è più relazionale che marziale, forse... è come se le lezioni di Aikido fossero quasi un'occasione di analisi psicologica.
Viene usata la musica, per distrarre la mente ed aiutare a tenere un ritmo portante per l'azione.
E' notevolmente richiesta la capacità di connessione fra i praticanti.
I movimenti vengono fatti in estrema scioltezza.
Non si parla mia di "avversario", quanto di "partner" o di "trainer", cioè colui che ci aiuta nell'apprendimento.
Eppure questo metodo aiuta a divenire spiccatamente marziali e permette di realizzare cose che prima ci parevano impensabili: jiyu waza (tecniche libere) spontanee e fluide, kaeshi waza (contro tecniche) improvvise e spiazzanti... randori (pratica con attaccanti multipli) sbalorditivi per la loro imprevedibile dinamica...
Morihiro Saito Sensei, tuttavia, il principale Maestro di Patrick Cassidy, insegnava tutt'altre cose, forse si indignerebbe a vedere una tale "devianza" di un suo importante allievo: quest'ultimo ha fatto la sua scelta, si sta prendendo le sue responsabilità e di queste dovrà rendere conto (e noi un po' con lui, giacché ve ne parliamo!).
Se sarete così curiosi o arditi ad assistere ai nostri Aiki-esperimenti, vi aspettiamo il 19, 20 e 21 marzo 2010 al nostro Dojo, sarete i benvenuti!
[MESSAGGIO PUBBLICITARIO... ai primi tre che chiamano un bokken ed un forno a microonde! ^__^]
Ma concludiamo con il segnalare un altro folle innovatore, un altro impunito personaggio che ha osato discostarsi dalla tradizione secolare per reinterpretare a suo modo le proprie conoscenze e partorire da esse qualcosa che prima non esisteva: si chiama Morihei Ueshiba Sensei, l'apripista degli apripista.
Takeda Sensei non sappiamo se abbia gradito, ma noi siamo contenti che O' Sensei lo abbia fatto!!!
Un saluto a tutti voi.
RispondiEliminaIn primis una precisazione: O Sensei, che non aveva alcun riconoscimento che gli permettesse di insegnare tecniche di spada, chiese, per un certo periodo al tempio di kashima di mandare un istruttore all'Hombu per formare gli aikidoka sul buki waza.
Tra i vari istruttori, Saito Shihan, Kisshomaru Doshu e Yamaguchi Shihan appresero questo sistema.Seigo Yamaguchi lo approfondì in particolar modo e consigliò a Tissier Shihan, quale suo allievo, di apprenderne le basi per meglio comprendere le sue lezioni di aikido.
Se oggi chiediamo al m Tissier, però, il suo aikiken discende dal Kashima ma non può essere definito Kashima ryu Kenjutsu, sia per motivi di intenti che di copyright.
Per quanto riguarda il tema, invece, personalmente ritengo che non esista un aikido tradizionale, definito.
Esiste un ricercatore, Morihei, ed alcuni che faticosamente hanno cercato di catalogare UNA PARTE dei suoi insegnamenti.
Ma non esistendo una matrice definita, è senza senso parlare di eresia...
A questo aggiungerei che il territorio che noi esploriamo è veramente immenso e lontanissimo dall'essere scoperto e tracciato.
Ciò che proviene dai maestri va studiato con dedizione negli anni senza mai metterlo da parte.
Al contempo, però, è una vera e propria RESPONSABILITA' per chi decide di approfondire quest'arte, ampliarla e sperimentare soluzioni più adatte a problemi che la nostra società ed il nostro modo di pensare ci portano a porci, per slavare poco a poco le perversioni che col tempo hanno intriso il nostro keiko ed evitare che la disciplina scada dalla tradizione all'anacronismo.
FB
PS: un solo appunto per la cronaca.
RispondiEliminaLa scuola di Kenjutsu di cui si parla, in riferimento al lineage didattico del m Yamaguchi, è il Kashima Shin Ryu. Il Kashima ShinTO ryu è una sua derivazione, che nei secoli si è discostata moltissimo dalla fonte ed ha assunto un'identità estremamente peculiare.
Innanzi tutto grazie per i tuoi interventi, Fabio Sensei.
RispondiEliminaLa tua precisazione per noi è preziosa, in quanto la nostra provenienza tecnica e storica non ci ha dato modo di avere contatti diretti con le fonti che hai citato, perciò, benché ci si sforzi di tenere sempre aperti i propri orizzonti, spesso si constata come solo con l'aiuto degli altri sia possibile completare meglio i pezzi del "proprio puzzle sull'Aikido".
Per questo è nato Aikime: per facilitare proprio scambi di informazioni e punti di vista che siano di aiuto a chi vuole avere prospettive più ampie e complete sull'Arte che ci affascina.
Ciascuno conosce bene "casa propria" e le storie e gli aneddoti che circolano all'interno del proprio gruppo di Maestri che conosce bene (Tissier Sensei, nel tuo caso), perciò secondo noi è importante scambiarle con gli altri.
Nello specifico, ci siamo proposti di visitare Katori e Kashima nel nostro prossimo viaggio in Giappone, per entrare più nel merito di una tradizione che conosciamo troppo poco.
Grazie ancora quindi e complimenti per tutto... benché non ci si conosca molto bene di persona, ci riferiamo a come ci sembra tu ti muova con classe ed eleganza sul tatami ed al di fuori da esso (cosa ancora più stimabile e rara, secondo noi). A presto!
Grazie per i tuoi generosi (ed immeritati!) complimenti.
RispondiEliminaCongratulazioni a te per il tuo lavoro, molto simpatico e stimolante!
F.